Urbino su Facebook

o come Facebook rende visibili le relazioni in una comunità

Visto l’interesse destato dall’analisi del gruppo Facebook dell’Università di Urbino ho deciso di estendere questa visualizzazione per includere più gruppi. L’idea è quella di rappresentare le relazioni di amicizia dei più rappresentativi gruppi Facebook di Urbino.
In una prima fase ho dunque dovuto cercare e selezionare i gruppi da prendere in considerazione.
Sono dunque partito da una semplice ricerca con la chiave urbino nel motore interno di Facebook limitando i risultati ai soli gruppi. Degli oltre 364 gruppi restituiti, ho deciso di escludere tutti quelli che, dal titolo, sembravano chiaramente riferirsi a realtà più grandi (ad esempio tutti quelli Pesaro e Urbino). Ho inoltre deciso di prendere in considerazione solo i gruppi con oltre 50 membri. Di questi alcuni erano aperti ed altri chiusi. Per quelli aperti mi sono semplicemente unito al gruppo, per quelli chiusi ho richiesto l’autorizzazione a diventare membro (solo in un caso mi è stato chiesto il perché ed ho spiegato che stavo conducendo una ricerca). Ho avuto così accesso ai dati di 72 gruppi. Per ciascuno di essi ho scaricato il grafo delle relazioni intergruppo (usando netvizz) e aggregato i risultati in un unico file .gdf copiando in questo file la lista dei membri del gruppo e quella delle loro relazioni. Questa procedura ha causato ovviamente la duplicazione di molti nodi con il rispettivo numero identificativo. Questa duplicazione non ha tuttavia causato problemi all’atto dell’importazione in Gephi durante la quale i nodi duplicati sono stati automaticamente eliminati.
Il grafo risultato dall’aggregazione di tutte le relazioni fra i membri dei gruppi presi in considerazione consiste alla fine di 14014 nodi e 175188 archi.
Su questo grafo ho calcolato i soliti indici di centralità (eigenvector, betweenness, closeness ed eccentricity) e la modularity per individuare le comunità.
Ho inoltre posizionato i nodi utilizzando l’algortimo ForceAtlas 2 (con il paramento Gravity a 100 per evitare una eccessiva disgregazione).
L’analisi della modularità, definita come una misura di quanto bene una rete possa essere scomposta in comunità modulari, si attesta intorno allo 0,6 ed il numero di comunità identificato oscilla (si tratta di algoritmo randomizzato che genera risultati diversi ogni volta che viene eseguito) intorno alle 1000.

Da questo migliaio di comunità ne emergono tre che da sole raccolgono quasi il 50% dei nodi.
Si tratta di quelle che ho identificato come UNIURB (15,5% e colore Verde), URBINATI (15,02% Blu) e MOVIDA (13,15% Rosso). Significativa inoltre la dimensione del gruppo del COLLEGI (7,34% Giallo), GIURISPRUDENZA (5,41% Azzurro), ANNUNCI E RICHIESTE (5,35% Grigio), LICEO CLASSICO RAFFAELLO (5,26% Fucsia). Fra le altre comunità che ho identificato figurano inoltre quella dell’ISIA, dell’Istituto d’Arte, dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo e quella degli studenti Greci.

Nelle immagini che seguono due visualizzazioni dei 250 utenti meglio connessi secondo, rispettivamente, la metrica della betweenness centrality e dell’eigenvector centrality.


Infine, visto che zoom.it si rifiuta di creare l’immagine zoommabile, potete scaricare le visualizzazioni totali in formto pdf con la dimensione dei nodi legate alla betweenness e all’eigenvector centrality (i nomi, in queste visualizzazioni complessive, sono stati volutamente rimossi per questioni di privacy).Visto l’interesse destato dall’analisi del gruppo Facebook dell’Università di Urbino ho deciso di estendere questa visualizzazione per includere più gruppi. L’idea è quella di rappresentare le relazioni di amicizia dei più rappresentativi gruppi Facebook di Urbino.
In una prima fase ho dunque dovuto cercare e selezionare i gruppi da prendere in considerazione.
Sono dunque partito da una semplice ricerca con la chiave urbino nel motore interno di Facebook limitando i risultati ai soli gruppi. Degli oltre 364 gruppi restituiti, ho deciso di escludere tutti quelli che, dal titolo, sembravano chiaramente riferirsi a realtà più grandi (ad esempio tutti quelli Pesaro e Urbino). Ho inoltre deciso di prendere in considerazione solo i gruppi con oltre 50 membri. Di questi alcuni erano aperti ed altri chiusi. Per quelli aperti mi sono semplicemente unito al gruppo, per quelli chiusi ho richiesto l’autorizzazione a diventare membro (solo in un caso mi è stato chiesto il perché ed ho spiegato che stavo conducendo una ricerca). Ho avuto così accesso ai dati di 72 gruppi. Per ciascuno di essi ho scaricato il grafo delle relazioni intergruppo (usando netvizz) e aggregato i risultati in un unico file .gdf copiando in questo file la lista dei membri del gruppo e quella delle loro relazioni. Questa procedura ha causato ovviamente la duplicazione di molti nodi con il rispettivo numero identificativo. Questa duplicazione non ha tuttavia causato problemi all’atto dell’importazione in Gephi durante la quale i nodi duplicati sono stati automaticamente eliminati.
Il grafo risultato dall’aggregazione di tutte le relazioni fra i membri dei gruppi presi in considerazione consiste alla fine di 14014 nodi e 175188 archi.
Su questo grafo ho calcolato i soliti indici di centralità (eigenvector, betweenness, closeness ed eccentricity) e la modularity per individuare le comunità.
Ho inoltre posizionato i nodi utilizzando l’algortimo ForceAtlas 2 (con il paramento Gravity a 100 per evitare una eccessiva disgregazione).
L’analisi della modularità, definita come una misura di quanto bene una rete possa essere scomposta in comunità modulari, si attesta intorno allo 0,6 ed il numero di comunità identificato oscilla (si tratta di algoritmo randomizzato che genera risultati diversi ogni volta che viene eseguito) intorno alle 1000.
Da questo migliaio di comunità ne emergono tre che da sole raccolgono quasi il 50% dei nodi.
Si tratta di quelle che ho identificato come UNIURB (15,5% e colore Verde), URBINATI (15,02% Blu) e MOVIDA (13,15% Rosso). Significativa inoltre la dimensione del gruppo del COLLEGI (7,34% Giallo), GIURISPRUDENZA (5,41% Azzurro), ANNUNCI E RICHIESTE (5,35% Grigio), LICEO CLASSICO RAFFAELLO (5,26% Fucsia). Fra le altre comunità che ho identificato figurano inoltre quella dell’ISIA, dell’Istituto d’Arte, dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo e quella degli studenti Greci.
Nelle immagini che seguono due visualizzazioni dei 250 utenti meglio connessi secondo, rispettivamente, la metrica della betweenness centrality e dell’eigenvector centrality.


Infine, visto che zoom.it si rifiuta di creare l’immagine zoommabile, potete scaricare le visualizzazioni total in pdf con la dimensione dei nodi legate alla betweenness e all’eigenvector centrality (i nomi, in queste visualizzazioni complessive, sono stati volutamente rimossi per questioni di privacy).Visto l’interesse destato dall’analisi del gruppo Facebook dell’Università di Urbino ho deciso di estendere questa visualizzazione per includere più gruppi. L’idea è quella di rappresentare le relazioni di amicizia dei più rappresentativi gruppi Facebook di Urbino.
In una prima fase ho dunque dovuto cercare e selezionare i gruppi da prendere in considerazione.
Sono dunque partito da una semplice ricerca con la chiave urbino nel motore interno di Facebook limitando i risultati ai soli gruppi. Degli oltre 364 gruppi restituiti, ho deciso di escludere tutti quelli che, dal titolo, sembravano chiaramente riferirsi a realtà più grandi (ad esempio tutti quelli Pesaro e Urbino). Ho inoltre deciso di prendere in considerazione solo i gruppi con oltre 50 membri. Di questi alcuni erano aperti ed altri chiusi. Per quelli aperti mi sono semplicemente unito al gruppo, per quelli chiusi ho richiesto l’autorizzazione a diventare membro (solo in un caso mi è stato chiesto il perché ed ho spiegato che stavo conducendo una ricerca). Ho avuto così accesso ai dati di 72 gruppi. Per ciascuno di essi ho scaricato il grafo delle relazioni intergruppo (usando netvizz) e aggregato i risultati in un unico file .gdf copiando in questo file la lista dei membri del gruppo e quella delle loro relazioni. Questa procedura ha causato ovviamente la duplicazione di molti nodi con il rispettivo numero identificativo. Questa duplicazione non ha tuttavia causato problemi all’atto dell’importazione in Gephi durante la quale i nodi duplicati sono stati automaticamente eliminati.
Il grafo risultato dall’aggregazione di tutte le relazioni fra i membri dei gruppi presi in considerazione consiste alla fine di 14014 nodi e 175188 archi.
Su questo grafo ho calcolato i soliti indici di centralità (eigenvector, betweenness, closeness ed eccentricity) e la modularity per individuare le comunità.
Ho inoltre posizionato i nodi utilizzando l’algortimo ForceAtlas 2 (con il paramento Gravity a 100 per evitare una eccessiva disgregazione).
L’analisi della modularità, definita come una misura di quanto bene una rete possa essere scomposta in comunità modulari, si attesta intorno allo 0,6 ed il numero di comunità identificato oscilla (si tratta di algoritmo randomizzato che genera risultati diversi ogni volta che viene eseguito) intorno alle 1000.
Da questo migliaio di comunità ne emergono tre che da sole raccolgono quasi il 50% dei nodi.
Si tratta di quelle che ho identificato come UNIURB (15,5% e colore Verde), URBINATI (15,02% Blu) e MOVIDA (13,15% Rosso). Significativa inoltre la dimensione del gruppo del COLLEGI (7,34% Giallo), GIURISPRUDENZA (5,41% Azzurro), ANNUNCI E RICHIESTE (5,35% Grigio), LICEO CLASSICO RAFFAELLO (5,26% Fucsia). Fra le altre comunità che ho identificato figurano inoltre quella dell’ISIA, dell’Istituto d’Arte, dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo e quella degli studenti Greci.
Nelle immagini che seguono due visualizzazioni dei 250 utenti meglio connessi secondo, rispettivamente, la metrica della betweenness centrality e dell’eigenvector centrality.


Infine, visto che zoom.it si rifiuta di creare l’immagine zoommabile, potete scaricare le visualizzazioni total in pdf con la dimensione dei nodi legate alla betweenness e all’eigenvector centrality (i nomi, in queste visualizzazioni complessive, sono stati volutamente rimossi per questioni di privacy).

Laboratorio di Web Content

Le presentazioni dei progetti realizzati dagli studenti durante il Laboratorio di Web Content

Come anticipato, questa mattina gli studenti del laboratorio di Web Content, iniziato a novembre dello scorso,  hanno presentato in classe i loro progetti.
Scopo del corso è familiarizzare con gli strumenti di content management per la progettazione, creazione e promozione di contenuti web. Per quest’anno ho proposto agli studenti di realizzare e promuovere progetti web che, sfruttando il principio di non discontinuità fra attività online ed offline, ambissero ad avere un impatto diretto sul territorio locale. Il sistema di content management scelto da tutti i gruppi è stato quello a loro più familiare: Facebook.
Durante il corso ho inoltre sperimentato l’utilizzo dei nuovi gruppi Facebook. Ho creato il gruppo e chiesto agli studenti di aggiungere i loro colleghi (molti dei quali non sono miei Friends). In poco tempo quasi tutti gli studenti erano nel gruppo ed attraverso quello spazio abbiamo mantenuto tutti i contatti extra-lezione (durante l’occupazione ho anche segnalato di volta in volta l’aula e l’edificio che veniva assegnato per il giorno o la settimana successiva). Ogni gruppo ha pubblicato (usando la funzione documenti) il loro progetto che via via veniva completato con la descrizione, l’analisi della concorrenza e le strategie di promozione. Nel gruppo ho pubblicato tutti i documenti utilizzati a lezione dalle presentazioni (condividendo il link da SlideShare) ai link. Nel complesso l’uso del gruppo è stata una esperienza che mi sento di consigliare caldamente ai miei colleghi (sopratutto qualora anche loro abbiano già familiarità con la piattaforma di social network).
Tutti i gruppi hanno scelto autonomamente l’argomento del quale occuparsi che infatti spazia dalla gestione della pagina di un locale o esercizio commerciale fino a contest sull’arte o progetti che promuovono eventi.
Ai gruppi ho proposto anche una specie di competizione interna per vedere chi avrebbe ricevuto, alla fine del corso, il numero maggiore di like (alla fine, per la cronaca, ha vinto il gruppo Cellini Sport che ha raccolto, nel momento in cui scrivo, quasi 799 iscritti a partire dal primo dicembre 2010).
Le presentazioni finali sono state realizzate secondo il format Ignite (20 slide che avanzano automaticamente ogni 15 secondi).
Il risultato potete vederlo qui di seguito:

Fior di Loto
5:34
Daunbailò
5:29
Urbino in Cinema
5:09
Music Events Marche
5:16
Cellini Sport & Fashion
5:13
Palestra Mad
5:13
Tatoo Zone
5:00
Il Portico
5:26
Urbino we Like
5:05

Urbino vetrine in Arte (che ha realizzato la presentazione con Prezi)

La descrizione di tutti i progetti la trovate sulla pagina dedicata sul sito web del laboratorio.

What’s next #S02E04: gli zombie e la pantera

[fb-share] Sarà che ancora non l’ho visto da vicino. Sarà che forse è passato troppo poco tempo da quando ho visto l’ultima puntata di The Walking Dead. Sarà che ho appena finito di leggere questa nota su Facebook. Sarà forse per tutto questo insieme di cose, ma quei personaggi ritratti con pentole e padelle in mano nel nuovo murales di Magistero mi sono subito sembrati degli zombie. Ogni forma di vitalità, intendiamoci, ha il mio rispetto ed istintivo appoggio incondizionato. Ogni forma di vitalità è però diversa dall’altra.
Murales a Magistero
I due murales realizzati rispettivamente durante l'occupazione del 2010 e del 1990
Una pantera che ruggisce fieramente da un muro oltre il quale si vede una foresta di piante e fiori, esprime una vitalità piena di rabbia e disagio, ma anche di fiducia – forse mal riposta – nella sua forza. Un corteo di zombie armati di stoviglie fa certo molto rumore ma lo fa con lentezza e prevedibilità. Agisce  per  istinto secondo schemi che derivano da un’esperienza atavica più che seguendo una strategia (o almeno una tattica). Se potessero fermarsi a riflettere, ammetterebbero loro stessi di nutrire poca fiducia nell’efficacia di schemi che già avevano mostrato i loro limiti quando la pantera era ancora un cucciolo. Forse questo tipo di zombie nasce proprio dalla frustrazione di quella pantera che scopre lentamente di aver sopravvalutato la sua forza. Nasce dalla incapacità di individuare spazi di azione alternativa possibili. Purtroppo non sono affatto sicuro che si possa tornare indietro dallo stato di zombie. Mi piace però pensare che i murales di Magistero chiudano un’epoca più che segnarne il suo momento di massimo splendore.
Vedo spiragli di alternative possibili.
Pensate alla Roma del 14 dicembre 2010. Ora pensate a quella del 22 dicembre.
Pensate al movimento di Seattle e a Genova. Ora provate a pensare a WikiLeaks.
Riuscite a vedere le differenze?

La foto del nuovo murales è di Giulia Ponti, quella del murales con la pantera è pubblicata su Flickr da LaReika, infine la foto a corredo dell’articolo è pubblicata su Flickr da Stian Eikeland.

What’s next #S02E03: facebook.com/uniurbit

Breve storia dei primi mesi di vita pagina Facebook dell’Università di Urbino “Carlo Bo”Breve storia dei primi mesi di vita pagina Facebook dell’Università di Urbino “Carlo Bo”Breve storia dei primi mesi di vita pagina Facebook dell’Università di Urbino “Carlo Bo”

Era una mattina di aprile e mi trovavo nel mio ufficio, al LaRiCA.
Leggevo, come di solito, le news dal mondo della tecnologia ed una fra le altre attirò la mia attenzione… Facebook introduce le community page. Pagine per le comunità distinte dalle pagine ufficiali degli artisti, dei brand e delle organizzazioni. Mi sembrava mancasse uno spazio digitale proprio della comunità di uniurb e senza pensarci due volte ho creato una pagina dal titolo Università di Urbino “Carlo Bo”.
Subito dopo ho invitato Donatello e Tano a entrare nel gruppo degli admin. Nessuno dei tre aveva idea di quello che sarebbe successo dopo. Da quel giorno di aprile i frequentatori della pagina hanno iniziato a crescere prima in modo esponenziale (oltre 3400 nel primo mese) e poi in modo più graduale ma costante fino a superare quota 5000 (al momento sono 5367). La maggior parte sono donne (62%) e la fascia d’età più rappresentata è quella fra i 18 ed i 24 anni (45%). Uno sguardo alle città di provenienza vede in testa alla classifica Ancona e Roma (che superano entrambe i 1000 like) seguite da Ivrea, Milano, Rimini, Pescara a Taranto. Durante il mese di dicembre si è toccato il picco di quasi 3500 utenti attivi in un mese (Monthly Active Users). In particolare il 15 dicembre si sono registrati 1861 utenti attivi in un solo giorno. In media ci sono ogni mese circa 1400 “utenti attivi” e poco meno di un centinaio, fra questi, visitano la pagina quotidianamente ponendo quesiti, rispondendo a quelli degli altri e condividendo esperienze come una vera e propria comunità.
Nulla che non si facesse già prima per le strade di Urbino. Ora però tutto avviene più rapidamente. E questo è solo l’inizio.
Visita la pagina Facebook dell’Università di Urbino Carlo Bo
[extended version dell’articolo che potete leggere sul numero in distribuzione della rivista Open House]
[Photo by davidsilver]
Era una mattina di aprile e mi trovavo nel mio ufficio, al LaRiCA. Leggevo, come di solito, le news dal mondo della tecnologia ed una fra le altre attirò la mia attenzione… Facebook introduce le community page. Pagine per le comunità distinte dalle pagine ufficiali degli artisti, dei brand e delle organizzazioni. Mi sembrava mancasse uno spazio digitale proprio della comunità di uniurb e senza pensarci due volte ho creato una pagina dal titolo Università di Urbino “Carlo Bo”. Subito dopo ho invitato Donatello e Tano a entrare nel gruppo degli admin. Nessuno dei tre aveva idea di quello che sarebbe successo dopo. Da quel giorno di aprile i frequentatori della pagina hanno iniziato a crescere prima in modo esponenziale (oltre 3400 nel primo mese) e poi in modo più graduale ma costante fino a sfiorare quota 5000 (soglia probabilmente già superata quando leggerete questo pezzo). La maggior parte sono donne (62%) e la fascia d’età più rappresentata è quella fra i 18 ed i 24 anni (45%). Uno sguardo alle città di provenienza vede in testa alla classifica Ancona e Roma (che superano entrambe i 1000 like) seguite da Ivrea, Milano e Urbino. Ogni mese ci sono circa 1400 “utenti attivi” e poco meno di un centinaio, fra questi, visitano la pagina quotidianamente ponendo quesiti, rispondendo a quelli degli altri e condividendo esperienze come una vera e propria comunità. Nulla che non si facesse già prima per le strade di Urbino. Ora però tutto avviene più rapidamente. E questo è solo l’inizio.
Era una mattina di aprile e mi trovavo nel mio ufficio, al LaRiCA. Leggevo, come di solito, le news dal mondo della tecnologia ed una fra le altre attirò la mia attenzione… Facebook introduce le community page. Pagine per le comunità distinte dalle pagine ufficiali degli artisti, dei brand e delle organizzazioni. Mi sembrava mancasse uno spazio digitale proprio della comunità di uniurb e senza pensarci due volte ho creato una pagina dal titolo Università di Urbino “Carlo Bo”. Subito dopo ho invitato Donatello e Tano a entrare nel gruppo degli admin. Nessuno dei tre aveva idea di quello che sarebbe successo dopo. Da quel giorno di aprile i frequentatori della pagina hanno iniziato a crescere prima in modo esponenziale (oltre 3400 nel primo mese) e poi in modo più graduale ma costante fino a sfiorare quota 5000 (soglia probabilmente già superata quando leggerete questo pezzo). La maggior parte sono donne (62%) e la fascia d’età più rappresentata è quella fra i 18 ed i 24 anni (45%). Uno sguardo alle città di provenienza vede in testa alla classifica Ancona e Roma (che superano entrambe i 1000 like) seguite da Ivrea, Milano e Urbino. Ogni mese ci sono circa 1400 “utenti attivi” e poco meno di un centinaio, fra questi, visitano la pagina quotidianamente ponendo quesiti, rispondendo a quelli degli altri e condividendo esperienze come una vera e propria comunità. Nulla che non si facesse già prima per le strade di Urbino. Ora però tutto avviene più rapidamente. E questo è solo l’inizio.
 

What's next #S02E00: Alice in the box

Episodio pilota della nuova serie di What’s next dedicato alla teoria delle stringhe.Episodio pilota della nuova serie di What’s next dedicato alla teoria delle stringhe.Episodio pilota della nuova serie di What’s next dedicato alla teoria delle stringhe.

Ci sono spazi che non sono luoghi e luoghi che non hanno tempo.
Posti stregati dall’incantesimo dell’eterno presente. Quando li attraversi, dopo pochi passi, hai subito la strana sensazione di essere il primo a farlo. Se riesci a non fare troppo caso a quelle scritte sui muri – a cui presto non presterai comunque più attenzione – puoi persino arrivare a pensare che quel luogo sia lì solo per te. Per te e per le persone che condividono il tuo stesso percorso nel medesimo tempo. Dopo forse scompare. O forse no. Poco importa. Qualunque cosa accada dopo, tu e la tua rete sociale comportamentale – quella dove gli Amici non li hai scelti e/o aggiunti come nella rubrica del telefono, ma piuttosto trovati un po’ per caso mentre condividevate un’esperienza – sarete fuori da lì.
Sembra che accada prima di quanto non accada in realtà. Questi luoghi alterano le percezioni. Poi ognuno prende la sua strada. Rimane l’esperienza condivisa, qualche foto. Nel tempo affiorano dubbi sulla sorte di quei posacenere ricavati dai barattoloni di tonno. A volte viene voglia di tornare indietro a controllare che tutto sia come prima, ma il timore che non sia così fa desistere.
Strano. Mentre eri lì, vittima dell’incantesimo, non ti era mai interessato molto né dei posacenere, né di tutto ciò che li conteneva.
Ma gli incantesimi generano a volte illusioni imperfette. Di quelle che consentono talvolta di vedere il codice che genera la matrice. Di percepire il tempo dello spazio. E tu vuoi la pillola rossa o quella blu? La rossa, se vuoi, la trovi a http://bit.ly/9F4AsC.
[extended version dell’articolo che potete leggere sulla prossima edizione della rivista Open House]
[Photo originally uploaded on September 7, 2007 by paul goyette]
[Disclamier: questo è solo un pilot. Non è detto che venga veramente girata o mandata mai in onda l’intera serie]

Ci sono spazi che non sono luoghi e luoghi che non hanno tempo.

Posti stregati dall’incantesimo dell’eterno presente. Quando li attraversi, dopo pochi passi, hai subito la strana sensazione di essere il primo a farlo. Se riesci a non fare troppo caso a quelle scritte sui muri – a cui presto non presterai comunque più attenzione – puoi persino arrivare a pensare che quel luogo sia lì solo per te. Per te e per le persone che condividono il tuo stesso percorso nel medesimo tempo. Dopo forse scompare. O forse no. Poco importa. Qualunque cosa accada dopo, tu e la tua rete sociale comportamentale – quella dove gli Amici non li hai scelti e/o aggiunti come nella rubrica del telefono, ma piuttosto trovati un po’ per caso mentre condividevate un’esperienza – sarete fuori da lì.

Sembra che accada prima di quanto non accada in realtà. Questi luoghi alterano le percezioni. Poi ognuno prende la sua strada. Rimane l’esperienza condivisa, qualche foto. Nel tempo affiorano dubbi sulla sorte di quei posacenere ricavati dai barattoloni di tonno. A volte viene voglia di tornare indietro a controllare che tutto sia come prima, ma il timore che non sia così fa desistere.

Strano. Mentre eri lì, vittima dell’incantesimo, non ti era mai interessato molto né dei posacenere, né di tutto ciò che li conteneva.

Ma gli incantesimi generano a volte illusioni imperfette. Di quelle che consentono talvolta di vedere il codice che genera la matrice. Di percepire il tempo dello spazio. E tu vuoi la pillola rossa o quella blu? La rossa, se vuoi, la trovi a http://bit.ly/9F4AsC.

[extended version dell’articolo che potete leggere sulla prossima edizione della rivista Open House]

[Photo originally uploaded on September 7, 2007 by paul goyette]

[Disclamier: questo è solo un pilot. Non è detto che venga veramente girata o mandata mai in onda l’intera serie]

Ci sono spazi che non sono luoghi e luoghi che non hanno tempo.

Posti stregati dall’incantesimo dell’eterno presente. Quando li attraversi, dopo pochi passi, hai subito la strana sensazione di essere il primo a farlo. Se riesci a non fare troppo caso a quelle scritte sui muri – a cui presto non presterai comunque più attenzione – puoi persino arrivare a pensare che quel luogo sia lì solo per te. Per te e per le persone che condividono il tuo stesso percorso nel medesimo tempo. Dopo forse scompare. O forse no. Poco importa. Qualunque cosa accada dopo, tu e la tua rete sociale comportamentale – quella dove gli Amici non li hai scelti e/o aggiunti come nella rubrica del telefono, ma piuttosto trovati un po’ per caso mentre condividevate un’esperienza – sarete fuori da lì.

Sembra che accada prima di quanto non accada in realtà. Questi luoghi alterano le percezioni. Poi ognuno prende la sua strada. Rimane l’esperienza condivisa, qualche foto. Nel tempo affiorano dubbi sulla sorte di quei posacenere ricavati dai barattoloni di tonno. A volte viene voglia di tornare indietro a controllare che tutto sia come prima, ma il timore che non sia così fa desistere.

Strano. Mentre eri lì, vittima dell’incantesimo, non ti era mai interessato molto né dei posacenere, né di tutto ciò che li conteneva.

Ma gli incantesimi generano a volte illusioni imperfette. Di quelle che consentono talvolta di vedere il codice che genera la matrice. Di percepire il tempo dello spazio. E tu vuoi la pillola rossa o quella blu? La rossa, se vuoi, la trovi a http://bit.ly/9F4AsC.

[extended version dell’articolo che potete leggere sulla prossima edizione della rivista Open House]

[Photo originally uploaded on September 7, 2007 by paul goyette]

[Disclamier: questo è solo un pilot. Non è detto che venga veramente girata o mandata mai in onda l’intera serie]

Modernity 2.0 a Urbino con danah boyd

Dal 29 giugno al 5 luglio si terrà ad Urbino, per la prima volta in Italia, la nona conferenza mondiale di sociocibernetica. La conferenza che verrà come protagonisti ricercatori provenienti da tutto il mondo è dedicato a riflettere sull’impatto dei social media sulla nostra società.Dal 29 giugno al 5 luglio si terrà ad Urbino, per la prima volta in Italia, la nona conferenza mondiale di sociocibernetica. La conferenza che verrà come protagonisti ricercatori provenienti da tutto il mondo è dedicato a riflettere sull’impatto dei social media sulla nostra società.Dal 29 giugno al 5 luglio si terrà ad Urbino, per la prima volta in Italia, la nona conferenza mondiale di sociocibernetica. La conferenza che verrà come protagonisti ricercatori provenienti da tutto il mondo è dedicato a riflettere sull’impatto dei social media sulla nostra società.

Ho il piacere di annunciare oggi un progetto al quale sto lavorando da tempo ma di cui non ho mai parlato fino a questo momento qui.
Da alcuni mesi il LaRiCA sta collaborando attivamente con i colleghi dell’RC51 dell’International Sociological Association all’organizzazione della nona conferenza mondiale di socio-cibernetica che avremo il piacere di ospitare dal 29 giugno al 5 luglio ad Urbino.
Il tema scelto è l’impatto dei social media sulla nostra società. Con il termine social media si fa riferimento a tutti quelli spazi della comunicazione supportati dalle recenti tecnologie internet che consentono di produrre e diffondere contenuti (testi, video, audio, etc.) in rete a costi contenuti. L’abbassamento dei costi legati alla produzione e diffusione di questi contenuti ha democratizzato l’accesso alla comunicazione da uno a molti un tempo riservati ai professionisti del settore. La produzione spesso collaborativa di questi contenuti e l’esposizione ai contenuti prodotti dai pari sta cambiano la dieta mediale degli individui e incrinando i rapporti di potere consolidati all’interno della società (nelle famiglie, nelle scuole, fra imprese e consumatori, fra cittadini ed istituzioni, fra giornalisti e lettori).
Esempi di social media sono dunque i blog, YouTube e Facebook.
Modernity 2.0 è dedicata a riflettere in una prospettiva socio-cibernetica su come e se la disponibilità di queste tecnologie sta cambiando le persone e la nostra società.
La conferenza è un evento inedito in Italia per dimensione, tematiche e rilevanza dei relatori proposti.
La call for paper ha infatti attratto proposte di intervento provenienti da tutto il mondo. Fra queste sono stati selezionati cinquantuno papers suddivisi poi nelle seguenti aree tematiche: “Cultura convergente e Pubblici connessi”, “Media, politica e potere”, “Metodologie emergenti”, “Studi di media comparati”.
Fra i paper verso i quali nutro maggiormente attesa segnalo un paio di casi di studio su Obama ed un inedito Bebbe Grillo osservato dagli Stati Uniti (Alberto Pepe, University of California Los Angeles e Corinna di Gennaro, Harvard University).  Mi incuriosice inoltre parecchio Structure and Dynamics of Indonesian Blogger Community in Virtual Space di Adi Nugroho Onggoboyo. Se siete curiosi potete cmq leggere tutti gli abstract nella pagina papers del sito ufficiale del convegno.
Si ritroveranno ad Urbino ricercatori che studiano questo fenomeno provenienti da tutto il mondo: Messico, Armenia, Austria, UK, Lettonia, Svezia, Bolivia, Stati Uniti, Germania, Olanda, Canada, Spagna, Indonesia, Danimarca, Brasile, Argentina ed ovviamente Italia.
A completare il programma ci sono due ospiti invitati che nei loro rispettivi settori sono comunemente considerati fra i massimi esperti dalle rispettive comunità accademiche.
danah boyd (Microsoft Research New England)
Ricercatrice presso Microsoft Research New England e Fellow dell’Harvard Berkman Center for Internet and Society. PhD presso la School of Information at UC-Berkeley con una tesi intitolata “Taken Out of Context: American Teen Sociality in Networked Publics” nella quale ha esaminato il ruolo giocato dai siti di social network come MySpace e Facebook nella vita quotidiana e sulle relazioni social dei teenagers americani. Presso il Berkman Center, danah ha co-diretto l’Internet Safety Technical Task Force il suo scopo è identificare potenziali soluzioni per favorire un uso sicuro della rete da parte dei bambini.

Giuseppe O. Longo (Università degli Studi di Trieste)
Giuseppe O. Longo è ordinario di Teoria dell’informazione alla Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Trieste. Ha introdotto in Italia la teoria dell’informazione. Attualmente si occupa soprattutto di epistemologia, di intelligenza artificiale, di problemi della comunicazione e delle conseguenze sociali dello sviluppo tecnico, in particolare di robo-etica, pubblicando articoli su riviste specializzate e svolgendo un’intensa attività di conferenziere. Su questi temi ha tenuto numerose relazioni, ha partecipato a convegni e congressi e ha pubblicato i saggi “Il nuovo Golem: come il computer cambia la nostra cultura” (Laterza, 1998, 4a edizione 2003), “Homo Technologicus” (Meltemi, Roma, 2001, 2a edizione 2005) e “Il simbionte: prove di umanità futura” (Meltemi, Roma, 2003). E’ stato traduttore per le case editrici Boringhieri e Adelphi (15 libri dall’inglese e dal tedesco, tra cui opere di Gregory Bateson, Marvin Minsky, Douglas Hofstadter, Iräneus Eibl-Eibesfeld) e nel 1991 ha vinto il premio “Monselice” per la traduzione scientifica.
La conferenza è organizzata da un comitato internazionale presieduto dal Prof. Bernard Scott (Cranfield University Defence Academy e Presidente della sezione RC51 dell’ISA – International Sociological Association dedicata alla socio-cibernetica). Il comitato è composto da membri dell’RC51 e da docenti e ricercatori del laboratorio di Ricerca LaRiCA dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.
La registrazione per la conferenza chiude domenica 24 maggio.
Potete registrarvi o leggere i nomi delle persone che intendono partecipare a http://rc51.eventbrite.com/.

Ho il piacere di annunciare oggi un progetto al quale sto lavorando da tempo ma di cui non ho mai parlato fino a questo momento qui.

Da alcuni mesi il LaRiCA sta collaborando attivamente con i colleghi dell’RC51 dell’International Sociological Association all’organizzazione della nona conferenza mondiale di socio-cibernetica che avremo il piacere di ospitare dal 29 giugno al 5 luglio ad Urbino.

Il tema scelto è l’impatto dei social media sulla nostra società. Con il termine social media si fa riferimento a tutti quelli spazi della comunicazione supportati dalle recenti tecnologie internet che consentono di produrre e diffondere contenuti (testi, video, audio, etc.) in rete a costi contenuti. L’abbassamento dei costi legati alla produzione e diffusione di questi contenuti ha democratizzato l’accesso alla comunicazione da uno a molti un tempo riservati ai professionisti del settore. La produzione spesso collaborativa di questi contenuti e l’esposizione ai contenuti prodotti dai pari sta cambiano la dieta mediale degli individui e incrinando i rapporti di potere consolidati all’interno della società (nelle famiglie, nelle scuole, fra imprese e consumatori, fra cittadini ed istituzioni, fra giornalisti e lettori).

Esempi di social media sono dunque i blog, YouTube e Facebook.

Modernity 2.0 è dedicata a riflettere in una prospettiva socio-cibernetica su come e se la disponibilità di queste tecnologie sta cambiando le persone e la nostra società.

La conferenza è un evento inedito in Italia per dimensione, tematiche e rilevanza dei relatori proposti.

La call for paper ha infatti attratto proposte di intervento provenienti da tutto il mondo. Fra queste sono stati selezionati cinquantuno papers suddivisi poi nelle seguenti aree tematiche: “Cultura convergente e Pubblici connessi”, “Media, politica e potere”, “Metodologie emergenti”, “Studi di media comparati”.

Fra i paper verso i quali nutro maggiormente attesa segnalo un paio di casi di studio su Obama ed un inedito Bebbe Grillo osservato dagli Stati Uniti (Alberto Pepe, University of California Los Angeles e Corinna di Gennaro, Harvard University).  Mi incuriosice inoltre parecchio Structure and Dynamics of Indonesian Blogger Community in Virtual Space di Adi Nugroho Onggoboyo. Se siete curiosi potete cmq leggere tutti gli abstract nella pagina papers del sito ufficiale del convegno.

Si ritroveranno ad Urbino ricercatori che studiano questo fenomeno provenienti da tutto il mondo: Messico, Armenia, Austria, UK, Lettonia, Svezia, Bolivia, Stati Uniti, Germania, Olanda, Canada, Spagna, Indonesia, Danimarca, Brasile, Argentina ed ovviamente Italia.

A completare il programma ci sono due ospiti invitati che nei loro rispettivi settori sono comunemente considerati fra i massimi esperti dalle rispettive comunità accademiche.

danah boyd (Microsoft Research New England)

Ricercatrice presso Microsoft Research New England e Fellow dell’Harvard Berkman Center for Internet and Society. PhD presso la School of Information at UC-Berkeley con una tesi intitolata “Taken Out of Context: American Teen Sociality in Networked Publics” nella quale ha esaminato il ruolo giocato dai siti di social network come MySpace e Facebook nella vita quotidiana e sulle relazioni social dei teenagers americani. Presso il Berkman Center, danah ha co-diretto l’Internet Safety Technical Task Force il suo scopo è identificare potenziali soluzioni per favorire un uso sicuro della rete da parte dei bambini.

Giuseppe O. Longo (Università degli Studi di Trieste)

Giuseppe O. Longo è ordinario di Teoria dell’informazione alla Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Trieste. Ha introdotto in Italia la teoria dell’informazione. Attualmente si occupa soprattutto di epistemologia, di intelligenza artificiale, di problemi della comunicazione e delle conseguenze sociali dello sviluppo tecnico, in particolare di robo-etica, pubblicando articoli su riviste specializzate e svolgendo un’intensa attività di conferenziere. Su questi temi ha tenuto numerose relazioni, ha partecipato a convegni e congressi e ha pubblicato i saggi “Il nuovo Golem: come il computer cambia la nostra cultura” (Laterza, 1998, 4a edizione 2003), “Homo Technologicus” (Meltemi, Roma, 2001, 2a edizione 2005) e “Il simbionte: prove di umanità futura” (Meltemi, Roma, 2003). E’ stato traduttore per le case editrici Boringhieri e Adelphi (15 libri dall’inglese e dal tedesco, tra cui opere di Gregory Bateson, Marvin Minsky, Douglas Hofstadter, Iräneus Eibl-Eibesfeld) e nel 1991 ha vinto il premio “Monselice” per la traduzione scientifica.

La conferenza è organizzata da un comitato internazionale presieduto dal Prof. Bernard Scott (Cranfield University Defence Academy e Presidente della sezione RC51 dell’ISA – International Sociological Association dedicata alla socio-cibernetica). Il comitato è composto da membri dell’RC51 e da docenti e ricercatori del laboratorio di Ricerca LaRiCA dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.

La registrazione per la conferenza chiude domenica 24 maggio.

Potete registrarvi o leggere i nomi delle persone che intendono partecipare a http://rc51.eventbrite.com/.

Ho il piacere di annunciare oggi un progetto al quale sto lavorando da tempo ma di cui non ho mai parlato fino a questo momento qui.

Da alcuni mesi il LaRiCA sta collaborando attivamente con i colleghi dell’RC51 dell’International Sociological Association all’organizzazione della nona conferenza mondiale di socio-cibernetica che avremo il piacere di ospitare dal 29 giugno al 5 luglio ad Urbino.

Il tema scelto è l’impatto dei social media sulla nostra società. Con il termine social media si fa riferimento a tutti quelli spazi della comunicazione supportati dalle recenti tecnologie internet che consentono di produrre e diffondere contenuti (testi, video, audio, etc.) in rete a costi contenuti. L’abbassamento dei costi legati alla produzione e diffusione di questi contenuti ha democratizzato l’accesso alla comunicazione da uno a molti un tempo riservati ai professionisti del settore. La produzione spesso collaborativa di questi contenuti e l’esposizione ai contenuti prodotti dai pari sta cambiano la dieta mediale degli individui e incrinando i rapporti di potere consolidati all’interno della società (nelle famiglie, nelle scuole, fra imprese e consumatori, fra cittadini ed istituzioni, fra giornalisti e lettori).

Esempi di social media sono dunque i blog, YouTube e Facebook.

Modernity 2.0 è dedicata a riflettere in una prospettiva socio-cibernetica su come e se la disponibilità di queste tecnologie sta cambiando le persone e la nostra società.

La conferenza è un evento inedito in Italia per dimensione, tematiche e rilevanza dei relatori proposti.

La call for paper ha infatti attratto proposte di intervento provenienti da tutto il mondo. Fra queste sono stati selezionati cinquantuno papers suddivisi poi nelle seguenti aree tematiche: “Cultura convergente e Pubblici connessi”, “Media, politica e potere”, “Metodologie emergenti”, “Studi di media comparati”.

Fra i paper verso i quali nutro maggiormente attesa segnalo un paio di casi di studio su Obama ed un inedito Bebbe Grillo osservato dagli Stati Uniti (Alberto Pepe, University of California Los Angeles e Corinna di Gennaro, Harvard University).  Mi incuriosice inoltre parecchio Structure and Dynamics of Indonesian Blogger Community in Virtual Space di Adi Nugroho Onggoboyo. Se siete curiosi potete cmq leggere tutti gli abstract nella pagina papers del sito ufficiale del convegno.

Si ritroveranno ad Urbino ricercatori che studiano questo fenomeno provenienti da tutto il mondo: Messico, Armenia, Austria, UK, Lettonia, Svezia, Bolivia, Stati Uniti, Germania, Olanda, Canada, Spagna, Indonesia, Danimarca, Brasile, Argentina ed ovviamente Italia.

A completare il programma ci sono due ospiti invitati che nei loro rispettivi settori sono comunemente considerati fra i massimi esperti dalle rispettive comunità accademiche.

danah boyd (Microsoft Research New England)

Ricercatrice presso Microsoft Research New England e Fellow dell’Harvard Berkman Center for Internet and Society. PhD presso la School of Information at UC-Berkeley con una tesi intitolata “Taken Out of Context: American Teen Sociality in Networked Publics” nella quale ha esaminato il ruolo giocato dai siti di social network come MySpace e Facebook nella vita quotidiana e sulle relazioni social dei teenagers americani. Presso il Berkman Center, danah ha co-diretto l’Internet Safety Technical Task Force il suo scopo è identificare potenziali soluzioni per favorire un uso sicuro della rete da parte dei bambini.

Giuseppe O. Longo (Università degli Studi di Trieste)

Giuseppe O. Longo è ordinario di Teoria dell’informazione alla Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Trieste. Ha introdotto in Italia la teoria dell’informazione. Attualmente si occupa soprattutto di epistemologia, di intelligenza artificiale, di problemi della comunicazione e delle conseguenze sociali dello sviluppo tecnico, in particolare di robo-etica, pubblicando articoli su riviste specializzate e svolgendo un’intensa attività di conferenziere. Su questi temi ha tenuto numerose relazioni, ha partecipato a convegni e congressi e ha pubblicato i saggi “Il nuovo Golem: come il computer cambia la nostra cultura” (Laterza, 1998, 4a edizione 2003), “Homo Technologicus” (Meltemi, Roma, 2001, 2a edizione 2005) e “Il simbionte: prove di umanità futura” (Meltemi, Roma, 2003). E’ stato traduttore per le case editrici Boringhieri e Adelphi (15 libri dall’inglese e dal tedesco, tra cui opere di Gregory Bateson, Marvin Minsky, Douglas Hofstadter, Iräneus Eibl-Eibesfeld) e nel 1991 ha vinto il premio “Monselice” per la traduzione scientifica.

La conferenza è organizzata da un comitato internazionale presieduto dal Prof. Bernard Scott (Cranfield University Defence Academy e Presidente della sezione RC51 dell’ISA – International Sociological Association dedicata alla socio-cibernetica). Il comitato è composto da membri dell’RC51 e da docenti e ricercatori del laboratorio di Ricerca LaRiCA dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.

La registrazione per la conferenza chiude domenica 24 maggio.

Potete registrarvi o leggere i nomi delle persone che intendono partecipare a http://rc51.eventbrite.com/.

Realtà digitali #5: Cultura della partecipazione da Obama alle comunità locali

Dai governi nazionali alle realtà locali, si espande il contagio della cultura civica partecipativa supporta dal web. Cultura partecipativa o solo vuota retorica?Dai governi nazionali alle realtà locali, si espande il contagio della cultura civica partecipativa supporta dal web. Cultura partecipativa o solo vuota retorica?Dai governi nazionali alle realtà locali, si espande il contagio della cultura civica partecipativa supporta dal web. Cultura partecipativa o solo vuota retorica?

Fra pochi mesi l’Università di Urbino avrà un nuovo rettore. La campagna elettorale vede, per il momento, protagonisti due candidati: Mauro Magnani e Stefano Pivato. Entrambi hanno deciso di presentare il programma attraverso siti Internet dedicati e dichiarano di voler utilizzare il web come spazio di supporto all’elaborazione collettiva di idee per il futuro dell’ateneo. Entrambi hanno accettato di rispondere in video a una serie di domande formulate e selezionate sul web nell’ambito di un progetto promosso dal basso e indipendente che sarà svelato nella seconda metà di aprile.
Queste iniziative rappresentano segnali interessanti di un cambiamento già avvenuto. L’eterna promessa della rete come spazio aperto alla partecipazione civica è diventata nel corso del 2008 una realtà dai contorni netti e dalle conseguenze che è ormai impossibile ignorare. La pressante richiesta di partecipazione attiva è un’ineludibile caratteristica delle comunità connesse.
Se ne sono accorti i media, le aziende e i nostri politici ma il caso dell’ateneo di Urbino mostra come questa esigenza diffusa stia ormai contagiando anche altre tipologie di comunità.
Il futuro ci dirà se veramente di cultura o solo di vuota retorica della partecipazione si tratta. Le esperienze che ci giungono dai Paesi dove Internet si è diffusa prima che in Italia mostrano che quando la retorica della partecipazione non si accompagna ad azioni coerenti essa diventa strategia suicida. La comunicazione web rende immediatamente visibile quando si chiede collaborazione con le parole negandola al tempo stesso con i comportamenti. Se si cerca davvero la partecipazione, bisogna renderla semplice e mettere in conto la possibilità di ospitare il dissenso sul proprio sito. Filtrare, moderare o richiedere all’utente di registrarsi solo per esprimere la propria opinione influenzerà negativamente la partecipazione ma non farà scomparire il dissenso ottenendo l’unico effetto di spostare altrove parte della conversazione. In questo altrove del web, che non è detto che sia meno visibile del sito ufficiale, queste conversazioni avverranno con tutta probabilità senza che il candidato o il suo staff possa seguirle o influenzarle esprimendo il proprio punto di vista.
Apertura e partecipazione sono contagiose e senza ritorno. Lo ha compreso bene Barack Obama che ha da prima costretto il suo sfidante ad inseguirlo sul terreno del web e non appena eletto ha iniziato a sperimentare nuove iniziative di coinvolgimento come la recente Open for questions che ha raccolto in pochi giorni oltre 104.000 domande poste da circa 92.000 cittadini.
Aprire il governo di 300 milioni di cittadini alla cultura della partecipazione è certamente un’impresa titanica ma è di certo a questa straordinaria e per certi versi incredibile esperienza pilota che bisogna guardare per costruire, sfruttando la rete, una rinnovata cultura della partecipazione nelle nostre comunità.
[potete leggere questo articolo anche a pag. 12 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 31 Marzo. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 14 Aprile]
[Photo originally uploaded on September 3, 2007 by john curley]

Fra pochi mesi l’Università di Urbino avrà un nuovo rettore. La campagna elettorale vede, per il momento, protagonisti due candidati: Mauro Magnani e Stefano Pivato. Entrambi hanno deciso di presentare il programma attraverso siti Internet dedicati e dichiarano di voler utilizzare il web come spazio di supporto all’elaborazione collettiva di idee per il futuro dell’ateneo. Entrambi hanno accettato di rispondere in video a una serie di domande formulate e selezionate sul web nell’ambito di un progetto promosso dal basso e indipendente che sarà svelato nella seconda metà di aprile.

Queste iniziative rappresentano segnali interessanti di un cambiamento già avvenuto. L’eterna promessa della rete come spazio aperto alla partecipazione civica è diventata nel corso del 2008 una realtà dai contorni netti e dalle conseguenze che è ormai impossibile ignorare. La pressante richiesta di partecipazione attiva è un’ineludibile caratteristica delle comunità connesse.

Se ne sono accorti i media, le aziende e i nostri politici ma il caso dell’ateneo di Urbino mostra come questa esigenza diffusa stia ormai contagiando anche altre tipologie di comunità.

Il futuro ci dirà se veramente di cultura o solo di vuota retorica della partecipazione si tratta. Le esperienze che ci giungono dai Paesi dove Internet si è diffusa prima che in Italia mostrano che quando la retorica della partecipazione non si accompagna ad azioni coerenti essa diventa strategia suicida. La comunicazione web rende immediatamente visibile quando si chiede collaborazione con le parole negandola al tempo stesso con i comportamenti. Se si cerca davvero la partecipazione, bisogna renderla semplice e mettere in conto la possibilità di ospitare il dissenso sul proprio sito. Filtrare, moderare o richiedere all’utente di registrarsi solo per esprimere la propria opinione influenzerà negativamente la partecipazione ma non farà scomparire il dissenso ottenendo l’unico effetto di spostare altrove parte della conversazione. In questo altrove del web, che non è detto che sia meno visibile del sito ufficiale, queste conversazioni avverranno con tutta probabilità senza che il candidato o il suo staff possa seguirle o influenzarle esprimendo il proprio punto di vista.

Apertura e partecipazione sono contagiose e senza ritorno. Lo ha compreso bene Barack Obama che ha da prima costretto il suo sfidante ad inseguirlo sul terreno del web e non appena eletto ha iniziato a sperimentare nuove iniziative di coinvolgimento come la recente Open for questions che ha raccolto in pochi giorni oltre 104.000 domande poste da circa 92.000 cittadini.

Aprire il governo di 300 milioni di cittadini alla cultura della partecipazione è certamente un’impresa titanica ma è di certo a questa straordinaria e per certi versi incredibile esperienza pilota che bisogna guardare per costruire, sfruttando la rete, una rinnovata cultura della partecipazione nelle nostre comunità.

[potete leggere questo articolo anche a pag. 12 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 31 Marzo. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 14 Aprile]

[Photo originally uploaded on September 3, 2007 by john curley]

Fra pochi mesi l’Università di Urbino avrà un nuovo rettore. La campagna elettorale vede, per il momento, protagonisti due candidati: Mauro Magnani e Stefano Pivato. Entrambi hanno deciso di presentare il programma attraverso siti Internet dedicati e dichiarano di voler utilizzare il web come spazio di supporto all’elaborazione collettiva di idee per il futuro dell’ateneo. Entrambi hanno accettato di rispondere in video a una serie di domande formulate e selezionate sul web nell’ambito di un progetto promosso dal basso e indipendente che sarà svelato nella seconda metà di aprile.

Queste iniziative rappresentano segnali interessanti di un cambiamento già avvenuto. L’eterna promessa della rete come spazio aperto alla partecipazione civica è diventata nel corso del 2008 una realtà dai contorni netti e dalle conseguenze che è ormai impossibile ignorare. La pressante richiesta di partecipazione attiva è un’ineludibile caratteristica delle comunità connesse.

Se ne sono accorti i media, le aziende e i nostri politici ma il caso dell’ateneo di Urbino mostra come questa esigenza diffusa stia ormai contagiando anche altre tipologie di comunità.

Il futuro ci dirà se veramente di cultura o solo di vuota retorica della partecipazione si tratta. Le esperienze che ci giungono dai Paesi dove Internet si è diffusa prima che in Italia mostrano che quando la retorica della partecipazione non si accompagna ad azioni coerenti essa diventa strategia suicida. La comunicazione web rende immediatamente visibile quando si chiede collaborazione con le parole negandola al tempo stesso con i comportamenti. Se si cerca davvero la partecipazione, bisogna renderla semplice e mettere in conto la possibilità di ospitare il dissenso sul proprio sito. Filtrare, moderare o richiedere all’utente di registrarsi solo per esprimere la propria opinione influenzerà negativamente la partecipazione ma non farà scomparire il dissenso ottenendo l’unico effetto di spostare altrove parte della conversazione. In questo altrove del web, che non è detto che sia meno visibile del sito ufficiale, queste conversazioni avverranno con tutta probabilità senza che il candidato o il suo staff possa seguirle o influenzarle esprimendo il proprio punto di vista.

Apertura e partecipazione sono contagiose e senza ritorno. Lo ha compreso bene Barack Obama che ha da prima costretto il suo sfidante ad inseguirlo sul terreno del web e non appena eletto ha iniziato a sperimentare nuove iniziative di coinvolgimento come la recente Open for questions che ha raccolto in pochi giorni oltre 104.000 domande poste da circa 92.000 cittadini.

Aprire il governo di 300 milioni di cittadini alla cultura della partecipazione è certamente un’impresa titanica ma è di certo a questa straordinaria e per certi versi incredibile esperienza pilota che bisogna guardare per costruire, sfruttando la rete, una rinnovata cultura della partecipazione nelle nostre comunità.

[potete leggere questo articolo anche a pag. 12 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 31 Marzo. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 14 Aprile]

[Photo originally uploaded on September 3, 2007 by john curley]