Un articolo di Business Week descrive lo scenario prossimo futuro della TV fra operatori di telefonia mobile e fissa, broadcaster tradizionali (satellitari, via cavo e digitale terrestre) e software house.
Mese: Gennaio 2005
Folksonomy o Ontology? Folksology!
Prima un paio di definizioni:
- Ontology= Sono le ontologie che fondano il progetto del web semantico. Si tratta di descrizioni formali di certe aree del sapere o domini concettuali progettate per essere consistenti e non contraddittorie. Applicazioni o serivizi che facciano uso della stessa ontologia possono interagire in modo evoluto e contestualizzare gli scambi di informazioni e dati. Una ontologia deve essere decisa da qualcuno ed accettata da tutti gli altri affinchè sia efficace. Un esempio di una semplice ontologia che funziona oggi è RSS che descrive la struttura di metadati che dovrebbe corredare una news o il post di un blog;
- Folksonomy= Le folksonomie o tassonomie della gente sono esemplificate da alcuni software sociali che funzionano attraverso l’etichettamento di contenuti curato e condiviso dagli utenti. Gli esempi più celebri sono il sistema di social bookmarking del.icio.us ed il sistema di classificazione delle foto di Flickr. L’attività di etichettare i contenuti è inoltre alla base del funzionamento di GMail e di molti software per gestire blog che consetono di classificare il contenuto dei post. Questi ultimi esempi, in quanto sistemi di classificazione di tipo personale (le etichette non sono condivise con altri) non costituiscono esempi di folksonomies anche se condividono con questi l’idea dell’etichettamento (tagging). Le folksonomie essendo costruite dal basso emegono dall’attività dei singoli utenti e non necessitano dunque di nessun accordo preventivo. Sul lato degli svantaggi c’è tuttavia da registrare la classificazione di contenuti simili sotto etichette diverse (i sinonimi), l’ambiguità semantica di alcune etichette (per non parlare delle traduzioni delle etichette in lingue diverse dall’originale) e l’uso volutamente improprio di certe etichette allo scopo di aumentare l’interesse degli utenti verso un certo contenuto.
In questo interessantissima riflessione, pubblicata sul blog minding the planet, l’autore propone di interpretare questi due sistemi di classificazione all’apparenza mutualmente esclusivi secondo una linea di continiutà che considera la folksonomie come versioni leggere delle ontologie.
Social tagging Folder systems Taxonomies Databases Ontologies
Ma c’è di più. Una soluzione elegante di superamento di questo dualismo sta nell’idea della folktology. Si tratta di consentire alla comunità degli utenti non sono di classificare i contenuti secondo uno schema semantico dato (una ontologia) ma di poter modificare le classi che costituiscono gli schemi premiando o punendo con un sistema di credito/discredito le classificazioni più o meno utilizzate dalla comunità.
Personalmente è un pò che pensavo a questa cosa e per puro caso anche io avevo pensato alla parola folktology. Si parla molto di come fare comunicare le diverse ontologie. Se esistesse un software semplice – non come Protégé – per poter creare una propria ontologia personale (in fondo è quello che tutti facciamo quando classifichiamo i nostri documenti nelle cartelle di windows) e per condividerla si potrebbero veramente creare degli interessanti software sociali di classificazione.
E poi Microsoft comprò Tivo…
Robin Sloan, l’autore del filmato flash che descrive il sistema dei media e delle news nel 2014, ha linkato nel sito ufficiale la traduzioni in italiano del transcript che avevo pubblicato qualche tempo fa… 🙂
Google e la TV
Qualche giorno fa avevo parlato della disaggregazione dei contenuti televisivi in piccole unità e dell’impatto che questa logica atomistica (analoga a quella dei post dei blog) avrebbe avuto sul concetto di canale e di flusso televisivo al quale noi siamo abituati. In un certo senso guardare l’IPTV sarà un pò come navigare nel web. Non sorprende dunque che Google abbia lanciato l’ennesimo servizio per effettuare ricerche nei contenuti video trasmessi da alcuni broadcaster americani. La cosa interessante è che la ricerca viene effettuata nei closed caption (una specie di sottotitoli per non udenti con descrizioni complete dei rumori e dei dialoghi) nella maggior parte delle trasmissioni televisive. Veramente molto interessante.
ddek e la meccanica quantistica
Dunque l’incontro trasmesso da C-SPAN dalla Library of Congress è stato interessante sopratutto se si conosce l’inglese e si desidera assistere ad una introduzione semplice ai principi della fisica quantistica.
L’idea era quella di discutere delle frontiere fra la fisica classica e fisica quantistica e dello sviluppo dei computer quantistici. Questa discussione si innesta, come ha detto Derrick de Kerckhove nella sua breve introduzione, nel varco aperto da Einstein con la teoria della relatività.
Nella lezione introduttiva, il fisico Juan Pablo Paz che lavora attualmente presso i Los Alamos National Laboratory, ha inizialmente spiegato, in un veloce excursus che è andato dall’abaco al transistor, cosa è un computer dal punto di vita fisico. Ha poi introdotto la legge di Moore dandone una lettura leggermete diversa da quella tradizionale. In pratica l’idea è quella di calcolare quanti oggetti materiali siano necessari per rappresentare un bit di informazione. Questo numero decresce nel tempo e tende verso una coincidenza potenziale fra un oggetto materiale ed un bit. L’oggetto materiale potrebbe anche essere un atomo. Un atomo un bit. Questo risultato rappresenta una limite teorico nello sviluppo dell’eleborazione dell’informazione e l’inzio del dominio della fisica quantistica.
Il computer, dal punto di vista fisico, è dunque un sistema che conserva e processa informazioni.
L’informazione non esiste se non è rappresentata in qualche modo in un oggetto fisico. L’informazione è in questo senso dominio della fisica e deve sottostare a le sue leggi. Ad esempio per trasmettere da A a B non lo si può fare più velocemente della velocità della luce. Da questo punto di vista la fisica quantistica apre il mondo a nuove e diversi limiti rispetto alla fisica tradizionale. Ad esempio un bit di informazione potrebbe essere rappresentato da un elemento di materia minore di un atomo.
E’ seguita la classica dimostrazione dell’esperimento del passaggio dei fotoni (particelle di luce, introdotti da Einstein) attraverso un splitter (uno specchio che riflette parte della luce e lascia passare l’altra) che tende a dimostrare come i fototoni (gli elementi che compongono la luce) non seguano una traiettoria definita. In pratica esistono in uno stato che è insieme uno e zero. Il problema è che quando andiamo ad osservare questo valore misurandolo otteniamo uno dei due valori (o 1 o 0). Se questo vi sembra disorientante siete sulla strada giusta per capire i principi della fisica quantistica. Quello che è interessante qui è che lo stato (1 o 0) è, in qualche modo, generato dalla misurazione.
Un sistema fisico può rappresentare un bit classico se può esistere in due stati distinti (0/1). Ad esempio una palla da biliardo che si muove in una certa direzione e nella direzione opposta.
Nel mondo microscopico le “palle” (particelle come gli elettroni ed i fotoni) non seguono traiettorie definite. Possono esistere in stati che sono insieme 0 e 1. I qbit possono esistere in uno stato più generale rispetto a bit tradizionali.
Dunque la differenza principale fra un computer classico ed uno quantistico consiste nel fatto che il compututer tradizionale computa modificando il valore di ogni bit che può assumere uno dei due stati possibili (0/1). Si può dire che segue una traiettoria computazionale che va di stato in stato. Il computer quantistico potrà seguire più traiettorie computazionali allo stesso tempo (come il fotone). E’ dunque caratterizzato da un forma intrinseca di parallelismo computazionale.
Il problema è che allo stato attuale dello sviluppo scientifico non siamo in grado di governare agevolmente gli stati dei qbit. I computer quantistici sono molto sensibili all’interazione con l’ambiente.
Uno degli esempi di successo dei computer quantistici riguarda il calcolo dei numeri primi di un numero intero molto grande. I computer quantistici sono molto più veloci di quelli tradizionali. Questo consentirà di descrittare facilmente ed in poco tempo i codici crittografici attualmente utilizzati per garantire la sicurezza delle transazioni cifrate.
Secondo Juan Pablo Paz non avremo tuttavia un computer quantistico funzionante entro i prossimi 10-20 anni. E’ plausibile pensare che i chip quantistici potranno essere in una prima analisi usati per calcoli molto specifici ed affiancheranno i chip tradizionali in modo analogo al modo in cui i coprocessori matematici affiancavano fino a qualche hanno fa le CPU dei computer.
Al momento il sistema quantistico con un maggiore numero di bit attualmente disponibile è composto da 10 qbit. Le tecnologie utilizzate non sono, secondo Juan Pablo Paz, tuttavia scalabili e non rappresentano una prospettiva promettete per lo sviluppo di effettivi computer quantistici.
La sessione di domande e risposte è stata abbastanza interessante e de Kerckhove ha posto alcune domande. La più interessante di tutte, a mio avviso, è stata quella finale. In pratica de Kerckhove ha chiesto se l’idea che il qbit esiste in uno stato che è insieme 1 e 0 potrà portare allo sviluppo di una logica diversa da quella tradizionale aristotelica. La risposta del fisico è stata abbastanza netta e negativa. Infatti pur esistendo in questo stato neutro, la misurazione del qbit dà sempre come risposta uno dei due stati (o 0 o 1).
Da questo incontro è comunque emerso in modo piuttosto chiaro che ragionare ora degli effetti sociali di una tecnologia che esisterà forse fra 20 anni appare, a oggi, prematuro.
L'analogico, il digitale e il quantico
Sono le tre fase dell’era elettrica per Derrick de Kerckhove. La redazione del sito web di Indire ha gentilmente editato e pubblicato un contributo che ho scritto su questo tema dopo aver ascoltato de Kerckhove a Urbino in occasione della laurea ad honorem in Sociologia che gli è stata conferita.
Alla luce di tutto questo assume particolare interesse l’incontro che si svolgerà questo pomeriggio alle 18:30 locali (durante la notte in Italia) nell’ambito del ciclo organizzato dalla Library of Congress sul Digital Future. Derrick de Kerckhove intervisterà infatti il fisico quantistico Juan Pablo Paz sul tema dei cambiamenti che l’informatica quantistica potrebbe apportare al nostro modo di conoscere e condividere le informazioni. L’incontro viene trasmesso in diretta da C-SPAN. Per chi non potesse, volesse seguire l’evento in streaming cercherò di pubblicare domani un rendiconto delle fasi salienti e dei principali temi del dibattito.
Ancora su convergenza e cellulari
Leggo proprio oggi di questa ricerca realizzata da Diffusion Group su un campione di possessori di cellulari ed utenti di Internet. Il 42% degli intervistati si è detto interessato ad ascoltare musica sul proprio cellulare ed il 30% a guardarci film, video o comunque contenuti fatti da immagini. Interessante il commento di Engadget.
We actually thought the number for music would be higher, given the fact that cellphones are already wired for sound. But the fact that only 25% said they’d want digital music players on their cellphones shows that there may be a need for some consumer education when it comes to putting music on phones. Motorola-iTunes, anyone?
iTunes come noto è la soluzione Apple per il download a pagamento dei file musicali. Il servizio funziona ovviamente in stretta integrazione con iPod per la sincronizzazione dei brani con il proprio desktop. Motorola ha da poco annunciato lo sviluppo e la commercializzazione di una propria linea di cellulari che integra il software di Apple direttamente su un dispositivo mobile.
L'iPod nel cellulare
Questo articolo di Business Week descrive uno scenario di convergenza centrata sui telefoni cellulari. Alcuni telefoni sono già in grado di riprodurre file musiciali in formato MP3 e filmati, sono dotati di telecamere dalle prestazioni comparabili a quelle delle fotocamere digitali, sono in grado di scaricare filmati da una connessione Internet. In pratica i cellulari sono dei piccoli media center portatili. In questo senso sarà interessante vedere che rapporto ci sarà fra i tradizionali player mp3 ed i portable media center.
L’idea centrale è indubbiamente corretta. Perchè dovrei portarmi dietro un iPod, un Portable Media Center, un palmare, etc. (con i relativi alimentatore e cavi) quando posso usare per tutto questo il telefono che già oggi sono in qualche modo costretto a portarmi dietro?
Personalmente ritengo che il boom dei telefoni cellulari in USA determinerà (o meglio sta già determinando) una potente spinta verso l’evoluzione dei software dei telefoni cellulari. Proprio oggi sono comparse sul web le prime immagini della nuova versione del sistema operativo Windows Mobile (per SmartPhone e PocketPC). Nome in codice: Magneto.
Il futuro dell'IPTV?
Un interessante report (The Business of IPTV: Global Analysis & Forecasts) sullo sviluppo della televisione trasmessa attraverso Internet realizzato dalla società di ricerca TDG.
Secondo questo studio:
- i ricavi del settore raggiungeranno i 17 miliardi di dollari per il 2010 con tasso di crescita annuale (2004/2010) previsto approssimativamente intorno al 102% annuo;
- la tecnologia di compressione del segnale video MPEG-2 (attualmente usata nella televisione digitale terrestre e satellitare) richiede una larghezza di banda che ai costi attuali rende economicamente sostenibile una offerta televisiva che sfrutti questa tecnologie di compressione su Internet (come fa Fastweb in Italia). Nuovi e più efficenti algoritmi di compressione sono ormai, inoltre, ampiamente utilizzati;
- La tecnologia di trasmissione via IP si espanderà presto oltre gli operatori di connettività broadbans (in genere le compagni telefoniche) e coinolgerà la trasmissione digitale terrestre e satellitare;
- Per la televisione satellitare questa tecnologie renderà possibile lo sviluppo del video on demand consentendo a queste società di competere direttamente con gli operatori via cavo. Allo stesso modo le minori richieste di banda dell’IPTV renderanno possibile la trasmissione di programmi in alta definizione. Un altro possibile business per questi operatori potrà essere quello della TV via satellite sui telefoni cellulari. Esistono già modelli in commercializzati in corea in grado di ricevere questi segnali;
- I tradizionali operatori di IPTV (streaming dei contenuti via Internet su PC) rimarranno in un mercato di nicchia a dispetto della crescita del mercato più complessivo.
[via PubSub: IPTV]
Il blog ed il sistema dei media
Un articolo di Wired ragiona sulle crescenti difficoltà che i giornalisti che pubblicano blog personali hanno nel conciliare questa attività con quella più tradizionale che svolgono nell’ambito del giornalismo mainstream. Molto interessante.