PeopleAggregator

L’idea che c’è dietro People Aggregator non è affatto male. Si tratta essenzialmente di una specie di portale al tempo del web 2.0 dove ad essere aggregati non sono più i soli contenuti ma veri e propri servizi. Per intenderci people aggregator è essenzialmente un servizio di social networks. Dal proprio profilo è tuttavia possibile accedere ad un vasto range di servizi web (Blogs, Flickr, del.icio.us, etc.) di cui People Aggregator diventa una sorta di interfaccia. Dunque un unico sito dal quale gestire i diversi aspetti della propria identità in rete senza dover tenere a mente decine di nomi utente e password diversi. L’idea dunque è buona e se ne sente effettivamente l’esigenza. La realizzazione, invece, lascia a mio avviso un pò a desiderare. Non che non funzioni ma sopratutto le funzionalità avanzate mi sembrano tutt’altro che alla portata dell’utente comune. Quello che manca, a mio avviso, è una interfaccia utente meglio studiata che punti ad offrire all’utilizzatore una esperienza unitaria nascondendo, per quanto possibile, il passaggio da un servizio all’altro.
Flock (un browser basato sul motore di firefox), riesce in questo molto bene e l’ultima release appare sufficentemente stabile da poter essere utilizzata come browser predefinito.

Sull'amoralità del web 2.0

Come al solito Nicholas Carr (quello di Does it matter?) ha la capacità di trovare titoli straordinariamente accattivanti che di solito lasciano intendere una posizione dell’autore che nel contenuto del post viene sostanzialmente smentita o fortemente depotenziata.
Dopo una serie di argomentazioni a mio avviso tutt’altro che forti Carr conclude così:

Like it or not, Web 2.0, like Web 1.0, is amoral. It’s a set of
technologies – a machine, not a Machine – that alters the forms and
economics of production and consumption. It doesn’t care whether its
consequences are good or bad. It doesn’t care whether it brings us to a
higher consciousness or a lower one. It doesn’t care whether it
burnishes our culture or dulls it. It doesn’t care whether it leads us
into a golden age or a dark one. So let’s can the millenialist rhetoric
and see the thing for what it is, not what we wish it would be.

Ora dire che un computer come un sasso o come le tecnologie del Web 2.0 non siano morali è una considerazione piuttosto banale. Si tratta dell’ennesima versione del vecchio adagio di McLuhan secondo cui le tecnologie non sono nè buone, nè cattive, nè neutre.
Questa forma di “neutralità etica” delle tecnologie supporta la forma di morale tipica delle società differenziate per funzioni. Non una morale, ma tante morali che dipendono dal punto vista dal quale si osserva.
Ora si potrebbe obiettare che una morale è una o non è. Dunque che le società differenziate per fuzioni siano prive di morale. In realtà nella definizione stessa di morale non esiste nessun riferimento al fatto che debba essere unica. O meglio esiste un riferimento del tutto implicito all’unicità della morale per un osservatore in un certo momento. Se non assumesse questa forma stabile ed univoca essa sarebbe del tutto inutilizzabile. Dunque la morale è una… per ciascun osservatore.
Ed è in questa specifica forma di supporto alla doppia natura della morale contemporanea (necessariamente una ma molteplice) che la tecnologia si configura come un’alleato strategico della forma di società differenziata per funzioni.
In questo senso il web 2.0 è una straordinaria piattaforma per lo sviluppo di questa forma di moralità cibern-etica.

Studiare il web 2.0 ad Urbino

Nonostante la mia segnalazione il bando per laboratorio di web 2.0 non ha avuto domande… oltre a quella presentata da me. Ho preparato il programma per il vademecum che è già disponibile online. Le lezioni si svolgeranno nel mese di maggio 2007.
Il laboratorio sarà organizzato per temi e sarà svolto in stretta collaborazione con Sociologia dei new media. L’assunto di base è che al tempo del web 2.0 (o del farsi media) si rendano evidenti alcune contraddizioni nel funzionamento delle distinzioni tradizionali della sociologia (pubblico/privato, rischio/fiducia, libertà/controllo, attenzione/audience). L’idea è quella di esplorare ciascuna di queste distinzioni utilizzando come fonte i dati le stesse applicazioni del web 2.0.
Che ne dite?  

Update on Eyes on Flickr

Velocissimo aggiornamento. Abbiamo scoperto un limite di Flikr nel restituire le immagini a partire da una ricerca. Nello specifico pur mostrando il conteggio delle immagini totale Flickr non retituisce le immagini e le informazioni oltre il record 4100. La ricerca per il tag europe dovrebbe restituire 511.193 foto. Ora poichè la pagina di risposte di Flickr mostra 25 foto per pagina dovremmo avere oltre 20.000 pagine disponibili.

Per vedere le pagine dei risultati successive alla prima è sufficiente aggiungere il parametro page=x dove x è il numero della pagina. Dunque in teoria:

http://www.flickr.com/search/?q=europe&m=tags&page=15000

dovrebbe funzionare come

http://www.flickr.com/search/?q=europe&m=tags&page=3

ed invece no….

Nello specifico l’ultima pagina correttamente restituita è la 167 (167*25=4175) .. dalla 168 in poi il buio…

Forse da qualche parte su Flickr questo limite è scritto ma io non ne ero a conosceza.

In ogni caso abbiamo aggirato l’ostacolo facendo richieste al sistema che restuicano meno di 4000 record. L’idea è quella di iterrogare flickr per tag e  per giorno della pubblicazione della foto.

Il risultato… ancora una volta in progress lo trovate a:

  • Europe TagCloud (alltags, top100, top200);
  • USA TagCloud (alltags, top100, top200).