ULOOP: come motivare la cooperazione degli utenti?

Sviluppare una tecnologia come ULOOP significa anche comprendere quali aspetti guidano il modellamento di una comunità e le motivazioni che spingono gli individui ad agire a favore di essa. Incentivi come premi o sanzioni non bastano, servono meccanismi più complessi che facciano leva, seguendo la tesi di Yochai Benkler, anche su aspetti spesso trascurati come empatia e solidarietà. Questi meccanismi, in ogni caso, sembrano lavorare su due livelli: sistemico e interpersonale.

Terzo articolo della serie dedicata al progetto ULOOP a cura di Erica Giambitto.
Le ricerche sul capitale sociale, sulla sostenibilità sociale e la nostra attività nell’ambito di ULOOP hanno una domanda in comune: quali sono le motivazioni che spingono le persone appartenenti ad una stessa comunità a mettere a disposizione degli altri le proprio risorse e ad impegnarsi in prima persona per il bene collettivo?
In questo articolo cercheremo di capire come in ULOOP si è cercato di motivare la cooperazione degli utenti. L’innovazione di ULOOP si basa su due elementi chiave: considerare l’utente come una componente chiave dei servizi di rete e la creazione di wireless local loop on-the-fly. Questi sono realizzabili solo implementando meccanismi di gestione della fiducia e di incentivazione alla cooperazione (AA.VV. D.1.1: ULOOP User-Centric Wireless Local Loop, 2010).
Annche Yochai Benkler (Berkman Professor of Entrepreneurial Legal Studies, Harvard Law School, faculty co-director, Berkman Center for Internet and Society) riflette su come  creare sistemi basati su modelli cooperativi. Secondo Benkler l’utente deve essere considerato in tutte le sue sfaccettature, è importante, quindi, implementare nei sistemi cooperativi non solo incentivi di tipo materiale come premi e punizioni, ma anche di tipo sociale come empatia e solidarietà (Benkler, Y. The Penguin and The Leviathan, Crown Business, New York 2011).
Le caratteristiche chiave di ULOOP sono un valore che gli stessi utenti aggiungono al sistema, attraverso la loro partecipazione. Così la sostenibilità socio-economica di ULOOP dipende dalla densità di nodi presenti in un local loop (AA.VV. D2.2: ULOOP. Socio-economic sustainability report 2011) e dalla capacità del sistema di inserire gli utenti nella catena del valore. Per questo gli utenti sono stati divisi in categorie e, a seconda degli effetti positivi, negativi e trascurabili di cui fanno esperienza, sono stati previsti incentivi specifici per stimolarne la cooperazione. Questo tipo di incentivi sono principalmente di tipo materiale, fanno cioè leva su vantaggi e svantaggi derivanti da una data situazione.
Nel primo White Paper dedicato a ULOOP viene sollevata una questione importante: la cooperazione dipende dalla volontà dei nodi (utenti) di partecipare, ma anche da elementi percepiti come negativi che disincentivano la partecipazione, tra cui la percezione della scarsità delle risorse e la mancanza di fiducia tra gli utenti.
Scarsità di risorse disponibili nel nodo.
L’idea di condividere una risorsa finita, ad esempio l’ampiezza di banda o la capacità di processing del device, potrebbe disincentivare la cooperazione. Per questo  ULOOP incentiva lo scambio di risorse tra utenti permettendo loro di contribuire con la risorsa che hanno maggiormente a disposizione, o che in quel momento usano meno. Così l’utente che contribuisce, guadagna il diritto di ricevere la risorsa di cui ha bisogno nel momento più adatto alle sue esigenze. La risorsa che riceverà in cambio è stata condivisa da un altro utente, dunque è frutto di un’altra scelta individuale. Lo scambio non è negoziato autonomamente dai due utenti ma è gestito automaticamente dal sistema ULOOP. Gli utenti fanno dunque affidamento sul suo funzionamento come garante dello scambio. Chi tiene un comportamento scorretto viene, mediante il meccanismo della social trust, identificato e sanzionato, ad esempio con una riduzione delle possibilità di accesso o una riduzione di banda.
Questo tipo di incentivo sembra basato sul concetto di fiducia sistemica (Luhman 1979, cit. in E. Keimolen, D. Broeders “Quando alcuni sono più uguali degli altri… Fiducia, free riding e azione collettiva in una rete P2P in Sociologia della Comunicazione n. 40, Franco Angeli, 2009, p. 94-95). Quando calati in un sistema complesso, in cui si relazionano in collettività ampie e con sconosciuti, gli utenti non godono di fiducia reciproca ma ripongono fiducia nelle capacità del sistema di gestire questi scambi e il rischio che altri non contribuiscano, li danneggino o abbandonino il sistema danneggiandolo. <<La fiducia sistemica viene allora costruita automaticamente attraverso continue esperienze positive (feedback)>> (ibidem).
Mancanza di fiducia tra gli utenti.
La cooperazione in un sistema di relazioni create on-the-fly tra utenti che non si conoscono personalmente, deve far fronte al problema della mancanza di fiducia a livello interpersonale. La mancanza di fiducia tra utenti dipende dalla loro scarsa conoscenza reciproca. ULOOP propone diversi incentivi per ovviare a questa mancanza, innanzitutto prevede un sistema di riconoscimento univoco dell’user ID, tutelandone al tempo stesso la privacy. Dà la possibilità di creare legami tra utenti basati su interessi condivisi (stesse tipologie di file, stesse abitudini) e un sistema di valutazione reciproca collettiva (informazioni SNR, individuazione di malicious users, Quality of Experience).
Questi incentivi richiamano ciò che la letteratura sull’azione collettiva definisce meccanismi regolativi (ibidem, p. 93): l’esclusione, la reputazione, la reciprocità (Becker, Clement 2006, cit. in ibidem, p. 103; R. Alexander The biology of moral systems, cit. in Benkler The penguin and the leviathan, Crown Business, New York 2011, p. 42).
Dunque sembra che ULOOP gestisca le motivazioni alla cooperazione su due livelli. Un livello sistemico che crea fiducia nel funzionamento del sistema facendo leva sulle motivazioni strumentali alla cooperazione (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998, pp.1-24). Si basano sulla enforceable trust, cioè il senso di appartenenza ad una comunità la cui esistenza è percepita come garanzia che il contributo dato verrà ripagato. Un livello interpersonale, che fa leva sulle motivazioni consumatorie alla cooperazione basate sulla bounded solidarity, per cui un individuo agisce per il bene collettivo anche se ad un costo personale, perché si sente parte del gruppo e si identifica in esso.
Sembra che anche Benkler lavori su questi due livelli, anche se non esplicitamente. Egli individua degli elementi chiave da implementare in un sistema perché sia cooperativo.

  1. Comunicazione: nella costruzione di un sistema cooperativo è fondamentale implementare la possibilità di comunicare tra gli utenti e, in maniera altrettanto importante, stimolare un processo di negoziazione e mediazione tra i punti di vista differenti. La comunicazione fa sviluppare empatia e fiducia negli altri, aiutando nella risoluzione di problemi.
  2. Empatia e Solidarietà: immedesimarsi in qualcun altro, provare le stesse emozioni e talvolta le stesse sensazioni (empatia) così come identificarsi in un gruppo (solidarietà), rende gli utenti disposti a sopportare un costo personale per il benessere del gruppo a cui sentono di appartenere. Per stimolare questo processo è importante umanizzare le persone, permettere di sapere chi sono e perché necessitano dell’aiuto o contributo di altri.
  3. Framing: creare un frame, un contesto che descriva il sistema come cooperativo, come una comunità, orientando l’interpretazione del sistema da parte degli utenti rendendoli maggiormente disposti alla cooperazione. Il frame, però, funziona solo se costruito sulla verità. Il sistema deve veramente essere progettato come cooperativo, altrimenti, non rispondendo alle aspettative degli utenti, si svuoterebbe dopo poco tempo.
  4. Reputazione, trasparenza e reciprocità: i sistemi che si basano sulla reciprocità, soprattutto quella indiretta, sono facilmente invasi da utenti che attingono al sistema senza contribuire, basta pensare al fenomeno dei free riders (Benkler 2011). La reputazione è lo strumento più importante che si ha per sostenere il sistema ma per essere veramente efficace necessita che l’identità delle persone coinvolte sia visibile e trasparente, sempre nei limiti della privacy.
  5. Equità, moralità, norme sociali: se percepiamo il sistema in cui siamo inseriti come  equo, siamo più predisposti a cooperare. Basarsi solo su incentivi e punizioni può essere controproducente, è necessario pensare se e come il nostro sistema risulti equo. Moralità: definire chiaramente i valori, discutendone, spiegandoli, evidenziando qual è la cosa che si ritiene giusta da fare in ogni situazione. Social Norms: Le norme sociali sono un codice che orientano il comportamento ma non sono stabilite a priori, sono emergenti, per questo generalmente la maggior parte delle persone tende a seguirle. Rendere trasparente il comportamento degli altri nelle diverse situazioni permetterà di conformarsi con ciò che è ritenuto “normale”.
  6. Modularità: cooperare ha un costo, è come l’impegno in una attività, una spesa economica per l’accesso a un servizio, la rinuncia ad una risorsa a favore di qualcun altro. Dunque uno dei primi elementi da attivare per incentivare la cooperazione è consentire la partecipazione per piccoli moduli di contribuito, permettendo a ciascuno di cooperare secondo le possibilità e disponibilità del momento.
  7. Premi e punizioni: siano essi materiali (ottenimento di vantaggi per il singolo), oppure sociali (raggiungimento di un benessere comune) ma sempre dati in base alle motivazioni degli utenti. Dare premi materiali a qualcuno che coopera alla comunità perché interessato al bene comune o, viceversa, premiare con la reputazione qualcuno interessato ad un aumento di risorse materiali, potrebbe causarne l’allontanamento spontaneo dalla comunità.
  8. Flessibilità: è necessario tenere presente i diversi profili motivazionali, anche quelli poco produttivi, perciò i sistemi che si avvalgono della cooperazione devono essere flessibili e consentire una contribuzione asimmetrica, sfruttando il principio della coda lunga.

Anche gli elementi suggeriti da Benkler si possono raggruppare e implementare nei due livelli di motivazione alla cooperazione: sistemico e interpersonale.
Comunicazione, empatia, solidarietà, reputazione, trasparenza, reciprocità e framing possono essere utili strumenti per costruire, a un livello interpersonale, la fiducia reciproca tra gli utenti, contribuendo a realizzare l’identificazione nel gruppo e a rafforzare la bounded solidarity.
Equità, moralità, norme sociali, modularità, premi, punizioni e flessibilità possono essere utili strumenti, a livello sistemico, per costruire la fiducia sistemica, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità e la enforceable trust.Terzo articolo della serie dedicata al progetto ULOOP a cura di Erica Giambitto.
Le ricerche sul capitale sociale, sulla sostenibilità sociale e la nostra attività nell’ambito di ULOOP hanno una domanda in comune: quali sono le motivazioni che spingono le persone appartenenti ad una stessa comunità a mettere a disposizione degli altri le proprio risorse e ad impegnarsi in prima persona per il bene collettivo?
In questo articolo cercheremo di capire come in ULOOP si è cercato di motivare la cooperazione degli utenti. L’innovazione di ULOOP si basa su due elementi chiave: considerare l’utente come una componente chiave dei servizi di rete e la creazione di wireless local loop on-the-fly. Questi sono realizzabili solo implementando meccanismi di gestione della fiducia e di incentivazione alla cooperazione (AA.VV. D.1.1: ULOOP User-Centric Wireless Local Loop, 2010).
Annche Yochai Benkler (Berkman Professor of Entrepreneurial Legal Studies, Harvard Law School, faculty co-director, Berkman Center for Internet and Society) riflette su come  creare sistemi basati su modelli cooperativi. Secondo Benkler l’utente deve essere considerato in tutte le sue sfaccettature, è importante, quindi, implementare nei sistemi cooperativi non solo incentivi di tipo materiale come premi e punizioni, ma anche di tipo sociale come empatia e solidarietà (Benkler, Y. The Penguin and The Leviathan, Crown Business, New York 2011).
Le caratteristiche chiave di ULOOP sono un valore che gli stessi utenti aggiungono al sistema, attraverso la loro partecipazione. Così la sostenibilità socio-economica di ULOOP dipende dalla densità di nodi presenti in un local loop (AA.VV. D2.2: ULOOP. Socio-economic sustainability report 2011) e dalla capacità del sistema di inserire gli utenti nella catena del valore. Per questo gli utenti sono stati divisi in categorie e, a seconda degli effetti positivi, negativi e trascurabili di cui fanno esperienza, sono stati previsti incentivi specifici per stimolarne la cooperazione. Questo tipo di incentivi sono principalmente di tipo materiale, fanno cioè leva su vantaggi e svantaggi derivanti da una data situazione.
Nel primo White Paper dedicato a ULOOP viene sollevata una questione importante: la cooperazione dipende dalla volontà dei nodi (utenti) di partecipare, ma anche da elementi percepiti come negativi che disincentivano la partecipazione, tra cui la percezione della scarsità delle risorse e la mancanza di fiducia tra gli utenti.
Scarsità di risorse disponibili nel nodo.
L’idea di condividere una risorsa finita, ad esempio l’ampiezza di banda o la capacità di processing del device, potrebbe disincentivare la cooperazione. Per questo  ULOOP incentiva lo scambio di risorse tra utenti permettendo loro di contribuire con la risorsa che hanno maggiormente a disposizione, o che in quel momento usano meno. Così l’utente che contribuisce, guadagna il diritto di ricevere la risorsa di cui ha bisogno nel momento più adatto alle sue esigenze. La risorsa che riceverà in cambio è stata condivisa da un altro utente, dunque è frutto di un’altra scelta individuale. Lo scambio non è negoziato autonomamente dai due utenti ma è gestito automaticamente dal sistema ULOOP. Gli utenti fanno dunque affidamento sul suo funzionamento come garante dello scambio. Chi tiene un comportamento scorretto viene, mediante il meccanismo della social trust, identificato e sanzionato, ad esempio con una riduzione delle possibilità di accesso o una riduzione di banda.
Questo tipo di incentivo sembra basato sul concetto di fiducia sistemica (Luhman 1979, cit. in E. Keimolen, D. Broeders “Quando alcuni sono più uguali degli altri… Fiducia, free riding e azione collettiva in una rete P2P in Sociologia della Comunicazione n. 40, Franco Angeli, 2009, p. 94-95). Quando calati in un sistema complesso, in cui si relazionano in collettività ampie e con sconosciuti, gli utenti non godono di fiducia reciproca ma ripongono fiducia nelle capacità del sistema di gestire questi scambi e il rischio che altri non contribuiscano, li danneggino o abbandonino il sistema danneggiandolo. <<La fiducia sistemica viene allora costruita automaticamente attraverso continue esperienze positive (feedback)>> (ibidem).
Mancanza di fiducia tra gli utenti.
La cooperazione in un sistema di relazioni create on-the-fly tra utenti che non si conoscono personalmente, deve far fronte al problema della mancanza di fiducia a livello interpersonale. La mancanza di fiducia tra utenti dipende dalla loro scarsa conoscenza reciproca. ULOOP propone diversi incentivi per ovviare a questa mancanza, innanzitutto prevede un sistema di riconoscimento univoco dell’user ID, tutelandone al tempo stesso la privacy. Dà la possibilità di creare legami tra utenti basati su interessi condivisi (stesse tipologie di file, stesse abitudini) e un sistema di valutazione reciproca collettiva (informazioni SNR, individuazione di malicious users, Quality of Experience).
Questi incentivi richiamano ciò che la letteratura sull’azione collettiva definisce meccanismi regolativi (ibidem, p. 93): l’esclusione, la reputazione, la reciprocità (Becker, Clement 2006, cit. in ibidem, p. 103; R. Alexander The biology of moral systems, cit. in Benkler The penguin and the leviathan, Crown Business, New York 2011, p. 42).
Dunque sembra che ULOOP gestisca le motivazioni alla cooperazione su due livelli. Un livello sistemico che crea fiducia nel funzionamento del sistema facendo leva sulle motivazioni strumentali alla cooperazione (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998, pp.1-24). Si basano sulla enforceable trust, cioè il senso di appartenenza ad una comunità la cui esistenza è percepita come garanzia che il contributo dato verrà ripagato. Un livello interpersonale, che fa leva sulle motivazioni consumatorie alla cooperazione basate sulla bounded solidarity, per cui un individuo agisce per il bene collettivo anche se ad un costo personale, perché si sente parte del gruppo e si identifica in esso.
Sembra che anche Benkler lavori su questi due livelli, anche se non esplicitamente. Egli individua degli elementi chiave da implementare in un sistema perché sia cooperativo.

  1. Comunicazione: nella costruzione di un sistema cooperativo è fondamentale implementare la possibilità di comunicare tra gli utenti e, in maniera altrettanto importante, stimolare un processo di negoziazione e mediazione tra i punti di vista differenti. La comunicazione fa sviluppare empatia e fiducia negli altri, aiutando nella risoluzione di problemi.
  2. Empatia e Solidarietà: immedesimarsi in qualcun altro, provare le stesse emozioni e talvolta le stesse sensazioni (empatia) così come identificarsi in un gruppo (solidarietà), rende gli utenti disposti a sopportare un costo personale per il benessere del gruppo a cui sentono di appartenere. Per stimolare questo processo è importante umanizzare le persone, permettere di sapere chi sono e perché necessitano dell’aiuto o contributo di altri.
  3. Framing: creare un frame, un contesto che descriva il sistema come cooperativo, come una comunità, orientando l’interpretazione del sistema da parte degli utenti rendendoli maggiormente disposti alla cooperazione. Il frame, però, funziona solo se costruito sulla verità. Il sistema deve veramente essere progettato come cooperativo, altrimenti, non rispondendo alle aspettative degli utenti, si svuoterebbe dopo poco tempo.
  4. Reputazione, trasparenza e reciprocità: i sistemi che si basano sulla reciprocità, soprattutto quella indiretta, sono facilmente invasi da utenti che attingono al sistema senza contribuire, basta pensare al fenomeno dei free riders (Benkler 2011). La reputazione è lo strumento più importante che si ha per sostenere il sistema ma per essere veramente efficace necessita che l’identità delle persone coinvolte sia visibile e trasparente, sempre nei limiti della privacy.
  5. Equità, moralità, norme sociali: se percepiamo il sistema in cui siamo inseriti come  equo, siamo più predisposti a cooperare. Basarsi solo su incentivi e punizioni può essere controproducente, è necessario pensare se e come il nostro sistema risulti equo. Moralità: definire chiaramente i valori, discutendone, spiegandoli, evidenziando qual è la cosa che si ritiene giusta da fare in ogni situazione. Social Norms: Le norme sociali sono un codice che orientano il comportamento ma non sono stabilite a priori, sono emergenti, per questo generalmente la maggior parte delle persone tende a seguirle. Rendere trasparente il comportamento degli altri nelle diverse situazioni permetterà di conformarsi con ciò che è ritenuto “normale”.
  6. Modularità: cooperare ha un costo, è come l’impegno in una attività, una spesa economica per l’accesso a un servizio, la rinuncia ad una risorsa a favore di qualcun altro. Dunque uno dei primi elementi da attivare per incentivare la cooperazione è consentire la partecipazione per piccoli moduli di contribuito, permettendo a ciascuno di cooperare secondo le possibilità e disponibilità del momento.
  7. Premi e punizioni: siano essi materiali (ottenimento di vantaggi per il singolo), oppure sociali (raggiungimento di un benessere comune) ma sempre dati in base alle motivazioni degli utenti. Dare premi materiali a qualcuno che coopera alla comunità perché interessato al bene comune o, viceversa, premiare con la reputazione qualcuno interessato ad un aumento di risorse materiali, potrebbe causarne l’allontanamento spontaneo dalla comunità.
  8. Flessibilità: è necessario tenere presente i diversi profili motivazionali, anche quelli poco produttivi, perciò i sistemi che si avvalgono della cooperazione devono essere flessibili e consentire una contribuzione asimmetrica, sfruttando il principio della coda lunga.

Anche gli elementi suggeriti da Benkler si possono raggruppare e implementare nei due livelli di motivazione alla cooperazione: sistemico e interpersonale.
Comunicazione, empatia, solidarietà, reputazione, trasparenza, reciprocità e framing possono essere utili strumenti per costruire, a un livello interpersonale, la fiducia reciproca tra gli utenti, contribuendo a realizzare l’identificazione nel gruppo e a rafforzare la bounded solidarity.
Equità, moralità, norme sociali, modularità, premi, punizioni e flessibilità possono essere utili strumenti, a livello sistemico, per costruire la fiducia sistemica, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità e la enforceable trust.Terzo articolo della serie dedicata al progetto ULOOP a cura di Erica Giambitto.
Le ricerche sul capitale sociale, sulla sostenibilità sociale e la nostra attività nell’ambito di ULOOP hanno una domanda in comune: quali sono le motivazioni che spingono le persone appartenenti ad una stessa comunità a mettere a disposizione degli altri le proprio risorse e ad impegnarsi in prima persona per il bene collettivo?
In questo articolo cercheremo di capire come in ULOOP si è cercato di motivare la cooperazione degli utenti. L’innovazione di ULOOP si basa su due elementi chiave: considerare l’utente come una componente chiave dei servizi di rete e la creazione di wireless local loop on-the-fly. Questi sono realizzabili solo implementando meccanismi di gestione della fiducia e di incentivazione alla cooperazione (AA.VV. D.1.1: ULOOP User-Centric Wireless Local Loop, 2010).
Annche Yochai Benkler (Berkman Professor of Entrepreneurial Legal Studies, Harvard Law School, faculty co-director, Berkman Center for Internet and Society) riflette su come  creare sistemi basati su modelli cooperativi. Secondo Benkler l’utente deve essere considerato in tutte le sue sfaccettature, è importante, quindi, implementare nei sistemi cooperativi non solo incentivi di tipo materiale come premi e punizioni, ma anche di tipo sociale come empatia e solidarietà (Benkler, Y. The Penguin and The Leviathan, Crown Business, New York 2011).
Le caratteristiche chiave di ULOOP sono un valore che gli stessi utenti aggiungono al sistema, attraverso la loro partecipazione. Così la sostenibilità socio-economica di ULOOP dipende dalla densità di nodi presenti in un local loop (AA.VV. D2.2: ULOOP. Socio-economic sustainability report 2011) e dalla capacità del sistema di inserire gli utenti nella catena del valore. Per questo gli utenti sono stati divisi in categorie e, a seconda degli effetti positivi, negativi e trascurabili di cui fanno esperienza, sono stati previsti incentivi specifici per stimolarne la cooperazione. Questo tipo di incentivi sono principalmente di tipo materiale, fanno cioè leva su vantaggi e svantaggi derivanti da una data situazione.
Nel primo White Paper dedicato a ULOOP viene sollevata una questione importante: la cooperazione dipende dalla volontà dei nodi (utenti) di partecipare, ma anche da elementi percepiti come negativi che disincentivano la partecipazione, tra cui la percezione della scarsità delle risorse e la mancanza di fiducia tra gli utenti.
Scarsità di risorse disponibili nel nodo.
L’idea di condividere una risorsa finita, ad esempio l’ampiezza di banda o la capacità di processing del device, potrebbe disincentivare la cooperazione. Per questo  ULOOP incentiva lo scambio di risorse tra utenti permettendo loro di contribuire con la risorsa che hanno maggiormente a disposizione, o che in quel momento usano meno. Così l’utente che contribuisce, guadagna il diritto di ricevere la risorsa di cui ha bisogno nel momento più adatto alle sue esigenze. La risorsa che riceverà in cambio è stata condivisa da un altro utente, dunque è frutto di un’altra scelta individuale. Lo scambio non è negoziato autonomamente dai due utenti ma è gestito automaticamente dal sistema ULOOP. Gli utenti fanno dunque affidamento sul suo funzionamento come garante dello scambio. Chi tiene un comportamento scorretto viene, mediante il meccanismo della social trust, identificato e sanzionato, ad esempio con una riduzione delle possibilità di accesso o una riduzione di banda.
Questo tipo di incentivo sembra basato sul concetto di fiducia sistemica (Luhman 1979, cit. in E. Keimolen, D. Broeders “Quando alcuni sono più uguali degli altri… Fiducia, free riding e azione collettiva in una rete P2P in Sociologia della Comunicazione n. 40, Franco Angeli, 2009, p. 94-95). Quando calati in un sistema complesso, in cui si relazionano in collettività ampie e con sconosciuti, gli utenti non godono di fiducia reciproca ma ripongono fiducia nelle capacità del sistema di gestire questi scambi e il rischio che altri non contribuiscano, li danneggino o abbandonino il sistema danneggiandolo. <<La fiducia sistemica viene allora costruita automaticamente attraverso continue esperienze positive (feedback)>> (ibidem).
Mancanza di fiducia tra gli utenti.
La cooperazione in un sistema di relazioni create on-the-fly tra utenti che non si conoscono personalmente, deve far fronte al problema della mancanza di fiducia a livello interpersonale. La mancanza di fiducia tra utenti dipende dalla loro scarsa conoscenza reciproca. ULOOP propone diversi incentivi per ovviare a questa mancanza, innanzitutto prevede un sistema di riconoscimento univoco dell’user ID, tutelandone al tempo stesso la privacy. Dà la possibilità di creare legami tra utenti basati su interessi condivisi (stesse tipologie di file, stesse abitudini) e un sistema di valutazione reciproca collettiva (informazioni SNR, individuazione di malicious users, Quality of Experience).
Questi incentivi richiamano ciò che la letteratura sull’azione collettiva definisce meccanismi regolativi (ibidem, p. 93): l’esclusione, la reputazione, la reciprocità (Becker, Clement 2006, cit. in ibidem, p. 103; R. Alexander The biology of moral systems, cit. in Benkler The penguin and the leviathan, Crown Business, New York 2011, p. 42).
Dunque sembra che ULOOP gestisca le motivazioni alla cooperazione su due livelli. Un livello sistemico che crea fiducia nel funzionamento del sistema facendo leva sulle motivazioni strumentali alla cooperazione (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998, pp.1-24). Si basano sulla enforceable trust, cioè il senso di appartenenza ad una comunità la cui esistenza è percepita come garanzia che il contributo dato verrà ripagato. Un livello interpersonale, che fa leva sulle motivazioni consumatorie alla cooperazione basate sulla bounded solidarity, per cui un individuo agisce per il bene collettivo anche se ad un costo personale, perché si sente parte del gruppo e si identifica in esso.
Sembra che anche Benkler lavori su questi due livelli, anche se non esplicitamente. Egli individua degli elementi chiave da implementare in un sistema perché sia cooperativo.

  1. Comunicazione: nella costruzione di un sistema cooperativo è fondamentale implementare la possibilità di comunicare tra gli utenti e, in maniera altrettanto importante, stimolare un processo di negoziazione e mediazione tra i punti di vista differenti. La comunicazione fa sviluppare empatia e fiducia negli altri, aiutando nella risoluzione di problemi.
  2. Empatia e Solidarietà: immedesimarsi in qualcun altro, provare le stesse emozioni e talvolta le stesse sensazioni (empatia) così come identificarsi in un gruppo (solidarietà), rende gli utenti disposti a sopportare un costo personale per il benessere del gruppo a cui sentono di appartenere. Per stimolare questo processo è importante umanizzare le persone, permettere di sapere chi sono e perché necessitano dell’aiuto o contributo di altri.
  3. Framing: creare un frame, un contesto che descriva il sistema come cooperativo, come una comunità, orientando l’interpretazione del sistema da parte degli utenti rendendoli maggiormente disposti alla cooperazione. Il frame, però, funziona solo se costruito sulla verità. Il sistema deve veramente essere progettato come cooperativo, altrimenti, non rispondendo alle aspettative degli utenti, si svuoterebbe dopo poco tempo.
  4. Reputazione, trasparenza e reciprocità: i sistemi che si basano sulla reciprocità, soprattutto quella indiretta, sono facilmente invasi da utenti che attingono al sistema senza contribuire, basta pensare al fenomeno dei free riders (Benkler 2011). La reputazione è lo strumento più importante che si ha per sostenere il sistema ma per essere veramente efficace necessita che l’identità delle persone coinvolte sia visibile e trasparente, sempre nei limiti della privacy.
  5. Equità, moralità, norme sociali: se percepiamo il sistema in cui siamo inseriti come  equo, siamo più predisposti a cooperare. Basarsi solo su incentivi e punizioni può essere controproducente, è necessario pensare se e come il nostro sistema risulti equo. Moralità: definire chiaramente i valori, discutendone, spiegandoli, evidenziando qual è la cosa che si ritiene giusta da fare in ogni situazione. Social Norms: Le norme sociali sono un codice che orientano il comportamento ma non sono stabilite a priori, sono emergenti, per questo generalmente la maggior parte delle persone tende a seguirle. Rendere trasparente il comportamento degli altri nelle diverse situazioni permetterà di conformarsi con ciò che è ritenuto “normale”.
  6. Modularità: cooperare ha un costo, è come l’impegno in una attività, una spesa economica per l’accesso a un servizio, la rinuncia ad una risorsa a favore di qualcun altro. Dunque uno dei primi elementi da attivare per incentivare la cooperazione è consentire la partecipazione per piccoli moduli di contribuito, permettendo a ciascuno di cooperare secondo le possibilità e disponibilità del momento.
  7. Premi e punizioni: siano essi materiali (ottenimento di vantaggi per il singolo), oppure sociali (raggiungimento di un benessere comune) ma sempre dati in base alle motivazioni degli utenti. Dare premi materiali a qualcuno che coopera alla comunità perché interessato al bene comune o, viceversa, premiare con la reputazione qualcuno interessato ad un aumento di risorse materiali, potrebbe causarne l’allontanamento spontaneo dalla comunità.
  8. Flessibilità: è necessario tenere presente i diversi profili motivazionali, anche quelli poco produttivi, perciò i sistemi che si avvalgono della cooperazione devono essere flessibili e consentire una contribuzione asimmetrica, sfruttando il principio della coda lunga.

Anche gli elementi suggeriti da Benkler si possono raggruppare e implementare nei due livelli di motivazione alla cooperazione: sistemico e interpersonale.
Comunicazione, empatia, solidarietà, reputazione, trasparenza, reciprocità e framing possono essere utili strumenti per costruire, a un livello interpersonale, la fiducia reciproca tra gli utenti, contribuendo a realizzare l’identificazione nel gruppo e a rafforzare la bounded solidarity.
Equità, moralità, norme sociali, modularità, premi, punizioni e flessibilità possono essere utili strumenti, a livello sistemico, per costruire la fiducia sistemica, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità e la enforceable trust.

Un primo sguardo a ULOOP: alcuni spunti per formulare le domande di ricerca

Sulla sostenibilità sociale di una nuova tecnologia

Questo post è il primo di una serie di articoli curati da Erica Giambitto e dedicati al progetto ULOOP.
Inizia  il nostro lavoro di ricerca nell’ambito del progetto ULOOP (User-centric Wireless Local Loop), che sarà principalmente orientato all’analisi della sostenibilità socio-economica di questa nuova tecnologia, e più in generale, ai suoi possibili impatti sociali.
ULOOP è un progetto triennale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del settimo programma quadro. Per l’Università di Urbino coordina il team interdisciplinare che lavora al progetto il Prof. Alessandro Bogliolo.
Che cos’è ULOOP
Come suggerisce il nome “User-centric Wireless Local Loop” ULOOP è una tecnologia che coinvolge l’utente nella creazione di reti. L’idea principale è quella di sfruttare l’alta densità di reti wireless disponibili sviluppando dei meccanismi di condivisione virtuosa che permettano una gestione delle risorse dinamiche volte a creare un’architettura che si auto-organizzi in base al contesto. Una volta realizzata, consentirà agli utenti di generare una rete wireless attraverso i loro dispositivi ULOOP permettendo da un lato di accedere ad Internet sostituendosi all’”ultimo miglio” e dall’altro di offrire e usufruire vicendevolmente di servizi attraverso i propri device, come ad esempio un local-loop attivato in base a ciò che una comunità di individui (utenti finali) desidera condividere (informazioni, dati, periferiche). Collaborazione sospinta da incentivi alla cooperazione e buone regole di comportamento il sui supporto sarà integrato direttamente al livello della piattaforma.
Gli usi previsti di ULOOP sono stati ipotizzati e raccolti in due casi d’uso specifici, ciascuno dei quali prevede degli Scenari rappresentativi che illustrano, in modo dettagliato, il modo in cui funzionerà questa tecnologia.  Il primo caso d’uso, da qui ULOOP1, riguarda in particolare gli aspetti legati alle potenzialità della tecnologia come ad esempio l’estensione della copertura offerta dal wireless e lo scambio di servizi e di dati tra utenti equipaggiati con dispositivi ULOOP. Il secondo caso d’uso, da qui ULOOP2,  si basa sulle caratteristiche del primo e prevede lo sviluppo di una connessione locale, legata alla compresenza degli utenti in un’area definita, in grado di adattarsi al contesto e alle necessità degli utenti stessi, fornendo così una piattaforma di scambio di dati e informazioni basata su un modello collaborativo.
Vediamo brevemente le scene rappresentative di ogni caso d’uso:
ULOOP 1
Scenario 1.1 Estensione della copertura a banda larga:
Interfacciando i dispositivi U-Loop gli utenti saranno in grado di configurarsi come nodi connessione alla rete espandendone la copertura o di sfruttare la disponibilità offerta in questo senso da un altro utente.
Scenario1.2 Offloading 3G: 
Secondo lo stesso principio parte del traffico che normalmente viene consumato sulla rete 3G potrà essere trasferito e smaltito attraverso U-Loop.
Scenario1.3 Comunicazioni intra-U-Loop: In uno spazio definito,  gli utenti possono creare reti ad-hoc per condividere informazioni internamente senza utilizzare la connessione ad internet, risparmiando batteria e costi di connessione;
Scenario1.4 Bilanciamento e adattamento del carico:
sovraccarichi della rete in termini di numeri d’accesso saranno gestiti dal sistema in modo da consentire una velocità di connessione ottimale per ogni utente;
Scenario1.5 Controllo d’accesso basato sulla fiducia:
I permessi di aggancio tra un device e l’altro verranno gestiti automaticamente dal sistema in base alle “credenziali” degli utenti, tracciate anche attraverso le relazioni stabilite sui social network. Questo potrà essere un meccanismo auto-regolatore del comportamento: feedback positivi renderanno più facile l’accesso ad altri device mentre feedback negativi renderanno più difficile la connessione;
Scenario1.6 Supporto di responsabilità:
Controllo della responsabilità delle azioni connesse, consentendo l’accesso ai servizi attraverso il proprio device si avrà la certezza che azioni scorrette compiute da altri non saranno attribuite a chi ha permesso la connessione.
ULOOP 2
Scenario 2.1 Monitoraggio collaborativo:
gli utenti collaborano nella raccolta e ri-diffusione di dati e informazioni riguardo all’ambiente, realizzando così un monitoraggio collaborativo di situazioni contingenti (pericoli, attività);
Scenario 2.2 Advertising di prossimità: 
invio e ricezione di comunicazioni commerciali riferite al contesto;
Scenario 2.3 Servizi turistici di comunità:
condivisione di informazioni turistiche sui luoghi in cui ci si trova;
Scenario 2.4 Individuazione collaborativa di attacchi:
comportamenti anormali o dannosi di altri utenti possono essere tracciati e individuati attraverso azioni collaborative;
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
che non necessitano di una connessione ad internet, e che avvengono in quel momento. Si pensi a come ad esempio flash mob, eventi, lavori di gruppo;
Scenario 2.6 Condivisione di device:
come ad esempio stampanti, possono essere rese disponibili da alcuni utenti ad altri membri della community.
Il nostro compito sarà quello di occuparci degli aspetti connessi alla sostenibilità sociale. 
Questo progetto si propone dunque di esplorare il potenziale di un local-loop wireless basato su un modello centrato sull’utente, ed è sviluppato grazie ad una collaborazione interdisciplinare volta ad approfondirne gli impatti da diverse prospettive: tecnico, di business, legislativo e sociale.
Abbiamo deciso di partire da una domanda, implicitamente parte del programma di ricerca affidatoci, che orientasse la nostra attività: ULOOP è una tecnologia che ha una sostenibilità sociale? Si tratta di una domanda non facile che necessita, prima ancora di una risposta, di alcuni chiarimenti preliminari. Dobbiamo perciò innanzitutto chiederci cosa intendiamo con sostenibilità sociale di una tecnologia.
Sostenibilità sociale come mantenimento dell’equilibrio di un sistema
In una prima concettualizzazione di sostenibilità sociale ci è stata utile la tesi di laurea di Serena Canu “Just Greener. Teoria e pratica degli eventi sostenibili in italia” la quale presenta diverse prospettive sulla sostenibilità. L’idea di sostenibilità che emerge unisce due concetti: la prima definizione di sviluppo sostenibile data nel 1987 dal rapporto Brundtland (WCED, Brundtland G.H , Mansour  K.,  1987 common future,  Oxford University Press, Oxford, GB), e cioè di uno sviluppo incentrato non solo sulla crescita economica ma anche su un aumento del benessere generale, e l’idea di sostenibilità sviluppata da Alessandro Lanza (Lanza Alessandro, Lo sviluppo sostenibile, Il Mulino, Bologna, 1997 ) che vede come necessaria una gestione delle risorse che sia compatibile con le capacità di riproduzione delle stesse. Dunque come prima idea di sostenibilità possiamo considerare uno sviluppo inteso come aumento del benessere collettivo organizzato sulla base di una gestione delle risorse che non porti a sprechi né ad un esaurimento delle stesse.
Un secondo concetto che può tornarci utile è quello di impronta ecologica secondo cui il comportamento di ognuno ha un impatto sull’ambiente ed è perciò responsabilità del singolo regolare il proprio modo di agire per rendere il suo impatto inquinante il più basso possibile.
Infine, un ulteriore punto di vista ci è offerto, sempre facendo riferimento alla tesi di Canu, da Serge Latouche il quale propone un modello basato sulla decrescita (Latouche Serge, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008) e cioè su una diminuzione dei consumi e su una migliore gestione delle risorse. Su questa base Latouche rimodella anche il concetto di impronta ecologica: descrivendola come un adeguamento dei consumi di ogni singolo individuo basato non più sulla quantità di inquinamento prodotto, bensì sulle risorse che l’ambiente ha a disposizione per ognuno. Questa nuova idea di sostenibilità ambientale può essere sviluppata, secondo Latouche, in un percorso che prevede otto tappe di cambiamento tra loro interdipendenti.
Possiamo a questo punto chiederci se i modi di utilizzo previsti da ULOOP rispettino le caratteristiche di sostenibilità citate e tracciare così le prime ipotesi sulla sostenibilità sociale di ULOOP.
Ciò che emerge dalla descrizione dei casi d’uso di ULOOP è l’idea di  una tecnologia il cui funzionamento si basa su una nuova concezione dell’utente, visto come nodo attivo della rete che contribuisce, mettendo a disposizione della collettività il proprio dispositivo per migliorare la gestione di risorse quali l’estensione di banda, la potenza di calcolo, l’utilizzo di memoria o energia, a sviluppare un sistema dinamico che sia in grado di adattarsi alle esigenze degli individui in relazione al contesto (luogo e momento di utilizzo). Il punto di forza di ULOOP  sta nella capacità del sistema di trasferire le risorse tra gli utenti in modo tale che, chi vuole, può permettere ad altri di utilizzare risorse a lui non necessarie in quel momento.
Forse a qualcuno, leggendo questa descrizione, sarà venuto in mente il progetto FON. Siete sulla buona strada perché proprio FON è uno dei partner del progetto ULOOP.
Possiamo rintracciare in questa modalità di funzionamento un sistema in grado di gestire le proprie risorse in maniera ottimale per il benessere della collettività. Un sistema che ha forti similitudini con quegli aspetti dello sviluppo sostenibile sopra evidenziati dalle teorie della sostenibilità.
Alcuni dei servizi offerti da ULOOP sembrano incarnare quelle tappe descritte da Latouche (ibidem). Un esempio è quella che l’autore chiama Rivalutazione:  e cioè la “rivalutazione di valori oggi sopraffatti”  come può essere la condivisione di risorse senza scopo di lucro. Oppure la Riconcettualizzazione e la Ridistribuzione: tappe basate sulla “ristrutturazione dei rapporti sociali e ridistribuzione delle ricchezze”, con ULOOP si può infatti mettere a disposizione il contributo del proprio device e ottimizzare il consumo di banda o di batteria agendo anche in un’ottica di Riduzione dei consumi. Ancora, possiamo considerare la Rilocalizzazione: per cui “movimenti di merci e capitali devono essere limitati all’indispensabile”, ULOOP consente uno scambio di informazioni che riguardano l’area in cui gli utenti si trovano in un determinato momento (ad esempio informazioni turistiche, di traffico o commerciali)  senza dover ricorrere ad una connessione ad internet.
ULOOP come comunità in cui emerge capitale sociale
Lo scambio reciproco di risorse e servizi che avviene tra utenti, e tra utente e sistema, può essere osservato anche attraverso il concetto di capitale sociale. Come espresso da Portes (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998. p.1-24) il capitale sociale è la capacità di ottenere vantaggi attraverso l’appartenenza a reti e ad altre strutture sociali per cui per

possedere capitale sociale una persona deve essere relazionata ad altre, e sono quegli altri, e non lui stesso, a costituire la fonte di suoi vantaggi (ibidem, p.6).

Riportando la definizione di Bourdieu di capitale sociale e cioè

l’aggregato delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete di relazioni di reciproca conoscenza (…), in cui i vantaggi che derivano dall’appartenenza ad un gruppo sono le basi della solidarietà che lo rende possibile (Bourdieu 1985, p. 248)

l’autore evidenzia come il capitale sociale sia scomponibile in due elementi: la relazione sociale che permette agli individui di ottenere l’accesso alle risorse possedute da altri e la quantità e la qualità delle risorse in sé.
Le caratteristiche proprie di ULOOP lo rendono un luogo dinamico all’interno del quale diversi attori interagiscono per usufruire di una rete di risorse e servizi, fornendo a loro volta un servizio. ULOOP si configura, dunque, come una rete di relazioni da cui emerge capitale sociale.
Il lavoro di Portes ci aiuta anche nel tentativo di comprendere le motivazioni per cui i membri di ULOOP, dovrebbero rendere disponibili le proprie risorse a vantaggio di altri. Secondo l’autore le motivazioni di chi, attraverso il proprio contributo, fornisce ad altri l’accesso alle risorse possono essere distinte in due generi: consumatorie strumentali.
Le prime riguardano gli individui che provano senso di comunità e di appartenenza nei confronti dell’ambiente in cui agiscono, per questo saranno ben disposti nell’aiutare gli altri membri della comunità e a rispettare le regole condivise.
Le seconde vedono gli individui affidarsi al funzionamento della comunità come garanzia del fatto che saranno ripagati del loro contributo, sia in termini di restituzione del servizio o della risorsa, sia in termini di acquisizione di uno status onorevole che riscuote approvazione dalla comunità.
Alla base di questi meccanismi c’è la percezione di appartenenza ad una comunità sulla quale si struttura da un lato la bounded solidarity per cui l’identificazione con il proprio gruppo spinge a contribuire al suo benessere favorendo l’iniziativa reciproca, cortocircuitando il fenomeno del free riding (Coleman 1990, pp.273; Portes & Sensenbrenner 1993); dall’altro una enforceable trust secondo cui l’appartenenza comune ad una stessa comunità è garanzia che il proprio contributo verrà ripagato con un riconoscimento da parte della comunità e che il debito verrà ripagato.
Questi concetti possono aiutarci ad approfondire l’analisi già intrapresa (ULOOP, White Paper 03, p.5) sull’inserimento degli utenti di ULOOP nella catena del valore, per cui ogni utente in essa coinvolto deve trarre vantaggio dall’uso di ULOOP in modo da essere motivato alla partecipazione supportandone così il funzionamento.
In particolare l’analisi evidenzia diverse forme di incentivi alla partecipazione e cioè: vantaggi immediati forniti dalla partecipazione ad uno scenario; il coinvolgimento nella catena del valore per cui gli attori coinvolti devono beneficiare da ULOOP in modo da essere motivati ad attivare e supportare le caratteristiche di ULOOP; il “role swapping per cui gli eventuali svantaggi sofferti in una situazione verranno ricompensati da vantaggi ottenuti in altre situazioni; l’acquisizione di una reputazione basata sul comportamento tenuto in ULOOP e la possibilità di monetarizzazione, ovvero l’accumulazione di crediti spendibili nella catena del valore.
Sostenibilità sociale come raggiungimento di una massa critica
Un altro modo di interrogarci sulla sostenibilità sociale di ULOOP nella nostra ricerca ha a che fare con il raggiungimento della massa critica, e cioè il raggiungimento di un numero di utenti tale da permettere alla rete ULOOP di autoalimentarsi e di sostenersi.
<< La sostenibilità socio-economica di una rete ULOOP dipende dalla diffusione dei devices abilitati ULOOP che, a sua volta, dipende dalla capacità del modello di attirare le persone. Così, l’analisi di sostenibilità deve cominciare dalle caratteristiche chiave di ULOOP, che possono essere percepite come valore aggiunto dai giocatori coinvolti nel modello>> (White Paper on ULOOP Socio-Economics).
La diffusione dei device abilitati, al momento non è quantificabile essendo ULOOP una tecnologia in fase di progettazione, ma viene ipotizzata analizzando i requisiti di penetrazione necessari al funzionamento del modello. Per ognuno dei casi d’uso analizzati nel report sono stati individuati dei requisiti di penetrazione che ipotizzassero la quantità di minima, target (ottimale) e motivazionale (che stimoli la partecipazione e che invogli altri attori ad utilizzare ULOOP)  di device raggiungibili da ogni nodo della rete, necessari al funzionamento del modello.
La densità degli utenti che utilizzano ULOOP, dunque, influenza le sue possibilità di funzionamento e, di conseguenza, anche la sua qualità. Il raggiungimento di una densità motivazionale, ad esempio, può invogliare altri utenti ad attivarsi, aggiungendo così un nuovo nodo potenzialmente attivo alla rete. Inoltre, più nodi potenzialmente attivi si aggiungono alla rete, più il valore aggiunto percepito dagli utenti aumenta (si pensi a come cresce il valore di un social network con il crescere delle persone che lo utilizzano).
Possiamo così richiamare il concetto di network effect. In particolare ciò che ci interessa è l’accezione che ne dà la legge di Metcalfe secondo cui il valore di una rete è proporzionale al quadrato degli utenti della rete stessa. Il network effect, però, si sviluppa solo dopo che il numero di adesioni ha superato una certa soglia, detta massa critica.
In questo senso un’altra domanda di ricerca potrebbe essere: quali tecnologie hanno raggiunto una massa criticaQuali sono le caratteristiche che hanno in comune e hanno consentito loro di raggiungere una massa critica? E’ possibile rintracciare queste caratteristiche anche in ULOOP?
Una delle tecnologie prese in considerazione è la connessione ad internet da mobile. Secondo l’analisi di Nielsen Media (Critical Mass, The Worldwide state of the Mobile web, Nielsen Mobile, 2008), l’utilizzo di Internet da dispositivo mobile ha raggiunto una massa critica di utenti attraverso una confluenza di fattori che hanno portato ad un  miglioramento dell’esperienza di Internet da parte degli utenti, fattori  tra cui spiccano  la velocità delle reti e la disponibilità dei contenuti .
Un altro confronto utile potrebbe rivelarsi quello con Apple iPhone. Lo stesso studio di Nielsen rivela che sebbene nell’anno in cui è stato svolto lo studio iPhone fosse ancora agli esordi, l’82% di possessori di iPhone lo utilizzavano per collegarsi ad Internet. Il rapporto degli utenti con iPhone ha migliorato l’esperienza degli utenti con i device mobili, creando nuove aspettative di esperienza nell’uso di un device per collegarsi alla rete in merito alla sua usabilità e allapossibilità di condividere informazioni geolocalizzate e in tempo reale.
Miglioramento dell’esperienza nei confronti e grazie alla tecnologia, velocità, mobilità, disponibilità di contenuti e di informazioni sensibili al contesto. Caratteristiche queste che sono alla base del funzionamento dei dispositivi ULOOP: garantisce un trasferimento di dati veloce in quanto sfrutta tutte le risorse disponibili per la condivisione dei dati; consente, attraverso il bilanciamento del carico di traffico, di evitare eventuali sovraccarichi di rete e, dunque, rallentamenti; si adatta al contesto nel funzionamento in generale, nella reperibilità di servizi e nella raccolta e diffusione di informazioni.
Queste considerazioni fanno emergere un altro interrogativo per la nostra ricerca: perché si dovrebbe usare una tecnologia come ULOOP dal momento che ne esistano già di simili largamente usate? Quali sono le caratteristiche che potrebbero spingere gli utenti all’utilizzo di ULOOP?
ULOOP si differenzia da tutte le altre tecnologie nella possibilità offerta agli utenti di sviluppare local loop wireless in maniera autonoma e semplice. Come introdotto nel White Paper 01, la tecnologia di ULOOP sfrutta il recente successo di tecnologie come il Wi-Fi ponendosi come anello di passaggio nella diffusione della rete dal Wi-Fi all’utente finale.  La flessibilità del Wi-Fi sta dando nuove possibilità di connessione alla rete internet, soprattutto nello sviluppo di tecnologie che permettono all’utente di diventare un nodo attivo nella catena di distribuzione della connettività (vedi appunto FON).
Attraverso i device abilitati ULOOP gli utenti possono creare delle reti collegandosi tra di loro, anche in maniera indipendente dalla rete Internet;  oppure legate ad essa agendo come suo diretto punto di espansione della portata. Questo consente da un lato una maggiore fluidità e semplicità nello scambio di dati e informazioni e dall’altro un’estensione della  portata della rete ad un costo ridotto.
La flessibilità e la libertà offerte nella creazione di reti mettono in evidenza un altro tratto unico di ULOOP e cioè lapossibilità di sviluppare una architettura di rete “Fai-Da-Te”, caratterizzata da una infrastruttura altamente dinamica e adattabile al contesto d’uso.
Analizzando a fondo le scene rappresentative dei casi d’uso e confrontandole con tecnologie già esistenti che offrono servizi simili potremmo comprendere meglio l’unicità e l’attrattività di ULOOP dal punto di vista dell’utente. Per fare questo ci concentreremo in particolare sul caso d’uso ULOOP2 in quanto descrive effettivi comportamenti di utilizzo di ULOOP tra utenti che possono essere riscontrate anche in altre tecnologie.
Scenario 2.1 Collaborative monitoring:
attraverso ULOOP si può sviluppare un controllo sull’ambiente in tempo reale e collaborativo, in modo da fornire ad altri utenti informazioni il più possibile dettagliate. Questa caratteristica può essere confrontata con applicazioni iPhone, o più in generale per smartphone, per il controllo del traffico in tempo reale come ad esempio Wikango e Waze.
Scenario 2.2 Advertising di Prossimità:
 
e le sue potenzialità possono essere confrontate  con i check-in di foursquare oppure i facebookdeals.
Scenario 2.3 Servizi turistici alla comunità:
prevede una condivisione di informazioni turistiche all’interno della rete creata ad hoc da turisti che si trovano in una stessa zona o dagli abitanti locali per agevolare la presenza dei turisti nel territorio. Questo tipo di funzionalità può essere paragonato con applicazioni per smartphone come ad esempio TripWolf che consente di avere informazioni contestualizzate in base alla propria localizzazione e permette di scaricarle per poterle consultare offline in modo da non consumare tropo traffico in roaming nel caso di un viaggio all’estero;
Già a questo punto si può delineare una prima fondamentale differenza: tutti questi servizi sono offerti oggi attraverso delle applicazioni realizzate appositamente da diversi soggetti, che devono essere ricercate e installate sul proprio dispositivo, mentre su un dispositivo ULOOP sono delle funzionalità integrate nel modo di funzionamento della tecnologia stessa.
Scenario 2.4 Individuazione di attacchi alla rete attraverso la cooperazione:
per comprendere come questi meccanismi sociali lavorano e come potrebbero funzionare su ULOOP si è pensato di analizzare e confrontarli con i sistemi che si sviluppano negli ambienti peer-to-peer, come ad esempio Wikipedia, dove il gruppo punisce e isola quei soggetti che sfruttano il sistema senza contribuire o che addirittura lo danneggiano. Parte di questa analisi è stata già sviluppata attraverso l’analisi della catena di valore e dei meccanismi di incentivo che emergono nei modelli di interazione tra i soggetti ULOOP.
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
questa Scenario rappresentativo racchiude in realtà molte possibilità di utilizzo. A partire da attività di gruppo di tipo lavorativo o di studio, fino ad attività di social networking senza la necessità di una rete internet. L’utilizzo più interessante e stimolante è però quello di poter creare un coordinamento di attività di gruppo just-in-time che sia indipendente dall’accesso alla rete, in particolare per analizzare questa caratteristica prenderemo in considerazione il caso delle manifestazioni in Egitto e il problema dell’accesso alla rete negato dalle autorità.
Scenario 2.6 Condivisione di Device:
 Attraverso i dispositivi ULOOP sarà più semplice condividere dati e informazioni, ma anche periferiche. Penseremo alle difficoltà che si riscontrano nel tentativo di una condivisione tra due pc connessi tramite wi-fi e vedremo in che modo i dispositivi ULOOP possono differenziarsi in questi utilizzi.
Primi approcci teorici: alcuni chiarimenti
La ricerca su ULOOP è veramente complessa e sfaccettata, pertanto questi sono gli interrogativi iniziali che guideranno la nostra ricerca ma data la vastità degli argomenti toccati e delle possibilità offerte da questa nuova tecnologia sicuramente emergeranno nuovi interrogativi e nuove vie da esplorare.
È necessario a questo punto fare una ulteriore considerazione. Lo sviluppo e l’evoluzione e di una tecnologia possono essere ipotizzati e tracciati in base alle caratteristiche della tecnologia e alle ipotesi di utilizzo ma, come ci suggerisce l’approccio del Social Shaping of Technologies (Williams R., Edge D. The social shaping of technology, in Research Policy vol. 25, 1996)  la natura delle tecnologie e la direzione del loro cambiamento non è predeterminata in modo lineare, né  hanno necessariamente un “impatto” determinato sulla vita sociale ed economica. L’idea di fondo  è che la creazione e l’implementazione della tecnologia è modellata da un ampio numero di fattori organizzativi, politici, economici e sociali. Il Social Shaping of Technologies (SST) non è un modello teorico unitario, ma un approccio emergente da diversi filoni di ricerca i quali condividono alcune idee di fondo, a partire dal concetto di tecnologia stesso. Secondo l’approccio SST la tecnologia non è una “scatola nera inconoscibile” né un “equipaggiamento” che viene progettato e creato in risposta ad una necessità, collocato in un ambiente e poi spinto fino alla sua adozione da parte degli utenti. La tecnologia, invece, incorpora modelli socio-economici che devono essere svelati e analizzati, sia nel contenuto sia nei suoi processi di evoluzione e innovazione.
La tecnologia è vista come un <<fenomeno inclusivo>> (ibidem, p.868) il cui processo di sviluppo procede grazie all’interazione e alla tensione continua tra elementi tecnici e sociali. Per parlare di tecnologia e del suo sviluppo è necessario, dunque, considerare tutte quelle istituzioni, assetti e organizzazioni all’interno dei quali ha luogo l’adozione, la configurazione e l’utilizzo della tecnologia. In questo insieme di fattori devono essere incluse la conoscenza e l’expertise che l’hanno creata e che si incorporano in essa, e il processo di apprendimento e di esperienza che si sviluppa nell’uso della tecnologia stessa.
Questo approccio si concentra, inoltre, sul concetto di scelta che influenza tutti i passaggi nella creazione di una tecnologia dall’ideazione, alla progettazione, alla commercializzazione all’uso. Possiamo pensare alla tecnologia come un <<giardino di traiettorie che si biforcano>> (ibid. p857) e ogni scelta compiuta da ogni attore sociale può portare a diversi esiti e a diverse implicazioni per la società e per i gruppi sociali che la usano nel suo processo di evoluzione. Questo apre a due questioni che riguardano la negoziabilità e la irreversibilità.
1. La negoziabilità riguarda lo scopo per cui alcuni gruppi sociali forzano la forma delle tecnologie per i loro fini (si pensi alla nascita dell’e-mail, in seguito alla trasformazione del modo d’uso della tecnologia di connessione sviluppata da ARPANET).
2. L’irreversibilità riguarda il radicamento di certi usi che preclude la possibilità di sviluppi diversi o alternativi di quella tecnologia.
E’ importante, inoltre, osservare il modo in cui la tecnologia si diffonde, obiettivo questo della “Teoria della diffusione delle innovazioni” (Si veda su questo il contributo di Leah A. Lievrouw, Progettazione e sviluppo dei new media: diffusione delle innovazioni e modellamento sociale della tecnologia nell’edizione italiana del manuale Capire i New Media. Culture, comunicazione, innovazione tecnologica e istituzioni sociali e anche le slide realizzate da Davide Bennato sul tema) sviluppata da Rogers e che

pone particolare attenzione alle relazioni comunicative e ai flussi di informazione che promuovono l’adozione e l’implementazione di una tecnologia

Secondo questa teoria, infatti le reti di relazioni e i significati condivisi modellano l’azione sociale, inclusa l’adozione della tecnologia ed è importante tenerne conto soprattutto in quelle tecnologie che si sviluppano su modelli informatici di comunicazione.
Dal momento che U-Loop è una tecnologia altamente flessibile e che offre innovativi modi di interazione tra utenti e tra utenti e ambiente, sarà necessario un livello di analisi che vada oltre l’idea di “previsione dell’impatto sociale” e che, piuttosto, ponga attenzione ai modi in cui la tecnologia evolve sia in fase di progettazione sia in fase di adozione, non per anticipare ma per comprenderne al meglio gli sviluppi possibili e futuri.
Quanto detto fin qui raccoglie le prime domande e le prime considerazioni che orienteranno la nostra attività di ricerca su ULOOP.
Per le risposte dovrete attendere necessariamente i post successivi 🙂Questo post è il primo di una serie di articoli curati da Erica Giambitto e dedicati al progetto ULOOP.
Inizia  il nostro lavoro di ricerca nell’ambito del progetto ULOOP (User-centric Wireless Local Loop), che sarà principalmente orientato all’analisi della sostenibilità socio-economica di questa nuova tecnologia, e più in generale, ai suoi possibili impatti sociali.
ULOOP è un progetto triennale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del settimo programma quadro. Per l’Università di Urbino coordina il team interdisciplinare che lavora al progetto il Prof. Alessandro Bogliolo.
Che cos’è ULOOP
Come suggerisce il nome “User-centric Wireless Local Loop” ULOOP è una tecnologia che coinvolge l’utente nella creazione di reti. L’idea principale è quella di sfruttare l’alta densità di reti wireless disponibili sviluppando dei meccanismi di condivisione virtuosa che permettano una gestione delle risorse dinamiche volte a creare un’architettura che si auto-organizzi in base al contesto. Una volta realizzata, consentirà agli utenti di generare una rete wireless attraverso i loro dispositivi ULOOP permettendo da un lato di accedere ad Internet sostituendosi all’”ultimo miglio” e dall’altro di offrire e usufruire vicendevolmente di servizi attraverso i propri device, come ad esempio un local-loop attivato in base a ciò che una comunità di individui (utenti finali) desidera condividere (informazioni, dati, periferiche). Collaborazione sospinta da incentivi alla cooperazione e buone regole di comportamento il sui supporto sarà integrato direttamente al livello della piattaforma.
Gli usi previsti di ULOOP sono stati ipotizzati e raccolti in due casi d’uso specifici, ciascuno dei quali prevede degli Scenari rappresentativi che illustrano, in modo dettagliato, il modo in cui funzionerà questa tecnologia.  Il primo caso d’uso, da qui ULOOP1, riguarda in particolare gli aspetti legati alle potenzialità della tecnologia come ad esempio l’estensione della copertura offerta dal wireless e lo scambio di servizi e di dati tra utenti equipaggiati con dispositivi ULOOP. Il secondo caso d’uso, da qui ULOOP2,  si basa sulle caratteristiche del primo e prevede lo sviluppo di una connessione locale, legata alla compresenza degli utenti in un’area definita, in grado di adattarsi al contesto e alle necessità degli utenti stessi, fornendo così una piattaforma di scambio di dati e informazioni basata su un modello collaborativo.
Vediamo brevemente le scene rappresentative di ogni caso d’uso:
ULOOP 1
Scenario 1.1 Estensione della copertura a banda larga:
Interfacciando i dispositivi U-Loop gli utenti saranno in grado di configurarsi come nodi connessione alla rete espandendone la copertura o di sfruttare la disponibilità offerta in questo senso da un altro utente.
Scenario1.2 Offloading 3G: 
Secondo lo stesso principio parte del traffico che normalmente viene consumato sulla rete 3G potrà essere trasferito e smaltito attraverso U-Loop.
Scenario1.3 Comunicazioni intra-U-Loop: In uno spazio definito,  gli utenti possono creare reti ad-hoc per condividere informazioni internamente senza utilizzare la connessione ad internet, risparmiando batteria e costi di connessione;
Scenario1.4 Bilanciamento e adattamento del carico:
sovraccarichi della rete in termini di numeri d’accesso saranno gestiti dal sistema in modo da consentire una velocità di connessione ottimale per ogni utente;
Scenario1.5 Controllo d’accesso basato sulla fiducia:
I permessi di aggancio tra un device e l’altro verranno gestiti automaticamente dal sistema in base alle “credenziali” degli utenti, tracciate anche attraverso le relazioni stabilite sui social network. Questo potrà essere un meccanismo auto-regolatore del comportamento: feedback positivi renderanno più facile l’accesso ad altri device mentre feedback negativi renderanno più difficile la connessione;
Scenario1.6 Supporto di responsabilità:
Controllo della responsabilità delle azioni connesse, consentendo l’accesso ai servizi attraverso il proprio device si avrà la certezza che azioni scorrette compiute da altri non saranno attribuite a chi ha permesso la connessione.
ULOOP 2
Scenario 2.1 Monitoraggio collaborativo:
gli utenti collaborano nella raccolta e ri-diffusione di dati e informazioni riguardo all’ambiente, realizzando così un monitoraggio collaborativo di situazioni contingenti (pericoli, attività);
Scenario 2.2 Advertising di prossimità: 
invio e ricezione di comunicazioni commerciali riferite al contesto;
Scenario 2.3 Servizi turistici di comunità:
condivisione di informazioni turistiche sui luoghi in cui ci si trova;
Scenario 2.4 Individuazione collaborativa di attacchi:
comportamenti anormali o dannosi di altri utenti possono essere tracciati e individuati attraverso azioni collaborative;
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
che non necessitano di una connessione ad internet, e che avvengono in quel momento. Si pensi a come ad esempio flash mob, eventi, lavori di gruppo;
Scenario 2.6 Condivisione di device:
come ad esempio stampanti, possono essere rese disponibili da alcuni utenti ad altri membri della community.
Il nostro compito sarà quello di occuparci degli aspetti connessi alla sostenibilità sociale. 
Questo progetto si propone dunque di esplorare il potenziale di un local-loop wireless basato su un modello centrato sull’utente, ed è sviluppato grazie ad una collaborazione interdisciplinare volta ad approfondirne gli impatti da diverse prospettive: tecnico, di business, legislativo e sociale.
Abbiamo deciso di partire da una domanda, implicitamente parte del programma di ricerca affidatoci, che orientasse la nostra attività: ULOOP è una tecnologia che ha una sostenibilità sociale? Si tratta di una domanda non facile che necessita, prima ancora di una risposta, di alcuni chiarimenti preliminari. Dobbiamo perciò innanzitutto chiederci cosa intendiamo con sostenibilità sociale di una tecnologia.
Sostenibilità sociale come mantenimento dell’equilibrio di un sistema
In una prima concettualizzazione di sostenibilità sociale ci è stata utile la tesi di laurea di Serena Canu “Just Greener. Teoria e pratica degli eventi sostenibili in italia” la quale presenta diverse prospettive sulla sostenibilità. L’idea di sostenibilità che emerge unisce due concetti: la prima definizione di sviluppo sostenibile data nel 1987 dal rapporto Brundtland (WCED, Brundtland G.H , Mansour  K.,  1987 common future,  Oxford University Press, Oxford, GB), e cioè di uno sviluppo incentrato non solo sulla crescita economica ma anche su un aumento del benessere generale, e l’idea di sostenibilità sviluppata da Alessandro Lanza (Lanza Alessandro, Lo sviluppo sostenibile, Il Mulino, Bologna, 1997 ) che vede come necessaria una gestione delle risorse che sia compatibile con le capacità di riproduzione delle stesse. Dunque come prima idea di sostenibilità possiamo considerare uno sviluppo inteso come aumento del benessere collettivo organizzato sulla base di una gestione delle risorse che non porti a sprechi né ad un esaurimento delle stesse.
Un secondo concetto che può tornarci utile è quello di impronta ecologica secondo cui il comportamento di ognuno ha un impatto sull’ambiente ed è perciò responsabilità del singolo regolare il proprio modo di agire per rendere il suo impatto inquinante il più basso possibile.
Infine, un ulteriore punto di vista ci è offerto, sempre facendo riferimento alla tesi di Canu, da Serge Latouche il quale propone un modello basato sulla decrescita (Latouche Serge, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008) e cioè su una diminuzione dei consumi e su una migliore gestione delle risorse. Su questa base Latouche rimodella anche il concetto di impronta ecologica: descrivendola come un adeguamento dei consumi di ogni singolo individuo basato non più sulla quantità di inquinamento prodotto, bensì sulle risorse che l’ambiente ha a disposizione per ognuno. Questa nuova idea di sostenibilità ambientale può essere sviluppata, secondo Latouche, in un percorso che prevede otto tappe di cambiamento tra loro interdipendenti.
Possiamo a questo punto chiederci se i modi di utilizzo previsti da ULOOP rispettino le caratteristiche di sostenibilità citate e tracciare così le prime ipotesi sulla sostenibilità sociale di ULOOP.
Ciò che emerge dalla descrizione dei casi d’uso di ULOOP è l’idea di  una tecnologia il cui funzionamento si basa su una nuova concezione dell’utente, visto come nodo attivo della rete che contribuisce, mettendo a disposizione della collettività il proprio dispositivo per migliorare la gestione di risorse quali l’estensione di banda, la potenza di calcolo, l’utilizzo di memoria o energia, a sviluppare un sistema dinamico che sia in grado di adattarsi alle esigenze degli individui in relazione al contesto (luogo e momento di utilizzo). Il punto di forza di ULOOP  sta nella capacità del sistema di trasferire le risorse tra gli utenti in modo tale che, chi vuole, può permettere ad altri di utilizzare risorse a lui non necessarie in quel momento.
Forse a qualcuno, leggendo questa descrizione, sarà venuto in mente il progetto FON. Siete sulla buona strada perché proprio FON è uno dei partner del progetto ULOOP.
Possiamo rintracciare in questa modalità di funzionamento un sistema in grado di gestire le proprie risorse in maniera ottimale per il benessere della collettività. Un sistema che ha forti similitudini con quegli aspetti dello sviluppo sostenibile sopra evidenziati dalle teorie della sostenibilità.
Alcuni dei servizi offerti da ULOOP sembrano incarnare quelle tappe descritte da Latouche (ibidem). Un esempio è quella che l’autore chiama Rivalutazione:  e cioè la “rivalutazione di valori oggi sopraffatti”  come può essere la condivisione di risorse senza scopo di lucro. Oppure la Riconcettualizzazione e la Ridistribuzione: tappe basate sulla “ristrutturazione dei rapporti sociali e ridistribuzione delle ricchezze”, con ULOOP si può infatti mettere a disposizione il contributo del proprio device e ottimizzare il consumo di banda o di batteria agendo anche in un’ottica di Riduzione dei consumi. Ancora, possiamo considerare la Rilocalizzazione: per cui “movimenti di merci e capitali devono essere limitati all’indispensabile”, ULOOP consente uno scambio di informazioni che riguardano l’area in cui gli utenti si trovano in un determinato momento (ad esempio informazioni turistiche, di traffico o commerciali)  senza dover ricorrere ad una connessione ad internet.
ULOOP come comunità in cui emerge capitale sociale
Lo scambio reciproco di risorse e servizi che avviene tra utenti, e tra utente e sistema, può essere osservato anche attraverso il concetto di capitale sociale. Come espresso da Portes (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998. p.1-24) il capitale sociale è la capacità di ottenere vantaggi attraverso l’appartenenza a reti e ad altre strutture sociali per cui per

possedere capitale sociale una persona deve essere relazionata ad altre, e sono quegli altri, e non lui stesso, a costituire la fonte di suoi vantaggi (ibidem, p.6).

Riportando la definizione di Bourdieu di capitale sociale e cioè

l’aggregato delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete di relazioni di reciproca conoscenza (…), in cui i vantaggi che derivano dall’appartenenza ad un gruppo sono le basi della solidarietà che lo rende possibile (Bourdieu 1985, p. 248)

l’autore evidenzia come il capitale sociale sia scomponibile in due elementi: la relazione sociale che permette agli individui di ottenere l’accesso alle risorse possedute da altri e la quantità e la qualità delle risorse in sé.
Le caratteristiche proprie di ULOOP lo rendono un luogo dinamico all’interno del quale diversi attori interagiscono per usufruire di una rete di risorse e servizi, fornendo a loro volta un servizio. ULOOP si configura, dunque, come una rete di relazioni da cui emerge capitale sociale.
Il lavoro di Portes ci aiuta anche nel tentativo di comprendere le motivazioni per cui i membri di ULOOP, dovrebbero rendere disponibili le proprie risorse a vantaggio di altri. Secondo l’autore le motivazioni di chi, attraverso il proprio contributo, fornisce ad altri l’accesso alle risorse possono essere distinte in due generi: consumatorie strumentali.
Le prime riguardano gli individui che provano senso di comunità e di appartenenza nei confronti dell’ambiente in cui agiscono, per questo saranno ben disposti nell’aiutare gli altri membri della comunità e a rispettare le regole condivise.
Le seconde vedono gli individui affidarsi al funzionamento della comunità come garanzia del fatto che saranno ripagati del loro contributo, sia in termini di restituzione del servizio o della risorsa, sia in termini di acquisizione di uno status onorevole che riscuote approvazione dalla comunità.
Alla base di questi meccanismi c’è la percezione di appartenenza ad una comunità sulla quale si struttura da un lato la bounded solidarity per cui l’identificazione con il proprio gruppo spinge a contribuire al suo benessere favorendo l’iniziativa reciproca, cortocircuitando il fenomeno del free riding (Coleman 1990, pp.273; Portes & Sensenbrenner 1993); dall’altro una enforceable trust secondo cui l’appartenenza comune ad una stessa comunità è garanzia che il proprio contributo verrà ripagato con un riconoscimento da parte della comunità e che il debito verrà ripagato.
Questi concetti possono aiutarci ad approfondire l’analisi già intrapresa (ULOOP, White Paper 03, p.5) sull’inserimento degli utenti di ULOOP nella catena del valore, per cui ogni utente in essa coinvolto deve trarre vantaggio dall’uso di ULOOP in modo da essere motivato alla partecipazione supportandone così il funzionamento.
In particolare l’analisi evidenzia diverse forme di incentivi alla partecipazione e cioè: vantaggi immediati forniti dalla partecipazione ad uno scenario; il coinvolgimento nella catena del valore per cui gli attori coinvolti devono beneficiare da ULOOP in modo da essere motivati ad attivare e supportare le caratteristiche di ULOOP; il “role swapping per cui gli eventuali svantaggi sofferti in una situazione verranno ricompensati da vantaggi ottenuti in altre situazioni; l’acquisizione di una reputazione basata sul comportamento tenuto in ULOOP e la possibilità di monetarizzazione, ovvero l’accumulazione di crediti spendibili nella catena del valore.
Sostenibilità sociale come raggiungimento di una massa critica
Un altro modo di interrogarci sulla sostenibilità sociale di ULOOP nella nostra ricerca ha a che fare con il raggiungimento della massa critica, e cioè il raggiungimento di un numero di utenti tale da permettere alla rete ULOOP di autoalimentarsi e di sostenersi.
<< La sostenibilità socio-economica di una rete ULOOP dipende dalla diffusione dei devices abilitati ULOOP che, a sua volta, dipende dalla capacità del modello di attirare le persone. Così, l’analisi di sostenibilità deve cominciare dalle caratteristiche chiave di ULOOP, che possono essere percepite come valore aggiunto dai giocatori coinvolti nel modello>> (White Paper on ULOOP Socio-Economics).
La diffusione dei device abilitati, al momento non è quantificabile essendo ULOOP una tecnologia in fase di progettazione, ma viene ipotizzata analizzando i requisiti di penetrazione necessari al funzionamento del modello. Per ognuno dei casi d’uso analizzati nel report sono stati individuati dei requisiti di penetrazione che ipotizzassero la quantità di minima, target (ottimale) e motivazionale (che stimoli la partecipazione e che invogli altri attori ad utilizzare ULOOP)  di device raggiungibili da ogni nodo della rete, necessari al funzionamento del modello.
La densità degli utenti che utilizzano ULOOP, dunque, influenza le sue possibilità di funzionamento e, di conseguenza, anche la sua qualità. Il raggiungimento di una densità motivazionale, ad esempio, può invogliare altri utenti ad attivarsi, aggiungendo così un nuovo nodo potenzialmente attivo alla rete. Inoltre, più nodi potenzialmente attivi si aggiungono alla rete, più il valore aggiunto percepito dagli utenti aumenta (si pensi a come cresce il valore di un social network con il crescere delle persone che lo utilizzano).
Possiamo così richiamare il concetto di network effect. In particolare ciò che ci interessa è l’accezione che ne dà la legge di Metcalfe secondo cui il valore di una rete è proporzionale al quadrato degli utenti della rete stessa. Il network effect, però, si sviluppa solo dopo che il numero di adesioni ha superato una certa soglia, detta massa critica.
In questo senso un’altra domanda di ricerca potrebbe essere: quali tecnologie hanno raggiunto una massa criticaQuali sono le caratteristiche che hanno in comune e hanno consentito loro di raggiungere una massa critica? E’ possibile rintracciare queste caratteristiche anche in ULOOP?
Una delle tecnologie prese in considerazione è la connessione ad internet da mobile. Secondo l’analisi di Nielsen Media (Critical Mass, The Worldwide state of the Mobile web, Nielsen Mobile, 2008), l’utilizzo di Internet da dispositivo mobile ha raggiunto una massa critica di utenti attraverso una confluenza di fattori che hanno portato ad un  miglioramento dell’esperienza di Internet da parte degli utenti, fattori  tra cui spiccano  la velocità delle reti e la disponibilità dei contenuti .
Un altro confronto utile potrebbe rivelarsi quello con Apple iPhone. Lo stesso studio di Nielsen rivela che sebbene nell’anno in cui è stato svolto lo studio iPhone fosse ancora agli esordi, l’82% di possessori di iPhone lo utilizzavano per collegarsi ad Internet. Il rapporto degli utenti con iPhone ha migliorato l’esperienza degli utenti con i device mobili, creando nuove aspettative di esperienza nell’uso di un device per collegarsi alla rete in merito alla sua usabilità e allapossibilità di condividere informazioni geolocalizzate e in tempo reale.
Miglioramento dell’esperienza nei confronti e grazie alla tecnologia, velocità, mobilità, disponibilità di contenuti e di informazioni sensibili al contesto. Caratteristiche queste che sono alla base del funzionamento dei dispositivi ULOOP: garantisce un trasferimento di dati veloce in quanto sfrutta tutte le risorse disponibili per la condivisione dei dati; consente, attraverso il bilanciamento del carico di traffico, di evitare eventuali sovraccarichi di rete e, dunque, rallentamenti; si adatta al contesto nel funzionamento in generale, nella reperibilità di servizi e nella raccolta e diffusione di informazioni.
Queste considerazioni fanno emergere un altro interrogativo per la nostra ricerca: perché si dovrebbe usare una tecnologia come ULOOP dal momento che ne esistano già di simili largamente usate? Quali sono le caratteristiche che potrebbero spingere gli utenti all’utilizzo di ULOOP?
ULOOP si differenzia da tutte le altre tecnologie nella possibilità offerta agli utenti di sviluppare local loop wireless in maniera autonoma e semplice. Come introdotto nel White Paper 01, la tecnologia di ULOOP sfrutta il recente successo di tecnologie come il Wi-Fi ponendosi come anello di passaggio nella diffusione della rete dal Wi-Fi all’utente finale.  La flessibilità del Wi-Fi sta dando nuove possibilità di connessione alla rete internet, soprattutto nello sviluppo di tecnologie che permettono all’utente di diventare un nodo attivo nella catena di distribuzione della connettività (vedi appunto FON).
Attraverso i device abilitati ULOOP gli utenti possono creare delle reti collegandosi tra di loro, anche in maniera indipendente dalla rete Internet;  oppure legate ad essa agendo come suo diretto punto di espansione della portata. Questo consente da un lato una maggiore fluidità e semplicità nello scambio di dati e informazioni e dall’altro un’estensione della  portata della rete ad un costo ridotto.
La flessibilità e la libertà offerte nella creazione di reti mettono in evidenza un altro tratto unico di ULOOP e cioè lapossibilità di sviluppare una architettura di rete “Fai-Da-Te”, caratterizzata da una infrastruttura altamente dinamica e adattabile al contesto d’uso.
Analizzando a fondo le scene rappresentative dei casi d’uso e confrontandole con tecnologie già esistenti che offrono servizi simili potremmo comprendere meglio l’unicità e l’attrattività di ULOOP dal punto di vista dell’utente. Per fare questo ci concentreremo in particolare sul caso d’uso ULOOP2 in quanto descrive effettivi comportamenti di utilizzo di ULOOP tra utenti che possono essere riscontrate anche in altre tecnologie.
Scenario 2.1 Collaborative monitoring:
attraverso ULOOP si può sviluppare un controllo sull’ambiente in tempo reale e collaborativo, in modo da fornire ad altri utenti informazioni il più possibile dettagliate. Questa caratteristica può essere confrontata con applicazioni iPhone, o più in generale per smartphone, per il controllo del traffico in tempo reale come ad esempio Wikango e Waze.
Scenario 2.2 Advertising di Prossimità:
 
e le sue potenzialità possono essere confrontate  con i check-in di foursquare oppure i facebookdeals.
Scenario 2.3 Servizi turistici alla comunità:
prevede una condivisione di informazioni turistiche all’interno della rete creata ad hoc da turisti che si trovano in una stessa zona o dagli abitanti locali per agevolare la presenza dei turisti nel territorio. Questo tipo di funzionalità può essere paragonato con applicazioni per smartphone come ad esempio TripWolf che consente di avere informazioni contestualizzate in base alla propria localizzazione e permette di scaricarle per poterle consultare offline in modo da non consumare tropo traffico in roaming nel caso di un viaggio all’estero;
Già a questo punto si può delineare una prima fondamentale differenza: tutti questi servizi sono offerti oggi attraverso delle applicazioni realizzate appositamente da diversi soggetti, che devono essere ricercate e installate sul proprio dispositivo, mentre su un dispositivo ULOOP sono delle funzionalità integrate nel modo di funzionamento della tecnologia stessa.
Scenario 2.4 Individuazione di attacchi alla rete attraverso la cooperazione:
per comprendere come questi meccanismi sociali lavorano e come potrebbero funzionare su ULOOP si è pensato di analizzare e confrontarli con i sistemi che si sviluppano negli ambienti peer-to-peer, come ad esempio Wikipedia, dove il gruppo punisce e isola quei soggetti che sfruttano il sistema senza contribuire o che addirittura lo danneggiano. Parte di questa analisi è stata già sviluppata attraverso l’analisi della catena di valore e dei meccanismi di incentivo che emergono nei modelli di interazione tra i soggetti ULOOP.
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
questa Scenario rappresentativo racchiude in realtà molte possibilità di utilizzo. A partire da attività di gruppo di tipo lavorativo o di studio, fino ad attività di social networking senza la necessità di una rete internet. L’utilizzo più interessante e stimolante è però quello di poter creare un coordinamento di attività di gruppo just-in-time che sia indipendente dall’accesso alla rete, in particolare per analizzare questa caratteristica prenderemo in considerazione il caso delle manifestazioni in Egitto e il problema dell’accesso alla rete negato dalle autorità.
Scenario 2.6 Condivisione di Device:
 Attraverso i dispositivi ULOOP sarà più semplice condividere dati e informazioni, ma anche periferiche. Penseremo alle difficoltà che si riscontrano nel tentativo di una condivisione tra due pc connessi tramite wi-fi e vedremo in che modo i dispositivi ULOOP possono differenziarsi in questi utilizzi.
Primi approcci teorici: alcuni chiarimenti
La ricerca su ULOOP è veramente complessa e sfaccettata, pertanto questi sono gli interrogativi iniziali che guideranno la nostra ricerca ma data la vastità degli argomenti toccati e delle possibilità offerte da questa nuova tecnologia sicuramente emergeranno nuovi interrogativi e nuove vie da esplorare.
È necessario a questo punto fare una ulteriore considerazione. Lo sviluppo e l’evoluzione e di una tecnologia possono essere ipotizzati e tracciati in base alle caratteristiche della tecnologia e alle ipotesi di utilizzo ma, come ci suggerisce l’approccio del Social Shaping of Technologies (Williams R., Edge D. The social shaping of technology, in Research Policy vol. 25, 1996)  la natura delle tecnologie e la direzione del loro cambiamento non è predeterminata in modo lineare, né  hanno necessariamente un “impatto” determinato sulla vita sociale ed economica. L’idea di fondo  è che la creazione e l’implementazione della tecnologia è modellata da un ampio numero di fattori organizzativi, politici, economici e sociali. Il Social Shaping of Technologies (SST) non è un modello teorico unitario, ma un approccio emergente da diversi filoni di ricerca i quali condividono alcune idee di fondo, a partire dal concetto di tecnologia stesso. Secondo l’approccio SST la tecnologia non è una “scatola nera inconoscibile” né un “equipaggiamento” che viene progettato e creato in risposta ad una necessità, collocato in un ambiente e poi spinto fino alla sua adozione da parte degli utenti. La tecnologia, invece, incorpora modelli socio-economici che devono essere svelati e analizzati, sia nel contenuto sia nei suoi processi di evoluzione e innovazione.
La tecnologia è vista come un <<fenomeno inclusivo>> (ibidem, p.868) il cui processo di sviluppo procede grazie all’interazione e alla tensione continua tra elementi tecnici e sociali. Per parlare di tecnologia e del suo sviluppo è necessario, dunque, considerare tutte quelle istituzioni, assetti e organizzazioni all’interno dei quali ha luogo l’adozione, la configurazione e l’utilizzo della tecnologia. In questo insieme di fattori devono essere incluse la conoscenza e l’expertise che l’hanno creata e che si incorporano in essa, e il processo di apprendimento e di esperienza che si sviluppa nell’uso della tecnologia stessa.
Questo approccio si concentra, inoltre, sul concetto di scelta che influenza tutti i passaggi nella creazione di una tecnologia dall’ideazione, alla progettazione, alla commercializzazione all’uso. Possiamo pensare alla tecnologia come un <<giardino di traiettorie che si biforcano>> (ibid. p857) e ogni scelta compiuta da ogni attore sociale può portare a diversi esiti e a diverse implicazioni per la società e per i gruppi sociali che la usano nel suo processo di evoluzione. Questo apre a due questioni che riguardano la negoziabilità e la irreversibilità.
1. La negoziabilità riguarda lo scopo per cui alcuni gruppi sociali forzano la forma delle tecnologie per i loro fini (si pensi alla nascita dell’e-mail, in seguito alla trasformazione del modo d’uso della tecnologia di connessione sviluppata da ARPANET).
2. L’irreversibilità riguarda il radicamento di certi usi che preclude la possibilità di sviluppi diversi o alternativi di quella tecnologia.
E’ importante, inoltre, osservare il modo in cui la tecnologia si diffonde, obiettivo questo della “Teoria della diffusione delle innovazioni” (Si veda su questo il contributo di Leah A. Lievrouw, Progettazione e sviluppo dei new media: diffusione delle innovazioni e modellamento sociale della tecnologia nell’edizione italiana del manuale Capire i New Media. Culture, comunicazione, innovazione tecnologica e istituzioni sociali e anche le slide realizzate da Davide Bennato sul tema) sviluppata da Rogers e che

pone particolare attenzione alle relazioni comunicative e ai flussi di informazione che promuovono l’adozione e l’implementazione di una tecnologia

Secondo questa teoria, infatti le reti di relazioni e i significati condivisi modellano l’azione sociale, inclusa l’adozione della tecnologia ed è importante tenerne conto soprattutto in quelle tecnologie che si sviluppano su modelli informatici di comunicazione.
Dal momento che U-Loop è una tecnologia altamente flessibile e che offre innovativi modi di interazione tra utenti e tra utenti e ambiente, sarà necessario un livello di analisi che vada oltre l’idea di “previsione dell’impatto sociale” e che, piuttosto, ponga attenzione ai modi in cui la tecnologia evolve sia in fase di progettazione sia in fase di adozione, non per anticipare ma per comprenderne al meglio gli sviluppi possibili e futuri.
Quanto detto fin qui raccoglie le prime domande e le prime considerazioni che orienteranno la nostra attività di ricerca su ULOOP.
Per le risposte dovrete attendere necessariamente i post successivi 🙂Questo post è il primo di una serie di articoli curati da Erica Giambitto e dedicati al progetto ULOOP.
Inizia  il nostro lavoro di ricerca nell’ambito del progetto ULOOP (User-centric Wireless Local Loop), che sarà principalmente orientato all’analisi della sostenibilità socio-economica di questa nuova tecnologia, e più in generale, ai suoi possibili impatti sociali.
ULOOP è un progetto triennale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del settimo programma quadro. Per l’Università di Urbino coordina il team interdisciplinare che lavora al progetto il Prof. Alessandro Bogliolo.
Che cos’è ULOOP
Come suggerisce il nome “User-centric Wireless Local Loop” ULOOP è una tecnologia che coinvolge l’utente nella creazione di reti. L’idea principale è quella di sfruttare l’alta densità di reti wireless disponibili sviluppando dei meccanismi di condivisione virtuosa che permettano una gestione delle risorse dinamiche volte a creare un’architettura che si auto-organizzi in base al contesto. Una volta realizzata, consentirà agli utenti di generare una rete wireless attraverso i loro dispositivi ULOOP permettendo da un lato di accedere ad Internet sostituendosi all’”ultimo miglio” e dall’altro di offrire e usufruire vicendevolmente di servizi attraverso i propri device, come ad esempio un local-loop attivato in base a ciò che una comunità di individui (utenti finali) desidera condividere (informazioni, dati, periferiche). Collaborazione sospinta da incentivi alla cooperazione e buone regole di comportamento il sui supporto sarà integrato direttamente al livello della piattaforma.
Gli usi previsti di ULOOP sono stati ipotizzati e raccolti in due casi d’uso specifici, ciascuno dei quali prevede degli Scenari rappresentativi che illustrano, in modo dettagliato, il modo in cui funzionerà questa tecnologia.  Il primo caso d’uso, da qui ULOOP1, riguarda in particolare gli aspetti legati alle potenzialità della tecnologia come ad esempio l’estensione della copertura offerta dal wireless e lo scambio di servizi e di dati tra utenti equipaggiati con dispositivi ULOOP. Il secondo caso d’uso, da qui ULOOP2,  si basa sulle caratteristiche del primo e prevede lo sviluppo di una connessione locale, legata alla compresenza degli utenti in un’area definita, in grado di adattarsi al contesto e alle necessità degli utenti stessi, fornendo così una piattaforma di scambio di dati e informazioni basata su un modello collaborativo.
Vediamo brevemente le scene rappresentative di ogni caso d’uso:
ULOOP 1
Scenario 1.1 Estensione della copertura a banda larga:
Interfacciando i dispositivi U-Loop gli utenti saranno in grado di configurarsi come nodi connessione alla rete espandendone la copertura o di sfruttare la disponibilità offerta in questo senso da un altro utente.
Scenario1.2 Offloading 3G: 
Secondo lo stesso principio parte del traffico che normalmente viene consumato sulla rete 3G potrà essere trasferito e smaltito attraverso U-Loop.
Scenario1.3 Comunicazioni intra-U-Loop: In uno spazio definito,  gli utenti possono creare reti ad-hoc per condividere informazioni internamente senza utilizzare la connessione ad internet, risparmiando batteria e costi di connessione;
Scenario1.4 Bilanciamento e adattamento del carico:
sovraccarichi della rete in termini di numeri d’accesso saranno gestiti dal sistema in modo da consentire una velocità di connessione ottimale per ogni utente;
Scenario1.5 Controllo d’accesso basato sulla fiducia:
I permessi di aggancio tra un device e l’altro verranno gestiti automaticamente dal sistema in base alle “credenziali” degli utenti, tracciate anche attraverso le relazioni stabilite sui social network. Questo potrà essere un meccanismo auto-regolatore del comportamento: feedback positivi renderanno più facile l’accesso ad altri device mentre feedback negativi renderanno più difficile la connessione;
Scenario1.6 Supporto di responsabilità:
Controllo della responsabilità delle azioni connesse, consentendo l’accesso ai servizi attraverso il proprio device si avrà la certezza che azioni scorrette compiute da altri non saranno attribuite a chi ha permesso la connessione.
ULOOP 2
Scenario 2.1 Monitoraggio collaborativo:
gli utenti collaborano nella raccolta e ri-diffusione di dati e informazioni riguardo all’ambiente, realizzando così un monitoraggio collaborativo di situazioni contingenti (pericoli, attività);
Scenario 2.2 Advertising di prossimità: 
invio e ricezione di comunicazioni commerciali riferite al contesto;
Scenario 2.3 Servizi turistici di comunità:
condivisione di informazioni turistiche sui luoghi in cui ci si trova;
Scenario 2.4 Individuazione collaborativa di attacchi:
comportamenti anormali o dannosi di altri utenti possono essere tracciati e individuati attraverso azioni collaborative;
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
che non necessitano di una connessione ad internet, e che avvengono in quel momento. Si pensi a come ad esempio flash mob, eventi, lavori di gruppo;
Scenario 2.6 Condivisione di device:
come ad esempio stampanti, possono essere rese disponibili da alcuni utenti ad altri membri della community.
Il nostro compito sarà quello di occuparci degli aspetti connessi alla sostenibilità sociale. 
Questo progetto si propone dunque di esplorare il potenziale di un local-loop wireless basato su un modello centrato sull’utente, ed è sviluppato grazie ad una collaborazione interdisciplinare volta ad approfondirne gli impatti da diverse prospettive: tecnico, di business, legislativo e sociale.
Abbiamo deciso di partire da una domanda, implicitamente parte del programma di ricerca affidatoci, che orientasse la nostra attività: ULOOP è una tecnologia che ha una sostenibilità sociale? Si tratta di una domanda non facile che necessita, prima ancora di una risposta, di alcuni chiarimenti preliminari. Dobbiamo perciò innanzitutto chiederci cosa intendiamo con sostenibilità sociale di una tecnologia.
Sostenibilità sociale come mantenimento dell’equilibrio di un sistema
In una prima concettualizzazione di sostenibilità sociale ci è stata utile la tesi di laurea di Serena Canu “Just Greener. Teoria e pratica degli eventi sostenibili in italia” la quale presenta diverse prospettive sulla sostenibilità. L’idea di sostenibilità che emerge unisce due concetti: la prima definizione di sviluppo sostenibile data nel 1987 dal rapporto Brundtland (WCED, Brundtland G.H , Mansour  K.,  1987 common future,  Oxford University Press, Oxford, GB), e cioè di uno sviluppo incentrato non solo sulla crescita economica ma anche su un aumento del benessere generale, e l’idea di sostenibilità sviluppata da Alessandro Lanza (Lanza Alessandro, Lo sviluppo sostenibile, Il Mulino, Bologna, 1997 ) che vede come necessaria una gestione delle risorse che sia compatibile con le capacità di riproduzione delle stesse. Dunque come prima idea di sostenibilità possiamo considerare uno sviluppo inteso come aumento del benessere collettivo organizzato sulla base di una gestione delle risorse che non porti a sprechi né ad un esaurimento delle stesse.
Un secondo concetto che può tornarci utile è quello di impronta ecologica secondo cui il comportamento di ognuno ha un impatto sull’ambiente ed è perciò responsabilità del singolo regolare il proprio modo di agire per rendere il suo impatto inquinante il più basso possibile.
Infine, un ulteriore punto di vista ci è offerto, sempre facendo riferimento alla tesi di Canu, da Serge Latouche il quale propone un modello basato sulla decrescita (Latouche Serge, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008) e cioè su una diminuzione dei consumi e su una migliore gestione delle risorse. Su questa base Latouche rimodella anche il concetto di impronta ecologica: descrivendola come un adeguamento dei consumi di ogni singolo individuo basato non più sulla quantità di inquinamento prodotto, bensì sulle risorse che l’ambiente ha a disposizione per ognuno. Questa nuova idea di sostenibilità ambientale può essere sviluppata, secondo Latouche, in un percorso che prevede otto tappe di cambiamento tra loro interdipendenti.
Possiamo a questo punto chiederci se i modi di utilizzo previsti da ULOOP rispettino le caratteristiche di sostenibilità citate e tracciare così le prime ipotesi sulla sostenibilità sociale di ULOOP.
Ciò che emerge dalla descrizione dei casi d’uso di ULOOP è l’idea di  una tecnologia il cui funzionamento si basa su una nuova concezione dell’utente, visto come nodo attivo della rete che contribuisce, mettendo a disposizione della collettività il proprio dispositivo per migliorare la gestione di risorse quali l’estensione di banda, la potenza di calcolo, l’utilizzo di memoria o energia, a sviluppare un sistema dinamico che sia in grado di adattarsi alle esigenze degli individui in relazione al contesto (luogo e momento di utilizzo). Il punto di forza di ULOOP  sta nella capacità del sistema di trasferire le risorse tra gli utenti in modo tale che, chi vuole, può permettere ad altri di utilizzare risorse a lui non necessarie in quel momento.
Forse a qualcuno, leggendo questa descrizione, sarà venuto in mente il progetto FON. Siete sulla buona strada perché proprio FON è uno dei partner del progetto ULOOP.
Possiamo rintracciare in questa modalità di funzionamento un sistema in grado di gestire le proprie risorse in maniera ottimale per il benessere della collettività. Un sistema che ha forti similitudini con quegli aspetti dello sviluppo sostenibile sopra evidenziati dalle teorie della sostenibilità.
Alcuni dei servizi offerti da ULOOP sembrano incarnare quelle tappe descritte da Latouche (ibidem). Un esempio è quella che l’autore chiama Rivalutazione:  e cioè la “rivalutazione di valori oggi sopraffatti”  come può essere la condivisione di risorse senza scopo di lucro. Oppure la Riconcettualizzazione e la Ridistribuzione: tappe basate sulla “ristrutturazione dei rapporti sociali e ridistribuzione delle ricchezze”, con ULOOP si può infatti mettere a disposizione il contributo del proprio device e ottimizzare il consumo di banda o di batteria agendo anche in un’ottica di Riduzione dei consumi. Ancora, possiamo considerare la Rilocalizzazione: per cui “movimenti di merci e capitali devono essere limitati all’indispensabile”, ULOOP consente uno scambio di informazioni che riguardano l’area in cui gli utenti si trovano in un determinato momento (ad esempio informazioni turistiche, di traffico o commerciali)  senza dover ricorrere ad una connessione ad internet.
ULOOP come comunità in cui emerge capitale sociale
Lo scambio reciproco di risorse e servizi che avviene tra utenti, e tra utente e sistema, può essere osservato anche attraverso il concetto di capitale sociale. Come espresso da Portes (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998. p.1-24) il capitale sociale è la capacità di ottenere vantaggi attraverso l’appartenenza a reti e ad altre strutture sociali per cui per

possedere capitale sociale una persona deve essere relazionata ad altre, e sono quegli altri, e non lui stesso, a costituire la fonte di suoi vantaggi (ibidem, p.6).

Riportando la definizione di Bourdieu di capitale sociale e cioè

l’aggregato delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete di relazioni di reciproca conoscenza (…), in cui i vantaggi che derivano dall’appartenenza ad un gruppo sono le basi della solidarietà che lo rende possibile (Bourdieu 1985, p. 248)

l’autore evidenzia come il capitale sociale sia scomponibile in due elementi: la relazione sociale che permette agli individui di ottenere l’accesso alle risorse possedute da altri e la quantità e la qualità delle risorse in sé.
Le caratteristiche proprie di ULOOP lo rendono un luogo dinamico all’interno del quale diversi attori interagiscono per usufruire di una rete di risorse e servizi, fornendo a loro volta un servizio. ULOOP si configura, dunque, come una rete di relazioni da cui emerge capitale sociale.
Il lavoro di Portes ci aiuta anche nel tentativo di comprendere le motivazioni per cui i membri di ULOOP, dovrebbero rendere disponibili le proprie risorse a vantaggio di altri. Secondo l’autore le motivazioni di chi, attraverso il proprio contributo, fornisce ad altri l’accesso alle risorse possono essere distinte in due generi: consumatorie strumentali.
Le prime riguardano gli individui che provano senso di comunità e di appartenenza nei confronti dell’ambiente in cui agiscono, per questo saranno ben disposti nell’aiutare gli altri membri della comunità e a rispettare le regole condivise.
Le seconde vedono gli individui affidarsi al funzionamento della comunità come garanzia del fatto che saranno ripagati del loro contributo, sia in termini di restituzione del servizio o della risorsa, sia in termini di acquisizione di uno status onorevole che riscuote approvazione dalla comunità.
Alla base di questi meccanismi c’è la percezione di appartenenza ad una comunità sulla quale si struttura da un lato la bounded solidarity per cui l’identificazione con il proprio gruppo spinge a contribuire al suo benessere favorendo l’iniziativa reciproca, cortocircuitando il fenomeno del free riding (Coleman 1990, pp.273; Portes & Sensenbrenner 1993); dall’altro una enforceable trust secondo cui l’appartenenza comune ad una stessa comunità è garanzia che il proprio contributo verrà ripagato con un riconoscimento da parte della comunità e che il debito verrà ripagato.
Questi concetti possono aiutarci ad approfondire l’analisi già intrapresa (ULOOP, White Paper 03, p.5) sull’inserimento degli utenti di ULOOP nella catena del valore, per cui ogni utente in essa coinvolto deve trarre vantaggio dall’uso di ULOOP in modo da essere motivato alla partecipazione supportandone così il funzionamento.
In particolare l’analisi evidenzia diverse forme di incentivi alla partecipazione e cioè: vantaggi immediati forniti dalla partecipazione ad uno scenario; il coinvolgimento nella catena del valore per cui gli attori coinvolti devono beneficiare da ULOOP in modo da essere motivati ad attivare e supportare le caratteristiche di ULOOP; il “role swapping per cui gli eventuali svantaggi sofferti in una situazione verranno ricompensati da vantaggi ottenuti in altre situazioni; l’acquisizione di una reputazione basata sul comportamento tenuto in ULOOP e la possibilità di monetarizzazione, ovvero l’accumulazione di crediti spendibili nella catena del valore.
Sostenibilità sociale come raggiungimento di una massa critica
Un altro modo di interrogarci sulla sostenibilità sociale di ULOOP nella nostra ricerca ha a che fare con il raggiungimento della massa critica, e cioè il raggiungimento di un numero di utenti tale da permettere alla rete ULOOP di autoalimentarsi e di sostenersi.
<< La sostenibilità socio-economica di una rete ULOOP dipende dalla diffusione dei devices abilitati ULOOP che, a sua volta, dipende dalla capacità del modello di attirare le persone. Così, l’analisi di sostenibilità deve cominciare dalle caratteristiche chiave di ULOOP, che possono essere percepite come valore aggiunto dai giocatori coinvolti nel modello>> (White Paper on ULOOP Socio-Economics).
La diffusione dei device abilitati, al momento non è quantificabile essendo ULOOP una tecnologia in fase di progettazione, ma viene ipotizzata analizzando i requisiti di penetrazione necessari al funzionamento del modello. Per ognuno dei casi d’uso analizzati nel report sono stati individuati dei requisiti di penetrazione che ipotizzassero la quantità di minima, target (ottimale) e motivazionale (che stimoli la partecipazione e che invogli altri attori ad utilizzare ULOOP)  di device raggiungibili da ogni nodo della rete, necessari al funzionamento del modello.
La densità degli utenti che utilizzano ULOOP, dunque, influenza le sue possibilità di funzionamento e, di conseguenza, anche la sua qualità. Il raggiungimento di una densità motivazionale, ad esempio, può invogliare altri utenti ad attivarsi, aggiungendo così un nuovo nodo potenzialmente attivo alla rete. Inoltre, più nodi potenzialmente attivi si aggiungono alla rete, più il valore aggiunto percepito dagli utenti aumenta (si pensi a come cresce il valore di un social network con il crescere delle persone che lo utilizzano).
Possiamo così richiamare il concetto di network effect. In particolare ciò che ci interessa è l’accezione che ne dà la legge di Metcalfe secondo cui il valore di una rete è proporzionale al quadrato degli utenti della rete stessa. Il network effect, però, si sviluppa solo dopo che il numero di adesioni ha superato una certa soglia, detta massa critica.
In questo senso un’altra domanda di ricerca potrebbe essere: quali tecnologie hanno raggiunto una massa criticaQuali sono le caratteristiche che hanno in comune e hanno consentito loro di raggiungere una massa critica? E’ possibile rintracciare queste caratteristiche anche in ULOOP?
Una delle tecnologie prese in considerazione è la connessione ad internet da mobile. Secondo l’analisi di Nielsen Media (Critical Mass, The Worldwide state of the Mobile web, Nielsen Mobile, 2008), l’utilizzo di Internet da dispositivo mobile ha raggiunto una massa critica di utenti attraverso una confluenza di fattori che hanno portato ad un  miglioramento dell’esperienza di Internet da parte degli utenti, fattori  tra cui spiccano  la velocità delle reti e la disponibilità dei contenuti .
Un altro confronto utile potrebbe rivelarsi quello con Apple iPhone. Lo stesso studio di Nielsen rivela che sebbene nell’anno in cui è stato svolto lo studio iPhone fosse ancora agli esordi, l’82% di possessori di iPhone lo utilizzavano per collegarsi ad Internet. Il rapporto degli utenti con iPhone ha migliorato l’esperienza degli utenti con i device mobili, creando nuove aspettative di esperienza nell’uso di un device per collegarsi alla rete in merito alla sua usabilità e allapossibilità di condividere informazioni geolocalizzate e in tempo reale.
Miglioramento dell’esperienza nei confronti e grazie alla tecnologia, velocità, mobilità, disponibilità di contenuti e di informazioni sensibili al contesto. Caratteristiche queste che sono alla base del funzionamento dei dispositivi ULOOP: garantisce un trasferimento di dati veloce in quanto sfrutta tutte le risorse disponibili per la condivisione dei dati; consente, attraverso il bilanciamento del carico di traffico, di evitare eventuali sovraccarichi di rete e, dunque, rallentamenti; si adatta al contesto nel funzionamento in generale, nella reperibilità di servizi e nella raccolta e diffusione di informazioni.
Queste considerazioni fanno emergere un altro interrogativo per la nostra ricerca: perché si dovrebbe usare una tecnologia come ULOOP dal momento che ne esistano già di simili largamente usate? Quali sono le caratteristiche che potrebbero spingere gli utenti all’utilizzo di ULOOP?
ULOOP si differenzia da tutte le altre tecnologie nella possibilità offerta agli utenti di sviluppare local loop wireless in maniera autonoma e semplice. Come introdotto nel White Paper 01, la tecnologia di ULOOP sfrutta il recente successo di tecnologie come il Wi-Fi ponendosi come anello di passaggio nella diffusione della rete dal Wi-Fi all’utente finale.  La flessibilità del Wi-Fi sta dando nuove possibilità di connessione alla rete internet, soprattutto nello sviluppo di tecnologie che permettono all’utente di diventare un nodo attivo nella catena di distribuzione della connettività (vedi appunto FON).
Attraverso i device abilitati ULOOP gli utenti possono creare delle reti collegandosi tra di loro, anche in maniera indipendente dalla rete Internet;  oppure legate ad essa agendo come suo diretto punto di espansione della portata. Questo consente da un lato una maggiore fluidità e semplicità nello scambio di dati e informazioni e dall’altro un’estensione della  portata della rete ad un costo ridotto.
La flessibilità e la libertà offerte nella creazione di reti mettono in evidenza un altro tratto unico di ULOOP e cioè lapossibilità di sviluppare una architettura di rete “Fai-Da-Te”, caratterizzata da una infrastruttura altamente dinamica e adattabile al contesto d’uso.
Analizzando a fondo le scene rappresentative dei casi d’uso e confrontandole con tecnologie già esistenti che offrono servizi simili potremmo comprendere meglio l’unicità e l’attrattività di ULOOP dal punto di vista dell’utente. Per fare questo ci concentreremo in particolare sul caso d’uso ULOOP2 in quanto descrive effettivi comportamenti di utilizzo di ULOOP tra utenti che possono essere riscontrate anche in altre tecnologie.
Scenario 2.1 Collaborative monitoring:
attraverso ULOOP si può sviluppare un controllo sull’ambiente in tempo reale e collaborativo, in modo da fornire ad altri utenti informazioni il più possibile dettagliate. Questa caratteristica può essere confrontata con applicazioni iPhone, o più in generale per smartphone, per il controllo del traffico in tempo reale come ad esempio Wikango e Waze.
Scenario 2.2 Advertising di Prossimità:
 
e le sue potenzialità possono essere confrontate  con i check-in di foursquare oppure i facebookdeals.
Scenario 2.3 Servizi turistici alla comunità:
prevede una condivisione di informazioni turistiche all’interno della rete creata ad hoc da turisti che si trovano in una stessa zona o dagli abitanti locali per agevolare la presenza dei turisti nel territorio. Questo tipo di funzionalità può essere paragonato con applicazioni per smartphone come ad esempio TripWolf che consente di avere informazioni contestualizzate in base alla propria localizzazione e permette di scaricarle per poterle consultare offline in modo da non consumare tropo traffico in roaming nel caso di un viaggio all’estero;
Già a questo punto si può delineare una prima fondamentale differenza: tutti questi servizi sono offerti oggi attraverso delle applicazioni realizzate appositamente da diversi soggetti, che devono essere ricercate e installate sul proprio dispositivo, mentre su un dispositivo ULOOP sono delle funzionalità integrate nel modo di funzionamento della tecnologia stessa.
Scenario 2.4 Individuazione di attacchi alla rete attraverso la cooperazione:
per comprendere come questi meccanismi sociali lavorano e come potrebbero funzionare su ULOOP si è pensato di analizzare e confrontarli con i sistemi che si sviluppano negli ambienti peer-to-peer, come ad esempio Wikipedia, dove il gruppo punisce e isola quei soggetti che sfruttano il sistema senza contribuire o che addirittura lo danneggiano. Parte di questa analisi è stata già sviluppata attraverso l’analisi della catena di valore e dei meccanismi di incentivo che emergono nei modelli di interazione tra i soggetti ULOOP.
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
questa Scenario rappresentativo racchiude in realtà molte possibilità di utilizzo. A partire da attività di gruppo di tipo lavorativo o di studio, fino ad attività di social networking senza la necessità di una rete internet. L’utilizzo più interessante e stimolante è però quello di poter creare un coordinamento di attività di gruppo just-in-time che sia indipendente dall’accesso alla rete, in particolare per analizzare questa caratteristica prenderemo in considerazione il caso delle manifestazioni in Egitto e il problema dell’accesso alla rete negato dalle autorità.
Scenario 2.6 Condivisione di Device:
 Attraverso i dispositivi ULOOP sarà più semplice condividere dati e informazioni, ma anche periferiche. Penseremo alle difficoltà che si riscontrano nel tentativo di una condivisione tra due pc connessi tramite wi-fi e vedremo in che modo i dispositivi ULOOP possono differenziarsi in questi utilizzi.
Primi approcci teorici: alcuni chiarimenti
La ricerca su ULOOP è veramente complessa e sfaccettata, pertanto questi sono gli interrogativi iniziali che guideranno la nostra ricerca ma data la vastità degli argomenti toccati e delle possibilità offerte da questa nuova tecnologia sicuramente emergeranno nuovi interrogativi e nuove vie da esplorare.
È necessario a questo punto fare una ulteriore considerazione. Lo sviluppo e l’evoluzione e di una tecnologia possono essere ipotizzati e tracciati in base alle caratteristiche della tecnologia e alle ipotesi di utilizzo ma, come ci suggerisce l’approccio del Social Shaping of Technologies (Williams R., Edge D. The social shaping of technology, in Research Policy vol. 25, 1996)  la natura delle tecnologie e la direzione del loro cambiamento non è predeterminata in modo lineare, né  hanno necessariamente un “impatto” determinato sulla vita sociale ed economica. L’idea di fondo  è che la creazione e l’implementazione della tecnologia è modellata da un ampio numero di fattori organizzativi, politici, economici e sociali. Il Social Shaping of Technologies (SST) non è un modello teorico unitario, ma un approccio emergente da diversi filoni di ricerca i quali condividono alcune idee di fondo, a partire dal concetto di tecnologia stesso. Secondo l’approccio SST la tecnologia non è una “scatola nera inconoscibile” né un “equipaggiamento” che viene progettato e creato in risposta ad una necessità, collocato in un ambiente e poi spinto fino alla sua adozione da parte degli utenti. La tecnologia, invece, incorpora modelli socio-economici che devono essere svelati e analizzati, sia nel contenuto sia nei suoi processi di evoluzione e innovazione.
La tecnologia è vista come un <<fenomeno inclusivo>> (ibidem, p.868) il cui processo di sviluppo procede grazie all’interazione e alla tensione continua tra elementi tecnici e sociali. Per parlare di tecnologia e del suo sviluppo è necessario, dunque, considerare tutte quelle istituzioni, assetti e organizzazioni all’interno dei quali ha luogo l’adozione, la configurazione e l’utilizzo della tecnologia. In questo insieme di fattori devono essere incluse la conoscenza e l’expertise che l’hanno creata e che si incorporano in essa, e il processo di apprendimento e di esperienza che si sviluppa nell’uso della tecnologia stessa.
Questo approccio si concentra, inoltre, sul concetto di scelta che influenza tutti i passaggi nella creazione di una tecnologia dall’ideazione, alla progettazione, alla commercializzazione all’uso. Possiamo pensare alla tecnologia come un <<giardino di traiettorie che si biforcano>> (ibid. p857) e ogni scelta compiuta da ogni attore sociale può portare a diversi esiti e a diverse implicazioni per la società e per i gruppi sociali che la usano nel suo processo di evoluzione. Questo apre a due questioni che riguardano la negoziabilità e la irreversibilità.
1. La negoziabilità riguarda lo scopo per cui alcuni gruppi sociali forzano la forma delle tecnologie per i loro fini (si pensi alla nascita dell’e-mail, in seguito alla trasformazione del modo d’uso della tecnologia di connessione sviluppata da ARPANET).
2. L’irreversibilità riguarda il radicamento di certi usi che preclude la possibilità di sviluppi diversi o alternativi di quella tecnologia.
E’ importante, inoltre, osservare il modo in cui la tecnologia si diffonde, obiettivo questo della “Teoria della diffusione delle innovazioni” (Si veda su questo il contributo di Leah A. Lievrouw, Progettazione e sviluppo dei new media: diffusione delle innovazioni e modellamento sociale della tecnologia nell’edizione italiana del manuale Capire i New Media. Culture, comunicazione, innovazione tecnologica e istituzioni sociali e anche le slide realizzate da Davide Bennato sul tema) sviluppata da Rogers e che

pone particolare attenzione alle relazioni comunicative e ai flussi di informazione che promuovono l’adozione e l’implementazione di una tecnologia

Secondo questa teoria, infatti le reti di relazioni e i significati condivisi modellano l’azione sociale, inclusa l’adozione della tecnologia ed è importante tenerne conto soprattutto in quelle tecnologie che si sviluppano su modelli informatici di comunicazione.
Dal momento che U-Loop è una tecnologia altamente flessibile e che offre innovativi modi di interazione tra utenti e tra utenti e ambiente, sarà necessario un livello di analisi che vada oltre l’idea di “previsione dell’impatto sociale” e che, piuttosto, ponga attenzione ai modi in cui la tecnologia evolve sia in fase di progettazione sia in fase di adozione, non per anticipare ma per comprenderne al meglio gli sviluppi possibili e futuri.
Quanto detto fin qui raccoglie le prime domande e le prime considerazioni che orienteranno la nostra attività di ricerca su ULOOP.
Per le risposte dovrete attendere necessariamente i post successivi 🙂

Cercasi collaboratore

Borsa di studio progetto ULOOP

Nel post Open Projects di inizio anno avevo accennato al progetto europeo ULOOP (User-centric Wireless Local Loop).
Nell’ambito di quel progetto mi sto occupando della sostenibilità sociale della tecnologia che il progetto si propone di sviluppare e di studiarne i possibili impatti sociali.
Per aiutarmi in questa attività ho chiesto e ottenuto (grazie ad Alessandro Bogliolo e al Diparimento di Scienze della Comunicazione) la possibilità di avvalermi di un collaboratore.
A questo scopo è stata bandita una borsa di studio della durata di 12 mesi per un importo di € 10.000,00 lordi.
La borsa è riservata ad un giovane (che non abbia cioè superato i 40 anni) laureato in possesso della Laurea triennale in Sociologia o Scienze della Comunicazione, con voto compreso tra 108 e 110/110, conseguito presso una Università italiana.
La domanda di ammissione al concorso, redatta su carta libera e indirizzata al Rettore della Università di Urbino “Carlo Bo”, dovrà pervenire all’Ufficio Erasmus e Relazioni Internazionali della Università di Urbino – Via Saffi, 1 – entro il 3 Agosto 2011.
Di seguito il bando di concorso
Borsa di studio Progetto ULOOP
Sentitevi liberi di inviare il bando a chi ritenete possa interessare o di chiedere maggiori informazioni commentando questo post.
Nel post Open Projects di inizio anno avevo accennato al progetto europeo ULOOP (User-centric Wireless Local Loop).
Nell’ambito di quel progetto mi sto occupando della sostenibilità sociale della tecnologia che il progetto si propone di sviluppare e di studiarne i possibili impatti sociali.
Per aiutarmi in questa attività ho chiesto e ottenuto (grazie ad Alessandro Bogliolo e al Diparimento di Scienze della Comunicazione) la possibilità di avvalermi di un collaboratore.
A questo scopo è stata bandita una borsa di studio della durata di 12 mesi per un importo di € 10.000,00 lordi.
La borsa è riservata ad un giovane (che non abbia cioè superato i 40 anni) laureato in possesso della Laurea triennale in Sociologia o Scienze della Comunicazione, con voto compreso tra 108 e 110/110, conseguito presso una Università italiana.
La domanda di ammissione al concorso, redatta su carta libera e indirizzata al Rettore della Università di Urbino “Carlo Bo”, dovrà pervenire all’Ufficio Erasmus e Relazioni Internazionali della Università di Urbino – Via Saffi, 1 – entro il 3 Agosto 2011.
Di seguito il bando di concorso
Borsa di studio Progetto ULOOP
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Nel post Open Projects di inizio anno avevo accennato al progetto europeo ULOOP (User-centric Wireless Local Loop).
Nell’ambito di quel progetto mi sto occupando della sostenibilità sociale della tecnologia che il progetto si propone di sviluppare e di studiarne i possibili impatti sociali.
Per aiutarmi in questa attività ho chiesto e ottenuto (grazie ad Alessandro Bogliolo e al Diparimento di Scienze della Comunicazione) la possibilità di avvalermi di un collaboratore.
A questo scopo è stata bandita una borsa di studio della durata di 12 mesi per un importo di € 10.000,00 lordi.
La borsa è riservata ad un giovane (che non abbia cioè superato i 40 anni) laureato in possesso della Laurea triennale in Sociologia o Scienze della Comunicazione, con voto compreso tra 108 e 110/110, conseguito presso una Università italiana.
La domanda di ammissione al concorso, redatta su carta libera e indirizzata al Rettore della Università di Urbino “Carlo Bo”, dovrà pervenire all’Ufficio Erasmus e Relazioni Internazionali della Università di Urbino – Via Saffi, 1 – entro il 3 Agosto 2011.
Di seguito il bando di concorso
Borsa di studio Progetto ULOOP
Sentitevi liberi di inviare il bando a chi ritenete possa interessare o di chiedere maggiori informazioni commentando questo post.

La comunicazione in testa

Non ci avevo mai pensato ma parlare al cellulare con delle cuffie stereo nelle orecchie può veramente modificare l’esperienza di una conversazione telefonica.
Con il diffondersi dei dispositivi ibridi tipo iPhone capiterà sempre più spesso di rispondere ad una chiamata mentre si ascolta della musica con auricolari stereo progettati spesso per isolare i rumori esterni e consentire un ascolto di maggiore qualità anche in ambienti rumorosi e volumi ragionevoli.
Auricolari di questo genere creano una barriera intorno alla tua testa.
Il mondo esterno diventa silenzioso (o molto meno rumoroso) e ci si può spostare nell’ambiente in una condizione di isolamento acustico.
Il nostro spazio privato portatile si muove con noi come una bolla che ci racchiude all’interno di uno spazio pubblico (nel quale ci si trova di solito quando di usano lettori di musica portatili).
Noi e la nostra colonna sonora personale.
Soli.
A meno che…
A meno che qualuno, da qualche parte componga il nostro numero penetrando oltre la barriera acustica e raggiungendoci metaforicamente all’interno della nostra bolla.
E se anche il vostro interlocutore sta usando degli auricolari simili è come se le vostre bolle fossero in qualche modo connesse.

You’re inside of their head, and they’re inside of yours.

(via O’Reilly Radar)
A voi è mai capitato di parlare al telefono con degli auricolari stereo nelle orecchie?

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Cose utili scoperte durante il fine settimana

Lunedì scorso il nostro unico controller di dominio LaRiCA ha tirato le cuoia (2 dischi UW SCSI da 9,1 GB su 3 dati per defunti dal controller RAID) dopo diversi anni di onorato servizio inghiottendo anche il nostro server di Exchange.

Ora i dati sono recuperabili ma il problema che si pone è se ricostruire la macchina con i dischi originali (tentando un improbabile recupero integrale della macchina) al costo di 1640,22 + iva  20% (manodopera e ricambi originali IBM inclusi) oppure montare 3 nuovi dischi da 36gb al costo di 230€ l’uno ed 80€ di manodopera.

Al di là di questo quesito esistenziale mi sono posto il problema di come sincronizzare le mie due copie di Outlook (pc fisso di casa e notebook a lavoro) senza usare il server di Exchange (soluzione ottima ma sovradimensionata rispetto a quanto serve al nostro piccolo gruppo di lavoro).

La soluzione che ho trovato e che sto testando è SYNCING.NET. La sincronizzazione si basa su un folder condiviso e può essere fatta anche via Internet appoggiandosi a servizi come FolderShare o Groove.

In aggiunta a questo avevo anche il problema di configurare sul notebook un server di posta in uscita che funzionasse indipendentemente dalla rete alla quale sono connesso. Ho optato per usare gmail come server smtp configurando il mio indirizzo di posta @uniurb.it come indirizzo di posta predefinito. Ho poi modificato l’impostazione del server SMTP anche sull’Outlook del computer di casa. Facendo questo ho anche ottenuto che su gmail rimanga l’archivio di tutta la posta che ho inviato.

Incidentalmente ho anche utilizzato Plaxo per sincronizzare il calendario di Google e la rubrica di contatti di gmail (questo purtroppo solo in modo unidirezionale da gmail e non verso) con Outlook. Per ottenere questo ho anche provato la soluzione descritta qui (basata su Funanbol e ScheduleWorld). Molto elegante ma la sincronizzazione dei contatti non ha funzionato. Solo dopo ho scoperto che Funanbol stessa ha reso recentemente disponibile un servizio hosted simile a quello offerto da ScheduleWorld che sarebbe da provare (promette fra l’altro la sincronizzazione con i telefoni cellulari) ma al momento è in beta chiusa.

Cosa ne pensate? Soluzioni alternative? Voi cosa avreste fatto?

P.S. Giuro che il prossimo post è più sul lato society che su quello nextmedia 🙂

P.P.S. Già che sono in tema di cose tecniche approfitto anche per consigliarvi la versione 1.0 RC3 di Flock. La sto provando come browser predefinito da ieri e mi sembra abbia delle caratteristiche molto interessanti. Leggi la preview di Techcrunch.

Conversazioni dal basso 2 di n

Tempo fa avevo accennato al Festival dei Blog di Urbino (13/14 Ottobre 2007) che si terrà nell’ambito della manifestazione Parole in Gioco.

Oggi ho finalmente il piacere di presentare il sito ufficiale dell’evento ed il suo relativo wiki di supporto.

Il Festival, come spiegato meglio nel sito, è articolato su due eventi: la Treasure Hunt Wireless Game ed i Blog Awards.

La background story dell’evento sarà scritta da Mescaline ed Etere di One toke over the line e gli enigmi sviluppati da Federico Fasce alias Kurai.

Il comitato scientifico dei Blog Awards è costituito da: Luca Conti, Lele Dainesi, Giuseppe Granieri e Massimo Russo, già tutti protagonisti del workshop tenutosi a Pesaro in aprile.

E la chiamano estate

Uno dei servizi più apprezzati (ed al tempo stesso odiati) offerti dalla mia Università è il corso estivo. A differenza degli altri atenei, uniurb chiude per luglio e tiene aperto ad agosto obbligando buona parte degli studenti, dei docenti e del personale alla classica “vacanza intelligente”.

Personalmente la cosa non mi ha mai creato problemi e devo dire che il clima rilassato che si respira durante il corso estivo ha una sua unicità che apprezzo.

Quest’anno la settimana di agosto scelta da me ed i miei colleghi è stata la prima disponibile. Iniziata il 30 luglio e finita ieri con gli esami (complimenti speciali a Paola che ha dato – finalmente – teoria dell’informazione 😉 ).

Pur nel suo clima rilassato la settimana è stata estremamente produttiva anche se le piacevoli serate estive insieme all’orario che avevo scelto per le lezioni (8-10) allo scopo di evitare sovrapposizioni con impegni già presi, ha contribuito a ridurre drasticamente le mie ore di sonno.

Per servare memoria di questa settimana all’insegna della produttività divertente ho deciso di scrivere questo post elencando le principali attività svolte:

  1. Ho assistito a ben due sessioni di discussioni di master (comunicazione territoriale e lavorare nel non profit) dove insegno.

    In tutto una trentina di studenti che hanno presentato il loro lavoro finale. Molte facce, persone diverse e a volte buone idee che meriterebbero di essere sviluppate.

    Da parte mia ho contribuito seguendo una tesi per il master di comunicazione territoriale (COMTER) finalizzata a comparare la campagna a stampa che promuove il turismo nella regione Marche con le immagini pubblicate dagli utenti su Flickr sotto il tag Marche.

    Il risultato è stato in qualche modo sorprendete ed il lavoro piuttosto ben fatto. Ho chiesto all’autore l’autorizzazione a pubblicare questo lavoro sotto licenza CC su questo blog e spero dunque che possiate presto leggerlo tutti;

  2. Mercoledì ho partecipato ad un incontro informale fra i responsabili dei corsi di laurea di Scienze della Comunicazione (Urbino, Pesaro) ed Informatica Applicata sullo sviluppo della web radio di ateneo. Anche se non sono un esperto di questo mezzo di comunicazione riconosco che le potenzialità connesse a questo servizio sono molto interessanti.

    Dentro il Wireless campus sarà possibile ascoltare URC@ (Urbino Radio Campus) anche senza essere su Internet con un ottima qualità ed un uso efficiente della banda grazie all’utilizzo di multicast.

    Come prima forma di collaborazione ci saranno a settembre due seminari organizzati dai corsi di laurea in Scienze della Comunicazione per URC@. Se siete studenti di uniurb ed il progetto della radio vi interessa questo è il momento di materializzarvi con le vostre idee.

    A ottobre la radio sarà operativa e verrà sicuramente utilizzata durante il Festival dei blog.

  3. Giovedì ho partecipato ad un incontro organizzato da Alessandro Bogliolo ed i ragazzi dell’UWiC Lab intitolato UWiC 2.0. 

    Il titolo dice tutto e le idee che ho sentito circolare sono così interessanti ed innovative che non ve le posso raccontare.

    Quello che posso dirvi è però che le potenzialità connesse ad una grande rete georgrafica wireless libera (qualcuno ha detto geolocalizzazione?), il contenuto generato dagli utenti, i social networks ed una community universitaria dove tutti hanno già un proprio nome utente e password sono veramente straordinarie e in parte inesplorate anche nei più noti college americani.

  4. Last but not least, venerdì, grazie ad uno sforzo collettivo durato tutta la settimana abbiamo rilasciato la versione 2.0 del sito web del corso di laurea di Scienze della Comunicazione di Urbino. Completamente basato su WordPress, credo sia il primo sito web di un corso di laurea in Italia ad integrare in modo così radicale e sistematico il software sociale.

    A questo scopo abbiamo creato alcuni gruppi moderati su Flickr, YouTube ed aNobii dove studenti e docenti potranno pubblicare e condividere i loro contenuti contribuendo ad arricchire il sito Internet e la WebTV (fatta con Mogulus) del corso di laurea.

  5. P.S. Mi è anche arrivato da ETAS Wikinomics da valutare per l’adozione a laboratorio di Web 2.0.
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Il wireless campus di Urbino apre ai privati

Essendo stato coinvolto nel progetto fin dalle prime fasi di ideazione, ero al corrente che l’idea dell’Urbino wireless campus era caratterizzata da alcune peculiarità che la rendevano ai miei occhi particolarmente interessante e che mi hanno spinto ad essere un convinto ed attivo sostenitore del progetto.

Che il progetto fosse buono è stato riconosciuto pubblicamente da chi lo ha selezionato come primo su 82 progetti presentati dalle università italiane per aderire ad un bando che distribuiva risorse finanziarie per la realizzazione di reti wireless di ateneo.

Che ci sarebbero state difficoltà a muoversi in un ambiente dove il centro servizi Internet di ateneo è costituito da 5, pur volenterose, persone e dove la burocrazia, come spesso accade, vede la novità come il fumo negli occhi, era prevedibile.

Quello che sinceramente mi ha sorpreso è che a meno di un anno dall’avvio il progetto abbia già realizzato molti degli obiettivi che si era proposto.

  1. Si è costituito un gruppo di studenti prevalentemente di informatica, ma anche di economia e sociologia, che lavora attivamente presso l’uwic lab e gestisce, in pratica il wireless campus.
  2. L’accesso wireless gratuito per studenti, docenti e personale è attivo da mesi e gli studenti hanno iniziato a familiarizzare con il servizio passando dalla fase di scetticismo iniziale del tipo “questo sarà il solito pacco, lo provo ma tanto già lo so che non funziona”, alla critica costruttiva (il che nel rapporto Università – studenti è già un significativo passo in avanti).

L’ultimo di questi obiettivi raggiunti, in ordine di tempo, è stato stipulare un accordo con un provider privato (MondoESA Umbria) per consentire a questo soggetto esterno di utilizzare l’infrastruttura del wireless campus allo scopo di offrire servizi ai privati e alle aziende del territorio coperto dal segnale. Chi ha una minima dimistichezza con la burocrazia propria di un ente pubblico può immaginare quali difficoltà si possono presentare per stipulare un accordo del genere.

Questo accordo (non esclusivo) con il provider garantisce all’Università di disporre, in futuro, delle risorse necessarie per mantenere e gestire l’infrastruttura.

Il provider porterà la sua banda e l’utenza privata non influenzerà le prestazioni degli utenti di uniurb.Image

In pratica se uno abita in una zona coperta dal segnale hyperlan può comprare (attraverso il provider) un’antenna scatolotto che un tecnico, previa verifica della effettiva disponibilità del segnale (ci deve essere visibilità fra Base Station e antenna 🙁 ), ti viene ad installare.

Le antenne (che poi sono anche dei router con firewall, etc.) sono prodotte da Townet (un gruppo di ragazzi giovani ma con una vasta esperienza nel settore, ottimi skills tecnici ed economici e buona vision).  

Con l’antenna in casa si possono fare diverse cose.

In tutti i casi si entra a far parte del wireless campus il che significa che si può accedere a tutta una serie di servizi interni al wireless campus (tipo ascoltare la web radio di ateneo, prenotarsi agli esami o fare voip interno) indipendentemetne dall’accesso a Internet.

Se si è studenti, docenti o personale dell’Università di Urbino “Carlo Bo” si possono usare da casa le proprie credenziali di accesso per uscire su Internet usando la rete di ateneo in modo completamente gratuito 🙂

Se non si rientra in questa casistica (o si vuole usare Emule 😉 ) si può stipulare un contratto di fornitura di accesso ad Internet con il provider ed avere anche servizi di voip su numero geografico via Eutelia (bye bye Telecom, bye bye canone).

L’offerta commerciale specifica per Urbino non è ancora stata pubblicata sul sito del provider (e questo non è bello) ma Rodolfo Rughi di MondoESA Umbria che era presente alla presentazione di stamane ha garantito che sarà online lunedì.

In ogni caso ha anticipato alcune cose. Il costo dell’antenna e dell’installazione sarà di 299 euro se non si attiva un contratto con il provider e di 165 se se ne attiva uno. Ovviamente l’antenna può essere condivisa fra più utenti (ad esempio le famiglie che abitano in uno stesso stabile) ed ogni nuovo contratto stipulato va in parte a risarcire il primo acquirente dell’antenna (con tre contratti l’antenna costa 0 alla prima persona che l’ha comprata e fatta installare). 

Il contratto flat base costerà 25 euro al mese con banda simmetrica (download=upload=1280 kb/s) garantita. Per chi capita solo ad Urbino (tipo un turista) o non vuole una connessione flat saranno disponibili da settembre delle carte prepagate che consentiranno di usare gli access point wifi del wireless campus (il costo sarà a tempo ma non ricordo quanto all’ora). Da quanto ho capito sono inoltre previste altre modalità contrattuali per le imprese. Molte altre informazioni sono disponibili sul sito del wireless campus nell’apposita sezione dedicata al wisp.

Mi piacerebbe che lo spirito critico della blogosfera si mettesse in moto per fare le pulci a questo progetto e magari tirare fuori qualche buona idea.

A voi la parola.