Questo post è il primo di una serie di articoli curati da Erica Giambitto e dedicati al progetto ULOOP.
Inizia il nostro lavoro di ricerca nell’ambito del progetto ULOOP (User-centric Wireless Local Loop), che sarà principalmente orientato all’analisi della sostenibilità socio-economica di questa nuova tecnologia, e più in generale, ai suoi possibili impatti sociali.
ULOOP è un progetto triennale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del settimo programma quadro. Per l’Università di Urbino coordina il team interdisciplinare che lavora al progetto il Prof. Alessandro Bogliolo.
Che cos’è ULOOP
Come suggerisce il nome “User-centric Wireless Local Loop” ULOOP è una tecnologia che coinvolge l’utente nella creazione di reti. L’idea principale è quella di sfruttare l’alta densità di reti wireless disponibili sviluppando dei meccanismi di condivisione virtuosa che permettano una gestione delle risorse dinamiche volte a creare un’architettura che si auto-organizzi in base al contesto. Una volta realizzata, consentirà agli utenti di generare una rete wireless attraverso i loro dispositivi ULOOP permettendo da un lato di accedere ad Internet sostituendosi all’”ultimo miglio” e dall’altro di offrire e usufruire vicendevolmente di servizi attraverso i propri device, come ad esempio un local-loop attivato in base a ciò che una comunità di individui (utenti finali) desidera condividere (informazioni, dati, periferiche). Collaborazione sospinta da incentivi alla cooperazione e buone regole di comportamento il sui supporto sarà integrato direttamente al livello della piattaforma.
Gli usi previsti di ULOOP sono stati ipotizzati e raccolti in due casi d’uso specifici, ciascuno dei quali prevede degli Scenari rappresentativi che illustrano, in modo dettagliato, il modo in cui funzionerà questa tecnologia. Il primo caso d’uso, da qui ULOOP1, riguarda in particolare gli aspetti legati alle potenzialità della tecnologia come ad esempio l’estensione della copertura offerta dal wireless e lo scambio di servizi e di dati tra utenti equipaggiati con dispositivi ULOOP. Il secondo caso d’uso, da qui ULOOP2, si basa sulle caratteristiche del primo e prevede lo sviluppo di una connessione locale, legata alla compresenza degli utenti in un’area definita, in grado di adattarsi al contesto e alle necessità degli utenti stessi, fornendo così una piattaforma di scambio di dati e informazioni basata su un modello collaborativo.
Vediamo brevemente le scene rappresentative di ogni caso d’uso:
ULOOP 1
Scenario 1.1 Estensione della copertura a banda larga:
Interfacciando i dispositivi U-Loop gli utenti saranno in grado di configurarsi come nodi connessione alla rete espandendone la copertura o di sfruttare la disponibilità offerta in questo senso da un altro utente.
Scenario1.2 Offloading 3G:
Secondo lo stesso principio parte del traffico che normalmente viene consumato sulla rete 3G potrà essere trasferito e smaltito attraverso U-Loop.
Scenario1.3 Comunicazioni intra-U-Loop: In uno spazio definito, gli utenti possono creare reti ad-hoc per condividere informazioni internamente senza utilizzare la connessione ad internet, risparmiando batteria e costi di connessione;
Scenario1.4 Bilanciamento e adattamento del carico:
sovraccarichi della rete in termini di numeri d’accesso saranno gestiti dal sistema in modo da consentire una velocità di connessione ottimale per ogni utente;
Scenario1.5 Controllo d’accesso basato sulla fiducia:
I permessi di aggancio tra un device e l’altro verranno gestiti automaticamente dal sistema in base alle “credenziali” degli utenti, tracciate anche attraverso le relazioni stabilite sui social network. Questo potrà essere un meccanismo auto-regolatore del comportamento: feedback positivi renderanno più facile l’accesso ad altri device mentre feedback negativi renderanno più difficile la connessione;
Scenario1.6 Supporto di responsabilità:
Controllo della responsabilità delle azioni connesse, consentendo l’accesso ai servizi attraverso il proprio device si avrà la certezza che azioni scorrette compiute da altri non saranno attribuite a chi ha permesso la connessione.
ULOOP 2
Scenario 2.1 Monitoraggio collaborativo:
gli utenti collaborano nella raccolta e ri-diffusione di dati e informazioni riguardo all’ambiente, realizzando così un monitoraggio collaborativo di situazioni contingenti (pericoli, attività);
Scenario 2.2 Advertising di prossimità:
invio e ricezione di comunicazioni commerciali riferite al contesto;
Scenario 2.3 Servizi turistici di comunità:
condivisione di informazioni turistiche sui luoghi in cui ci si trova;
Scenario 2.4 Individuazione collaborativa di attacchi:
comportamenti anormali o dannosi di altri utenti possono essere tracciati e individuati attraverso azioni collaborative;
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
che non necessitano di una connessione ad internet, e che avvengono in quel momento. Si pensi a come ad esempio flash mob, eventi, lavori di gruppo;
Scenario 2.6 Condivisione di device:
come ad esempio stampanti, possono essere rese disponibili da alcuni utenti ad altri membri della community.
Il nostro compito sarà quello di occuparci degli aspetti connessi alla sostenibilità sociale.
Questo progetto si propone dunque di esplorare il potenziale di un local-loop wireless basato su un modello centrato sull’utente, ed è sviluppato grazie ad una collaborazione interdisciplinare volta ad approfondirne gli impatti da diverse prospettive: tecnico, di business, legislativo e sociale.
Abbiamo deciso di partire da una domanda, implicitamente parte del programma di ricerca affidatoci, che orientasse la nostra attività: ULOOP è una tecnologia che ha una sostenibilità sociale? Si tratta di una domanda non facile che necessita, prima ancora di una risposta, di alcuni chiarimenti preliminari. Dobbiamo perciò innanzitutto chiederci cosa intendiamo con sostenibilità sociale di una tecnologia.
Sostenibilità sociale come mantenimento dell’equilibrio di un sistema
In una prima concettualizzazione di sostenibilità sociale ci è stata utile la tesi di laurea di Serena Canu “Just Greener. Teoria e pratica degli eventi sostenibili in italia” la quale presenta diverse prospettive sulla sostenibilità. L’idea di sostenibilità che emerge unisce due concetti: la prima definizione di sviluppo sostenibile data nel 1987 dal rapporto Brundtland (WCED, Brundtland G.H , Mansour K., 1987 common future, Oxford University Press, Oxford, GB), e cioè di uno sviluppo incentrato non solo sulla crescita economica ma anche su un aumento del benessere generale, e l’idea di sostenibilità sviluppata da Alessandro Lanza (Lanza Alessandro, Lo sviluppo sostenibile, Il Mulino, Bologna, 1997 ) che vede come necessaria una gestione delle risorse che sia compatibile con le capacità di riproduzione delle stesse. Dunque come prima idea di sostenibilità possiamo considerare uno sviluppo inteso come aumento del benessere collettivo organizzato sulla base di una gestione delle risorse che non porti a sprechi né ad un esaurimento delle stesse.
Un secondo concetto che può tornarci utile è quello di impronta ecologica secondo cui il comportamento di ognuno ha un impatto sull’ambiente ed è perciò responsabilità del singolo regolare il proprio modo di agire per rendere il suo impatto inquinante il più basso possibile.
Infine, un ulteriore punto di vista ci è offerto, sempre facendo riferimento alla tesi di Canu, da Serge Latouche il quale propone un modello basato sulla decrescita (Latouche Serge, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008) e cioè su una diminuzione dei consumi e su una migliore gestione delle risorse. Su questa base Latouche rimodella anche il concetto di impronta ecologica: descrivendola come un adeguamento dei consumi di ogni singolo individuo basato non più sulla quantità di inquinamento prodotto, bensì sulle risorse che l’ambiente ha a disposizione per ognuno. Questa nuova idea di sostenibilità ambientale può essere sviluppata, secondo Latouche, in un percorso che prevede otto tappe di cambiamento tra loro interdipendenti.
Possiamo a questo punto chiederci se i modi di utilizzo previsti da ULOOP rispettino le caratteristiche di sostenibilità citate e tracciare così le prime ipotesi sulla sostenibilità sociale di ULOOP.
Ciò che emerge dalla descrizione dei casi d’uso di ULOOP è l’idea di una tecnologia il cui funzionamento si basa su una nuova concezione dell’utente, visto come nodo attivo della rete che contribuisce, mettendo a disposizione della collettività il proprio dispositivo per migliorare la gestione di risorse quali l’estensione di banda, la potenza di calcolo, l’utilizzo di memoria o energia, a sviluppare un sistema dinamico che sia in grado di adattarsi alle esigenze degli individui in relazione al contesto (luogo e momento di utilizzo). Il punto di forza di ULOOP sta nella capacità del sistema di trasferire le risorse tra gli utenti in modo tale che, chi vuole, può permettere ad altri di utilizzare risorse a lui non necessarie in quel momento.
Forse a qualcuno, leggendo questa descrizione, sarà venuto in mente il progetto FON. Siete sulla buona strada perché proprio FON è uno dei partner del progetto ULOOP.
Possiamo rintracciare in questa modalità di funzionamento un sistema in grado di gestire le proprie risorse in maniera ottimale per il benessere della collettività. Un sistema che ha forti similitudini con quegli aspetti dello sviluppo sostenibile sopra evidenziati dalle teorie della sostenibilità.
Alcuni dei servizi offerti da ULOOP sembrano incarnare quelle tappe descritte da Latouche (ibidem). Un esempio è quella che l’autore chiama Rivalutazione: e cioè la “rivalutazione di valori oggi sopraffatti” come può essere la condivisione di risorse senza scopo di lucro. Oppure la Riconcettualizzazione e la Ridistribuzione: tappe basate sulla “ristrutturazione dei rapporti sociali e ridistribuzione delle ricchezze”, con ULOOP si può infatti mettere a disposizione il contributo del proprio device e ottimizzare il consumo di banda o di batteria agendo anche in un’ottica di Riduzione dei consumi. Ancora, possiamo considerare la Rilocalizzazione: per cui “movimenti di merci e capitali devono essere limitati all’indispensabile”, ULOOP consente uno scambio di informazioni che riguardano l’area in cui gli utenti si trovano in un determinato momento (ad esempio informazioni turistiche, di traffico o commerciali) senza dover ricorrere ad una connessione ad internet.
ULOOP come comunità in cui emerge capitale sociale
Lo scambio reciproco di risorse e servizi che avviene tra utenti, e tra utente e sistema, può essere osservato anche attraverso il concetto di capitale sociale. Come espresso da Portes (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998. p.1-24) il capitale sociale è la capacità di ottenere vantaggi attraverso l’appartenenza a reti e ad altre strutture sociali per cui per
possedere capitale sociale una persona deve essere relazionata ad altre, e sono quegli altri, e non lui stesso, a costituire la fonte di suoi vantaggi (ibidem, p.6).
Riportando la definizione di Bourdieu di capitale sociale e cioè
l’aggregato delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete di relazioni di reciproca conoscenza (…), in cui i vantaggi che derivano dall’appartenenza ad un gruppo sono le basi della solidarietà che lo rende possibile (Bourdieu 1985, p. 248)
l’autore evidenzia come il capitale sociale sia scomponibile in due elementi: la relazione sociale che permette agli individui di ottenere l’accesso alle risorse possedute da altri e la quantità e la qualità delle risorse in sé.
Le caratteristiche proprie di ULOOP lo rendono un luogo dinamico all’interno del quale diversi attori interagiscono per usufruire di una rete di risorse e servizi, fornendo a loro volta un servizio. ULOOP si configura, dunque, come una rete di relazioni da cui emerge capitale sociale.
Il lavoro di Portes ci aiuta anche nel tentativo di comprendere le motivazioni per cui i membri di ULOOP, dovrebbero rendere disponibili le proprie risorse a vantaggio di altri. Secondo l’autore le motivazioni di chi, attraverso il proprio contributo, fornisce ad altri l’accesso alle risorse possono essere distinte in due generi: consumatorie e strumentali.
Le prime riguardano gli individui che provano senso di comunità e di appartenenza nei confronti dell’ambiente in cui agiscono, per questo saranno ben disposti nell’aiutare gli altri membri della comunità e a rispettare le regole condivise.
Le seconde vedono gli individui affidarsi al funzionamento della comunità come garanzia del fatto che saranno ripagati del loro contributo, sia in termini di restituzione del servizio o della risorsa, sia in termini di acquisizione di uno status onorevole che riscuote approvazione dalla comunità.
Alla base di questi meccanismi c’è la percezione di appartenenza ad una comunità sulla quale si struttura da un lato la bounded solidarity per cui l’identificazione con il proprio gruppo spinge a contribuire al suo benessere favorendo l’iniziativa reciproca, cortocircuitando il fenomeno del free riding (Coleman 1990, pp.273; Portes & Sensenbrenner 1993); dall’altro una enforceable trust secondo cui l’appartenenza comune ad una stessa comunità è garanzia che il proprio contributo verrà ripagato con un riconoscimento da parte della comunità e che il debito verrà ripagato.
Questi concetti possono aiutarci ad approfondire l’analisi già intrapresa (ULOOP, White Paper 03, p.5) sull’inserimento degli utenti di ULOOP nella catena del valore, per cui ogni utente in essa coinvolto deve trarre vantaggio dall’uso di ULOOP in modo da essere motivato alla partecipazione supportandone così il funzionamento.
In particolare l’analisi evidenzia diverse forme di incentivi alla partecipazione e cioè: vantaggi immediati forniti dalla partecipazione ad uno scenario; il coinvolgimento nella catena del valore per cui gli attori coinvolti devono beneficiare da ULOOP in modo da essere motivati ad attivare e supportare le caratteristiche di ULOOP; il “role swapping” per cui gli eventuali svantaggi sofferti in una situazione verranno ricompensati da vantaggi ottenuti in altre situazioni; l’acquisizione di una reputazione basata sul comportamento tenuto in ULOOP e la possibilità di monetarizzazione, ovvero l’accumulazione di crediti spendibili nella catena del valore.
Sostenibilità sociale come raggiungimento di una massa critica
Un altro modo di interrogarci sulla sostenibilità sociale di ULOOP nella nostra ricerca ha a che fare con il raggiungimento della massa critica, e cioè il raggiungimento di un numero di utenti tale da permettere alla rete ULOOP di autoalimentarsi e di sostenersi.
<< La sostenibilità socio-economica di una rete ULOOP dipende dalla diffusione dei devices abilitati ULOOP che, a sua volta, dipende dalla capacità del modello di attirare le persone. Così, l’analisi di sostenibilità deve cominciare dalle caratteristiche chiave di ULOOP, che possono essere percepite come valore aggiunto dai giocatori coinvolti nel modello>> (White Paper on ULOOP Socio-Economics).
La diffusione dei device abilitati, al momento non è quantificabile essendo ULOOP una tecnologia in fase di progettazione, ma viene ipotizzata analizzando i requisiti di penetrazione necessari al funzionamento del modello. Per ognuno dei casi d’uso analizzati nel report sono stati individuati dei requisiti di penetrazione che ipotizzassero la quantità di minima, target (ottimale) e motivazionale (che stimoli la partecipazione e che invogli altri attori ad utilizzare ULOOP) di device raggiungibili da ogni nodo della rete, necessari al funzionamento del modello.
La densità degli utenti che utilizzano ULOOP, dunque, influenza le sue possibilità di funzionamento e, di conseguenza, anche la sua qualità. Il raggiungimento di una densità motivazionale, ad esempio, può invogliare altri utenti ad attivarsi, aggiungendo così un nuovo nodo potenzialmente attivo alla rete. Inoltre, più nodi potenzialmente attivi si aggiungono alla rete, più il valore aggiunto percepito dagli utenti aumenta (si pensi a come cresce il valore di un social network con il crescere delle persone che lo utilizzano).
Possiamo così richiamare il concetto di network effect. In particolare ciò che ci interessa è l’accezione che ne dà la legge di Metcalfe secondo cui il valore di una rete è proporzionale al quadrato degli utenti della rete stessa. Il network effect, però, si sviluppa solo dopo che il numero di adesioni ha superato una certa soglia, detta massa critica.
In questo senso un’altra domanda di ricerca potrebbe essere: quali tecnologie hanno raggiunto una massa critica? Quali sono le caratteristiche che hanno in comune e hanno consentito loro di raggiungere una massa critica? E’ possibile rintracciare queste caratteristiche anche in ULOOP?
Una delle tecnologie prese in considerazione è la connessione ad internet da mobile. Secondo l’analisi di Nielsen Media (Critical Mass, The Worldwide state of the Mobile web, Nielsen Mobile, 2008), l’utilizzo di Internet da dispositivo mobile ha raggiunto una massa critica di utenti attraverso una confluenza di fattori che hanno portato ad un miglioramento dell’esperienza di Internet da parte degli utenti, fattori tra cui spiccano la velocità delle reti e la disponibilità dei contenuti .
Un altro confronto utile potrebbe rivelarsi quello con Apple iPhone. Lo stesso studio di Nielsen rivela che sebbene nell’anno in cui è stato svolto lo studio iPhone fosse ancora agli esordi, l’82% di possessori di iPhone lo utilizzavano per collegarsi ad Internet. Il rapporto degli utenti con iPhone ha migliorato l’esperienza degli utenti con i device mobili, creando nuove aspettative di esperienza nell’uso di un device per collegarsi alla rete in merito alla sua usabilità e allapossibilità di condividere informazioni geolocalizzate e in tempo reale.
Miglioramento dell’esperienza nei confronti e grazie alla tecnologia, velocità, mobilità, disponibilità di contenuti e di informazioni sensibili al contesto. Caratteristiche queste che sono alla base del funzionamento dei dispositivi ULOOP: garantisce un trasferimento di dati veloce in quanto sfrutta tutte le risorse disponibili per la condivisione dei dati; consente, attraverso il bilanciamento del carico di traffico, di evitare eventuali sovraccarichi di rete e, dunque, rallentamenti; si adatta al contesto nel funzionamento in generale, nella reperibilità di servizi e nella raccolta e diffusione di informazioni.
Queste considerazioni fanno emergere un altro interrogativo per la nostra ricerca: perché si dovrebbe usare una tecnologia come ULOOP dal momento che ne esistano già di simili largamente usate? Quali sono le caratteristiche che potrebbero spingere gli utenti all’utilizzo di ULOOP?
ULOOP si differenzia da tutte le altre tecnologie nella possibilità offerta agli utenti di sviluppare local loop wireless in maniera autonoma e semplice. Come introdotto nel White Paper 01, la tecnologia di ULOOP sfrutta il recente successo di tecnologie come il Wi-Fi ponendosi come anello di passaggio nella diffusione della rete dal Wi-Fi all’utente finale. La flessibilità del Wi-Fi sta dando nuove possibilità di connessione alla rete internet, soprattutto nello sviluppo di tecnologie che permettono all’utente di diventare un nodo attivo nella catena di distribuzione della connettività (vedi appunto FON).
Attraverso i device abilitati ULOOP gli utenti possono creare delle reti collegandosi tra di loro, anche in maniera indipendente dalla rete Internet; oppure legate ad essa agendo come suo diretto punto di espansione della portata. Questo consente da un lato una maggiore fluidità e semplicità nello scambio di dati e informazioni e dall’altro un’estensione della portata della rete ad un costo ridotto.
La flessibilità e la libertà offerte nella creazione di reti mettono in evidenza un altro tratto unico di ULOOP e cioè lapossibilità di sviluppare una architettura di rete “Fai-Da-Te”, caratterizzata da una infrastruttura altamente dinamica e adattabile al contesto d’uso.
Analizzando a fondo le scene rappresentative dei casi d’uso e confrontandole con tecnologie già esistenti che offrono servizi simili potremmo comprendere meglio l’unicità e l’attrattività di ULOOP dal punto di vista dell’utente. Per fare questo ci concentreremo in particolare sul caso d’uso ULOOP2 in quanto descrive effettivi comportamenti di utilizzo di ULOOP tra utenti che possono essere riscontrate anche in altre tecnologie.
Scenario 2.1 Collaborative monitoring:
attraverso ULOOP si può sviluppare un controllo sull’ambiente in tempo reale e collaborativo, in modo da fornire ad altri utenti informazioni il più possibile dettagliate. Questa caratteristica può essere confrontata con applicazioni iPhone, o più in generale per smartphone, per il controllo del traffico in tempo reale come ad esempio Wikango e Waze.
Scenario 2.2 Advertising di Prossimità:
e le sue potenzialità possono essere confrontate con i check-in di foursquare oppure i facebookdeals.
Scenario 2.3 Servizi turistici alla comunità:
prevede una condivisione di informazioni turistiche all’interno della rete creata ad hoc da turisti che si trovano in una stessa zona o dagli abitanti locali per agevolare la presenza dei turisti nel territorio. Questo tipo di funzionalità può essere paragonato con applicazioni per smartphone come ad esempio TripWolf che consente di avere informazioni contestualizzate in base alla propria localizzazione e permette di scaricarle per poterle consultare offline in modo da non consumare tropo traffico in roaming nel caso di un viaggio all’estero;
Già a questo punto si può delineare una prima fondamentale differenza: tutti questi servizi sono offerti oggi attraverso delle applicazioni realizzate appositamente da diversi soggetti, che devono essere ricercate e installate sul proprio dispositivo, mentre su un dispositivo ULOOP sono delle funzionalità integrate nel modo di funzionamento della tecnologia stessa.
Scenario 2.4 Individuazione di attacchi alla rete attraverso la cooperazione:
per comprendere come questi meccanismi sociali lavorano e come potrebbero funzionare su ULOOP si è pensato di analizzare e confrontarli con i sistemi che si sviluppano negli ambienti peer-to-peer, come ad esempio Wikipedia, dove il gruppo punisce e isola quei soggetti che sfruttano il sistema senza contribuire o che addirittura lo danneggiano. Parte di questa analisi è stata già sviluppata attraverso l’analisi della catena di valore e dei meccanismi di incentivo che emergono nei modelli di interazione tra i soggetti ULOOP.
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
questa Scenario rappresentativo racchiude in realtà molte possibilità di utilizzo. A partire da attività di gruppo di tipo lavorativo o di studio, fino ad attività di social networking senza la necessità di una rete internet. L’utilizzo più interessante e stimolante è però quello di poter creare un coordinamento di attività di gruppo just-in-time che sia indipendente dall’accesso alla rete, in particolare per analizzare questa caratteristica prenderemo in considerazione il caso delle manifestazioni in Egitto e il problema dell’accesso alla rete negato dalle autorità.
Scenario 2.6 Condivisione di Device:
Attraverso i dispositivi ULOOP sarà più semplice condividere dati e informazioni, ma anche periferiche. Penseremo alle difficoltà che si riscontrano nel tentativo di una condivisione tra due pc connessi tramite wi-fi e vedremo in che modo i dispositivi ULOOP possono differenziarsi in questi utilizzi.
Primi approcci teorici: alcuni chiarimenti
La ricerca su ULOOP è veramente complessa e sfaccettata, pertanto questi sono gli interrogativi iniziali che guideranno la nostra ricerca ma data la vastità degli argomenti toccati e delle possibilità offerte da questa nuova tecnologia sicuramente emergeranno nuovi interrogativi e nuove vie da esplorare.
È necessario a questo punto fare una ulteriore considerazione. Lo sviluppo e l’evoluzione e di una tecnologia possono essere ipotizzati e tracciati in base alle caratteristiche della tecnologia e alle ipotesi di utilizzo ma, come ci suggerisce l’approccio del Social Shaping of Technologies (Williams R., Edge D. The social shaping of technology, in Research Policy vol. 25, 1996) la natura delle tecnologie e la direzione del loro cambiamento non è predeterminata in modo lineare, né hanno necessariamente un “impatto” determinato sulla vita sociale ed economica. L’idea di fondo è che la creazione e l’implementazione della tecnologia è modellata da un ampio numero di fattori organizzativi, politici, economici e sociali. Il Social Shaping of Technologies (SST) non è un modello teorico unitario, ma un approccio emergente da diversi filoni di ricerca i quali condividono alcune idee di fondo, a partire dal concetto di tecnologia stesso. Secondo l’approccio SST la tecnologia non è una “scatola nera inconoscibile” né un “equipaggiamento” che viene progettato e creato in risposta ad una necessità, collocato in un ambiente e poi spinto fino alla sua adozione da parte degli utenti. La tecnologia, invece, incorpora modelli socio-economici che devono essere svelati e analizzati, sia nel contenuto sia nei suoi processi di evoluzione e innovazione.
La tecnologia è vista come un <<fenomeno inclusivo>> (ibidem, p.868) il cui processo di sviluppo procede grazie all’interazione e alla tensione continua tra elementi tecnici e sociali. Per parlare di tecnologia e del suo sviluppo è necessario, dunque, considerare tutte quelle istituzioni, assetti e organizzazioni all’interno dei quali ha luogo l’adozione, la configurazione e l’utilizzo della tecnologia. In questo insieme di fattori devono essere incluse la conoscenza e l’expertise che l’hanno creata e che si incorporano in essa, e il processo di apprendimento e di esperienza che si sviluppa nell’uso della tecnologia stessa.
Questo approccio si concentra, inoltre, sul concetto di scelta che influenza tutti i passaggi nella creazione di una tecnologia dall’ideazione, alla progettazione, alla commercializzazione all’uso. Possiamo pensare alla tecnologia come un <<giardino di traiettorie che si biforcano>> (ibid. p857) e ogni scelta compiuta da ogni attore sociale può portare a diversi esiti e a diverse implicazioni per la società e per i gruppi sociali che la usano nel suo processo di evoluzione. Questo apre a due questioni che riguardano la negoziabilità e la irreversibilità.
1. La negoziabilità riguarda lo scopo per cui alcuni gruppi sociali forzano la forma delle tecnologie per i loro fini (si pensi alla nascita dell’e-mail, in seguito alla trasformazione del modo d’uso della tecnologia di connessione sviluppata da ARPANET).
2. L’irreversibilità riguarda il radicamento di certi usi che preclude la possibilità di sviluppi diversi o alternativi di quella tecnologia.
E’ importante, inoltre, osservare il modo in cui la tecnologia si diffonde, obiettivo questo della “Teoria della diffusione delle innovazioni” (Si veda su questo il contributo di Leah A. Lievrouw, Progettazione e sviluppo dei new media: diffusione delle innovazioni e modellamento sociale della tecnologia nell’edizione italiana del manuale Capire i New Media. Culture, comunicazione, innovazione tecnologica e istituzioni sociali e anche le slide realizzate da Davide Bennato sul tema) sviluppata da Rogers e che
pone particolare attenzione alle relazioni comunicative e ai flussi di informazione che promuovono l’adozione e l’implementazione di una tecnologia
Secondo questa teoria, infatti le reti di relazioni e i significati condivisi modellano l’azione sociale, inclusa l’adozione della tecnologia ed è importante tenerne conto soprattutto in quelle tecnologie che si sviluppano su modelli informatici di comunicazione.
Dal momento che U-Loop è una tecnologia altamente flessibile e che offre innovativi modi di interazione tra utenti e tra utenti e ambiente, sarà necessario un livello di analisi che vada oltre l’idea di “previsione dell’impatto sociale” e che, piuttosto, ponga attenzione ai modi in cui la tecnologia evolve sia in fase di progettazione sia in fase di adozione, non per anticipare ma per comprenderne al meglio gli sviluppi possibili e futuri.
Quanto detto fin qui raccoglie le prime domande e le prime considerazioni che orienteranno la nostra attività di ricerca su ULOOP.
Per le risposte dovrete attendere necessariamente i post successivi 🙂Questo post è il primo di una serie di articoli curati da Erica Giambitto e dedicati al progetto ULOOP.
Inizia il nostro lavoro di ricerca nell’ambito del progetto ULOOP (User-centric Wireless Local Loop), che sarà principalmente orientato all’analisi della sostenibilità socio-economica di questa nuova tecnologia, e più in generale, ai suoi possibili impatti sociali.
ULOOP è un progetto triennale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del settimo programma quadro. Per l’Università di Urbino coordina il team interdisciplinare che lavora al progetto il Prof. Alessandro Bogliolo.
Che cos’è ULOOP
Come suggerisce il nome “User-centric Wireless Local Loop” ULOOP è una tecnologia che coinvolge l’utente nella creazione di reti. L’idea principale è quella di sfruttare l’alta densità di reti wireless disponibili sviluppando dei meccanismi di condivisione virtuosa che permettano una gestione delle risorse dinamiche volte a creare un’architettura che si auto-organizzi in base al contesto. Una volta realizzata, consentirà agli utenti di generare una rete wireless attraverso i loro dispositivi ULOOP permettendo da un lato di accedere ad Internet sostituendosi all’”ultimo miglio” e dall’altro di offrire e usufruire vicendevolmente di servizi attraverso i propri device, come ad esempio un local-loop attivato in base a ciò che una comunità di individui (utenti finali) desidera condividere (informazioni, dati, periferiche). Collaborazione sospinta da incentivi alla cooperazione e buone regole di comportamento il sui supporto sarà integrato direttamente al livello della piattaforma.
Gli usi previsti di ULOOP sono stati ipotizzati e raccolti in due casi d’uso specifici, ciascuno dei quali prevede degli Scenari rappresentativi che illustrano, in modo dettagliato, il modo in cui funzionerà questa tecnologia. Il primo caso d’uso, da qui ULOOP1, riguarda in particolare gli aspetti legati alle potenzialità della tecnologia come ad esempio l’estensione della copertura offerta dal wireless e lo scambio di servizi e di dati tra utenti equipaggiati con dispositivi ULOOP. Il secondo caso d’uso, da qui ULOOP2, si basa sulle caratteristiche del primo e prevede lo sviluppo di una connessione locale, legata alla compresenza degli utenti in un’area definita, in grado di adattarsi al contesto e alle necessità degli utenti stessi, fornendo così una piattaforma di scambio di dati e informazioni basata su un modello collaborativo.
Vediamo brevemente le scene rappresentative di ogni caso d’uso:
ULOOP 1
Scenario 1.1 Estensione della copertura a banda larga:
Interfacciando i dispositivi U-Loop gli utenti saranno in grado di configurarsi come nodi connessione alla rete espandendone la copertura o di sfruttare la disponibilità offerta in questo senso da un altro utente.
Scenario1.2 Offloading 3G:
Secondo lo stesso principio parte del traffico che normalmente viene consumato sulla rete 3G potrà essere trasferito e smaltito attraverso U-Loop.
Scenario1.3 Comunicazioni intra-U-Loop: In uno spazio definito, gli utenti possono creare reti ad-hoc per condividere informazioni internamente senza utilizzare la connessione ad internet, risparmiando batteria e costi di connessione;
Scenario1.4 Bilanciamento e adattamento del carico:
sovraccarichi della rete in termini di numeri d’accesso saranno gestiti dal sistema in modo da consentire una velocità di connessione ottimale per ogni utente;
Scenario1.5 Controllo d’accesso basato sulla fiducia:
I permessi di aggancio tra un device e l’altro verranno gestiti automaticamente dal sistema in base alle “credenziali” degli utenti, tracciate anche attraverso le relazioni stabilite sui social network. Questo potrà essere un meccanismo auto-regolatore del comportamento: feedback positivi renderanno più facile l’accesso ad altri device mentre feedback negativi renderanno più difficile la connessione;
Scenario1.6 Supporto di responsabilità:
Controllo della responsabilità delle azioni connesse, consentendo l’accesso ai servizi attraverso il proprio device si avrà la certezza che azioni scorrette compiute da altri non saranno attribuite a chi ha permesso la connessione.
ULOOP 2
Scenario 2.1 Monitoraggio collaborativo:
gli utenti collaborano nella raccolta e ri-diffusione di dati e informazioni riguardo all’ambiente, realizzando così un monitoraggio collaborativo di situazioni contingenti (pericoli, attività);
Scenario 2.2 Advertising di prossimità:
invio e ricezione di comunicazioni commerciali riferite al contesto;
Scenario 2.3 Servizi turistici di comunità:
condivisione di informazioni turistiche sui luoghi in cui ci si trova;
Scenario 2.4 Individuazione collaborativa di attacchi:
comportamenti anormali o dannosi di altri utenti possono essere tracciati e individuati attraverso azioni collaborative;
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
che non necessitano di una connessione ad internet, e che avvengono in quel momento. Si pensi a come ad esempio flash mob, eventi, lavori di gruppo;
Scenario 2.6 Condivisione di device:
come ad esempio stampanti, possono essere rese disponibili da alcuni utenti ad altri membri della community.
Il nostro compito sarà quello di occuparci degli aspetti connessi alla sostenibilità sociale.
Questo progetto si propone dunque di esplorare il potenziale di un local-loop wireless basato su un modello centrato sull’utente, ed è sviluppato grazie ad una collaborazione interdisciplinare volta ad approfondirne gli impatti da diverse prospettive: tecnico, di business, legislativo e sociale.
Abbiamo deciso di partire da una domanda, implicitamente parte del programma di ricerca affidatoci, che orientasse la nostra attività: ULOOP è una tecnologia che ha una sostenibilità sociale? Si tratta di una domanda non facile che necessita, prima ancora di una risposta, di alcuni chiarimenti preliminari. Dobbiamo perciò innanzitutto chiederci cosa intendiamo con sostenibilità sociale di una tecnologia.
Sostenibilità sociale come mantenimento dell’equilibrio di un sistema
In una prima concettualizzazione di sostenibilità sociale ci è stata utile la tesi di laurea di Serena Canu “Just Greener. Teoria e pratica degli eventi sostenibili in italia” la quale presenta diverse prospettive sulla sostenibilità. L’idea di sostenibilità che emerge unisce due concetti: la prima definizione di sviluppo sostenibile data nel 1987 dal rapporto Brundtland (WCED, Brundtland G.H , Mansour K., 1987 common future, Oxford University Press, Oxford, GB), e cioè di uno sviluppo incentrato non solo sulla crescita economica ma anche su un aumento del benessere generale, e l’idea di sostenibilità sviluppata da Alessandro Lanza (Lanza Alessandro, Lo sviluppo sostenibile, Il Mulino, Bologna, 1997 ) che vede come necessaria una gestione delle risorse che sia compatibile con le capacità di riproduzione delle stesse. Dunque come prima idea di sostenibilità possiamo considerare uno sviluppo inteso come aumento del benessere collettivo organizzato sulla base di una gestione delle risorse che non porti a sprechi né ad un esaurimento delle stesse.
Un secondo concetto che può tornarci utile è quello di impronta ecologica secondo cui il comportamento di ognuno ha un impatto sull’ambiente ed è perciò responsabilità del singolo regolare il proprio modo di agire per rendere il suo impatto inquinante il più basso possibile.
Infine, un ulteriore punto di vista ci è offerto, sempre facendo riferimento alla tesi di Canu, da Serge Latouche il quale propone un modello basato sulla decrescita (Latouche Serge, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008) e cioè su una diminuzione dei consumi e su una migliore gestione delle risorse. Su questa base Latouche rimodella anche il concetto di impronta ecologica: descrivendola come un adeguamento dei consumi di ogni singolo individuo basato non più sulla quantità di inquinamento prodotto, bensì sulle risorse che l’ambiente ha a disposizione per ognuno. Questa nuova idea di sostenibilità ambientale può essere sviluppata, secondo Latouche, in un percorso che prevede otto tappe di cambiamento tra loro interdipendenti.
Possiamo a questo punto chiederci se i modi di utilizzo previsti da ULOOP rispettino le caratteristiche di sostenibilità citate e tracciare così le prime ipotesi sulla sostenibilità sociale di ULOOP.
Ciò che emerge dalla descrizione dei casi d’uso di ULOOP è l’idea di una tecnologia il cui funzionamento si basa su una nuova concezione dell’utente, visto come nodo attivo della rete che contribuisce, mettendo a disposizione della collettività il proprio dispositivo per migliorare la gestione di risorse quali l’estensione di banda, la potenza di calcolo, l’utilizzo di memoria o energia, a sviluppare un sistema dinamico che sia in grado di adattarsi alle esigenze degli individui in relazione al contesto (luogo e momento di utilizzo). Il punto di forza di ULOOP sta nella capacità del sistema di trasferire le risorse tra gli utenti in modo tale che, chi vuole, può permettere ad altri di utilizzare risorse a lui non necessarie in quel momento.
Forse a qualcuno, leggendo questa descrizione, sarà venuto in mente il progetto FON. Siete sulla buona strada perché proprio FON è uno dei partner del progetto ULOOP.
Possiamo rintracciare in questa modalità di funzionamento un sistema in grado di gestire le proprie risorse in maniera ottimale per il benessere della collettività. Un sistema che ha forti similitudini con quegli aspetti dello sviluppo sostenibile sopra evidenziati dalle teorie della sostenibilità.
Alcuni dei servizi offerti da ULOOP sembrano incarnare quelle tappe descritte da Latouche (ibidem). Un esempio è quella che l’autore chiama Rivalutazione: e cioè la “rivalutazione di valori oggi sopraffatti” come può essere la condivisione di risorse senza scopo di lucro. Oppure la Riconcettualizzazione e la Ridistribuzione: tappe basate sulla “ristrutturazione dei rapporti sociali e ridistribuzione delle ricchezze”, con ULOOP si può infatti mettere a disposizione il contributo del proprio device e ottimizzare il consumo di banda o di batteria agendo anche in un’ottica di Riduzione dei consumi. Ancora, possiamo considerare la Rilocalizzazione: per cui “movimenti di merci e capitali devono essere limitati all’indispensabile”, ULOOP consente uno scambio di informazioni che riguardano l’area in cui gli utenti si trovano in un determinato momento (ad esempio informazioni turistiche, di traffico o commerciali) senza dover ricorrere ad una connessione ad internet.
ULOOP come comunità in cui emerge capitale sociale
Lo scambio reciproco di risorse e servizi che avviene tra utenti, e tra utente e sistema, può essere osservato anche attraverso il concetto di capitale sociale. Come espresso da Portes (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998. p.1-24) il capitale sociale è la capacità di ottenere vantaggi attraverso l’appartenenza a reti e ad altre strutture sociali per cui per
possedere capitale sociale una persona deve essere relazionata ad altre, e sono quegli altri, e non lui stesso, a costituire la fonte di suoi vantaggi (ibidem, p.6).
Riportando la definizione di Bourdieu di capitale sociale e cioè
l’aggregato delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete di relazioni di reciproca conoscenza (…), in cui i vantaggi che derivano dall’appartenenza ad un gruppo sono le basi della solidarietà che lo rende possibile (Bourdieu 1985, p. 248)
l’autore evidenzia come il capitale sociale sia scomponibile in due elementi: la relazione sociale che permette agli individui di ottenere l’accesso alle risorse possedute da altri e la quantità e la qualità delle risorse in sé.
Le caratteristiche proprie di ULOOP lo rendono un luogo dinamico all’interno del quale diversi attori interagiscono per usufruire di una rete di risorse e servizi, fornendo a loro volta un servizio. ULOOP si configura, dunque, come una rete di relazioni da cui emerge capitale sociale.
Il lavoro di Portes ci aiuta anche nel tentativo di comprendere le motivazioni per cui i membri di ULOOP, dovrebbero rendere disponibili le proprie risorse a vantaggio di altri. Secondo l’autore le motivazioni di chi, attraverso il proprio contributo, fornisce ad altri l’accesso alle risorse possono essere distinte in due generi: consumatorie e strumentali.
Le prime riguardano gli individui che provano senso di comunità e di appartenenza nei confronti dell’ambiente in cui agiscono, per questo saranno ben disposti nell’aiutare gli altri membri della comunità e a rispettare le regole condivise.
Le seconde vedono gli individui affidarsi al funzionamento della comunità come garanzia del fatto che saranno ripagati del loro contributo, sia in termini di restituzione del servizio o della risorsa, sia in termini di acquisizione di uno status onorevole che riscuote approvazione dalla comunità.
Alla base di questi meccanismi c’è la percezione di appartenenza ad una comunità sulla quale si struttura da un lato la bounded solidarity per cui l’identificazione con il proprio gruppo spinge a contribuire al suo benessere favorendo l’iniziativa reciproca, cortocircuitando il fenomeno del free riding (Coleman 1990, pp.273; Portes & Sensenbrenner 1993); dall’altro una enforceable trust secondo cui l’appartenenza comune ad una stessa comunità è garanzia che il proprio contributo verrà ripagato con un riconoscimento da parte della comunità e che il debito verrà ripagato.
Questi concetti possono aiutarci ad approfondire l’analisi già intrapresa (ULOOP, White Paper 03, p.5) sull’inserimento degli utenti di ULOOP nella catena del valore, per cui ogni utente in essa coinvolto deve trarre vantaggio dall’uso di ULOOP in modo da essere motivato alla partecipazione supportandone così il funzionamento.
In particolare l’analisi evidenzia diverse forme di incentivi alla partecipazione e cioè: vantaggi immediati forniti dalla partecipazione ad uno scenario; il coinvolgimento nella catena del valore per cui gli attori coinvolti devono beneficiare da ULOOP in modo da essere motivati ad attivare e supportare le caratteristiche di ULOOP; il “role swapping” per cui gli eventuali svantaggi sofferti in una situazione verranno ricompensati da vantaggi ottenuti in altre situazioni; l’acquisizione di una reputazione basata sul comportamento tenuto in ULOOP e la possibilità di monetarizzazione, ovvero l’accumulazione di crediti spendibili nella catena del valore.
Sostenibilità sociale come raggiungimento di una massa critica
Un altro modo di interrogarci sulla sostenibilità sociale di ULOOP nella nostra ricerca ha a che fare con il raggiungimento della massa critica, e cioè il raggiungimento di un numero di utenti tale da permettere alla rete ULOOP di autoalimentarsi e di sostenersi.
<< La sostenibilità socio-economica di una rete ULOOP dipende dalla diffusione dei devices abilitati ULOOP che, a sua volta, dipende dalla capacità del modello di attirare le persone. Così, l’analisi di sostenibilità deve cominciare dalle caratteristiche chiave di ULOOP, che possono essere percepite come valore aggiunto dai giocatori coinvolti nel modello>> (White Paper on ULOOP Socio-Economics).
La diffusione dei device abilitati, al momento non è quantificabile essendo ULOOP una tecnologia in fase di progettazione, ma viene ipotizzata analizzando i requisiti di penetrazione necessari al funzionamento del modello. Per ognuno dei casi d’uso analizzati nel report sono stati individuati dei requisiti di penetrazione che ipotizzassero la quantità di minima, target (ottimale) e motivazionale (che stimoli la partecipazione e che invogli altri attori ad utilizzare ULOOP) di device raggiungibili da ogni nodo della rete, necessari al funzionamento del modello.
La densità degli utenti che utilizzano ULOOP, dunque, influenza le sue possibilità di funzionamento e, di conseguenza, anche la sua qualità. Il raggiungimento di una densità motivazionale, ad esempio, può invogliare altri utenti ad attivarsi, aggiungendo così un nuovo nodo potenzialmente attivo alla rete. Inoltre, più nodi potenzialmente attivi si aggiungono alla rete, più il valore aggiunto percepito dagli utenti aumenta (si pensi a come cresce il valore di un social network con il crescere delle persone che lo utilizzano).
Possiamo così richiamare il concetto di network effect. In particolare ciò che ci interessa è l’accezione che ne dà la legge di Metcalfe secondo cui il valore di una rete è proporzionale al quadrato degli utenti della rete stessa. Il network effect, però, si sviluppa solo dopo che il numero di adesioni ha superato una certa soglia, detta massa critica.
In questo senso un’altra domanda di ricerca potrebbe essere: quali tecnologie hanno raggiunto una massa critica? Quali sono le caratteristiche che hanno in comune e hanno consentito loro di raggiungere una massa critica? E’ possibile rintracciare queste caratteristiche anche in ULOOP?
Una delle tecnologie prese in considerazione è la connessione ad internet da mobile. Secondo l’analisi di Nielsen Media (Critical Mass, The Worldwide state of the Mobile web, Nielsen Mobile, 2008), l’utilizzo di Internet da dispositivo mobile ha raggiunto una massa critica di utenti attraverso una confluenza di fattori che hanno portato ad un miglioramento dell’esperienza di Internet da parte degli utenti, fattori tra cui spiccano la velocità delle reti e la disponibilità dei contenuti .
Un altro confronto utile potrebbe rivelarsi quello con Apple iPhone. Lo stesso studio di Nielsen rivela che sebbene nell’anno in cui è stato svolto lo studio iPhone fosse ancora agli esordi, l’82% di possessori di iPhone lo utilizzavano per collegarsi ad Internet. Il rapporto degli utenti con iPhone ha migliorato l’esperienza degli utenti con i device mobili, creando nuove aspettative di esperienza nell’uso di un device per collegarsi alla rete in merito alla sua usabilità e allapossibilità di condividere informazioni geolocalizzate e in tempo reale.
Miglioramento dell’esperienza nei confronti e grazie alla tecnologia, velocità, mobilità, disponibilità di contenuti e di informazioni sensibili al contesto. Caratteristiche queste che sono alla base del funzionamento dei dispositivi ULOOP: garantisce un trasferimento di dati veloce in quanto sfrutta tutte le risorse disponibili per la condivisione dei dati; consente, attraverso il bilanciamento del carico di traffico, di evitare eventuali sovraccarichi di rete e, dunque, rallentamenti; si adatta al contesto nel funzionamento in generale, nella reperibilità di servizi e nella raccolta e diffusione di informazioni.
Queste considerazioni fanno emergere un altro interrogativo per la nostra ricerca: perché si dovrebbe usare una tecnologia come ULOOP dal momento che ne esistano già di simili largamente usate? Quali sono le caratteristiche che potrebbero spingere gli utenti all’utilizzo di ULOOP?
ULOOP si differenzia da tutte le altre tecnologie nella possibilità offerta agli utenti di sviluppare local loop wireless in maniera autonoma e semplice. Come introdotto nel White Paper 01, la tecnologia di ULOOP sfrutta il recente successo di tecnologie come il Wi-Fi ponendosi come anello di passaggio nella diffusione della rete dal Wi-Fi all’utente finale. La flessibilità del Wi-Fi sta dando nuove possibilità di connessione alla rete internet, soprattutto nello sviluppo di tecnologie che permettono all’utente di diventare un nodo attivo nella catena di distribuzione della connettività (vedi appunto FON).
Attraverso i device abilitati ULOOP gli utenti possono creare delle reti collegandosi tra di loro, anche in maniera indipendente dalla rete Internet; oppure legate ad essa agendo come suo diretto punto di espansione della portata. Questo consente da un lato una maggiore fluidità e semplicità nello scambio di dati e informazioni e dall’altro un’estensione della portata della rete ad un costo ridotto.
La flessibilità e la libertà offerte nella creazione di reti mettono in evidenza un altro tratto unico di ULOOP e cioè lapossibilità di sviluppare una architettura di rete “Fai-Da-Te”, caratterizzata da una infrastruttura altamente dinamica e adattabile al contesto d’uso.
Analizzando a fondo le scene rappresentative dei casi d’uso e confrontandole con tecnologie già esistenti che offrono servizi simili potremmo comprendere meglio l’unicità e l’attrattività di ULOOP dal punto di vista dell’utente. Per fare questo ci concentreremo in particolare sul caso d’uso ULOOP2 in quanto descrive effettivi comportamenti di utilizzo di ULOOP tra utenti che possono essere riscontrate anche in altre tecnologie.
Scenario 2.1 Collaborative monitoring:
attraverso ULOOP si può sviluppare un controllo sull’ambiente in tempo reale e collaborativo, in modo da fornire ad altri utenti informazioni il più possibile dettagliate. Questa caratteristica può essere confrontata con applicazioni iPhone, o più in generale per smartphone, per il controllo del traffico in tempo reale come ad esempio Wikango e Waze.
Scenario 2.2 Advertising di Prossimità:
e le sue potenzialità possono essere confrontate con i check-in di foursquare oppure i facebookdeals.
Scenario 2.3 Servizi turistici alla comunità:
prevede una condivisione di informazioni turistiche all’interno della rete creata ad hoc da turisti che si trovano in una stessa zona o dagli abitanti locali per agevolare la presenza dei turisti nel territorio. Questo tipo di funzionalità può essere paragonato con applicazioni per smartphone come ad esempio TripWolf che consente di avere informazioni contestualizzate in base alla propria localizzazione e permette di scaricarle per poterle consultare offline in modo da non consumare tropo traffico in roaming nel caso di un viaggio all’estero;
Già a questo punto si può delineare una prima fondamentale differenza: tutti questi servizi sono offerti oggi attraverso delle applicazioni realizzate appositamente da diversi soggetti, che devono essere ricercate e installate sul proprio dispositivo, mentre su un dispositivo ULOOP sono delle funzionalità integrate nel modo di funzionamento della tecnologia stessa.
Scenario 2.4 Individuazione di attacchi alla rete attraverso la cooperazione:
per comprendere come questi meccanismi sociali lavorano e come potrebbero funzionare su ULOOP si è pensato di analizzare e confrontarli con i sistemi che si sviluppano negli ambienti peer-to-peer, come ad esempio Wikipedia, dove il gruppo punisce e isola quei soggetti che sfruttano il sistema senza contribuire o che addirittura lo danneggiano. Parte di questa analisi è stata già sviluppata attraverso l’analisi della catena di valore e dei meccanismi di incentivo che emergono nei modelli di interazione tra i soggetti ULOOP.
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
questa Scenario rappresentativo racchiude in realtà molte possibilità di utilizzo. A partire da attività di gruppo di tipo lavorativo o di studio, fino ad attività di social networking senza la necessità di una rete internet. L’utilizzo più interessante e stimolante è però quello di poter creare un coordinamento di attività di gruppo just-in-time che sia indipendente dall’accesso alla rete, in particolare per analizzare questa caratteristica prenderemo in considerazione il caso delle manifestazioni in Egitto e il problema dell’accesso alla rete negato dalle autorità.
Scenario 2.6 Condivisione di Device:
Attraverso i dispositivi ULOOP sarà più semplice condividere dati e informazioni, ma anche periferiche. Penseremo alle difficoltà che si riscontrano nel tentativo di una condivisione tra due pc connessi tramite wi-fi e vedremo in che modo i dispositivi ULOOP possono differenziarsi in questi utilizzi.
Primi approcci teorici: alcuni chiarimenti
La ricerca su ULOOP è veramente complessa e sfaccettata, pertanto questi sono gli interrogativi iniziali che guideranno la nostra ricerca ma data la vastità degli argomenti toccati e delle possibilità offerte da questa nuova tecnologia sicuramente emergeranno nuovi interrogativi e nuove vie da esplorare.
È necessario a questo punto fare una ulteriore considerazione. Lo sviluppo e l’evoluzione e di una tecnologia possono essere ipotizzati e tracciati in base alle caratteristiche della tecnologia e alle ipotesi di utilizzo ma, come ci suggerisce l’approccio del Social Shaping of Technologies (Williams R., Edge D. The social shaping of technology, in Research Policy vol. 25, 1996) la natura delle tecnologie e la direzione del loro cambiamento non è predeterminata in modo lineare, né hanno necessariamente un “impatto” determinato sulla vita sociale ed economica. L’idea di fondo è che la creazione e l’implementazione della tecnologia è modellata da un ampio numero di fattori organizzativi, politici, economici e sociali. Il Social Shaping of Technologies (SST) non è un modello teorico unitario, ma un approccio emergente da diversi filoni di ricerca i quali condividono alcune idee di fondo, a partire dal concetto di tecnologia stesso. Secondo l’approccio SST la tecnologia non è una “scatola nera inconoscibile” né un “equipaggiamento” che viene progettato e creato in risposta ad una necessità, collocato in un ambiente e poi spinto fino alla sua adozione da parte degli utenti. La tecnologia, invece, incorpora modelli socio-economici che devono essere svelati e analizzati, sia nel contenuto sia nei suoi processi di evoluzione e innovazione.
La tecnologia è vista come un <<fenomeno inclusivo>> (ibidem, p.868) il cui processo di sviluppo procede grazie all’interazione e alla tensione continua tra elementi tecnici e sociali. Per parlare di tecnologia e del suo sviluppo è necessario, dunque, considerare tutte quelle istituzioni, assetti e organizzazioni all’interno dei quali ha luogo l’adozione, la configurazione e l’utilizzo della tecnologia. In questo insieme di fattori devono essere incluse la conoscenza e l’expertise che l’hanno creata e che si incorporano in essa, e il processo di apprendimento e di esperienza che si sviluppa nell’uso della tecnologia stessa.
Questo approccio si concentra, inoltre, sul concetto di scelta che influenza tutti i passaggi nella creazione di una tecnologia dall’ideazione, alla progettazione, alla commercializzazione all’uso. Possiamo pensare alla tecnologia come un <<giardino di traiettorie che si biforcano>> (ibid. p857) e ogni scelta compiuta da ogni attore sociale può portare a diversi esiti e a diverse implicazioni per la società e per i gruppi sociali che la usano nel suo processo di evoluzione. Questo apre a due questioni che riguardano la negoziabilità e la irreversibilità.
1. La negoziabilità riguarda lo scopo per cui alcuni gruppi sociali forzano la forma delle tecnologie per i loro fini (si pensi alla nascita dell’e-mail, in seguito alla trasformazione del modo d’uso della tecnologia di connessione sviluppata da ARPANET).
2. L’irreversibilità riguarda il radicamento di certi usi che preclude la possibilità di sviluppi diversi o alternativi di quella tecnologia.
E’ importante, inoltre, osservare il modo in cui la tecnologia si diffonde, obiettivo questo della “Teoria della diffusione delle innovazioni” (Si veda su questo il contributo di Leah A. Lievrouw, Progettazione e sviluppo dei new media: diffusione delle innovazioni e modellamento sociale della tecnologia nell’edizione italiana del manuale Capire i New Media. Culture, comunicazione, innovazione tecnologica e istituzioni sociali e anche le slide realizzate da Davide Bennato sul tema) sviluppata da Rogers e che
pone particolare attenzione alle relazioni comunicative e ai flussi di informazione che promuovono l’adozione e l’implementazione di una tecnologia
Secondo questa teoria, infatti le reti di relazioni e i significati condivisi modellano l’azione sociale, inclusa l’adozione della tecnologia ed è importante tenerne conto soprattutto in quelle tecnologie che si sviluppano su modelli informatici di comunicazione.
Dal momento che U-Loop è una tecnologia altamente flessibile e che offre innovativi modi di interazione tra utenti e tra utenti e ambiente, sarà necessario un livello di analisi che vada oltre l’idea di “previsione dell’impatto sociale” e che, piuttosto, ponga attenzione ai modi in cui la tecnologia evolve sia in fase di progettazione sia in fase di adozione, non per anticipare ma per comprenderne al meglio gli sviluppi possibili e futuri.
Quanto detto fin qui raccoglie le prime domande e le prime considerazioni che orienteranno la nostra attività di ricerca su ULOOP.
Per le risposte dovrete attendere necessariamente i post successivi 🙂Questo post è il primo di una serie di articoli curati da Erica Giambitto e dedicati al progetto ULOOP.
Inizia il nostro lavoro di ricerca nell’ambito del progetto ULOOP (User-centric Wireless Local Loop), che sarà principalmente orientato all’analisi della sostenibilità socio-economica di questa nuova tecnologia, e più in generale, ai suoi possibili impatti sociali.
ULOOP è un progetto triennale finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del settimo programma quadro. Per l’Università di Urbino coordina il team interdisciplinare che lavora al progetto il Prof. Alessandro Bogliolo.
Che cos’è ULOOP
Come suggerisce il nome “User-centric Wireless Local Loop” ULOOP è una tecnologia che coinvolge l’utente nella creazione di reti. L’idea principale è quella di sfruttare l’alta densità di reti wireless disponibili sviluppando dei meccanismi di condivisione virtuosa che permettano una gestione delle risorse dinamiche volte a creare un’architettura che si auto-organizzi in base al contesto. Una volta realizzata, consentirà agli utenti di generare una rete wireless attraverso i loro dispositivi ULOOP permettendo da un lato di accedere ad Internet sostituendosi all’”ultimo miglio” e dall’altro di offrire e usufruire vicendevolmente di servizi attraverso i propri device, come ad esempio un local-loop attivato in base a ciò che una comunità di individui (utenti finali) desidera condividere (informazioni, dati, periferiche). Collaborazione sospinta da incentivi alla cooperazione e buone regole di comportamento il sui supporto sarà integrato direttamente al livello della piattaforma.
Gli usi previsti di ULOOP sono stati ipotizzati e raccolti in due casi d’uso specifici, ciascuno dei quali prevede degli Scenari rappresentativi che illustrano, in modo dettagliato, il modo in cui funzionerà questa tecnologia. Il primo caso d’uso, da qui ULOOP1, riguarda in particolare gli aspetti legati alle potenzialità della tecnologia come ad esempio l’estensione della copertura offerta dal wireless e lo scambio di servizi e di dati tra utenti equipaggiati con dispositivi ULOOP. Il secondo caso d’uso, da qui ULOOP2, si basa sulle caratteristiche del primo e prevede lo sviluppo di una connessione locale, legata alla compresenza degli utenti in un’area definita, in grado di adattarsi al contesto e alle necessità degli utenti stessi, fornendo così una piattaforma di scambio di dati e informazioni basata su un modello collaborativo.
Vediamo brevemente le scene rappresentative di ogni caso d’uso:
ULOOP 1
Scenario 1.1 Estensione della copertura a banda larga:
Interfacciando i dispositivi U-Loop gli utenti saranno in grado di configurarsi come nodi connessione alla rete espandendone la copertura o di sfruttare la disponibilità offerta in questo senso da un altro utente.
Scenario1.2 Offloading 3G:
Secondo lo stesso principio parte del traffico che normalmente viene consumato sulla rete 3G potrà essere trasferito e smaltito attraverso U-Loop.
Scenario1.3 Comunicazioni intra-U-Loop: In uno spazio definito, gli utenti possono creare reti ad-hoc per condividere informazioni internamente senza utilizzare la connessione ad internet, risparmiando batteria e costi di connessione;
Scenario1.4 Bilanciamento e adattamento del carico:
sovraccarichi della rete in termini di numeri d’accesso saranno gestiti dal sistema in modo da consentire una velocità di connessione ottimale per ogni utente;
Scenario1.5 Controllo d’accesso basato sulla fiducia:
I permessi di aggancio tra un device e l’altro verranno gestiti automaticamente dal sistema in base alle “credenziali” degli utenti, tracciate anche attraverso le relazioni stabilite sui social network. Questo potrà essere un meccanismo auto-regolatore del comportamento: feedback positivi renderanno più facile l’accesso ad altri device mentre feedback negativi renderanno più difficile la connessione;
Scenario1.6 Supporto di responsabilità:
Controllo della responsabilità delle azioni connesse, consentendo l’accesso ai servizi attraverso il proprio device si avrà la certezza che azioni scorrette compiute da altri non saranno attribuite a chi ha permesso la connessione.
ULOOP 2
Scenario 2.1 Monitoraggio collaborativo:
gli utenti collaborano nella raccolta e ri-diffusione di dati e informazioni riguardo all’ambiente, realizzando così un monitoraggio collaborativo di situazioni contingenti (pericoli, attività);
Scenario 2.2 Advertising di prossimità:
invio e ricezione di comunicazioni commerciali riferite al contesto;
Scenario 2.3 Servizi turistici di comunità:
condivisione di informazioni turistiche sui luoghi in cui ci si trova;
Scenario 2.4 Individuazione collaborativa di attacchi:
comportamenti anormali o dannosi di altri utenti possono essere tracciati e individuati attraverso azioni collaborative;
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
che non necessitano di una connessione ad internet, e che avvengono in quel momento. Si pensi a come ad esempio flash mob, eventi, lavori di gruppo;
Scenario 2.6 Condivisione di device:
come ad esempio stampanti, possono essere rese disponibili da alcuni utenti ad altri membri della community.
Il nostro compito sarà quello di occuparci degli aspetti connessi alla sostenibilità sociale.
Questo progetto si propone dunque di esplorare il potenziale di un local-loop wireless basato su un modello centrato sull’utente, ed è sviluppato grazie ad una collaborazione interdisciplinare volta ad approfondirne gli impatti da diverse prospettive: tecnico, di business, legislativo e sociale.
Abbiamo deciso di partire da una domanda, implicitamente parte del programma di ricerca affidatoci, che orientasse la nostra attività: ULOOP è una tecnologia che ha una sostenibilità sociale? Si tratta di una domanda non facile che necessita, prima ancora di una risposta, di alcuni chiarimenti preliminari. Dobbiamo perciò innanzitutto chiederci cosa intendiamo con sostenibilità sociale di una tecnologia.
Sostenibilità sociale come mantenimento dell’equilibrio di un sistema
In una prima concettualizzazione di sostenibilità sociale ci è stata utile la tesi di laurea di Serena Canu “Just Greener. Teoria e pratica degli eventi sostenibili in italia” la quale presenta diverse prospettive sulla sostenibilità. L’idea di sostenibilità che emerge unisce due concetti: la prima definizione di sviluppo sostenibile data nel 1987 dal rapporto Brundtland (WCED, Brundtland G.H , Mansour K., 1987 common future, Oxford University Press, Oxford, GB), e cioè di uno sviluppo incentrato non solo sulla crescita economica ma anche su un aumento del benessere generale, e l’idea di sostenibilità sviluppata da Alessandro Lanza (Lanza Alessandro, Lo sviluppo sostenibile, Il Mulino, Bologna, 1997 ) che vede come necessaria una gestione delle risorse che sia compatibile con le capacità di riproduzione delle stesse. Dunque come prima idea di sostenibilità possiamo considerare uno sviluppo inteso come aumento del benessere collettivo organizzato sulla base di una gestione delle risorse che non porti a sprechi né ad un esaurimento delle stesse.
Un secondo concetto che può tornarci utile è quello di impronta ecologica secondo cui il comportamento di ognuno ha un impatto sull’ambiente ed è perciò responsabilità del singolo regolare il proprio modo di agire per rendere il suo impatto inquinante il più basso possibile.
Infine, un ulteriore punto di vista ci è offerto, sempre facendo riferimento alla tesi di Canu, da Serge Latouche il quale propone un modello basato sulla decrescita (Latouche Serge, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008) e cioè su una diminuzione dei consumi e su una migliore gestione delle risorse. Su questa base Latouche rimodella anche il concetto di impronta ecologica: descrivendola come un adeguamento dei consumi di ogni singolo individuo basato non più sulla quantità di inquinamento prodotto, bensì sulle risorse che l’ambiente ha a disposizione per ognuno. Questa nuova idea di sostenibilità ambientale può essere sviluppata, secondo Latouche, in un percorso che prevede otto tappe di cambiamento tra loro interdipendenti.
Possiamo a questo punto chiederci se i modi di utilizzo previsti da ULOOP rispettino le caratteristiche di sostenibilità citate e tracciare così le prime ipotesi sulla sostenibilità sociale di ULOOP.
Ciò che emerge dalla descrizione dei casi d’uso di ULOOP è l’idea di una tecnologia il cui funzionamento si basa su una nuova concezione dell’utente, visto come nodo attivo della rete che contribuisce, mettendo a disposizione della collettività il proprio dispositivo per migliorare la gestione di risorse quali l’estensione di banda, la potenza di calcolo, l’utilizzo di memoria o energia, a sviluppare un sistema dinamico che sia in grado di adattarsi alle esigenze degli individui in relazione al contesto (luogo e momento di utilizzo). Il punto di forza di ULOOP sta nella capacità del sistema di trasferire le risorse tra gli utenti in modo tale che, chi vuole, può permettere ad altri di utilizzare risorse a lui non necessarie in quel momento.
Forse a qualcuno, leggendo questa descrizione, sarà venuto in mente il progetto FON. Siete sulla buona strada perché proprio FON è uno dei partner del progetto ULOOP.
Possiamo rintracciare in questa modalità di funzionamento un sistema in grado di gestire le proprie risorse in maniera ottimale per il benessere della collettività. Un sistema che ha forti similitudini con quegli aspetti dello sviluppo sostenibile sopra evidenziati dalle teorie della sostenibilità.
Alcuni dei servizi offerti da ULOOP sembrano incarnare quelle tappe descritte da Latouche (ibidem). Un esempio è quella che l’autore chiama Rivalutazione: e cioè la “rivalutazione di valori oggi sopraffatti” come può essere la condivisione di risorse senza scopo di lucro. Oppure la Riconcettualizzazione e la Ridistribuzione: tappe basate sulla “ristrutturazione dei rapporti sociali e ridistribuzione delle ricchezze”, con ULOOP si può infatti mettere a disposizione il contributo del proprio device e ottimizzare il consumo di banda o di batteria agendo anche in un’ottica di Riduzione dei consumi. Ancora, possiamo considerare la Rilocalizzazione: per cui “movimenti di merci e capitali devono essere limitati all’indispensabile”, ULOOP consente uno scambio di informazioni che riguardano l’area in cui gli utenti si trovano in un determinato momento (ad esempio informazioni turistiche, di traffico o commerciali) senza dover ricorrere ad una connessione ad internet.
ULOOP come comunità in cui emerge capitale sociale
Lo scambio reciproco di risorse e servizi che avviene tra utenti, e tra utente e sistema, può essere osservato anche attraverso il concetto di capitale sociale. Come espresso da Portes (Portes Alejandro, SOCIAL CAPITAL: Its Origins and Applications in Modern Sociology Annu. Rev. Sociol. 1998. p.1-24) il capitale sociale è la capacità di ottenere vantaggi attraverso l’appartenenza a reti e ad altre strutture sociali per cui per
possedere capitale sociale una persona deve essere relazionata ad altre, e sono quegli altri, e non lui stesso, a costituire la fonte di suoi vantaggi (ibidem, p.6).
Riportando la definizione di Bourdieu di capitale sociale e cioè
l’aggregato delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete di relazioni di reciproca conoscenza (…), in cui i vantaggi che derivano dall’appartenenza ad un gruppo sono le basi della solidarietà che lo rende possibile (Bourdieu 1985, p. 248)
l’autore evidenzia come il capitale sociale sia scomponibile in due elementi: la relazione sociale che permette agli individui di ottenere l’accesso alle risorse possedute da altri e la quantità e la qualità delle risorse in sé.
Le caratteristiche proprie di ULOOP lo rendono un luogo dinamico all’interno del quale diversi attori interagiscono per usufruire di una rete di risorse e servizi, fornendo a loro volta un servizio. ULOOP si configura, dunque, come una rete di relazioni da cui emerge capitale sociale.
Il lavoro di Portes ci aiuta anche nel tentativo di comprendere le motivazioni per cui i membri di ULOOP, dovrebbero rendere disponibili le proprie risorse a vantaggio di altri. Secondo l’autore le motivazioni di chi, attraverso il proprio contributo, fornisce ad altri l’accesso alle risorse possono essere distinte in due generi: consumatorie e strumentali.
Le prime riguardano gli individui che provano senso di comunità e di appartenenza nei confronti dell’ambiente in cui agiscono, per questo saranno ben disposti nell’aiutare gli altri membri della comunità e a rispettare le regole condivise.
Le seconde vedono gli individui affidarsi al funzionamento della comunità come garanzia del fatto che saranno ripagati del loro contributo, sia in termini di restituzione del servizio o della risorsa, sia in termini di acquisizione di uno status onorevole che riscuote approvazione dalla comunità.
Alla base di questi meccanismi c’è la percezione di appartenenza ad una comunità sulla quale si struttura da un lato la bounded solidarity per cui l’identificazione con il proprio gruppo spinge a contribuire al suo benessere favorendo l’iniziativa reciproca, cortocircuitando il fenomeno del free riding (Coleman 1990, pp.273; Portes & Sensenbrenner 1993); dall’altro una enforceable trust secondo cui l’appartenenza comune ad una stessa comunità è garanzia che il proprio contributo verrà ripagato con un riconoscimento da parte della comunità e che il debito verrà ripagato.
Questi concetti possono aiutarci ad approfondire l’analisi già intrapresa (ULOOP, White Paper 03, p.5) sull’inserimento degli utenti di ULOOP nella catena del valore, per cui ogni utente in essa coinvolto deve trarre vantaggio dall’uso di ULOOP in modo da essere motivato alla partecipazione supportandone così il funzionamento.
In particolare l’analisi evidenzia diverse forme di incentivi alla partecipazione e cioè: vantaggi immediati forniti dalla partecipazione ad uno scenario; il coinvolgimento nella catena del valore per cui gli attori coinvolti devono beneficiare da ULOOP in modo da essere motivati ad attivare e supportare le caratteristiche di ULOOP; il “role swapping” per cui gli eventuali svantaggi sofferti in una situazione verranno ricompensati da vantaggi ottenuti in altre situazioni; l’acquisizione di una reputazione basata sul comportamento tenuto in ULOOP e la possibilità di monetarizzazione, ovvero l’accumulazione di crediti spendibili nella catena del valore.
Sostenibilità sociale come raggiungimento di una massa critica
Un altro modo di interrogarci sulla sostenibilità sociale di ULOOP nella nostra ricerca ha a che fare con il raggiungimento della massa critica, e cioè il raggiungimento di un numero di utenti tale da permettere alla rete ULOOP di autoalimentarsi e di sostenersi.
<< La sostenibilità socio-economica di una rete ULOOP dipende dalla diffusione dei devices abilitati ULOOP che, a sua volta, dipende dalla capacità del modello di attirare le persone. Così, l’analisi di sostenibilità deve cominciare dalle caratteristiche chiave di ULOOP, che possono essere percepite come valore aggiunto dai giocatori coinvolti nel modello>> (White Paper on ULOOP Socio-Economics).
La diffusione dei device abilitati, al momento non è quantificabile essendo ULOOP una tecnologia in fase di progettazione, ma viene ipotizzata analizzando i requisiti di penetrazione necessari al funzionamento del modello. Per ognuno dei casi d’uso analizzati nel report sono stati individuati dei requisiti di penetrazione che ipotizzassero la quantità di minima, target (ottimale) e motivazionale (che stimoli la partecipazione e che invogli altri attori ad utilizzare ULOOP) di device raggiungibili da ogni nodo della rete, necessari al funzionamento del modello.
La densità degli utenti che utilizzano ULOOP, dunque, influenza le sue possibilità di funzionamento e, di conseguenza, anche la sua qualità. Il raggiungimento di una densità motivazionale, ad esempio, può invogliare altri utenti ad attivarsi, aggiungendo così un nuovo nodo potenzialmente attivo alla rete. Inoltre, più nodi potenzialmente attivi si aggiungono alla rete, più il valore aggiunto percepito dagli utenti aumenta (si pensi a come cresce il valore di un social network con il crescere delle persone che lo utilizzano).
Possiamo così richiamare il concetto di network effect. In particolare ciò che ci interessa è l’accezione che ne dà la legge di Metcalfe secondo cui il valore di una rete è proporzionale al quadrato degli utenti della rete stessa. Il network effect, però, si sviluppa solo dopo che il numero di adesioni ha superato una certa soglia, detta massa critica.
In questo senso un’altra domanda di ricerca potrebbe essere: quali tecnologie hanno raggiunto una massa critica? Quali sono le caratteristiche che hanno in comune e hanno consentito loro di raggiungere una massa critica? E’ possibile rintracciare queste caratteristiche anche in ULOOP?
Una delle tecnologie prese in considerazione è la connessione ad internet da mobile. Secondo l’analisi di Nielsen Media (Critical Mass, The Worldwide state of the Mobile web, Nielsen Mobile, 2008), l’utilizzo di Internet da dispositivo mobile ha raggiunto una massa critica di utenti attraverso una confluenza di fattori che hanno portato ad un miglioramento dell’esperienza di Internet da parte degli utenti, fattori tra cui spiccano la velocità delle reti e la disponibilità dei contenuti .
Un altro confronto utile potrebbe rivelarsi quello con Apple iPhone. Lo stesso studio di Nielsen rivela che sebbene nell’anno in cui è stato svolto lo studio iPhone fosse ancora agli esordi, l’82% di possessori di iPhone lo utilizzavano per collegarsi ad Internet. Il rapporto degli utenti con iPhone ha migliorato l’esperienza degli utenti con i device mobili, creando nuove aspettative di esperienza nell’uso di un device per collegarsi alla rete in merito alla sua usabilità e allapossibilità di condividere informazioni geolocalizzate e in tempo reale.
Miglioramento dell’esperienza nei confronti e grazie alla tecnologia, velocità, mobilità, disponibilità di contenuti e di informazioni sensibili al contesto. Caratteristiche queste che sono alla base del funzionamento dei dispositivi ULOOP: garantisce un trasferimento di dati veloce in quanto sfrutta tutte le risorse disponibili per la condivisione dei dati; consente, attraverso il bilanciamento del carico di traffico, di evitare eventuali sovraccarichi di rete e, dunque, rallentamenti; si adatta al contesto nel funzionamento in generale, nella reperibilità di servizi e nella raccolta e diffusione di informazioni.
Queste considerazioni fanno emergere un altro interrogativo per la nostra ricerca: perché si dovrebbe usare una tecnologia come ULOOP dal momento che ne esistano già di simili largamente usate? Quali sono le caratteristiche che potrebbero spingere gli utenti all’utilizzo di ULOOP?
ULOOP si differenzia da tutte le altre tecnologie nella possibilità offerta agli utenti di sviluppare local loop wireless in maniera autonoma e semplice. Come introdotto nel White Paper 01, la tecnologia di ULOOP sfrutta il recente successo di tecnologie come il Wi-Fi ponendosi come anello di passaggio nella diffusione della rete dal Wi-Fi all’utente finale. La flessibilità del Wi-Fi sta dando nuove possibilità di connessione alla rete internet, soprattutto nello sviluppo di tecnologie che permettono all’utente di diventare un nodo attivo nella catena di distribuzione della connettività (vedi appunto FON).
Attraverso i device abilitati ULOOP gli utenti possono creare delle reti collegandosi tra di loro, anche in maniera indipendente dalla rete Internet; oppure legate ad essa agendo come suo diretto punto di espansione della portata. Questo consente da un lato una maggiore fluidità e semplicità nello scambio di dati e informazioni e dall’altro un’estensione della portata della rete ad un costo ridotto.
La flessibilità e la libertà offerte nella creazione di reti mettono in evidenza un altro tratto unico di ULOOP e cioè lapossibilità di sviluppare una architettura di rete “Fai-Da-Te”, caratterizzata da una infrastruttura altamente dinamica e adattabile al contesto d’uso.
Analizzando a fondo le scene rappresentative dei casi d’uso e confrontandole con tecnologie già esistenti che offrono servizi simili potremmo comprendere meglio l’unicità e l’attrattività di ULOOP dal punto di vista dell’utente. Per fare questo ci concentreremo in particolare sul caso d’uso ULOOP2 in quanto descrive effettivi comportamenti di utilizzo di ULOOP tra utenti che possono essere riscontrate anche in altre tecnologie.
Scenario 2.1 Collaborative monitoring:
attraverso ULOOP si può sviluppare un controllo sull’ambiente in tempo reale e collaborativo, in modo da fornire ad altri utenti informazioni il più possibile dettagliate. Questa caratteristica può essere confrontata con applicazioni iPhone, o più in generale per smartphone, per il controllo del traffico in tempo reale come ad esempio Wikango e Waze.
Scenario 2.2 Advertising di Prossimità:
e le sue potenzialità possono essere confrontate con i check-in di foursquare oppure i facebookdeals.
Scenario 2.3 Servizi turistici alla comunità:
prevede una condivisione di informazioni turistiche all’interno della rete creata ad hoc da turisti che si trovano in una stessa zona o dagli abitanti locali per agevolare la presenza dei turisti nel territorio. Questo tipo di funzionalità può essere paragonato con applicazioni per smartphone come ad esempio TripWolf che consente di avere informazioni contestualizzate in base alla propria localizzazione e permette di scaricarle per poterle consultare offline in modo da non consumare tropo traffico in roaming nel caso di un viaggio all’estero;
Già a questo punto si può delineare una prima fondamentale differenza: tutti questi servizi sono offerti oggi attraverso delle applicazioni realizzate appositamente da diversi soggetti, che devono essere ricercate e installate sul proprio dispositivo, mentre su un dispositivo ULOOP sono delle funzionalità integrate nel modo di funzionamento della tecnologia stessa.
Scenario 2.4 Individuazione di attacchi alla rete attraverso la cooperazione:
per comprendere come questi meccanismi sociali lavorano e come potrebbero funzionare su ULOOP si è pensato di analizzare e confrontarli con i sistemi che si sviluppano negli ambienti peer-to-peer, come ad esempio Wikipedia, dove il gruppo punisce e isola quei soggetti che sfruttano il sistema senza contribuire o che addirittura lo danneggiano. Parte di questa analisi è stata già sviluppata attraverso l’analisi della catena di valore e dei meccanismi di incentivo che emergono nei modelli di interazione tra i soggetti ULOOP.
Scenario 2.5 Coordinamento di attività di gruppo:
questa Scenario rappresentativo racchiude in realtà molte possibilità di utilizzo. A partire da attività di gruppo di tipo lavorativo o di studio, fino ad attività di social networking senza la necessità di una rete internet. L’utilizzo più interessante e stimolante è però quello di poter creare un coordinamento di attività di gruppo just-in-time che sia indipendente dall’accesso alla rete, in particolare per analizzare questa caratteristica prenderemo in considerazione il caso delle manifestazioni in Egitto e il problema dell’accesso alla rete negato dalle autorità.
Scenario 2.6 Condivisione di Device:
Attraverso i dispositivi ULOOP sarà più semplice condividere dati e informazioni, ma anche periferiche. Penseremo alle difficoltà che si riscontrano nel tentativo di una condivisione tra due pc connessi tramite wi-fi e vedremo in che modo i dispositivi ULOOP possono differenziarsi in questi utilizzi.
Primi approcci teorici: alcuni chiarimenti
La ricerca su ULOOP è veramente complessa e sfaccettata, pertanto questi sono gli interrogativi iniziali che guideranno la nostra ricerca ma data la vastità degli argomenti toccati e delle possibilità offerte da questa nuova tecnologia sicuramente emergeranno nuovi interrogativi e nuove vie da esplorare.
È necessario a questo punto fare una ulteriore considerazione. Lo sviluppo e l’evoluzione e di una tecnologia possono essere ipotizzati e tracciati in base alle caratteristiche della tecnologia e alle ipotesi di utilizzo ma, come ci suggerisce l’approccio del Social Shaping of Technologies (Williams R., Edge D. The social shaping of technology, in Research Policy vol. 25, 1996) la natura delle tecnologie e la direzione del loro cambiamento non è predeterminata in modo lineare, né hanno necessariamente un “impatto” determinato sulla vita sociale ed economica. L’idea di fondo è che la creazione e l’implementazione della tecnologia è modellata da un ampio numero di fattori organizzativi, politici, economici e sociali. Il Social Shaping of Technologies (SST) non è un modello teorico unitario, ma un approccio emergente da diversi filoni di ricerca i quali condividono alcune idee di fondo, a partire dal concetto di tecnologia stesso. Secondo l’approccio SST la tecnologia non è una “scatola nera inconoscibile” né un “equipaggiamento” che viene progettato e creato in risposta ad una necessità, collocato in un ambiente e poi spinto fino alla sua adozione da parte degli utenti. La tecnologia, invece, incorpora modelli socio-economici che devono essere svelati e analizzati, sia nel contenuto sia nei suoi processi di evoluzione e innovazione.
La tecnologia è vista come un <<fenomeno inclusivo>> (ibidem, p.868) il cui processo di sviluppo procede grazie all’interazione e alla tensione continua tra elementi tecnici e sociali. Per parlare di tecnologia e del suo sviluppo è necessario, dunque, considerare tutte quelle istituzioni, assetti e organizzazioni all’interno dei quali ha luogo l’adozione, la configurazione e l’utilizzo della tecnologia. In questo insieme di fattori devono essere incluse la conoscenza e l’expertise che l’hanno creata e che si incorporano in essa, e il processo di apprendimento e di esperienza che si sviluppa nell’uso della tecnologia stessa.
Questo approccio si concentra, inoltre, sul concetto di scelta che influenza tutti i passaggi nella creazione di una tecnologia dall’ideazione, alla progettazione, alla commercializzazione all’uso. Possiamo pensare alla tecnologia come un <<giardino di traiettorie che si biforcano>> (ibid. p857) e ogni scelta compiuta da ogni attore sociale può portare a diversi esiti e a diverse implicazioni per la società e per i gruppi sociali che la usano nel suo processo di evoluzione. Questo apre a due questioni che riguardano la negoziabilità e la irreversibilità.
1. La negoziabilità riguarda lo scopo per cui alcuni gruppi sociali forzano la forma delle tecnologie per i loro fini (si pensi alla nascita dell’e-mail, in seguito alla trasformazione del modo d’uso della tecnologia di connessione sviluppata da ARPANET).
2. L’irreversibilità riguarda il radicamento di certi usi che preclude la possibilità di sviluppi diversi o alternativi di quella tecnologia.
E’ importante, inoltre, osservare il modo in cui la tecnologia si diffonde, obiettivo questo della “Teoria della diffusione delle innovazioni” (Si veda su questo il contributo di Leah A. Lievrouw, Progettazione e sviluppo dei new media: diffusione delle innovazioni e modellamento sociale della tecnologia nell’edizione italiana del manuale Capire i New Media. Culture, comunicazione, innovazione tecnologica e istituzioni sociali e anche le slide realizzate da Davide Bennato sul tema) sviluppata da Rogers e che
pone particolare attenzione alle relazioni comunicative e ai flussi di informazione che promuovono l’adozione e l’implementazione di una tecnologia
Secondo questa teoria, infatti le reti di relazioni e i significati condivisi modellano l’azione sociale, inclusa l’adozione della tecnologia ed è importante tenerne conto soprattutto in quelle tecnologie che si sviluppano su modelli informatici di comunicazione.
Dal momento che U-Loop è una tecnologia altamente flessibile e che offre innovativi modi di interazione tra utenti e tra utenti e ambiente, sarà necessario un livello di analisi che vada oltre l’idea di “previsione dell’impatto sociale” e che, piuttosto, ponga attenzione ai modi in cui la tecnologia evolve sia in fase di progettazione sia in fase di adozione, non per anticipare ma per comprenderne al meglio gli sviluppi possibili e futuri.
Quanto detto fin qui raccoglie le prime domande e le prime considerazioni che orienteranno la nostra attività di ricerca su ULOOP.
Per le risposte dovrete attendere necessariamente i post successivi 🙂