I marziani scoprono la parte abitata della rete

Una risposta all’articolo scritto da Massimo Mantellini per la rubrica Contrappunti di Punto Informatico.Una risposta all’articolo scritto da Massimo Mantellini per la rubrica Contrappunti di Punto Informatico.Una risposta all’articolo scritto da Massimo Mantellini per la rubrica Contrappunti di Punto Informatico.

Ho letto attentamente l’anteprima del pezzo di Massimo Mantellini che sarà pubblicato domani su Punto Informatico e devo dire che la sua analisi non mi convince.
Premetto che le batterie di domande della ricerca LaRiCA su Internet, blog e siti di social network sono tutte traduzioni fedeli delle domande poste da Pew / Internet negli Stati Uniti. Essendo Pew lo standard di riferimento nel settore, abbiamo deciso di porre domande identiche allo scopo di avere un dato confrontabile. Identica è inoltre la metodologia di reperimento dati attraverso interviste telefoniche.
Detto questo vengo ai miei dubbi citando un piccolo estratto del post:

“a cosa mi serve, se mi riferisco alla parte abitata della rete, sapere quanti marziani l’hanno visitata almeno una volta?”

Secondo me serve a farci un’idea delle dimensioni dell’attenzione e della conoscenza verso il fenomeno “parte abitata della rete”. Se i marziani vengono a visitarci vuol dire che sanno come e dove trovarci e nutrono un qualche interesse per noi. Sapere quanti sono questi marziani è, per me, di un qualche interesse.
Sono d’accordo che sarebbe interessante sapere “quanti cittadini usano la rete per informarsi ed esprimere giudizi sullo stato delle cose, per confrontarsi su tematiche politiche o culturali, per discutere e raccogliere informazioni su prodotti e servizi in una modalità differente da quelle fino a ieri disponibili” ma, semplicemente, non era questo lo scopo della nostra ricerca. La ricerca che abbiamo svolto ha un valore puramente esplorativo ed ogni approfondimento che riguarda lo specifico dei comportamenti dei blogger richiederebbe una diversa strategia di campionamento focalizzata su queste figure.
Anche in vista di un obiettivo come questo avere una stima della numerosità di questi soggetti è essenziale per definire le dimensioni di un eventuale campione.
Ho grosse perplessità, invece, sul ragionamento del 3 milioni * 1 su 10 = 30.000.000.

“Mentre le società di ricerca stimano sul 50% circa il numero dei blog o dei social network aggiornati con una qualche frequenza, chiunque abbia potuto dare una occhiata ai numeri dei grandi fornitori di servizi di social network sa che il rapporto fra blog aperti e blog attivi è molto differente: meno di un blog ogni 10 aperti è solitamente attivo. Se davvero in Italia il numero di creatori di contenuti supera i 3 milioni allora sarebbe necessario immaginare che siano stati attivati nel nostro paese oltre 30 milioni di blog o pagine su Facebook o MySpace o Flickr.”

Non conosco i dati dei grandi fornitori di piattaforme. Conosco invece, grazie a Pew/Internet, le risposte che gli autori di blog americani hanno dato alla stessa domanda.
Ho riassunto i risultati della comparazione in questo grafico (clicca per ingrandire):
frequenza-aggiornamento-us-comp
Come si può facilmente notare non esistono grandi differenze. Questo mi porta a pensare che la domanda filtro (“Tiene un blog o un diario online”) tenda ad escludere buona parte di quei 9 blog abbandonati su 10. Solo i fornitori di piattaforme possono dirci quanti blog aperti in totale ci sono in Italia ma una cosa è certa: se quello che ci interessa è la parte abitata della rete non è fra i blog abbandonati che la troveremo.
Pur essendo molto scettico e sempre sospettoso rispetto ai dati statistici, non posso non notare che se tre ricerche diverse hanno fornito dati del tutto simili, un fondo di verità ci deve essere.
Per me quel fondo di verità è riassumibile nella considerazione che esiste un significativo numero di italiani (molto più vasto di quello che si poteva immaginare), soprattutto fra i giovani, che leggono o tengono un blog ed hanno un profilo su un sito di social network.
Questo implica che la stragrande maggioranza dei blogger (cioè delle persone che tengono un blog) rappresentano un universo largamente inesplorato che non può essere in alcun modo ricondotto al gruppo dei blogger più noti (che possiamo far coincidere a spanne con quelli iscritti a Blogbabel e sono dunque qualche migliaio). Non solo. Quando si pensa a cosa sia un blog e alle motivazioni che spingono ad aprirne uno bisognerebbe guardare a chi “spulcia il livespace pieno di farfalline della compagna di classe” (per citare un commento del post di Mantellini) e non solo al piccolo sotto insieme che è più visibile ma numericamente molto meno rappresentativo. Sono sicuro che scopriremmo universi completamente diversi ed in qualche modo incommensurabili.
Fatto sta che questa massa di persone (prevalentemente giovani, che hanno come pubblico di riferimento il loro gruppo di amici e se ricevono troppa attenzione su un post la considerano quasi un’intrusione nella loro privacy più che un evento da festeggiare) esiste al di là della visibilità che possa avere o desiderare.
Questo significa che anche quando ragioniamo sull’impatto della parte abitata della rete in Italia dovremmo guardare con una certa attenzione (molto più di quanto sia stato fatto fino ad ora) a questa parte sommersa dell’iceberg.
Se non lo facciamo un giorno non molto lontano potremmo sveglairci e scoprire con sgomento che i marziani della parte abitata della rete siamo proprio noi adulti in cerca di visibilità e iscritti a Blogbabel 🙂

Technorati tags: , , , , ,

Ho letto attentamente l’anteprima del pezzo di Massimo Mantellini che sarà pubblicato domani su Punto Informatico e devo dire che la sua analisi non mi convince.

Premetto che le batterie di domande della ricerca LaRiCA su Internet, blog e siti di social network sono tutte traduzioni fedeli delle domande poste da Pew / Internet negli Stati Uniti. Essendo Pew lo standard di riferimento nel settore, abbiamo deciso di porre domande identiche allo scopo di avere un dato confrontabile. Identica è inoltre la metodologia di reperimento dati attraverso interviste telefoniche.

Detto questo vengo ai miei dubbi citando un piccolo estratto del post:

“a cosa mi serve, se mi riferisco alla parte abitata della rete, sapere quanti marziani l’hanno visitata almeno una volta?”

Secondo me serve a farci un’idea delle dimensioni dell’attenzione e della conoscenza verso il fenomeno “parte abitata della rete”. Se i marziani vengono a visitarci vuol dire che sanno come e dove trovarci e nutrono un qualche interesse per noi. Sapere quanti sono questi marziani è, per me, di un qualche interesse.

Sono d’accordo che sarebbe interessante sapere “quanti cittadini usano la rete per informarsi ed esprimere giudizi sullo stato delle cose, per confrontarsi su tematiche politiche o culturali, per discutere e raccogliere informazioni su prodotti e servizi in una modalità differente da quelle fino a ieri disponibili” ma, semplicemente, non era questo lo scopo della nostra ricerca. La ricerca che abbiamo svolto ha un valore puramente esplorativo ed ogni approfondimento che riguarda lo specifico dei comportamenti dei blogger richiederebbe una diversa strategia di campionamento focalizzata su queste figure.

Anche in vista di un obiettivo come questo avere una stima della numerosità di questi soggetti è essenziale per definire le dimensioni di un eventuale campione.

Ho grosse perplessità, invece, sul ragionamento del 3 milioni * 1 su 10 = 30.000.000.

“Mentre le società di ricerca stimano sul 50% circa il numero dei blog o dei social network aggiornati con una qualche frequenza, chiunque abbia potuto dare una occhiata ai numeri dei grandi fornitori di servizi di social network sa che il rapporto fra blog aperti e blog attivi è molto differente: meno di un blog ogni 10 aperti è solitamente attivo. Se davvero in Italia il numero di creatori di contenuti supera i 3 milioni allora sarebbe necessario immaginare che siano stati attivati nel nostro paese oltre 30 milioni di blog o pagine su Facebook o MySpace o Flickr.”

Non conosco i dati dei grandi fornitori di piattaforme. Conosco invece, grazie a Pew/Internet, le risposte che gli autori di blog americani hanno dato alla stessa domanda.

Ho riassunto i risultati della comparazione in questo grafico (clicca per ingrandire):

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Come si può facilmente notare non esistono grandi differenze. Questo mi porta a pensare che la domanda filtro (“Tiene un blog o un diario online”) tenda ad escludere buona parte di quei 9 blog abbandonati su 10. Solo i fornitori di piattaforme possono dirci quanti blog aperti in totale ci sono in Italia ma una cosa è certa: se quello che ci interessa è la parte abitata della rete non è fra i blog abbandonati che la troveremo.

Pur essendo molto scettico e sempre sospettoso rispetto ai dati statistici, non posso non notare che se tre ricerche diverse hanno fornito dati del tutto simili, un fondo di verità ci deve essere.

Per me quel fondo di verità è riassumibile nella considerazione che esiste un significativo numero di italiani (molto più vasto di quello che si poteva immaginare), soprattutto fra i giovani, che leggono o tengono un blog ed hanno un profilo su un sito di social network.

Questo implica che la stragrande maggioranza dei blogger (cioè delle persone che tengono un blog) rappresentano un universo largamente inesplorato che non può essere in alcun modo ricondotto al gruppo dei blogger più noti (che possiamo far coincidere a spanne con quelli iscritti a Blogbabel e sono dunque qualche migliaio). Non solo. Quando si pensa a cosa sia un blog e alle motivazioni che spingono ad aprirne uno bisognerebbe guardare a chi “spulcia il livespace pieno di farfalline della compagna di classe” (per citare un commento del post di Mantellini) e non solo al piccolo sotto insieme che è più visibile ma numericamente molto meno rappresentativo. Sono sicuro che scopriremmo universi completamente diversi ed in qualche modo incommensurabili.

Fatto sta che questa massa di persone (prevalentemente giovani, che hanno come pubblico di riferimento il loro gruppo di amici e se ricevono troppa attenzione su un post la considerano quasi un’intrusione nella loro privacy più che un evento da festeggiare) esiste al di là della visibilità che possa avere o desiderare.

Questo significa che anche quando ragioniamo sull’impatto della parte abitata della rete in Italia dovremmo guardare con una certa attenzione (molto più di quanto sia stato fatto fino ad ora) a questa parte sommersa dell’iceberg.

Se non lo facciamo un giorno non molto lontano potremmo sveglairci e scoprire con sgomento che i marziani della parte abitata della rete siamo proprio noi adulti in cerca di visibilità e iscritti a Blogbabel 🙂

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Ho letto attentamente l’anteprima del pezzo di Massimo Mantellini che sarà pubblicato domani su Punto Informatico e devo dire che la sua analisi non mi convince.

Premetto che le batterie di domande della ricerca LaRiCA su Internet, blog e siti di social network sono tutte traduzioni fedeli delle domande poste da Pew / Internet negli Stati Uniti. Essendo Pew lo standard di riferimento nel settore, abbiamo deciso di porre domande identiche allo scopo di avere un dato confrontabile. Identica è inoltre la metodologia di reperimento dati attraverso interviste telefoniche.

Detto questo vengo ai miei dubbi citando un piccolo estratto del post:

“a cosa mi serve, se mi riferisco alla parte abitata della rete, sapere quanti marziani l’hanno visitata almeno una volta?”

Secondo me serve a farci un’idea delle dimensioni dell’attenzione e della conoscenza verso il fenomeno “parte abitata della rete”. Se i marziani vengono a visitarci vuol dire che sanno come e dove trovarci e nutrono un qualche interesse per noi. Sapere quanti sono questi marziani è, per me, di un qualche interesse.

Sono d’accordo che sarebbe interessante sapere “quanti cittadini usano la rete per informarsi ed esprimere giudizi sullo stato delle cose, per confrontarsi su tematiche politiche o culturali, per discutere e raccogliere informazioni su prodotti e servizi in una modalità differente da quelle fino a ieri disponibili” ma, semplicemente, non era questo lo scopo della nostra ricerca. La ricerca che abbiamo svolto ha un valore puramente esplorativo ed ogni approfondimento che riguarda lo specifico dei comportamenti dei blogger richiederebbe una diversa strategia di campionamento focalizzata su queste figure.

Anche in vista di un obiettivo come questo avere una stima della numerosità di questi soggetti è essenziale per definire le dimensioni di un eventuale campione.

Ho grosse perplessità, invece, sul ragionamento del 3 milioni * 1 su 10 = 30.000.000.

“Mentre le società di ricerca stimano sul 50% circa il numero dei blog o dei social network aggiornati con una qualche frequenza, chiunque abbia potuto dare una occhiata ai numeri dei grandi fornitori di servizi di social network sa che il rapporto fra blog aperti e blog attivi è molto differente: meno di un blog ogni 10 aperti è solitamente attivo. Se davvero in Italia il numero di creatori di contenuti supera i 3 milioni allora sarebbe necessario immaginare che siano stati attivati nel nostro paese oltre 30 milioni di blog o pagine su Facebook o MySpace o Flickr.”

Non conosco i dati dei grandi fornitori di piattaforme. Conosco invece, grazie a Pew/Internet, le risposte che gli autori di blog americani hanno dato alla stessa domanda.

Ho riassunto i risultati della comparazione in questo grafico (clicca per ingrandire):

frequenza-aggiornamento-us-comp

Come si può facilmente notare non esistono grandi differenze. Questo mi porta a pensare che la domanda filtro (“Tiene un blog o un diario online”) tenda ad escludere buona parte di quei 9 blog abbandonati su 10. Solo i fornitori di piattaforme possono dirci quanti blog aperti in totale ci sono in Italia ma una cosa è certa: se quello che ci interessa è la parte abitata della rete non è fra i blog abbandonati che la troveremo.

Pur essendo molto scettico e sempre sospettoso rispetto ai dati statistici, non posso non notare che se tre ricerche diverse hanno fornito dati del tutto simili, un fondo di verità ci deve essere.

Per me quel fondo di verità è riassumibile nella considerazione che esiste un significativo numero di italiani (molto più vasto di quello che si poteva immaginare), soprattutto fra i giovani, che leggono o tengono un blog ed hanno un profilo su un sito di social network.

Questo implica che la stragrande maggioranza dei blogger (cioè delle persone che tengono un blog) rappresentano un universo largamente inesplorato che non può essere in alcun modo ricondotto al gruppo dei blogger più noti (che possiamo far coincidere a spanne con quelli iscritti a Blogbabel e sono dunque qualche migliaio). Non solo. Quando si pensa a cosa sia un blog e alle motivazioni che spingono ad aprirne uno bisognerebbe guardare a chi “spulcia il livespace pieno di farfalline della compagna di classe” (per citare un commento del post di Mantellini) e non solo al piccolo sotto insieme che è più visibile ma numericamente molto meno rappresentativo. Sono sicuro che scopriremmo universi completamente diversi ed in qualche modo incommensurabili.

Fatto sta che questa massa di persone (prevalentemente giovani, che hanno come pubblico di riferimento il loro gruppo di amici e se ricevono troppa attenzione su un post la considerano quasi un’intrusione nella loro privacy più che un evento da festeggiare) esiste al di là della visibilità che possa avere o desiderare.

Questo significa che anche quando ragioniamo sull’impatto della parte abitata della rete in Italia dovremmo guardare con una certa attenzione (molto più di quanto sia stato fatto fino ad ora) a questa parte sommersa dell’iceberg.

Se non lo facciamo un giorno non molto lontano potremmo sveglairci e scoprire con sgomento che i marziani della parte abitata della rete siamo proprio noi adulti in cerca di visibilità e iscritti a Blogbabel 🙂

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Wii Fit… un prodotto geniale

Una recensione molto amatoriale e senza pretese della Wii Balance Board della NintendoUna recensione molto amatoriale e senza pretese della Wii Balance Board della NintendoUna recensione molto amatoriale e senza pretese della Wii Balance Board della Nintendo

Non ho altre parole per descrivere il mio primo impatto con il Wii Fit e non so bene da dove cominciare questa specie di recensione.
Unboxing the Wii Fit
Dopo l’unboxing la prima cosa da fare è inseire le 4 pile, mettere il disco nella console ed avviarlo. Schermata di configurazione
La pedana va sincronizzata con la console la prima volta che la si usa e l’operazione consiste nel premere due tastini con una procedura analoga a quella dei telecomandi. La pedana ha un bottone di accensione situato nella parte anteriore e tende a spegnersi da sola quando non utilizzata.
Schermata di configurazione
Poi inizia il divertimeno. Scelta del Mii e configurazione dei dati personali: altezza, data di nascita e peso (misurato dalla stessa pedana). Calcolato il tuo stato di forma (parte sulla quale nel mio caso tenderei a sorvolare 🙂 ) e la qualità della propria postura (con una misurazione del baricentro semplicemente geniale) si può impostare una serie di obiettivi personali e si inizia con gli esercizi. Ce ne sono di 4 tipi: yoga, esercizi per rafforzare la muscolatura, aerobici e giochi di equilibrio.
Quattro tipi di attività
Tutti le attività sono molto ben costruite e spiegate. Alcune oltre ad essere utili sono anche parecchio divertenti e mano mano che si spende tempo esercitandosi si sbloccano nuove attività ed esercizi.
Lo step
La mia preferita al momento è lo step ma anche lo jogging per il parco (che funziona senza pedana tenendo semplicemente il telecomando in tasca) è molto divertete.
Fantastico anche lo slalom, i copli di testa e tutti gli esercizi Yoga a partire dalla respirazione fino a tutti quegli altri che non sono riuscito ad eseguire (shame on me).
In definitiva la pedana Wii Fit ed il suo relativo software è un prodotto semplicemente geniale e non mi stupire di scoprire che possa davvero funzionare per migliorare il proprio stato di forma divertendosi.
LINK: Vai alla galleria di immagini su Flickr

Technorati tags: ,

Non ho altre parole per descrivere il mio primo impatto con il Wii Fit e non so bene da dove cominciare questa specie di recensione.

Unboxing the Wii Fit

Dopo l’unboxing la prima cosa da fare è inseire le 4 pile, mettere il disco nella console ed avviarlo. Schermata di configurazione

La pedana va sincronizzata con la console la prima volta che la si usa e l’operazione consiste nel premere due tastini con una procedura analoga a quella dei telecomandi. La pedana ha un bottone di accensione situato nella parte anteriore e tende a spegnersi da sola quando non utilizzata.

Schermata di configurazione

Poi inizia il divertimeno. Scelta del Mii e configurazione dei dati personali: altezza, data di nascita e peso (misurato dalla stessa pedana). Calcolato il tuo stato di forma (parte sulla quale nel mio caso tenderei a sorvolare 🙂 ) e la qualità della propria postura (con una misurazione del baricentro semplicemente geniale) si può impostare una serie di obiettivi personali e si inizia con gli esercizi. Ce ne sono di 4 tipi: yoga, esercizi per rafforzare la muscolatura, aerobici e giochi di equilibrio.

Quattro tipi di attività

Tutti le attività sono molto ben costruite e spiegate. Alcune oltre ad essere utili sono anche parecchio divertenti e mano mano che si spende tempo esercitandosi si sbloccano nuove attività ed esercizi.

Lo step

La mia preferita al momento è lo step ma anche lo jogging per il parco (che funziona senza pedana tenendo semplicemente il telecomando in tasca) è molto divertete.

Fantastico anche lo slalom, i copli di testa e tutti gli esercizi Yoga a partire dalla respirazione fino a tutti quegli altri che non sono riuscito ad eseguire (shame on me).

In definitiva la pedana Wii Fit ed il suo relativo software è un prodotto semplicemente geniale e non mi stupire di scoprire che possa davvero funzionare per migliorare il proprio stato di forma divertendosi.

LINK: Vai alla galleria di immagini su Flickr

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Non ho altre parole per descrivere il mio primo impatto con il Wii Fit e non so bene da dove cominciare questa specie di recensione.

Unboxing the Wii Fit

Dopo l’unboxing la prima cosa da fare è inseire le 4 pile, mettere il disco nella console ed avviarlo. Schermata di configurazione

La pedana va sincronizzata con la console la prima volta che la si usa e l’operazione consiste nel premere due tastini con una procedura analoga a quella dei telecomandi. La pedana ha un bottone di accensione situato nella parte anteriore e tende a spegnersi da sola quando non utilizzata.

Schermata di configurazione

Poi inizia il divertimeno. Scelta del Mii e configurazione dei dati personali: altezza, data di nascita e peso (misurato dalla stessa pedana). Calcolato il tuo stato di forma (parte sulla quale nel mio caso tenderei a sorvolare 🙂 ) e la qualità della propria postura (con una misurazione del baricentro semplicemente geniale) si può impostare una serie di obiettivi personali e si inizia con gli esercizi. Ce ne sono di 4 tipi: yoga, esercizi per rafforzare la muscolatura, aerobici e giochi di equilibrio.

Quattro tipi di attività

Tutti le attività sono molto ben costruite e spiegate. Alcune oltre ad essere utili sono anche parecchio divertenti e mano mano che si spende tempo esercitandosi si sbloccano nuove attività ed esercizi.

Lo step

La mia preferita al momento è lo step ma anche lo jogging per il parco (che funziona senza pedana tenendo semplicemente il telecomando in tasca) è molto divertete.

Fantastico anche lo slalom, i copli di testa e tutti gli esercizi Yoga a partire dalla respirazione fino a tutti quegli altri che non sono riuscito ad eseguire (shame on me).

In definitiva la pedana Wii Fit ed il suo relativo software è un prodotto semplicemente geniale e non mi stupire di scoprire che possa davvero funzionare per migliorare il proprio stato di forma divertendosi.

LINK: Vai alla galleria di immagini su Flickr

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