La singolarità è vicina: il film

dal volume The Singularity is Near…

Come forse saprete, è da ieri disponibile il film documentario tratto dal libro “The Singularity is Near” di Ray Kurzweil. Il film, non è nulla eccezionale né dal punto di vista della qualità della recitazione né dal punto di vista della sceneggiatura, solleva alcuni punti interessanti riguardo l’impatto sociale del potenziale avvento di intelligenze artificiali che superino le capacità della mente umana. Il pretesto è la storia di Ramona, un’entità artificiale che nel corso del film si confronta con diverse problematiche legate al riconoscimento sociale del proprio status di macchina cosciente. La storia è corredata da spezzoni di interviste nelle quali l’autore del volume si confronta con esperti di varia estrazione fra cui Sherry Turkle e Marvin Minsky.
Se non avete letto il libro potete dare un’occhiata a questo post che ho scritto tempo fa. Se decidete di imbarcarvi nella lettura sappiate che è disponibile dal 2008 una versione italiana del volume edita da Apogeo.
Invece il film può essere scaricato da qui al costo di $9.95 o $14.95 con i contenuti bonus (le interviste ai personaggi, un dietro le quinte ed un filmato intitolato Singularity in a Nuteshell). Il download è 930 Mb per il film e 2,45 Gb per i contenuti bonus.

M/F ratio in Facebook and Badoo user base


M/F ratio in Facebook and Badoo user base
Originally uploaded by FG@flickr.com

Stimolato dai commenti ricevuti nel post precedente ho deciso di approfondire la questione del rapporto fra maschi e femmine in Badoo e Facebook.
Non è difficile notare (sopratutto se avrete cliccato sull’immagine per ingrandirla) come il rapporto sia simile nelle diverse nazioni prese in esame. Allo stesso modo appare evidente e costante la differente composizione di genere dei due social networks presi in esame. Credo questo dipenda, come ha fatto notare Tommaso nei commenti, dalla effettiva diversità dei siti presi in considerazione.
A questo proposito è interessante considerare quanto recentemente scritto da Maz Hardey rispetto a quelli che lei ha definito stadi del social networking:

i) Stage one: Sociability or ‘being social’, where concern is to build up new points of contact and to maintain ‘old’ connections through interactions on SNSs.
ii) Stay two: Networkability or ‘being networked’, having built up networks of links these are then maintained through membership to an array of SNSs and across different social media hardware – so yes that wonderful piece of technology the iPhone!
iii) Stage three: Visibility or ‘being visible’, when networks of links are used to both cultivate and sustain interactions as well as to experience ‘being in touch’ with others. Social actions are confirmed by a ‘presence’ that is always contactable even if the user is ‘busy’ elsewhere.

La sensazione è che Badoo sia un social network incompleto da questo punto di vista perchè ha buone funzioni in relazione allo stadio 1 ma è molto carente nell’offrire l’esperienza di sentirsi in contatto cosa in cui invece eccelle Facebook.
Quindi rimane sempre in sospeso la questione di base.
Perchè gli italiani usano Badoo più di tutti?
Facebook and Badoo population by Country

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Ape per ricercatori che studiano Internet

Solo per segnalare che dopo lunghe riflessioni e visto il numero di partecipanti abbiamo scelto di riservare una saletta interna del Magia Ciarla (via Mazzini, 7) per l’aperitivo per Internet Researchers.
L’appuntamento è per le ore 19:30.
A seguire, per chi si trattiene, si può andare a cena insieme.
Mi piace molto l’idea che oltre ai miei colleghi sociologi di tutta italia (Roma, Milano, Palermo, Bologna, etc.) abbiano aderito all’evento anche diversi blogger fra cui Luca Conti (autore, per chi non lo sapesse di Pandemia – blog secondo per popolarità solo a quello di Beppe Grillo), filosofi e ricercatori di computer science.
La rete si può studiare efficacemente solo mettendo insieme approcci e competenze diverse. Anche per questo credo che giovedì ci sarà da divertirsi.

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Non chiederti cosa il BarCamp può fare per te…

…ma cosa tu puoi fare per il BarCamp.

Credo sia in questo cambiamento di prospettiva il segreto per apprezzare al meglio questi eventi.

Io ho fatto poco per il BarCamp stavolta. Ho cercato di raccontare in maniera informale e destrutturata i temi principali della conferenza di York, descritto a chi me lo chiedeva lo sviluppo del Festival dei Blog di Urbino e condiviso alcune riflessioni su Facebook che ho in mente da qualche tempo (ricordatevi che quando installate le applicazioni di fb concedete, a meno di non deselzionare l’apposito check box, l’accesso ai dati personali del vostro profilo – tranne le contacts information – agli sviluppatori di terze parti autori dell’applicazione).

In compenso dal RomagnaCamp ho avuto parecchio. In particolare ho conosciuto Sergio Maistrello e Svaroschi. Chiacchierato a lungo con Tommaso, Adriano, Paolo e Fabio. Ho ascoltato Carlo Daniele parlare di marketing su Second Life e Stefano Vitta stuzzicare il pubblico proponendo una riflessione interessante, che ho sul momento sottovalutato, sul rapporto fra la comunità dei blogger ed il mondo mainstream a partire dal caso Grillo.

Il RomagnaCamp è stato uno sforzo organizzativo straordinario e sento di dover ringraziare Feba, Elena, Luca e Gioxx per questa due giorni utile e divertente che hanno saputo mettere in piedi.

Se esiste una via italiana ai BarCamp di sicuro l’evento di Marina Romea ne ha rappresentato, nel bene e nel male, la forma più estrema.

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Aperitivo per sociologi che studiano Internet

Ieri parlando con Giovanni abbiamo convenuto sull’idea di organizzare, in occasione del congresso nazionale dell’associazione italiana di sociologia che si svolgerà ad Urbino il 13, 14 e 15 settembre, un mini evento sociale extra dedicato ai molti colleghi che conosciamo (come ad esempio Davide Bennato, Chiara Fonio, Mario Pireddu, Antonio Sofi) o che desideriamo conoscere (Stefano Epifani, Tony Siino e tutti gli altri che sono certo esistono là fuori) che studiano il rapporto fra Internet e società.

Sulla base del programma dell’evento abbiamo individuato nel tardo pomeriggio del giorno 13 (ovvero subito dopo la chiusura, al momento non specificata, dei lavori) lo spazio adatto per un momento di incontro in stile Likemind per conoscerci, raccontare in un contesto informale le nostre ricerche e magari organizzare in futuro qualche evento a carattere scientifico insieme.

L’aperitivo, almeno nella nostra idea, è dedicato ma non riservato ai sociologi. Quindi chiunque sia interessato è il benvenuto.

Per segnalare la propria intenzione o interesse a partecipare è sufficiente lasciare un commento a questo post lasciando nome, cognome e specifica area di interesse (se necessario apriremo più avanti un wiki). aggiungere il proprio nome, cognome e specifica area di interesse sul wiki a http://aisurbino.pbwiki.com/ (la pwd è urbino).

Se lo ritenete opportuno potete estendere l’invito ai lettori dei vostri blog. 

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Harnessing Collective Intelligence

Dirk Baecker segnala nella mailing list sociocybernetics che su YouTube (prima parte | seconda parte) è disponibile un’intervista fatta da Ulrich Boehm a Niklas Luhmann nel 1973 nel corso della quale il sociologo tedesco spiega la teoria dei sistemi sociali.

Penso “interessante, ma in tedesco non capisco nulla”. Guardo le immagini, leggo i commenti e mi convinco che oltre ad essere un materiale straordinario dal punto di vista documentale può anche essere utile.

Rispondo alla lista dicendo “fantastico magari qualcuno potrebbe usare Mojiti per farne una versione sottotitolata in inglese”. Ho poche speranze in realtà che qualcuno abbia tempo da dedicare a questo.

Passa qualche giorno ed oggi arriva alla lista questo messaggio di Christian Schuster.

Well, Fabio, how about that?

http://mojiti.com/kan/7240/21351

Not the best subtitles, but I guess it is better than nothing.

Chris

Dalla versione in inglese a quella italiana è stato un gioco da ragazzi e dunque eccovi Luhmann che spiega la differenza sistema/ambiente, la complessità e la società come sistema sociale complessivo sottotitolato in italiano

N.B. Questa è solo la prima parte. Speriamo che Christian produca presto anche i sottotitoli per la seconda parte.

P.S. Se sapete il tedesco su YouTube c’è anche un’altra intervista a Luhmann più recente (1989).

UPDATE Daniel Lüdecke, che è fra l’altro l’autore del software che simula il funzionamento del famoso zettelkasten, ha sottotitolato in inglese un altro breve video dove Luhmann descrive il modo di archiviare le sue letture.  

Sull'indifferenza della differenza

  1. Prendere una teoria che descrive come funzionano i sistemi sociali in quanto reti di comunicazioni emergenti rispetto agli individui;
  2. Usarla per leggere un fenomeno sociale;
  3. Aggiungerci un pizzico di marxismo sostituendo alla parola società, quella sistema capitalistico;
  4. Rileggere il fenomeno;
  5. Rimettere la parola società dove avevate messo sistema capitalistico;
  6. Complimenti avete ottenuto un esempio di come il sistema sociale (alias sistema capitalistico) sfrutti gli individui per riprodursi.

Peccato che il ragionamento nasconda un errore.

Una teoria che descrive i sistemi sociali, per definizione, non è in grado di descrivere gli individui. Se lo fa offre il punto di vista dei sistemi sociali (network di comunicazioni interconnesse) sugli individui. Per definizione gli individui sono, dal punto di vista dei sistemi sociali, poco più che fornitori di contenuti da processare allo scopo di sopravvivere. Dunque i sistemi sociali non si interessano di cosa venga processato ma del processo in sè.

Ora uno può decidere che questa teoria non va bene e che in realtà si tratta di una aberrazione oppure decidere di accettarla con le conseguenze che comporta.

Se sceglie la seconda strada deve essere consapevole che come ogni teoria, anche questa mostra un lato della realtà, quello che per definizione può mostrare.

Una delle cose che questa teoria non può mostrare è la differenza della differenze. Ovvero per definizione i sistemi sociali non hanno preferenze (e come potrebbero averle essendo delle semplici reti di comunicazioni interconnesse) in relazione ai contenuti che devono essere processati o agli individui che forniscono questi contenuti.

In questo senso affermare che “il sistema si disinteressa della qualità dei contenuti” equivale a descrivere una semplice tautologia: A = A.

Ora questa semplice constatazione assume un carattere diverso se, ad un certo punto, decidiamo di leggere in chiave marxista i risultati che otteniamo dal nostro osservare usando la teoria dei sistemi sociali: “il sistema (capitalistico) si auto-riproduce basandosi sullo sfruttamento degli individui”

Il problema è che non sono affatto convinto che questo si possa fare senza violare le regole che si è deciso di accettare quando si è accettato di usare la teoria e le sue conseguenze.

In altri termini, la realtà filtrata dalla teoria dei sistemi sociali alla quale si applica una lettura di stampo marxista è stata ottenuta usando uno strumento che per definizione concentra la sua attenzione sulla riproduzione delle reti di comunicazione e non sugli individui (per i quali li contenuto non è affatto indifferente).

Ovviamente anche una violazione delle regole è consentita a patto di accettare il fatto che così facendo si sta commettendo, nei termini della teoria di riferimento che si è liberamente deciso di scegliere, un errore.

Mi chiedo dunque fino a che punto sia profiquo leggere una tautologia come una differenza. Certo ci può aiutare ad ottenere continue conferme della nostra visione del mondo e forse a creare certezze anche in chi ci circonda, ma personalmente non è questo che cerco.

Spero con questo di aver chiarito i miei dubbi su quella che ho definito impostazione ideologica del post di Giulia (ma in realtà anche di molte cose che leggo sul blog di Roberta).

Ammettiamolo, il principe di Casador si era sbagliato 😉

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L'etica al tempo della cibern-etica

La famiglia dei blog LaRiCA si allarga con l’ingresso di Giulia che ha deciso di aprire un blog sul rapporto fra etica e morale nella società contemporanea.

Il tema non è facile ma il progetto del blog, spiegato nel primo post, mi sembra promettente.

Se è vera l’ipotesi che la società moderna non possa più venire integrata con la morale e che non sappia più indicare agli uomini il posto che gli spetta, allora l’etica dovrà essere in grado di limitare il campo di applicazione della morale […] In questa situazione il compito più impellente dell’etica è probabilmente quello di metterci in guardia dalla morale. (Niklas Luhmann, Il paradigma perduto, Meltemi, Roma 2005, p. 57)

Il social ed i sociologi

Una interessante riflessione di Romeo sulla SEA Social Enterprise Architecture mi tira in ballo…

Attenzione, mi preme ricordarvi che tra un’anno o due quasi tutto rispetterà i design patterns del Web 2.0 o come lo volete chiamare quindi ce ne sarà di traffico sulla porta 80, che ne dite? Ma non è tutto, non sarà soltanto un problema di comunicazione, sarà un problema anche di gestione del dato, cosa pensate accadrà quando una azienda enterprise chiederà qualcosa di più per poter gestire con efficienza il proprio knowledge che a questo punto sarà completamente a disposizione dell’organizzazione? Questi sono due problemi fondamentali, da una parte abbiamo un problema prettamente “tecnologico” dall’altra uno quasi “sociale”. Se da una parte mi aspetto qualche ingegnere che tiri fuori dal cappello un nuovo protocollo di comunicazione a livello di applicazione, dall’altra non posso affidare tutto ai sociologi (perdonami Fabio), quindi vorrei approfittare e dire la mia anche su questo punto!

Questo mi fa fatto tornare in mente un paio di post che ho scritto in passato:

In questi post non c’è una soluzione al problema del sovraffollamento della porta 80 (non da tutti gli esperti di informatica vissuto come tale a giudicare da quest’ultimo commento 🙂 ) di cui paradossalmente comprendo il lato tecnico più di quello sociale.

C’è invece un discorso che, parafrasando Romeo, suona un pò così:

Se da una parte mi aspetto qualche ingegnere sociologo che tiri fuori dal cappello un nuovo protocollo di comunicazione a livello di applicazione una nuova (e precisa) definizione di sociale, dall’altra non posso affidare tutto ai sociologi (perdonami Fabio) agli scienziati del computer (perdonami Romeo), quindi vorrei approfittare e dire la mia anche su questo punto!