Realtà digitali #7: Il successo ai tempi della cultura convergente

Lo straordinario caso di Susan Boyle è lo spunto per parlare ci cultura convergente e “spreadable media”.Lo straordinario caso di Susan Boyle è lo spunto per parlare ci cultura convergente e “spreadable media”.Lo straordinario caso di Susan Boyle è lo spunto per parlare ci cultura convergente e “spreadable media”.

Susan Boyle è una cantante non professionista. Ha quarantotto anni ed è balzata di recente agli onori delle cronache per la sua partecipazione allo show televisivo britannico Britain’s Got Talent (un reality show simile a X Factor). L’audizione di Susan Boyle, trasmessa l’11 aprile 2009 sul canale inglese itv, ha originato, grazie al passaparola in rete, un fenomeno mediatico globale di dimensioni e caratteristiche inedite. Solo su YouTube esistono centinaia di video di questa esibizione e filmati legati a questo personaggio. Per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno si consideri che il video più popolare fra quelli legati al caso Boyle, conta oggi, a circa due settimane dalla pubblicazione, oltre quarantacinque milioni di visualizzazioni contro i meno di venti milioni fatti registrare fino ad oggi dal discorso della vittoria pronunciato da Barack Obama la notte del 4 novembre 2008.
Nulla prima di oggi aveva mai raggiunto con la stessa rapidità una popolarità così vasta presso i pubblici di rete. Ma non sono solo dimensioni e rapidità del fenomeno a destare interesse. Susan Boyle sarà ricordata nei libri di scuola come un caso esemplare di cultura convergente. Di quella cultura, cioè, che nell’inedito spazio reso possibile dalla rete, fa incontrare il produttore e il consumatore attivo, il professionista e l’amatore, la comunicazione personale e quella di massa. Una cultura che, superando la tradizionale dicotomia fra produzioni dall’alto e conversazioni dal basso, si sviluppa proprio grazie alle caratteristiche di questo nuovo ecosistema. Grazie alla professionalità con la quale la storia e il personaggio sono stati raccontati dai produttori dello show. Grazie alle migliaia di persone che decidono di condividere con i propri amici il video dell’esibizione. E grazie, infine, alla cassa di risonanza che i media tradizionali creano occupandosi della straordinaria popolarità in rete del fenomeno. Ciò che alimenta questo circolo virtuoso spingendo persone a condividere esperienze attraverso la rete, rappresenta la chiave dei futuri successi nel sistema dei media nel “dopo-rete”.
Si parla spesso, in questi casi, di “video virali” per porre l’accento sulle capacità di rapida diffusione di questi video in rete (simili a quelle di un virus). A ben guardare, come ha acutamente fatto notare il guru della cultura convergente Henry Jenkins, la diffusione di questi video prevede un atto di libera scelta da parte di chi condivide il contenuto. Questa importante caratteristica rende la condivisione sociale profondamente diversa dalla diffusione di un virus che avviene invece a prescindere e spesso contro la volontà di chi infetta e di chi è infettato.
Comprendere, stimolare e supportare una moltitudine di scelte individuali. Spostare l’attenzione dal prodotto alla conversazione. Il futuro del successo dipenderà sempre più da tutto questo.
[potete leggere questo articolo anche a pag. 16 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 28 Aprile. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 12 Maggio]
[Photo originally uploaded on February 28, 2009 by EssG]

Susan Boyle è una cantante non professionista. Ha quarantotto anni ed è balzata di recente agli onori delle cronache per la sua partecipazione allo show televisivo britannico Britain’s Got Talent (un reality show simile a X Factor). L’audizione di Susan Boyle, trasmessa l’11 aprile 2009 sul canale inglese itv, ha originato, grazie al passaparola in rete, un fenomeno mediatico globale di dimensioni e caratteristiche inedite. Solo su YouTube esistono centinaia di video di questa esibizione e filmati legati a questo personaggio. Per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno si consideri che il video più popolare fra quelli legati al caso Boyle, conta oggi, a circa due settimane dalla pubblicazione, oltre quarantacinque milioni di visualizzazioni contro i meno di venti milioni fatti registrare fino ad oggi dal discorso della vittoria pronunciato da Barack Obama la notte del 4 novembre 2008.

Nulla prima di oggi aveva mai raggiunto con la stessa rapidità una popolarità così vasta presso i pubblici di rete. Ma non sono solo dimensioni e rapidità del fenomeno a destare interesse. Susan Boyle sarà ricordata nei libri di scuola come un caso esemplare di cultura convergente. Di quella cultura, cioè, che nell’inedito spazio reso possibile dalla rete, fa incontrare il produttore e il consumatore attivo, il professionista e l’amatore, la comunicazione personale e quella di massa. Una cultura che, superando la tradizionale dicotomia fra produzioni dall’alto e conversazioni dal basso, si sviluppa proprio grazie alle caratteristiche di questo nuovo ecosistema. Grazie alla professionalità con la quale la storia e il personaggio sono stati raccontati dai produttori dello show. Grazie alle migliaia di persone che decidono di condividere con i propri amici il video dell’esibizione. E grazie, infine, alla cassa di risonanza che i media tradizionali creano occupandosi della straordinaria popolarità in rete del fenomeno. Ciò che alimenta questo circolo virtuoso spingendo persone a condividere esperienze attraverso la rete, rappresenta la chiave dei futuri successi nel sistema dei media nel “dopo-rete”.

Si parla spesso, in questi casi, di “video virali” per porre l’accento sulle capacità di rapida diffusione di questi video in rete (simili a quelle di un virus). A ben guardare, come ha acutamente fatto notare il guru della cultura convergente Henry Jenkins, la diffusione di questi video prevede un atto di libera scelta da parte di chi condivide il contenuto. Questa importante caratteristica rende la condivisione sociale profondamente diversa dalla diffusione di un virus che avviene invece a prescindere e spesso contro la volontà di chi infetta e di chi è infettato.

Comprendere, stimolare e supportare una moltitudine di scelte individuali. Spostare l’attenzione dal prodotto alla conversazione. Il futuro del successo dipenderà sempre più da tutto questo.

[potete leggere questo articolo anche a pag. 16 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 28 Aprile. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 12 Maggio]

[Photo originally uploaded on February 28, 2009 by EssG]

Susan Boyle è una cantante non professionista. Ha quarantotto anni ed è balzata di recente agli onori delle cronache per la sua partecipazione allo show televisivo britannico Britain’s Got Talent (un reality show simile a X Factor). L’audizione di Susan Boyle, trasmessa l’11 aprile 2009 sul canale inglese itv, ha originato, grazie al passaparola in rete, un fenomeno mediatico globale di dimensioni e caratteristiche inedite. Solo su YouTube esistono centinaia di video di questa esibizione e filmati legati a questo personaggio. Per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno si consideri che il video più popolare fra quelli legati al caso Boyle, conta oggi, a circa due settimane dalla pubblicazione, oltre quarantacinque milioni di visualizzazioni contro i meno di venti milioni fatti registrare fino ad oggi dal discorso della vittoria pronunciato da Barack Obama la notte del 4 novembre 2008.

Nulla prima di oggi aveva mai raggiunto con la stessa rapidità una popolarità così vasta presso i pubblici di rete. Ma non sono solo dimensioni e rapidità del fenomeno a destare interesse. Susan Boyle sarà ricordata nei libri di scuola come un caso esemplare di cultura convergente. Di quella cultura, cioè, che nell’inedito spazio reso possibile dalla rete, fa incontrare il produttore e il consumatore attivo, il professionista e l’amatore, la comunicazione personale e quella di massa. Una cultura che, superando la tradizionale dicotomia fra produzioni dall’alto e conversazioni dal basso, si sviluppa proprio grazie alle caratteristiche di questo nuovo ecosistema. Grazie alla professionalità con la quale la storia e il personaggio sono stati raccontati dai produttori dello show. Grazie alle migliaia di persone che decidono di condividere con i propri amici il video dell’esibizione. E grazie, infine, alla cassa di risonanza che i media tradizionali creano occupandosi della straordinaria popolarità in rete del fenomeno. Ciò che alimenta questo circolo virtuoso spingendo persone a condividere esperienze attraverso la rete, rappresenta la chiave dei futuri successi nel sistema dei media nel “dopo-rete”.

Si parla spesso, in questi casi, di “video virali” per porre l’accento sulle capacità di rapida diffusione di questi video in rete (simili a quelle di un virus). A ben guardare, come ha acutamente fatto notare il guru della cultura convergente Henry Jenkins, la diffusione di questi video prevede un atto di libera scelta da parte di chi condivide il contenuto. Questa importante caratteristica rende la condivisione sociale profondamente diversa dalla diffusione di un virus che avviene invece a prescindere e spesso contro la volontà di chi infetta e di chi è infettato.

Comprendere, stimolare e supportare una moltitudine di scelte individuali. Spostare l’attenzione dal prodotto alla conversazione. Il futuro del successo dipenderà sempre più da tutto questo.

[potete leggere questo articolo anche a pag. 16 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 28 Aprile. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 12 Maggio]

[Photo originally uploaded on February 28, 2009 by EssG]

Realtà digitali #6: Quando l’Italia scoprì a cosa serve Internet

Ci sono eventi che segnano la storia di una nazione. Talvolta questi eventi incrociano l’evolversi dei modi di comunicare il mondo generando una cesura nella storia dei media.Ci sono eventi che segnano la storia di una nazione. Talvolta questi eventi incrociano l’evolversi dei modi di comunicare il mondo generando una cesura nella storia dei media.Ci sono eventi che segnano la storia di una nazione. Talvolta questi eventi incrociano l’evolversi dei modi di comunicare il mondo generando una cesura nella storia dei media.

Ci sono eventi che segnano la storia di una nazione. Talvolta questi eventi incrociano l’evolversi dei modi di comunicare il mondo generando una cesura nella storia dei media.
“Erano esattamente le cinque del mattino di lunedì 28 dicembre 1908 quando un sisma spaventoso e un maremoto terrificante sconvolsero lo stretto di Messina. Due città, la stessa Messina e Reggio Calabria, furono completamente rase al suolo. Le vittime, accertate, si calcolarono in più di settantamila. Ma le prime notizie del disastro apparvero, in maniera ancora assai vaga ed approssimativa, soltanto sulle edizioni del mattino dei giornali del successivo 29 dicembre. Non solo, ma la stessa notizia della catastrofe arrivò nella capitale – e sotto forma di un normale telegramma – soltanto alle ore 17,45 di quel 28 dicembre: più di dodici ore a distanza dell’evento”*
“Erano esattamente le ore 19 e ventisei minuti del giorno 23 novembre 1980 quando un sisma di inaudita potenza e durata sconvolse buona parte delle regioni Campania e Basilicata. I danni furono enormi, le vittime accertate superarono le cinquemila persone. Radio e televisione trasmisero le prime notizie a distanza di pochi minuti dall’evento. Tra le 19,45 e le 20 i telegiornali furono già in grado di allestire edizioni straordinarie e di far pervenire sui teleschermi le prime immagini del disastro coinvolgendo stati d’animo, comportamenti, reazioni psichiche di milioni di persone le quali si trovarono di colpo nella veste di destinatari e partecipi di un universo collettivo simbolico”*
Erano esattamente le 3 e trentadue minuti del mattino di lunedì 6 aprile 2009 quando un violento sisma sconvolse la zona dell’Aquila. I danni furono enormi, le vittime superarono le trecento persone. La prima notizia dell’evento non fu data al mondo da un giornalista ma da una persona comune attraverso Internet. Dopo tre minuti. Nei caotici momenti immediatamente successivi, numerose altre persone diedero notizia dell’evento aggiungendo particolari, chiedendo informazioni, commentando e condividendo quanto avevano appena vissuto. Quando le prime agenzie di stampa, i siti dei quotidiani e le tv “all news” iniziarono a coprire l’evento, le persone comuni rilanciarono, commentarono e confrontarono i racconti. Compresa la gravità di quanto successo, lo spazio della rete diventò strumento per organizzare gli sforzi, condividere le informazioni, lanciare appelli e provare a rendersi utili. Nei giorni che seguirono, la straordinaria mobilitazione dei volontari accorsi da tutta Italia per prestare soccorso, fu coadiuvata ed affiancata da una miriade di piccole iniziative spontaneamente organizzate attraverso Internet. Iniziative piccole che fecero tuttavia comprendere a molti le potenzialità della rete come spazio per la rapida auto-organizzazione.
* tratto da Enrico Mascilli Migliorini, La comunicazione istantanea, Guida Editori, Napoli 1987.
[potete leggere questo articolo anche a pag. 12 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 14 Aprile. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 28 Aprile]
[Photo originally uploaded on August 16, 2007 by Telstar Logistics]

Ci sono eventi che segnano la storia di una nazione. Talvolta questi eventi incrociano l’evolversi dei modi di comunicare il mondo generando una cesura nella storia dei media.

“Erano esattamente le cinque del mattino di lunedì 28 dicembre 1908 quando un sisma spaventoso e un maremoto terrificante sconvolsero lo stretto di Messina. Due città, la stessa Messina e Reggio Calabria, furono completamente rase al suolo. Le vittime, accertate, si calcolarono in più di settantamila. Ma le prime notizie del disastro apparvero, in maniera ancora assai vaga ed approssimativa, soltanto sulle edizioni del mattino dei giornali del successivo 29 dicembre. Non solo, ma la stessa notizia della catastrofe arrivò nella capitale – e sotto forma di un normale telegramma – soltanto alle ore 17,45 di quel 28 dicembre: più di dodici ore a distanza dell’evento”*

“Erano esattamente le ore 19 e ventisei minuti del giorno 23 novembre 1980 quando un sisma di inaudita potenza e durata sconvolse buona parte delle regioni Campania e Basilicata. I danni furono enormi, le vittime accertate superarono le cinquemila persone. Radio e televisione trasmisero le prime notizie a distanza di pochi minuti dall’evento. Tra le 19,45 e le 20 i telegiornali furono già in grado di allestire edizioni straordinarie e di far pervenire sui teleschermi le prime immagini del disastro coinvolgendo stati d’animo, comportamenti, reazioni psichiche di milioni di persone le quali si trovarono di colpo nella veste di destinatari e partecipi di un universo collettivo simbolico”*

Erano esattamente le 3 e trentadue minuti del mattino di lunedì 6 aprile 2009 quando un violento sisma sconvolse la zona dell’Aquila. I danni furono enormi, le vittime superarono le trecento persone. La prima notizia dell’evento non fu data al mondo da un giornalista ma da una persona comune attraverso Internet. Dopo tre minuti. Nei caotici momenti immediatamente successivi, numerose altre persone diedero notizia dell’evento aggiungendo particolari, chiedendo informazioni, commentando e condividendo quanto avevano appena vissuto. Quando le prime agenzie di stampa, i siti dei quotidiani e le tv “all news” iniziarono a coprire l’evento, le persone comuni rilanciarono, commentarono e confrontarono i racconti. Compresa la gravità di quanto successo, lo spazio della rete diventò strumento per organizzare gli sforzi, condividere le informazioni, lanciare appelli e provare a rendersi utili. Nei giorni che seguirono, la straordinaria mobilitazione dei volontari accorsi da tutta Italia per prestare soccorso, fu coadiuvata ed affiancata da una miriade di piccole iniziative spontaneamente organizzate attraverso Internet. Iniziative piccole che fecero tuttavia comprendere a molti le potenzialità della rete come spazio per la rapida auto-organizzazione.

* tratto da Enrico Mascilli Migliorini, La comunicazione istantanea, Guida Editori, Napoli 1987.

[potete leggere questo articolo anche a pag. 12 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 14 Aprile. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 28 Aprile]

[Photo originally uploaded on August 16, 2007 by Telstar Logistics]

Ci sono eventi che segnano la storia di una nazione. Talvolta questi eventi incrociano l’evolversi dei modi di comunicare il mondo generando una cesura nella storia dei media.

“Erano esattamente le cinque del mattino di lunedì 28 dicembre 1908 quando un sisma spaventoso e un maremoto terrificante sconvolsero lo stretto di Messina. Due città, la stessa Messina e Reggio Calabria, furono completamente rase al suolo. Le vittime, accertate, si calcolarono in più di settantamila. Ma le prime notizie del disastro apparvero, in maniera ancora assai vaga ed approssimativa, soltanto sulle edizioni del mattino dei giornali del successivo 29 dicembre. Non solo, ma la stessa notizia della catastrofe arrivò nella capitale – e sotto forma di un normale telegramma – soltanto alle ore 17,45 di quel 28 dicembre: più di dodici ore a distanza dell’evento”*

“Erano esattamente le ore 19 e ventisei minuti del giorno 23 novembre 1980 quando un sisma di inaudita potenza e durata sconvolse buona parte delle regioni Campania e Basilicata. I danni furono enormi, le vittime accertate superarono le cinquemila persone. Radio e televisione trasmisero le prime notizie a distanza di pochi minuti dall’evento. Tra le 19,45 e le 20 i telegiornali furono già in grado di allestire edizioni straordinarie e di far pervenire sui teleschermi le prime immagini del disastro coinvolgendo stati d’animo, comportamenti, reazioni psichiche di milioni di persone le quali si trovarono di colpo nella veste di destinatari e partecipi di un universo collettivo simbolico”*

Erano esattamente le 3 e trentadue minuti del mattino di lunedì 6 aprile 2009 quando un violento sisma sconvolse la zona dell’Aquila. I danni furono enormi, le vittime superarono le trecento persone. La prima notizia dell’evento non fu data al mondo da un giornalista ma da una persona comune attraverso Internet. Dopo tre minuti. Nei caotici momenti immediatamente successivi, numerose altre persone diedero notizia dell’evento aggiungendo particolari, chiedendo informazioni, commentando e condividendo quanto avevano appena vissuto. Quando le prime agenzie di stampa, i siti dei quotidiani e le tv “all news” iniziarono a coprire l’evento, le persone comuni rilanciarono, commentarono e confrontarono i racconti. Compresa la gravità di quanto successo, lo spazio della rete diventò strumento per organizzare gli sforzi, condividere le informazioni, lanciare appelli e provare a rendersi utili. Nei giorni che seguirono, la straordinaria mobilitazione dei volontari accorsi da tutta Italia per prestare soccorso, fu coadiuvata ed affiancata da una miriade di piccole iniziative spontaneamente organizzate attraverso Internet. Iniziative piccole che fecero tuttavia comprendere a molti le potenzialità della rete come spazio per la rapida auto-organizzazione.

* tratto da Enrico Mascilli Migliorini, La comunicazione istantanea, Guida Editori, Napoli 1987.

[potete leggere questo articolo anche a pag. 12 de “Il Corriere Adriatico” di Martedì 14 Aprile. Il prossimo appuntamento con “Realtà digitali” è per Martedì 28 Aprile]

[Photo originally uploaded on August 16, 2007 by Telstar Logistics]