Come al solito Nicholas Carr (quello di Does it matter?) ha la capacità di trovare titoli straordinariamente accattivanti che di solito lasciano intendere una posizione dell’autore che nel contenuto del post viene sostanzialmente smentita o fortemente depotenziata.
Dopo una serie di argomentazioni a mio avviso tutt’altro che forti Carr conclude così:
Like it or not, Web 2.0, like Web 1.0, is amoral. It’s a set of
technologies – a machine, not a Machine – that alters the forms and
economics of production and consumption. It doesn’t care whether its
consequences are good or bad. It doesn’t care whether it brings us to a
higher consciousness or a lower one. It doesn’t care whether it
burnishes our culture or dulls it. It doesn’t care whether it leads us
into a golden age or a dark one. So let’s can the millenialist rhetoric
and see the thing for what it is, not what we wish it would be.
Ora dire che un computer come un sasso o come le tecnologie del Web 2.0 non siano morali è una considerazione piuttosto banale. Si tratta dell’ennesima versione del vecchio adagio di McLuhan secondo cui le tecnologie non sono nè buone, nè cattive, nè neutre.
Questa forma di “neutralità etica” delle tecnologie supporta la forma di morale tipica delle società differenziate per funzioni. Non una morale, ma tante morali che dipendono dal punto vista dal quale si osserva.
Ora si potrebbe obiettare che una morale è una o non è. Dunque che le società differenziate per fuzioni siano prive di morale. In realtà nella definizione stessa di morale non esiste nessun riferimento al fatto che debba essere unica. O meglio esiste un riferimento del tutto implicito all’unicità della morale per un osservatore in un certo momento. Se non assumesse questa forma stabile ed univoca essa sarebbe del tutto inutilizzabile. Dunque la morale è una… per ciascun osservatore.
Ed è in questa specifica forma di supporto alla doppia natura della morale contemporanea (necessariamente una ma molteplice) che la tecnologia si configura come un’alleato strategico della forma di società differenziata per funzioni.
In questo senso il web 2.0 è una straordinaria piattaforma per lo sviluppo di questa forma di moralità cibern-etica.