What's next #8: Le impostazioni di privacy nel contesto d'uso (in Facebook e altrove)

danah boyd spiega sul suo blog alcuni segreti delle impostazioni di privacy ci Facebook ed invita gli sviluppatori a rendere più semplice e chiara la percezione di visibilità di un contenuto pubblicato da un utente. Ne scaturisce una riflessione ricca di stimoli ed una lettura istruttiva per chiunque abbia un account su un sito di social network.danah boyd spiega sul suo blog alcuni segreti delle impostazioni di privacy ci Facebook ed invita gli sviluppatori a rendere più semplice e chiara la percezione di visibilità di un contenuto pubblicato da un utente. Ne scaturisce una riflessione ricca di stimoli ed una lettura istruttiva per chiunque abbia un account su un sito di social network.danah boyd spiega sul suo blog alcuni segreti delle impostazioni di privacy ci Facebook ed invita gli sviluppatori a rendere più semplice e chiara la percezione di visibilità di un contenuto pubblicato da un utente. Ne scaturisce una riflessione ricca di stimoli ed una lettura istruttiva per chiunque abbia un account su un sito di social network.


Questo articolo è una traduzione del post pubblicato da danah boyd sul suo blog sotto il titolo “Putting Privacy Settings in the Context of Use (in Facebook and elsewhere)“.
Alcuni giorni fa gli occhi di Gilad si sono spalancati e mi ha chiamato per dare uno sguardo al suo computer. Era su Facebook ed aveva appena scoperto un buco nel sistema di privacy. Aveva massimizzato il suo news feed per ricevere quante più informazioni possibili sulle fotografie. Come risultato veniva regolarmente aggiornato quando i suoi Amici commentavano sulle foto degli altri compreso le foto di persone di cui non era amico o nello stesso network. Questo è corretto e va bene. Tuttavia ha anche scoperto che poteva cliccare su queste foto e, da lì, guardare l’intero album delle foto degli Amici dei suoi Amici. Una volta uno dei suo Amici era stato taggato in uno di questi album, lui poteva vedere l’intero album, anche se non l’intero profilo del possessore dell’album. Questo gli ha provocato una certa delirante felicità perché sentiva di poter accedere a delle fotografie alle quali non avrebbe dovuto accedere… e gli è piaciuto.
Ci sono molte spiegazioni del perché questo avvenga. Potrebbe essere un bug di Facebook. Più probabilmente si tratta del risultato delle scelte di persone che, attraverso il troppo complesso sistema di impostazioni della privacy di Facebook – che neanche Gilad conosceva – consentono alle fotografie in cui sono taggati di essere visibili agli Amici degli Amici. In entrambi i casi Gilad si è sentito come se stesse guardando foto che non erano state pensate per lui. Allo stesso modo scommetterei che gli Amici dei figli di sua sorella non immaginavano che taggando queste foto con i loro nomi avrebbero reso disponibile l’intero album al fratello.
Le impostazioni delle privacy di Facebook sono i più flessibili e confusionari dell’intera industria del settore. Più e più volte mi capita di intervistare teenagers (ed adulti) che pensano di aver scelto impostazioni di privacy che facessero una cosa e che rimangono sorpresi (e a volte spaventati) di apprendere che le impostazioni scelte fanno in realtà altro. Oltretutto, per via di cose come il tagging delle foto, la gente spesso non è a conoscenza della visibilità di un contenuto al quale non hanno direttamente contribuito.  La gente continua a mettersi nei casini perché manca il controllo che pensano di avere. E questo non riguarda solo i ragazzini. Maestri e professori  -siete proprio sicuri che le foto che i vostri amici taggano a vostro nome non siano visibili ai vostri studenti? Genitori – So che molti di voi si sono fatti un profilo per ficcare il naso nelle vite dei vostri figli… ora che i vostri ex-compagni di scuola delle superiori sono anche loro dentro non saranno mica i vostri figli a ficcare il naso nelle vostre? Le dinamiche di potere sono bastarde che tu abbia 16 o 40 anni.
Perché le impostazioni della privacy rimangono un processo astratto rimosso dal contesto del contenuto stesso? Le impostazioni della privacy non dovrebbero riguardare solo il controllo; dovrebbero essere una combinazione di consapevolezza, contesto e controllo. Bisognerebbe essere in grado di conoscere la visibilità di un atto al momento in cui esso è compiuto e quando si accede alle tracce dello stesso.
Sviluppatori di tecnologie… vi imploro…. mettere le informazioni di privacy nel contesto del contenuto stesso. Quando pubblico una foto in un album fatemi vedere una lista di TUTTI quelli che possono vedere quella foto. Quando guardo una foto in un profilo di qualcuno fatemi vedere l’elenco di tutti quelli che possono vedere quella foto prima che lasci un commento. Non riuscirete a far comprendere alla gente le dimensioni della visibilità facendogli modulare alcune impostazioni di privacy ogni qualche mese non avendo idea di cosa “Amici degli Amici” significhi in realtà. Se esistessero queste impostazioni ed uno potesse sapere prima di caricare una foto che essa sarà visibile a 5.000 persone inclusi 10 ex-amanti ci penserebbe due volte prima di farlo. Oppure andrebbero a cambiare le impostazioni di privacy.
In un mondo ideale nel quale un accesso complesso al controllo non distruggerebbe un database, avrei suggerito un sistema grazie al quale essere in grado di modificare la lista delle persone che possono accedere ad un particolare contenuto al momento del caricamento. Quindi se io posto una foto e mi accorgo che è visibile a 100 persone, potrei scorrere manualmente la lista e rimuovere 10 di queste persone senza dover creare un gruppo specifico formato da tutti meno quelli che intendo escludere. So che questo significa un disastro in un database e che non posso chiederlo… ancora. Dovremmo rendere funzioni combinatorie su grandi numeri computabili in tempi ragionevoli, giusto? ::wink:: Nel frattempo fatemi vedere almeno il livello di visibilità e datemi la possibilità di modificare le mie impostazioni generali nel contesto d’uso.
Francamente… non comprendo perché le aziende che producono sistemi informatici non lo facciano. È perché non volete che i vostri utenti scoprano quanto visibili i loro contenuti siano? È perché i vostri database relazionali sono diretti e ciò rende questa lista faticosa da calcolare? O ci sono altre ragioni che non riesco ad immaginare? Ma seriamente, se volete porre un freno a questo disastro sociale che deriva dal fatto che le persone scelgano in modo errato le loro impostazioni di privacy, perché non mettere queste informazioni nel contesto? Perché non fargli vedere quanto visibili siano i loro atti mettendo a disposizione un sistema di feedback che gli faccia vedere cosa sta succedendo? Per favore ditemi perché questo non è un approccio razionale!
Nel frattempo… per tutti gli altri… avete dato uno sguardo alle vostre impostazioni delle privacy di recente? Volete veramente che il vostro profilo venga fuori per primo quando la gente cerca il vostro nome su Google? Volete veramente che quelle foto taggate con il vostro nome siano visibili agli amici degli amici? O il vostro status update visibile a tutte le vostre network? Pensateci. Guardate le vostre impostazioni. Le vostre aspettative corrispondono a quello che queste impostazioni dicono?

Questo articolo è una traduzione del post pubblicato da danah boyd sul suo blog sotto il titolo “Putting Privacy Settings in the Context of Use (in Facebook and elsewhere)“.

Alcuni giorni fa gli occhi di Gilad si sono spalancati e mi ha chiamato per dare uno sguardo al suo computer. Era su Facebook ed aveva appena scoperto un buco nel sistema di privacy. Aveva massimizzato il suo news feed per ricevere quante più informazioni possibili sulle fotografie. Come risultato veniva regolarmente aggiornato quando i suoi Amici commentavano sulle foto degli altri compreso le foto di persone di cui non era amico o nello stesso network. Questo è corretto e va bene. Tuttavia ha anche scoperto che poteva cliccare su queste foto e, da lì, guardare l’intero album delle foto degli Amici dei suoi Amici. Una volta uno dei suo Amici era stato taggato in uno di questi album, lui poteva vedere l’intero album, anche se non l’intero profilo del possessore dell’album. Questo gli ha provocato una certa delirante felicità perché sentiva di poter accedere a delle fotografie alle quali non avrebbe dovuto accedere… e gli è piaciuto.

Ci sono molte spiegazioni del perché questo avvenga. Potrebbe essere un bug di Facebook. Più probabilmente si tratta del risultato delle scelte di persone che, attraverso il troppo complesso sistema di impostazioni della privacy di Facebook – che neanche Gilad conosceva – consentono alle fotografie in cui sono taggati di essere visibili agli Amici degli Amici. In entrambi i casi Gilad si è sentito come se stesse guardando foto che non erano state pensate per lui. Allo stesso modo scommetterei che gli Amici dei figli di sua sorella non immaginavano che taggando queste foto con i loro nomi avrebbero reso disponibile l’intero album al fratello.

Le impostazioni delle privacy di Facebook sono i più flessibili e confusionari dell’intera industria del settore. Più e più volte mi capita di intervistare teenagers (ed adulti) che pensano di aver scelto impostazioni di privacy che facessero una cosa e che rimangono sorpresi (e a volte spaventati) di apprendere che le impostazioni scelte fanno in realtà altro. Oltretutto, per via di cose come il tagging delle foto, la gente spesso non è a conoscenza della visibilità di un contenuto al quale non hanno direttamente contribuito.  La gente continua a mettersi nei casini perché manca il controllo che pensano di avere. E questo non riguarda solo i ragazzini. Maestri e professori  -siete proprio sicuri che le foto che i vostri amici taggano a vostro nome non siano visibili ai vostri studenti? Genitori – So che molti di voi si sono fatti un profilo per ficcare il naso nelle vite dei vostri figli… ora che i vostri ex-compagni di scuola delle superiori sono anche loro dentro non saranno mica i vostri figli a ficcare il naso nelle vostre? Le dinamiche di potere sono bastarde che tu abbia 16 o 40 anni.

Perché le impostazioni della privacy rimangono un processo astratto rimosso dal contesto del contenuto stesso? Le impostazioni della privacy non dovrebbero riguardare solo il controllo; dovrebbero essere una combinazione di consapevolezza, contesto e controllo. Bisognerebbe essere in grado di conoscere la visibilità di un atto al momento in cui esso è compiuto e quando si accede alle tracce dello stesso.

Sviluppatori di tecnologie… vi imploro…. mettere le informazioni di privacy nel contesto del contenuto stesso. Quando pubblico una foto in un album fatemi vedere una lista di TUTTI quelli che possono vedere quella foto. Quando guardo una foto in un profilo di qualcuno fatemi vedere l’elenco di tutti quelli che possono vedere quella foto prima che lasci un commento. Non riuscirete a far comprendere alla gente le dimensioni della visibilità facendogli modulare alcune impostazioni di privacy ogni qualche mese non avendo idea di cosa “Amici degli Amici” significhi in realtà. Se esistessero queste impostazioni ed uno potesse sapere prima di caricare una foto che essa sarà visibile a 5.000 persone inclusi 10 ex-amanti ci penserebbe due volte prima di farlo. Oppure andrebbero a cambiare le impostazioni di privacy.

In un mondo ideale nel quale un accesso complesso al controllo non distruggerebbe un database, avrei suggerito un sistema grazie al quale essere in grado di modificare la lista delle persone che possono accedere ad un particolare contenuto al momento del caricamento. Quindi se io posto una foto e mi accorgo che è visibile a 100 persone, potrei scorrere manualmente la lista e rimuovere 10 di queste persone senza dover creare un gruppo specifico formato da tutti meno quelli che intendo escludere. So che questo significa un disastro in un database e che non posso chiederlo… ancora. Dovremmo rendere funzioni combinatorie su grandi numeri computabili in tempi ragionevoli, giusto? ::wink:: Nel frattempo fatemi vedere almeno il livello di visibilità e datemi la possibilità di modificare le mie impostazioni generali nel contesto d’uso.

Francamente… non comprendo perché le aziende che producono sistemi informatici non lo facciano. È perché non volete che i vostri utenti scoprano quanto visibili i loro contenuti siano? È perché i vostri database relazionali sono diretti e ciò rende questa lista faticosa da calcolare? O ci sono altre ragioni che non riesco ad immaginare? Ma seriamente, se volete porre un freno a questo disastro sociale che deriva dal fatto che le persone scelgano in modo errato le loro impostazioni di privacy, perché non mettere queste informazioni nel contesto? Perché non fargli vedere quanto visibili siano i loro atti mettendo a disposizione un sistema di feedback che gli faccia vedere cosa sta succedendo? Per favore ditemi perché questo non è un approccio razionale!

Nel frattempo… per tutti gli altri… avete dato uno sguardo alle vostre impostazioni delle privacy di recente? Volete veramente che il vostro profilo venga fuori per primo quando la gente cerca il vostro nome su Google? Volete veramente che quelle foto taggate con il vostro nome siano visibili agli amici degli amici? O il vostro status update visibile a tutte le vostre network? Pensateci. Guardate le vostre impostazioni. Le vostre aspettative corrispondono a quello che queste impostazioni dicono?

Questo articolo è una traduzione del post pubblicato da danah boyd sul suo blog sotto il titolo “Putting Privacy Settings in the Context of Use (in Facebook and elsewhere)“.

Alcuni giorni fa gli occhi di Gilad si sono spalancati e mi ha chiamato per dare uno sguardo al suo computer. Era su Facebook ed aveva appena scoperto un buco nel sistema di privacy. Aveva massimizzato il suo news feed per ricevere quante più informazioni possibili sulle fotografie. Come risultato veniva regolarmente aggiornato quando i suoi Amici commentavano sulle foto degli altri compreso le foto di persone di cui non era amico o nello stesso network. Questo è corretto e va bene. Tuttavia ha anche scoperto che poteva cliccare su queste foto e, da lì, guardare l’intero album delle foto degli Amici dei suoi Amici. Una volta uno dei suo Amici era stato taggato in uno di questi album, lui poteva vedere l’intero album, anche se non l’intero profilo del possessore dell’album. Questo gli ha provocato una certa delirante felicità perché sentiva di poter accedere a delle fotografie alle quali non avrebbe dovuto accedere… e gli è piaciuto.

Ci sono molte spiegazioni del perché questo avvenga. Potrebbe essere un bug di Facebook. Più probabilmente si tratta del risultato delle scelte di persone che, attraverso il troppo complesso sistema di impostazioni della privacy di Facebook – che neanche Gilad conosceva – consentono alle fotografie in cui sono taggati di essere visibili agli Amici degli Amici. In entrambi i casi Gilad si è sentito come se stesse guardando foto che non erano state pensate per lui. Allo stesso modo scommetterei che gli Amici dei figli di sua sorella non immaginavano che taggando queste foto con i loro nomi avrebbero reso disponibile l’intero album al fratello.

Le impostazioni delle privacy di Facebook sono i più flessibili e confusionari dell’intera industria del settore. Più e più volte mi capita di intervistare teenagers (ed adulti) che pensano di aver scelto impostazioni di privacy che facessero una cosa e che rimangono sorpresi (e a volte spaventati) di apprendere che le impostazioni scelte fanno in realtà altro. Oltretutto, per via di cose come il tagging delle foto, la gente spesso non è a conoscenza della visibilità di un contenuto al quale non hanno direttamente contribuito.  La gente continua a mettersi nei casini perché manca il controllo che pensano di avere. E questo non riguarda solo i ragazzini. Maestri e professori  -siete proprio sicuri che le foto che i vostri amici taggano a vostro nome non siano visibili ai vostri studenti? Genitori – So che molti di voi si sono fatti un profilo per ficcare il naso nelle vite dei vostri figli… ora che i vostri ex-compagni di scuola delle superiori sono anche loro dentro non saranno mica i vostri figli a ficcare il naso nelle vostre? Le dinamiche di potere sono bastarde che tu abbia 16 o 40 anni.

Perché le impostazioni della privacy rimangono un processo astratto rimosso dal contesto del contenuto stesso? Le impostazioni della privacy non dovrebbero riguardare solo il controllo; dovrebbero essere una combinazione di consapevolezza, contesto e controllo. Bisognerebbe essere in grado di conoscere la visibilità di un atto al momento in cui esso è compiuto e quando si accede alle tracce dello stesso.

Sviluppatori di tecnologie… vi imploro…. mettere le informazioni di privacy nel contesto del contenuto stesso. Quando pubblico una foto in un album fatemi vedere una lista di TUTTI quelli che possono vedere quella foto. Quando guardo una foto in un profilo di qualcuno fatemi vedere l’elenco di tutti quelli che possono vedere quella foto prima che lasci un commento. Non riuscirete a far comprendere alla gente le dimensioni della visibilità facendogli modulare alcune impostazioni di privacy ogni qualche mese non avendo idea di cosa “Amici degli Amici” significhi in realtà. Se esistessero queste impostazioni ed uno potesse sapere prima di caricare una foto che essa sarà visibile a 5.000 persone inclusi 10 ex-amanti ci penserebbe due volte prima di farlo. Oppure andrebbero a cambiare le impostazioni di privacy.

In un mondo ideale nel quale un accesso complesso al controllo non distruggerebbe un database, avrei suggerito un sistema grazie al quale essere in grado di modificare la lista delle persone che possono accedere ad un particolare contenuto al momento del caricamento. Quindi se io posto una foto e mi accorgo che è visibile a 100 persone, potrei scorrere manualmente la lista e rimuovere 10 di queste persone senza dover creare un gruppo specifico formato da tutti meno quelli che intendo escludere. So che questo significa un disastro in un database e che non posso chiederlo… ancora. Dovremmo rendere funzioni combinatorie su grandi numeri computabili in tempi ragionevoli, giusto? ::wink:: Nel frattempo fatemi vedere almeno il livello di visibilità e datemi la possibilità di modificare le mie impostazioni generali nel contesto d’uso.

Francamente… non comprendo perché le aziende che producono sistemi informatici non lo facciano. È perché non volete che i vostri utenti scoprano quanto visibili i loro contenuti siano? È perché i vostri database relazionali sono diretti e ciò rende questa lista faticosa da calcolare? O ci sono altre ragioni che non riesco ad immaginare? Ma seriamente, se volete porre un freno a questo disastro sociale che deriva dal fatto che le persone scelgano in modo errato le loro impostazioni di privacy, perché non mettere queste informazioni nel contesto? Perché non fargli vedere quanto visibili siano i loro atti mettendo a disposizione un sistema di feedback che gli faccia vedere cosa sta succedendo? Per favore ditemi perché questo non è un approccio razionale!

Nel frattempo… per tutti gli altri… avete dato uno sguardo alle vostre impostazioni delle privacy di recente? Volete veramente che il vostro profilo venga fuori per primo quando la gente cerca il vostro nome su Google? Volete veramente che quelle foto taggate con il vostro nome siano visibili agli amici degli amici? O il vostro status update visibile a tutte le vostre network? Pensateci. Guardate le vostre impostazioni. Le vostre aspettative corrispondono a quello che queste impostazioni dicono?

What's next #5: Io, il mio spazio ed il pubblico invisibile. La privacy in Facebook

Molti giovani abbandonano i blog per i siti di social network alla ricerca di una paradossale privacy nello spazio mediato di rete. Ma è veramente garantita la privacy su siti di social network come Badoo e Facebook?Molti giovani abbandonano i blog per i siti di social network alla ricerca di una paradossale privacy nello spazio mediato di rete. Ma è veramente garantita la privacy su siti di social network come Badoo e Facebook?Molti giovani abbandonano i blog per i siti di social network alla ricerca di una paradossale privacy nello spazio mediato di rete. Ma è veramente garantita la privacy su siti di social network come Badoo e Facebook?

Nel corso del mese di settembre gli italiani su Facebook sono più che raddoppiati passando dai 600.000 di fine agosto a oltre 1.200.000 (alla data di stesura di questo articolo).

Sul successo globale dei siti di social network esistono alcune ipotesi ed alcune credenze popolari (ovvero del MySpace per adulti). Fra le più note c’è l’ipotesi formulata più volte da danah boyd che spiegherebbe il perché i teenager americani hanno aperto in massa una pagina su MySpace (per poi migrare verso Facebook).

In pratica l’idea è che i siti di social network (SNSs) siano parte di una strategia, in parte inconsapevole, per assolvere il naturale bisogno dei ragazzi di socializzare fra pari sfuggendo al controllo dei genitori. L’opzione di socializzare online, afferma danah, diventa ancora più impellente quando il controllo dei genitori e degli adulti in genere, preoccupati per la sicurezza dei propri figli, si spinge fino a limitare le tradizionali uscite di casa da soli e le visite a casa di amici e compagni di classe (si veda nel box un estratto di una delle interviste realizzate con i teenagers dalla ricercatrice americana).

Amy (16, Seattle): My mom doesn’t let me out of the house very often, so that’s pretty much all I do, is I sit on MySpace and talk to people and text and talk on the phone, cause my mom’s always got some crazy reason to keep me in the house.

Jordan (15, Austin): See, I’m not [allowed outside] so much. My mom’s from Mexico and like – it’s like completely like different.
danah: Why?
Jordan: I don’t know. It’s just like she thinks I’ll get kidnapped.

(boyd, danah. 2008. “Teen Socialization Practices in Networked Publics.” MacAthur Forum, Palo Alto, California, April 23.)

La percezione di essere fra amici che offrono i SNSs è piuttosto forte. Il paragone che viene più facilmente in mente è quello con una classica homepage personale o un blog. Se dal punto di vista teorico è piuttosto chiaro che i contenuti pubblicati su Internet sono esposti ad un pubblico indistinto, non è altrettanto chiaro quanto questa percezione di essere esposti ad un pubblico sconosciuto ed inconoscibile sia diffusa fra chi pubblica contenuti sul web (in particolare fra i giovani che lo fanno più spesso ed in modo sistematico).

L’ipotesi che ho formulato come corollario a quanto affermato da danah boyd è che in una fase iniziale di domesticazione dell’uso del web la percezione di avere fra le mani un “mezzo di comunicazione di massa per le masse” sia molto labile. In pratica la stragrande maggioranza di chi pubblica in rete i propri contenuti non ha una chiara sensazione di quanto questi contenuti siano pubblici. Si tratta di una fase di domesticazione che è, nel caso specifico del web, sociale ed individuale al tempo stesso. Per la prima volta nella storia siamo infatti di fronte ad una generazione di adulti (genitori ed insegnanti) che, a causa della rapidità dello sviluppo tecnologico, non appare in grado di accompagnare i giovani verso un uso maturo del mezzo.

In questo scenario l’apprendimento sull’uso maturo della rete avviene essenzialmente fra pari e spesso si basa su prove ed errori che grazie alla natura potenzialmente epidemica della diffusione dell’informazione sul web passo rapidamente da esperienze personali a “coscienza collettiva generazionale”. Lo shock di scoprire che un adulto (genitori, insegnanti, capo, media o uomini di marketing –  per non parlare dei malintenzionati) può accedere facilmente al tuo blog e alla tue fotografie provoca una forma di apprendimento istantanea della nozione di  pubblico indistinto nello spazio mediato di rete.

Capire che pubblicare in rete (in siti non protetti da password) i propri contenuti significa esporli ad un pubblico imprevedibile è uno degli skills fondamentali della new media literacy.

Ma cosa avviene quando il bisogno di socializzare fra pari nello spazio mediato di rete si accompagna a questa consapevolezza?

Si cercano spazi dove pubblicare i propri contenuti restringendo l’accesso solo ai propri amici.

Spazi come MySpace e Facebook e gli altri SNSs.

Pensate a quanto è evocativo in questo senso il nome MySpace (il MIO spazio) o all’importanza che hanno le impostazione per la gestione della privacy sui contenuti del proprio profilo nella nuova interfaccia di Facebook.

Ben inteso che la fuga verso i SNSs non risolve di per sé il problema/possibilità del pubblico indistinto. Nelle impostazioni iniziali di un profilo di Facebook, ad esempio, i contenuti pubblicati sono accessibili tanto ai propri amici, quanto al Network di cui si sceglie di essere parte (anche se inizialmente non si è parte di alcun network). Al tempo stesso è evidente che tutti i livelli di privacy disponibili in questi siti offrono, a patto di comprenderne l’utilizzo e sulla carta, un elevato grado di protezione dei propri contenuti.

Al tempo stesso non va dimenticato che il pubblico indistinto è anche a fondamento delle capacità trasformative del web. Le band emergenti che usano MySpace per promuovere i propri brani, ad esempio, sfruttano proprio le potenzialità connesse al pubblico indistinto ed ai “mezzi di comunicazione di massa per le masse”.

Ma esporsi ad un pubblico indistinto può anche suscitare un certo fascino. Limitando l’accesso al proprio profilo alle sole persone che si conoscono già, ci si preclude per scelta la possibilità che qualcuno che non ci conosce possa interessarsi a noi per via delle informazioni disponibili sul nostro profilo. Questo può valere tanto nel campo lavorativo quanto in quello del dating.

Non esiste dunque una ricetta unica. Quello che appare invece necessario è comprendere l’esistenza del pubblico indistinto e sulla base di questa consapevolezza e dei propri obiettivi scegliere, eventualmente caso per caso e SNS per SNS, il grado di esposizione al pubblico indistinto che si desidera.

Ancora una volta il mezzo in sé non risolve problemi se non se ne fa un uso consapevole.

A ulteriore corollario di questa ipotesi letta in relazione alla situazione italiana ho formulato alcune considerazioni sulle differenze di approccio ai problemi della privacy che avrebbero gli utenti italiani di Facebook e Badoo.

A questo scopo ho costruito un breve questionario per validare o meno la mia idea.

Il questionario è stato già compilato in pochissimi giorni da oltre cento persone. Mi piacerebbe arrivare a 2000 possibilmente equamente distribuiti fra utenti di Facebook e Badoo.

So che non è facile e per questo vi chiedo di collaborare attivamente alla diffusione del questionario attraverso i vostri blog e reti sociali.

Ci sono un paio di modi per farlo.

1) Pop up code (da inserire sul vostro blog):

2) Facendo circolare attraverso Facebook, Twitter o qualsiasi altro social network il seguente link: http://www.surveymonkey.com/s.aspx?sm=SBft_2bRdjLsy2zE6W140Qaw_3d_3d.

Vi ringrazio in anticipo per la collaborazione. Il prossimo appuntamento con What’s next #6 sarà venerdì 10 ottobre. Con alcuni amici poi ci vediamo lo stesso giorno anche di persona per il Festival dei Blog. Se non potete aspettare fino al 10 potete sempre dare uno sguardo di tanto in tanto a friendfeed.

Nel corso del mese di settembre gli italiani su Facebook sono più che raddoppiati passando dai 600.000 di fine agosto a oltre 1.200.000 (alla data di stesura di questo articolo).

Sul successo globale dei siti di social network esistono alcune ipotesi ed alcune credenze popolari (ovvero del MySpace per adulti). Fra le più note c’è l’ipotesi formulata più volte da danah boyd che spiegherebbe il perché i teenager americani hanno aperto in massa una pagina su MySpace (per poi migrare verso Facebook).

In pratica l’idea è che i siti di social network (SNSs) siano parte di una strategia, in parte inconsapevole, per assolvere il naturale bisogno dei ragazzi di socializzare fra pari sfuggendo al controllo dei genitori. L’opzione di socializzare online, afferma danah, diventa ancora più impellente quando il controllo dei genitori e degli adulti in genere, preoccupati per la sicurezza dei propri figli, si spinge fino a limitare le tradizionali uscite di casa da soli e le visite a casa di amici e compagni di classe (si veda nel box un estratto di una delle interviste realizzate con i teenagers dalla ricercatrice americana).

Amy (16, Seattle): My mom doesn’t let me out of the house very often, so that’s pretty much all I do, is I sit on MySpace and talk to people and text and talk on the phone, cause my mom’s always got some crazy reason to keep me in the house.

Jordan (15, Austin): See, I’m not [allowed outside] so much. My mom’s from Mexico and like – it’s like completely like different.
danah: Why?
Jordan: I don’t know. It’s just like she thinks I’ll get kidnapped.

(boyd, danah. 2008. “Teen Socialization Practices in Networked Publics.” MacAthur Forum, Palo Alto, California, April 23.)

La percezione di essere fra amici che offrono i SNSs è piuttosto forte. Il paragone che viene più facilmente in mente è quello con una classica homepage personale o un blog. Se dal punto di vista teorico è piuttosto chiaro che i contenuti pubblicati su Internet sono esposti ad un pubblico indistinto, non è altrettanto chiaro quanto questa percezione di essere esposti ad un pubblico sconosciuto ed inconoscibile sia diffusa fra chi pubblica contenuti sul web (in particolare fra i giovani che lo fanno più spesso ed in modo sistematico).

L’ipotesi che ho formulato come corollario a quanto affermato da danah boyd è che in una fase iniziale di domesticazione dell’uso del web la percezione di avere fra le mani un “mezzo di comunicazione di massa per le masse” sia molto labile. In pratica la stragrande maggioranza di chi pubblica in rete i propri contenuti non ha una chiara sensazione di quanto questi contenuti siano pubblici. Si tratta di una fase di domesticazione che è, nel caso specifico del web, sociale ed individuale al tempo stesso. Per la prima volta nella storia siamo infatti di fronte ad una generazione di adulti (genitori ed insegnanti) che, a causa della rapidità dello sviluppo tecnologico, non appare in grado di accompagnare i giovani verso un uso maturo del mezzo.

In questo scenario l’apprendimento sull’uso maturo della rete avviene essenzialmente fra pari e spesso si basa su prove ed errori che grazie alla natura potenzialmente epidemica della diffusione dell’informazione sul web passo rapidamente da esperienze personali a “coscienza collettiva generazionale”. Lo shock di scoprire che un adulto (genitori, insegnanti, capo, media o uomini di marketing –  per non parlare dei malintenzionati) può accedere facilmente al tuo blog e alla tue fotografie provoca una forma di apprendimento istantanea della nozione di  pubblico indistinto nello spazio mediato di rete.

Capire che pubblicare in rete (in siti non protetti da password) i propri contenuti significa esporli ad un pubblico imprevedibile è uno degli skills fondamentali della new media literacy.

Ma cosa avviene quando il bisogno di socializzare fra pari nello spazio mediato di rete si accompagna a questa consapevolezza?

Si cercano spazi dove pubblicare i propri contenuti restringendo l’accesso solo ai propri amici.

Spazi come MySpace e Facebook e gli altri SNSs.

Pensate a quanto è evocativo in questo senso il nome MySpace (il MIO spazio) o all’importanza che hanno le impostazione per la gestione della privacy sui contenuti del proprio profilo nella nuova interfaccia di Facebook.

Ben inteso che la fuga verso i SNSs non risolve di per sé il problema/possibilità del pubblico indistinto. Nelle impostazioni iniziali di un profilo di Facebook, ad esempio, i contenuti pubblicati sono accessibili tanto ai propri amici, quanto al Network di cui si sceglie di essere parte (anche se inizialmente non si è parte di alcun network). Al tempo stesso è evidente che tutti i livelli di privacy disponibili in questi siti offrono, a patto di comprenderne l’utilizzo e sulla carta, un elevato grado di protezione dei propri contenuti.

Al tempo stesso non va dimenticato che il pubblico indistinto è anche a fondamento delle capacità trasformative del web. Le band emergenti che usano MySpace per promuovere i propri brani, ad esempio, sfruttano proprio le potenzialità connesse al pubblico indistinto ed ai “mezzi di comunicazione di massa per le masse”.

Ma esporsi ad un pubblico indistinto può anche suscitare un certo fascino. Limitando l’accesso al proprio profilo alle sole persone che si conoscono già, ci si preclude per scelta la possibilità che qualcuno che non ci conosce possa interessarsi a noi per via delle informazioni disponibili sul nostro profilo. Questo può valere tanto nel campo lavorativo quanto in quello del dating.

Non esiste dunque una ricetta unica. Quello che appare invece necessario è comprendere l’esistenza del pubblico indistinto e sulla base di questa consapevolezza e dei propri obiettivi scegliere, eventualmente caso per caso e SNS per SNS, il grado di esposizione al pubblico indistinto che si desidera.

Ancora una volta il mezzo in sé non risolve problemi se non se ne fa un uso consapevole.

A ulteriore corollario di questa ipotesi letta in relazione alla situazione italiana ho formulato alcune considerazioni sulle differenze di approccio ai problemi della privacy che avrebbero gli utenti italiani di Facebook e Badoo.

A questo scopo ho costruito un breve questionario per validare o meno la mia idea.

Il questionario è stato già compilato in pochissimi giorni da oltre cento persone. Mi piacerebbe arrivare a 2000 possibilmente equamente distribuiti fra utenti di Facebook e Badoo.

So che non è facile e per questo vi chiedo di collaborare attivamente alla diffusione del questionario attraverso i vostri blog e reti sociali.

Ci sono un paio di modi per farlo.

1) Pop up code (da inserire sul vostro blog):

2) Facendo circolare attraverso Facebook, Twitter o qualsiasi altro social network il seguente link: http://www.surveymonkey.com/s.aspx?sm=SBft_2bRdjLsy2zE6W140Qaw_3d_3d.

Vi ringrazio in anticipo per la collaborazione. Il prossimo appuntamento con What’s next #6 sarà venerdì 10 ottobre. Con alcuni amici poi ci vediamo lo stesso giorno anche di persona per il Festival dei Blog. Se non potete aspettare fino al 10 potete sempre dare uno sguardo di tanto in tanto a friendfeed.

Nel corso del mese di settembre gli italiani su Facebook sono più che raddoppiati passando dai 600.000 di fine agosto a oltre 1.200.000 (alla data di stesura di questo articolo).

Sul successo globale dei siti di social network esistono alcune ipotesi ed alcune credenze popolari (ovvero del MySpace per adulti). Fra le più note c’è l’ipotesi formulata più volte da danah boyd che spiegherebbe il perché i teenager americani hanno aperto in massa una pagina su MySpace (per poi migrare verso Facebook).

In pratica l’idea è che i siti di social network (SNSs) siano parte di una strategia, in parte inconsapevole, per assolvere il naturale bisogno dei ragazzi di socializzare fra pari sfuggendo al controllo dei genitori. L’opzione di socializzare online, afferma danah, diventa ancora più impellente quando il controllo dei genitori e degli adulti in genere, preoccupati per la sicurezza dei propri figli, si spinge fino a limitare le tradizionali uscite di casa da soli e le visite a casa di amici e compagni di classe (si veda nel box un estratto di una delle interviste realizzate con i teenagers dalla ricercatrice americana).

Amy (16, Seattle): My mom doesn’t let me out of the house very often, so that’s pretty much all I do, is I sit on MySpace and talk to people and text and talk on the phone, cause my mom’s always got some crazy reason to keep me in the house.

Jordan (15, Austin): See, I’m not [allowed outside] so much. My mom’s from Mexico and like – it’s like completely like different.
danah: Why?
Jordan: I don’t know. It’s just like she thinks I’ll get kidnapped.

(boyd, danah. 2008. “Teen Socialization Practices in Networked Publics.” MacAthur Forum, Palo Alto, California, April 23.)

La percezione di essere fra amici che offrono i SNSs è piuttosto forte. Il paragone che viene più facilmente in mente è quello con una classica homepage personale o un blog. Se dal punto di vista teorico è piuttosto chiaro che i contenuti pubblicati su Internet sono esposti ad un pubblico indistinto, non è altrettanto chiaro quanto questa percezione di essere esposti ad un pubblico sconosciuto ed inconoscibile sia diffusa fra chi pubblica contenuti sul web (in particolare fra i giovani che lo fanno più spesso ed in modo sistematico).

L’ipotesi che ho formulato come corollario a quanto affermato da danah boyd è che in una fase iniziale di domesticazione dell’uso del web la percezione di avere fra le mani un “mezzo di comunicazione di massa per le masse” sia molto labile. In pratica la stragrande maggioranza di chi pubblica in rete i propri contenuti non ha una chiara sensazione di quanto questi contenuti siano pubblici. Si tratta di una fase di domesticazione che è, nel caso specifico del web, sociale ed individuale al tempo stesso. Per la prima volta nella storia siamo infatti di fronte ad una generazione di adulti (genitori ed insegnanti) che, a causa della rapidità dello sviluppo tecnologico, non appare in grado di accompagnare i giovani verso un uso maturo del mezzo.

In questo scenario l’apprendimento sull’uso maturo della rete avviene essenzialmente fra pari e spesso si basa su prove ed errori che grazie alla natura potenzialmente epidemica della diffusione dell’informazione sul web passo rapidamente da esperienze personali a “coscienza collettiva generazionale”. Lo shock di scoprire che un adulto (genitori, insegnanti, capo, media o uomini di marketing –  per non parlare dei malintenzionati) può accedere facilmente al tuo blog e alla tue fotografie provoca una forma di apprendimento istantanea della nozione di  pubblico indistinto nello spazio mediato di rete.

Capire che pubblicare in rete (in siti non protetti da password) i propri contenuti significa esporli ad un pubblico imprevedibile è uno degli skills fondamentali della new media literacy.

Ma cosa avviene quando il bisogno di socializzare fra pari nello spazio mediato di rete si accompagna a questa consapevolezza?

Si cercano spazi dove pubblicare i propri contenuti restringendo l’accesso solo ai propri amici.

Spazi come MySpace e Facebook e gli altri SNSs.

Pensate a quanto è evocativo in questo senso il nome MySpace (il MIO spazio) o all’importanza che hanno le impostazione per la gestione della privacy sui contenuti del proprio profilo nella nuova interfaccia di Facebook.

Ben inteso che la fuga verso i SNSs non risolve di per sé il problema/possibilità del pubblico indistinto. Nelle impostazioni iniziali di un profilo di Facebook, ad esempio, i contenuti pubblicati sono accessibili tanto ai propri amici, quanto al Network di cui si sceglie di essere parte (anche se inizialmente non si è parte di alcun network). Al tempo stesso è evidente che tutti i livelli di privacy disponibili in questi siti offrono, a patto di comprenderne l’utilizzo e sulla carta, un elevato grado di protezione dei propri contenuti.

Al tempo stesso non va dimenticato che il pubblico indistinto è anche a fondamento delle capacità trasformative del web. Le band emergenti che usano MySpace per promuovere i propri brani, ad esempio, sfruttano proprio le potenzialità connesse al pubblico indistinto ed ai “mezzi di comunicazione di massa per le masse”.

Ma esporsi ad un pubblico indistinto può anche suscitare un certo fascino. Limitando l’accesso al proprio profilo alle sole persone che si conoscono già, ci si preclude per scelta la possibilità che qualcuno che non ci conosce possa interessarsi a noi per via delle informazioni disponibili sul nostro profilo. Questo può valere tanto nel campo lavorativo quanto in quello del dating.

Non esiste dunque una ricetta unica. Quello che appare invece necessario è comprendere l’esistenza del pubblico indistinto e sulla base di questa consapevolezza e dei propri obiettivi scegliere, eventualmente caso per caso e SNS per SNS, il grado di esposizione al pubblico indistinto che si desidera.

Ancora una volta il mezzo in sé non risolve problemi se non se ne fa un uso consapevole.

A ulteriore corollario di questa ipotesi letta in relazione alla situazione italiana ho formulato alcune considerazioni sulle differenze di approccio ai problemi della privacy che avrebbero gli utenti italiani di Facebook e Badoo.

A questo scopo ho costruito un breve questionario per validare o meno la mia idea.

Il questionario è stato già compilato in pochissimi giorni da oltre cento persone. Mi piacerebbe arrivare a 2000 possibilmente equamente distribuiti fra utenti di Facebook e Badoo.

So che non è facile e per questo vi chiedo di collaborare attivamente alla diffusione del questionario attraverso i vostri blog e reti sociali.

Ci sono un paio di modi per farlo.

1) Pop up code (da inserire sul vostro blog):

2) Facendo circolare attraverso Facebook, Twitter o qualsiasi altro social network il seguente link: http://www.surveymonkey.com/s.aspx?sm=SBft_2bRdjLsy2zE6W140Qaw_3d_3d.

Vi ringrazio in anticipo per la collaborazione. Il prossimo appuntamento con What’s next #6 sarà venerdì 10 ottobre. Con alcuni amici poi ci vediamo lo stesso giorno anche di persona per il Festival dei Blog. Se non potete aspettare fino al 10 potete sempre dare uno sguardo di tanto in tanto a friendfeed.

What's next #1: Facebook e Badoo in Italia

Nel primo numero di What’s Next un aggiornamento sullo stato di avanzamento della ricerca comparativa fra Facebook e Badoo in Italia. Nonostante la straordinaria crescita di Facebook nel corso del 2008, Badoo è ancora il SNSs preferito dagli italiani. Più maschile, giovane e prevalentemente centro-meridionale, l’utente tipo di Badoo in Italia rimane, nonostante questi nuovi dati, un fenomeno dove molto è ancora da scoprire.Nel primo numero di What’s Next un aggiornamento sullo stato di avanzamento della ricerca comparativa fra Facebook e Badoo in Italia. Nonostante la straordinaria crescita di Facebook nel corso del 2008, Badoo è ancora il SNSs preferito dagli italiani. Più maschile, giovane e prevalentemente centro-meridionale, l’utente tipo di Badoo in Italia rimane, nonostante questi nuovi dati, un fenomeno dove molto è ancora da scoprire.Nel primo numero di What’s Next un aggiornamento sullo stato di avanzamento della ricerca comparativa fra Facebook e Badoo in Italia. Nonostante la straordinaria crescita di Facebook nel corso del 2008, Badoo è ancora il SNSs preferito dagli italiani. Più maschile, giovane e prevalentemente centro-meridionale, l’utente tipo di Badoo in Italia rimane, nonostante questi nuovi dati, un fenomeno dove molto è ancora da scoprire.

I siti di social network (SNSs) come MySpace, Facebook, Orkut, Friendster o Bebo, da quando sono comparsi, hanno attratto milioni di utenti in tutto il mondo. Pur trattandosi di un successo globale un attento esame delle piattaforme più usate in ciascuna nazione può evidenziare percorsi di domesticazione anche molto diversi motivati da differenze culturali, ragioni storiche e caratteristiche specifiche di ogni singolo sito di social network.
A questo tema sarà dedicato il panel Social Network Site in national context a cui parteciperò durante la conferenza IR 9.0: Rethinking Communities, Rethinking Place (qualche altro italiano viene?).
Secondo un recente studio pubblicato da comScore (ben descritto in questo post da Vincenzo Cosenza) mentre in Nord America si è raggiunto un livello di adozione che non lascia molti spazi per incrementi percentuali significativi, i SNSs si stanno rapidamente diffondendo in tutti gli altri continenti.
In questo senso è particolarmente interessante lo studio realizzato dall’azienda svedese Royal Pingdom che sfruttando il servizio Google Insight for Search ha comparato l’attenzione locale verso i principali siti di social network in modo simile a quanto avevo fatto tempo fa usando Google Trends. Google Insight for Search premette di comparare il volume di ricerche generato da due o più parole chiave su Google. Al tempo stesso il servizio consente di limitare geograficamente le ricerche per comparare l’uso di una stessa parola chiave in due o più nazioni diverse.
Usando la stessa tecnica e rappresentazione grafica ho analizzato e creato una heat map  con i dati per un sesto social network non incluso nello studio di Royal Pingdom.
Il risultato, visibile nella slide 7, conferma come già notato in precedenza la popolarità di Badoo in Italia.

The Italian way to SNSs

View SlideShare presentation or Upload your own. (tags: sns facebook)

Lo scopo della ricerca che sto conducendo è proprio di comprendere i motivi di questo successo locale verificando se esistano delle variabili culturali, economiche o demografiche proprie del nostro Paese o caratteristiche specifiche del servizio in questione che lo giustifichino.
Allo scopo di meglio strutturare la ricerca ho deciso di confrontare Facebook, il social network più popolare del momento nel mondo, con Badoo nello specifico del nostro contesto nazionale. Un buon punto di partenza per conoscere la storia di questi due servizi sono le rispettive pagine su Wikipedia: Facebook e Badoo.
Per i lettori non abituali di questo blog segnalo i precedenti post in cui ho discusso alcuni aspetti di questo stesso tema:

Alla data di scrittura di questo articolo Badoo dichiara oltre 2.500.000 profili utente mentre Facebook qualcosa più di 600.000 (con una crescita straordinaria che è iniziata nel 2008 e non accenna ad arrestarsi). I dati sono stati ottenuti con specifiche interrogazioni all’interno dei due siti compiendo operazioni facilmente ripetibili da chiunque (si veda qui come fare per Facebook). La fonte è dunque lo stesso gestore del servizio e non di terze parti.
Lo studio che ho progettato è strutturato in più fasi:

  1. Una survey telefonica su un campione rappresentativo della popolazione italiana sopra i 18 anni (N = 1600) volta a costruire un quadro generale del fenomeno;
  2. Un confronto quantitativo sulle caratteristiche anagrafiche della popolazione di utenti di Facebook e Badoo con dati reperiti in diversi periodo a partire da dicembre 2007;
  3. Due focus group di 8 utenti ciascuno (due gruppi con oltre e meno di 25 anni) per ciascun sito di social network (ma sarebbe necessario farne molte di più | anyone interested to help?).

Allo stato di scrittura di questo post le fasi 1 (i cui risultati sono stati ampiamente diffusi e commentati in rete) e 2 sono state completate.
Questo post fa il punto sullo stato di avanzamento di questa ricerca in relazione specificamente alla fase 2.
Uno dei risultati principali a cui sono giunto è ben riassunto nella seguente heat map realizzata con la stessa tecnica e strumento descritti in precedenza.

Facebook & Badoo Google Insight heat map
Facebook & Badoo Google Insight heat map

Come si può facilmente notare anche all’interno di una stessa nazione la popolarità dei siti di social network è vincolata geograficamente. Il confronto fra queste due mappe suggerisce che Facebook sia prevalentemente usato nel nord Italia e Badoo nel centro e sopratutto a Sud.
Questa mappa manca tuttavia di un terzo protagonista importante che pur non essendo parte specifica della ricerca non può essere ignorato.
Netlog è infatti secondo in popolarità solo a Badoo (anche se a guardare il trend dell’ultimo mese sembra averlo addirittura superato) e pur non essendo stato possibile recuperare il numero complessivo degli utenti italiani è facile comprendere le dimensioni del fenomeno osservando questa immagine.
Google Insights compairson between Facebook, Badoo and Netlog in Italy (retrived August 2008)
Google Insights compairson between Facebook, Badoo and Netlog in Italy

Interessante anche la mappa di calore di Netlog che, pur non essendo un fenomeno specificamente italiano come Badoo, meriterebbe per certe sue caratteristiche come la distribuzione geografica visibile in questa immagine, uno studio dedicato.
Netlog popularity Google Insight heat map
Netlog popularity Google Insight heat map

Come accennato l’utenza italiana di Facebook è esplosa durante il 2008. Stando ai dati raccolti, nel segmento 16-19 anni si registra una crescita del 232% nel corso degli ultimi 8 mesi. Nello stesso periodo dell’anno e per lo stesso segmento di popolazione Badoo è cresciuto del 24% (la comparazione si basa sulla supposizione che gli utenti come meno di 18 anni su Badoo si attribuiscano un età superiore).
Per comodità ho raccolto questi dati in un foglio di calcolo di Google.
Chi lo desideri è dunque libero di analizzare questi dati come meglio crede o di creare un foglio di calcolo analogo con dati aggiornati in futuro.
Analizzando questi dati ho notato che:

  1. Fino a 25 anni gli utenti di Facebook sono più donne che uomini mentre per Badoo questo avviene solo nel segmento dei diciottenni;
  2. 25 anni è per Facebook il discrimine a partire dal quale il numero degli utenti descresce;
  3. La distribuzione di età degli utenti di Badoo è significativamente più schiacciata verso i giovani rispetto a Facebook.

Percentuale di utenti Facebook e Badoo in Italia (< 50 anni)
Percentuale di utenti Facebook e Badoo in Italia (< 50 anni)

Confrontando le curve della distribuzione di età con quelle pubblicate in questo studio di Rapleaf appare evidente che la popolazione di Facebook in Italia è molto più adulta di quanto lo sia in media. Al contrario la curva di Badoo più simile a quella media dei SNSs dedicati ai giovani.
via Rapleaf Report
via Rapleaf Report

Anche il dato relativo al genere merita attenzione perché conferma un trend già evidenziatosi altrove (PEW e Rapleaf).
Differenze di genere in Facebook e Badoo in Italia
Differenze di genere in Facebook e Badoo in Italia

Anche in Italia, le ragazze usano i social network più degli uomini e minore è l’età del segmento che si prende in esame maggiore è questa differenza. In media l’utenza di Badoo è molto più sbilianciata in termini di genere a favore dei maschi (65% maschi, 35% femmine) mentre in Facebook non si notano differenze significative (47% Maschi, 45% Femmine).
Altri dati interessanti per completare il quadro del confronto possono essere ottenuti utilizzando Google Trends for Websites che, a differenza del servizio citato in precedenza, stima il volume di traffico verso un certo sito. Si veda questo post di Vincenzo Cosenza ed i relativi commenti. In particolare è interessante confrontare i siti che i visitatori di Facebook e Badoo visitano più spesso. Ne escono due profili di utenza completamente diversi.
Uno spunto che potrebbe essere interessante seguire è quello di confrontare le tipologie di siti “Also visited” fra Italia e altre nazioni su i principali SNSs.
Questo è il quadro di riferimento complessivo che sono riuscito a ricostruire fino a questo momento.
Dal complesso di questi dati mi sembra possibile formulare alcune ipotesi che vale la pena approfondire attraverso i focus group nella fase successiva del lavoro.

  1. In una prospettiva di capitale sociale mi sembra che Badoo sia uno strumento più orientato al bridging e Facebook al bonding ovvero a rinsaldare le amicizie eistenti;
  2. La distribuzione geografica della popolazione dei due SNSs (analisi che potrebbe essere approfondita prendendo i dati dei profili x singola provincia su Badoo | anyone interested to help?) lascia immaginare che le diverse variabili economiche e socio-demografiche che caratterizzano il sud, il centro ed il nord italia possano influenzare la scelta della piattaforma di social network preferita;
  3. Sembra ipotizzabile fra Badoo e Facebook in Italia un divario analogo a quello che danah boyd ha notato fra MySpace e Facebook negli Stati Uniti;
  4. Poichè i profili di Badoo sono pubblici (basta avere il link diretto al profilo o ad uno dei contenuti) mentre quelli di Facebook sono visibili di default solo al proprio network è ipotizzabile anche che gli utenti di Badoo percepiscano meno il problema della privacy in rete. L’ipotesi è che non esista una chiara percezione di quanto pubblico sia un contenuto esposto in rete e che la maturazione di questa consapevolezza sia un’indice di uso più maturo della rete. [Il fatto che tutto sia così pubblico su Badoo potrebbe consentire ricerche semi-automatizzate basate sulla tecnica dello scraping dei contenuti e dei commenti e la navigazione di profilo in profilo seguendo i link dei friends | any tech guy interested to help?]

Nei prossimi giorni ho intenzione di promuovere una survery via web (anche se non era prevista inizialmente) e pubblicherò il protocollo dei focus group in modo che chiunque voglia aiutarmi possa intervistare un gruppo di utenti di Facebook e Badoo e spedirimi poi il file audio o la trascrizione o semplicemente le sue impressioni (contattatemi se siete interessati).
Come al solito mi interessa sentire il vostro parere, le vostre sensazioni, le vostre opinioni ed i suggerimenti nei commenti.
Il prossimo appuntamento con What’s Next è venerdì 12 settembre nel frattempo c’è friendfeed.

I siti di social network (SNSs) come MySpace, Facebook, Orkut, Friendster o Bebo, da quando sono comparsi, hanno attratto milioni di utenti in tutto il mondo. Pur trattandosi di un successo globale un attento esame delle piattaforme più usate in ciascuna nazione può evidenziare percorsi di domesticazione anche molto diversi motivati da differenze culturali, ragioni storiche e caratteristiche specifiche di ogni singolo sito di social network.

A questo tema sarà dedicato il panel Social Network Site in national context a cui parteciperò durante la conferenza IR 9.0: Rethinking Communities, Rethinking Place (qualche altro italiano viene?).

Secondo un recente studio pubblicato da comScore (ben descritto in questo post da Vincenzo Cosenza) mentre in Nord America si è raggiunto un livello di adozione che non lascia molti spazi per incrementi percentuali significativi, i SNSs si stanno rapidamente diffondendo in tutti gli altri continenti.

In questo senso è particolarmente interessante lo studio realizzato dall’azienda svedese Royal Pingdom che sfruttando il servizio Google Insight for Search ha comparato l’attenzione locale verso i principali siti di social network in modo simile a quanto avevo fatto tempo fa usando Google Trends. Google Insight for Search premette di comparare il volume di ricerche generato da due o più parole chiave su Google. Al tempo stesso il servizio consente di limitare geograficamente le ricerche per comparare l’uso di una stessa parola chiave in due o più nazioni diverse.

Usando la stessa tecnica e rappresentazione grafica ho analizzato e creato una heat map  con i dati per un sesto social network non incluso nello studio di Royal Pingdom.

Il risultato, visibile nella slide 7, conferma come già notato in precedenza la popolarità di Badoo in Italia.

The Italian way to SNSs

View SlideShare presentation or Upload your own. (tags: sns facebook)

Lo scopo della ricerca che sto conducendo è proprio di comprendere i motivi di questo successo locale verificando se esistano delle variabili culturali, economiche o demografiche proprie del nostro Paese o caratteristiche specifiche del servizio in questione che lo giustifichino.

Allo scopo di meglio strutturare la ricerca ho deciso di confrontare Facebook, il social network più popolare del momento nel mondo, con Badoo nello specifico del nostro contesto nazionale. Un buon punto di partenza per conoscere la storia di questi due servizi sono le rispettive pagine su Wikipedia: Facebook e Badoo.

Per i lettori non abituali di questo blog segnalo i precedenti post in cui ho discusso alcuni aspetti di questo stesso tema:

Alla data di scrittura di questo articolo Badoo dichiara oltre 2.500.000 profili utente mentre Facebook qualcosa più di 600.000 (con una crescita straordinaria che è iniziata nel 2008 e non accenna ad arrestarsi). I dati sono stati ottenuti con specifiche interrogazioni all’interno dei due siti compiendo operazioni facilmente ripetibili da chiunque (si veda qui come fare per Facebook). La fonte è dunque lo stesso gestore del servizio e non di terze parti.

Lo studio che ho progettato è strutturato in più fasi:

  1. Una survey telefonica su un campione rappresentativo della popolazione italiana sopra i 18 anni (N = 1600) volta a costruire un quadro generale del fenomeno;
  2. Un confronto quantitativo sulle caratteristiche anagrafiche della popolazione di utenti di Facebook e Badoo con dati reperiti in diversi periodo a partire da dicembre 2007;
  3. Due focus group di 8 utenti ciascuno (due gruppi con oltre e meno di 25 anni) per ciascun sito di social network (ma sarebbe necessario farne molte di più | anyone interested to help?).

Allo stato di scrittura di questo post le fasi 1 (i cui risultati sono stati ampiamente diffusi e commentati in rete) e 2 sono state completate.

Questo post fa il punto sullo stato di avanzamento di questa ricerca in relazione specificamente alla fase 2.

Uno dei risultati principali a cui sono giunto è ben riassunto nella seguente heat map realizzata con la stessa tecnica e strumento descritti in precedenza.

Facebook & Badoo Google Insight heat map
Facebook & Badoo Google Insight heat map

Come si può facilmente notare anche all’interno di una stessa nazione la popolarità dei siti di social network è vincolata geograficamente. Il confronto fra queste due mappe suggerisce che Facebook sia prevalentemente usato nel nord Italia e Badoo nel centro e sopratutto a Sud.

Questa mappa manca tuttavia di un terzo protagonista importante che pur non essendo parte specifica della ricerca non può essere ignorato.

Netlog è infatti secondo in popolarità solo a Badoo (anche se a guardare il trend dell’ultimo mese sembra averlo addirittura superato) e pur non essendo stato possibile recuperare il numero complessivo degli utenti italiani è facile comprendere le dimensioni del fenomeno osservando questa immagine.

Google Insights compairson between Facebook, Badoo and Netlog in Italy (retrived August 2008)
Google Insights compairson between Facebook, Badoo and Netlog in Italy

Interessante anche la mappa di calore di Netlog che, pur non essendo un fenomeno specificamente italiano come Badoo, meriterebbe per certe sue caratteristiche come la distribuzione geografica visibile in questa immagine, uno studio dedicato.

Netlog popularity Google Insight heat map
Netlog popularity Google Insight heat map

Come accennato l’utenza italiana di Facebook è esplosa durante il 2008. Stando ai dati raccolti, nel segmento 16-19 anni si registra una crescita del 232% nel corso degli ultimi 8 mesi. Nello stesso periodo dell’anno e per lo stesso segmento di popolazione Badoo è cresciuto del 24% (la comparazione si basa sulla supposizione che gli utenti come meno di 18 anni su Badoo si attribuiscano un età superiore).

Per comodità ho raccolto questi dati in un foglio di calcolo di Google.

Chi lo desideri è dunque libero di analizzare questi dati come meglio crede o di creare un foglio di calcolo analogo con dati aggiornati in futuro.

Analizzando questi dati ho notato che:

  1. Fino a 25 anni gli utenti di Facebook sono più donne che uomini mentre per Badoo questo avviene solo nel segmento dei diciottenni;
  2. 25 anni è per Facebook il discrimine a partire dal quale il numero degli utenti descresce;
  3. La distribuzione di età degli utenti di Badoo è significativamente più schiacciata verso i giovani rispetto a Facebook.
Percentuale di utenti Facebook e Badoo in Italia (< 50 anni)
Percentuale di utenti Facebook e Badoo in Italia (< 50 anni)

Confrontando le curve della distribuzione di età con quelle pubblicate in questo studio di Rapleaf appare evidente che la popolazione di Facebook in Italia è molto più adulta di quanto lo sia in media. Al contrario la curva di Badoo più simile a quella media dei SNSs dedicati ai giovani.

via Rapleaf Report
via Rapleaf Report

Anche il dato relativo al genere merita attenzione perché conferma un trend già evidenziatosi altrove (PEW e Rapleaf).

Differenze di genere in Facebook e Badoo in Italia
Differenze di genere in Facebook e Badoo in Italia

Anche in Italia, le ragazze usano i social network più degli uomini e minore è l’età del segmento che si prende in esame maggiore è questa differenza. In media l’utenza di Badoo è molto più sbilianciata in termini di genere a favore dei maschi (65% maschi, 35% femmine) mentre in Facebook non si notano differenze significative (47% Maschi, 45% Femmine).

Altri dati interessanti per completare il quadro del confronto possono essere ottenuti utilizzando Google Trends for Websites che, a differenza del servizio citato in precedenza, stima il volume di traffico verso un certo sito. Si veda questo post di Vincenzo Cosenza ed i relativi commenti. In particolare è interessante confrontare i siti che i visitatori di Facebook e Badoo visitano più spesso. Ne escono due profili di utenza completamente diversi.

Uno spunto che potrebbe essere interessante seguire è quello di confrontare le tipologie di siti “Also visited” fra Italia e altre nazioni su i principali SNSs.

Questo è il quadro di riferimento complessivo che sono riuscito a ricostruire fino a questo momento.

Dal complesso di questi dati mi sembra possibile formulare alcune ipotesi che vale la pena approfondire attraverso i focus group nella fase successiva del lavoro.

  1. In una prospettiva di capitale sociale mi sembra che Badoo sia uno strumento più orientato al bridging e Facebook al bonding ovvero a rinsaldare le amicizie eistenti;
  2. La distribuzione geografica della popolazione dei due SNSs (analisi che potrebbe essere approfondita prendendo i dati dei profili x singola provincia su Badoo | anyone interested to help?) lascia immaginare che le diverse variabili economiche e socio-demografiche che caratterizzano il sud, il centro ed il nord italia possano influenzare la scelta della piattaforma di social network preferita;
  3. Sembra ipotizzabile fra Badoo e Facebook in Italia un divario analogo a quello che danah boyd ha notato fra MySpace e Facebook negli Stati Uniti;
  4. Poichè i profili di Badoo sono pubblici (basta avere il link diretto al profilo o ad uno dei contenuti) mentre quelli di Facebook sono visibili di default solo al proprio network è ipotizzabile anche che gli utenti di Badoo percepiscano meno il problema della privacy in rete. L’ipotesi è che non esista una chiara percezione di quanto pubblico sia un contenuto esposto in rete e che la maturazione di questa consapevolezza sia un’indice di uso più maturo della rete. [Il fatto che tutto sia così pubblico su Badoo potrebbe consentire ricerche semi-automatizzate basate sulla tecnica dello scraping dei contenuti e dei commenti e la navigazione di profilo in profilo seguendo i link dei friends | any tech guy interested to help?]

Nei prossimi giorni ho intenzione di promuovere una survery via web (anche se non era prevista inizialmente) e pubblicherò il protocollo dei focus group in modo che chiunque voglia aiutarmi possa intervistare un gruppo di utenti di Facebook e Badoo e spedirimi poi il file audio o la trascrizione o semplicemente le sue impressioni (contattatemi se siete interessati).

Come al solito mi interessa sentire il vostro parere, le vostre sensazioni, le vostre opinioni ed i suggerimenti nei commenti.

Il prossimo appuntamento con What’s Next è venerdì 12 settembre nel frattempo c’è friendfeed.

I siti di social network (SNSs) come MySpace, Facebook, Orkut, Friendster o Bebo, da quando sono comparsi, hanno attratto milioni di utenti in tutto il mondo. Pur trattandosi di un successo globale un attento esame delle piattaforme più usate in ciascuna nazione può evidenziare percorsi di domesticazione anche molto diversi motivati da differenze culturali, ragioni storiche e caratteristiche specifiche di ogni singolo sito di social network.

A questo tema sarà dedicato il panel Social Network Site in national context a cui parteciperò durante la conferenza IR 9.0: Rethinking Communities, Rethinking Place (qualche altro italiano viene?).

Secondo un recente studio pubblicato da comScore (ben descritto in questo post da Vincenzo Cosenza) mentre in Nord America si è raggiunto un livello di adozione che non lascia molti spazi per incrementi percentuali significativi, i SNSs si stanno rapidamente diffondendo in tutti gli altri continenti.

In questo senso è particolarmente interessante lo studio realizzato dall’azienda svedese Royal Pingdom che sfruttando il servizio Google Insight for Search ha comparato l’attenzione locale verso i principali siti di social network in modo simile a quanto avevo fatto tempo fa usando Google Trends. Google Insight for Search premette di comparare il volume di ricerche generato da due o più parole chiave su Google. Al tempo stesso il servizio consente di limitare geograficamente le ricerche per comparare l’uso di una stessa parola chiave in due o più nazioni diverse.

Usando la stessa tecnica e rappresentazione grafica ho analizzato e creato una heat map  con i dati per un sesto social network non incluso nello studio di Royal Pingdom.

Il risultato, visibile nella slide 7, conferma come già notato in precedenza la popolarità di Badoo in Italia.

The Italian way to SNSs

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Lo scopo della ricerca che sto conducendo è proprio di comprendere i motivi di questo successo locale verificando se esistano delle variabili culturali, economiche o demografiche proprie del nostro Paese o caratteristiche specifiche del servizio in questione che lo giustifichino.

Allo scopo di meglio strutturare la ricerca ho deciso di confrontare Facebook, il social network più popolare del momento nel mondo, con Badoo nello specifico del nostro contesto nazionale. Un buon punto di partenza per conoscere la storia di questi due servizi sono le rispettive pagine su Wikipedia: Facebook e Badoo.

Per i lettori non abituali di questo blog segnalo i precedenti post in cui ho discusso alcuni aspetti di questo stesso tema:

Alla data di scrittura di questo articolo Badoo dichiara oltre 2.500.000 profili utente mentre Facebook qualcosa più di 600.000 (con una crescita straordinaria che è iniziata nel 2008 e non accenna ad arrestarsi). I dati sono stati ottenuti con specifiche interrogazioni all’interno dei due siti compiendo operazioni facilmente ripetibili da chiunque (si veda qui come fare per Facebook). La fonte è dunque lo stesso gestore del servizio e non di terze parti.

Lo studio che ho progettato è strutturato in più fasi:

  1. Una survey telefonica su un campione rappresentativo della popolazione italiana sopra i 18 anni (N = 1600) volta a costruire un quadro generale del fenomeno;
  2. Un confronto quantitativo sulle caratteristiche anagrafiche della popolazione di utenti di Facebook e Badoo con dati reperiti in diversi periodo a partire da dicembre 2007;
  3. Due focus group di 8 utenti ciascuno (due gruppi con oltre e meno di 25 anni) per ciascun sito di social network (ma sarebbe necessario farne molte di più | anyone interested to help?).

Allo stato di scrittura di questo post le fasi 1 (i cui risultati sono stati ampiamente diffusi e commentati in rete) e 2 sono state completate.

Questo post fa il punto sullo stato di avanzamento di questa ricerca in relazione specificamente alla fase 2.

Uno dei risultati principali a cui sono giunto è ben riassunto nella seguente heat map realizzata con la stessa tecnica e strumento descritti in precedenza.

Facebook & Badoo Google Insight heat map
Facebook & Badoo Google Insight heat map

Come si può facilmente notare anche all’interno di una stessa nazione la popolarità dei siti di social network è vincolata geograficamente. Il confronto fra queste due mappe suggerisce che Facebook sia prevalentemente usato nel nord Italia e Badoo nel centro e sopratutto a Sud.

Questa mappa manca tuttavia di un terzo protagonista importante che pur non essendo parte specifica della ricerca non può essere ignorato.

Netlog è infatti secondo in popolarità solo a Badoo (anche se a guardare il trend dell’ultimo mese sembra averlo addirittura superato) e pur non essendo stato possibile recuperare il numero complessivo degli utenti italiani è facile comprendere le dimensioni del fenomeno osservando questa immagine.

Google Insights compairson between Facebook, Badoo and Netlog in Italy (retrived August 2008)
Google Insights compairson between Facebook, Badoo and Netlog in Italy

Interessante anche la mappa di calore di Netlog che, pur non essendo un fenomeno specificamente italiano come Badoo, meriterebbe per certe sue caratteristiche come la distribuzione geografica visibile in questa immagine, uno studio dedicato.

Netlog popularity Google Insight heat map
Netlog popularity Google Insight heat map

Come accennato l’utenza italiana di Facebook è esplosa durante il 2008. Stando ai dati raccolti, nel segmento 16-19 anni si registra una crescita del 232% nel corso degli ultimi 8 mesi. Nello stesso periodo dell’anno e per lo stesso segmento di popolazione Badoo è cresciuto del 24% (la comparazione si basa sulla supposizione che gli utenti come meno di 18 anni su Badoo si attribuiscano un età superiore).

Per comodità ho raccolto questi dati in un foglio di calcolo di Google.

Chi lo desideri è dunque libero di analizzare questi dati come meglio crede o di creare un foglio di calcolo analogo con dati aggiornati in futuro.

Analizzando questi dati ho notato che:

  1. Fino a 25 anni gli utenti di Facebook sono più donne che uomini mentre per Badoo questo avviene solo nel segmento dei diciottenni;
  2. 25 anni è per Facebook il discrimine a partire dal quale il numero degli utenti descresce;
  3. La distribuzione di età degli utenti di Badoo è significativamente più schiacciata verso i giovani rispetto a Facebook.
Percentuale di utenti Facebook e Badoo in Italia (< 50 anni)
Percentuale di utenti Facebook e Badoo in Italia (< 50 anni)

Confrontando le curve della distribuzione di età con quelle pubblicate in questo studio di Rapleaf appare evidente che la popolazione di Facebook in Italia è molto più adulta di quanto lo sia in media. Al contrario la curva di Badoo più simile a quella media dei SNSs dedicati ai giovani.

via Rapleaf Report
via Rapleaf Report

Anche il dato relativo al genere merita attenzione perché conferma un trend già evidenziatosi altrove (PEW e Rapleaf).

Differenze di genere in Facebook e Badoo in Italia
Differenze di genere in Facebook e Badoo in Italia

Anche in Italia, le ragazze usano i social network più degli uomini e minore è l’età del segmento che si prende in esame maggiore è questa differenza. In media l’utenza di Badoo è molto più sbilianciata in termini di genere a favore dei maschi (65% maschi, 35% femmine) mentre in Facebook non si notano differenze significative (47% Maschi, 45% Femmine).

Altri dati interessanti per completare il quadro del confronto possono essere ottenuti utilizzando Google Trends for Websites che, a differenza del servizio citato in precedenza, stima il volume di traffico verso un certo sito. Si veda questo post di Vincenzo Cosenza ed i relativi commenti. In particolare è interessante confrontare i siti che i visitatori di Facebook e Badoo visitano più spesso. Ne escono due profili di utenza completamente diversi.

Uno spunto che potrebbe essere interessante seguire è quello di confrontare le tipologie di siti “Also visited” fra Italia e altre nazioni su i principali SNSs.

Questo è il quadro di riferimento complessivo che sono riuscito a ricostruire fino a questo momento.

Dal complesso di questi dati mi sembra possibile formulare alcune ipotesi che vale la pena approfondire attraverso i focus group nella fase successiva del lavoro.

  1. In una prospettiva di capitale sociale mi sembra che Badoo sia uno strumento più orientato al bridging e Facebook al bonding ovvero a rinsaldare le amicizie eistenti;
  2. La distribuzione geografica della popolazione dei due SNSs (analisi che potrebbe essere approfondita prendendo i dati dei profili x singola provincia su Badoo | anyone interested to help?) lascia immaginare che le diverse variabili economiche e socio-demografiche che caratterizzano il sud, il centro ed il nord italia possano influenzare la scelta della piattaforma di social network preferita;
  3. Sembra ipotizzabile fra Badoo e Facebook in Italia un divario analogo a quello che danah boyd ha notato fra MySpace e Facebook negli Stati Uniti;
  4. Poichè i profili di Badoo sono pubblici (basta avere il link diretto al profilo o ad uno dei contenuti) mentre quelli di Facebook sono visibili di default solo al proprio network è ipotizzabile anche che gli utenti di Badoo percepiscano meno il problema della privacy in rete. L’ipotesi è che non esista una chiara percezione di quanto pubblico sia un contenuto esposto in rete e che la maturazione di questa consapevolezza sia un’indice di uso più maturo della rete. [Il fatto che tutto sia così pubblico su Badoo potrebbe consentire ricerche semi-automatizzate basate sulla tecnica dello scraping dei contenuti e dei commenti e la navigazione di profilo in profilo seguendo i link dei friends | any tech guy interested to help?]

Nei prossimi giorni ho intenzione di promuovere una survery via web (anche se non era prevista inizialmente) e pubblicherò il protocollo dei focus group in modo che chiunque voglia aiutarmi possa intervistare un gruppo di utenti di Facebook e Badoo e spedirimi poi il file audio o la trascrizione o semplicemente le sue impressioni (contattatemi se siete interessati).

Come al solito mi interessa sentire il vostro parere, le vostre sensazioni, le vostre opinioni ed i suggerimenti nei commenti.

Il prossimo appuntamento con What’s Next è venerdì 12 settembre nel frattempo c’è friendfeed.

La via italiana ai siti di social network

Presentazione dello stato di avanzamento di una ricerca sull’uso dei siti di social network in Italia.

Venerdì ho presentato nel corso di un workshop pomeridiano del convegno “La vita online. Trasformazioni nello/dello spazio pubblico” lo stato di avanzamento dell’analisi comparativa fra Facebook e Badoo.
In particolare ho affinato il background teorico, formulato due ipotesi di ricerca e definito la metodologia.
Le due ipotesi ruotano intorno all’idea che stiamo assistendo ad una fase di passaggio nell’uso dei social media in Italia. I social media, come in tutto il mondo, sono utilizzati moltissimo da giovani e giovanissimi.
In una prima fase Internet rappresenta per una certa generazione di giovani e giovanissimi uno spazio dove socializzare con i propri coetanei e sperimentare la loro identità a riparo dagli occhi indiscreti dei genitori e degli adulti (leggi docenti, marketing e malintenzionati) in genere.
Questa prima fase si esaurisce presto. Sono segnali inequivocabili della fine di questo primo periodo di socializzazione ai nuovi media gli articoli di giornali e l’attenzione che i mezzi di comunicazione di massa dedicano ai giovani ed il loro uso della rete.
A questo punto i teens trovano riparo dentro i social network. I social network corrispondono perfettamente alle esigenze di comunicazione “con gli amici che si vede più spesso” che emerge dall’analisi di quello che i teenagers fanno con questi siti e al tempo stesso garantiscono una certa protezione.
In questo senso MySpace è un nome che più azzeccato non poteva essere.
Penso che in Italia siamo alle soglie di questo passaggio. L’uso massiccio di SNSs come Badoo (dove il profilo è del tutto pubblico) e delle piattaforme di blog rappresenta la prima fase del “tutto pubblico tanto non mi troveranno mai”. Una fase nella quale l’utente non ha chiaro quanto pubblico possa essere ciò che è in rete (grazie alla ricercabilità). Una fase nella quale si apprende, spesso sulla propria pelle, come usare la distinzione pubblico/privato in rete.
Da qui la mia prima ipotesi.
La seconda riguarda invece la tendenza ad usare Internet per aumentare la quantità dei propri contatti (aggiungendo gente sconosciuta ed accettando ogni invito) vs rafforzare i legami sociali esistenti creando intorno alla propria rete sociale un confine che ne definisca i criteri di appartenenza. Tecnicamente nei termini di Putnam si parla rispettivamente di bridging e di bonding del capitale sociale. Anche in questo caso ho la sensazione che la fase del bridging selvaggio (vedi siti tipo Neurona) sia destinata a breve durata. Anche in questo caso ho la sensazione che studiando le differenze fra Facebook e Badoo in Italia si possa imparare molto.
Tutto questo ragionamento è riassunto nel set di slide che condivido volentieri qui sotto.

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Per il proseguio della ricerca l’idea è quella di intervistare i responsabili di Badoo con i quali sono già in contatto ed iniziare subito dopo una serie di focus group su utenti italiani di FB e di Badoo.
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