Avviso ai lettori old fashion

Anche se in realtà penso che perdersi qualcosa all’epoca dei flussi informativi che si moltiplicano sia giustificato (anzi forse necessario) e che spesso questa perdita sia compensata dalla ridondanza interna offerta dal sistema, voglio segnalare a tutti quelli che leggono questo blog attraverso il feed RSS che si stanno perdendo qualcosa.

Sempre più spesso scrivo cose potenzialmente di interesse qui, prendo appunti qui, salvo bookmark qui, raccolgo articoli qui e tengo traccia dei libri che leggo qui, mi segno gli eventi che mi interessano qui.

Di tutto questo lavoro non rimane ovviamente traccia qui.

Per questo ho creato un feed omnicomprensivo qui (include tutto compreso il blog con l’eccezione dei messaggi privati di Twitter). Inoltre nella pagina About me ho aggiunto i link ai singoli feed per seguire solo uno di questi servizi.

Sto inoltre usando sempre più costantemente facebook più che altro per comprenderne le logiche di funzionamento dall’interno. L’idea delle applicazioni è geniale e sta rendendo questa piattaforma un vero e proprio aggregatore di network sociali.

Per il momento sto facendo convergere tutti i flussi informativi che produco verso il mio profilo di facebook.

Quindi, un altro modo per seguire il tutto senza la serialità tipica del feed e, allo stesso tempo, visualizzare la mia rete di contatti ed i loro contenuti è quello di aggiungermi come friend su facebook (creando prima un profilo se non lo avete). Al momento accetto inviti solo da persone che ho conosciuto, seppur fugacemente, in passato.

Non sono in grado di spiegarlo su basi razionali ma ho la netta sensazione che facebook sarà sempre più importante. Vi consiglio quindi di iscrivervi.

P.S. Non ho dimenticato le foto che pubblico qui ed i video che carico qui. Ho pensato di non includerle nel meta feed perchè credo la maggior parte dei lettori non sia interessata.

Technorati tags: , , , ,

Il fascino del captcha

L’idea che per accedere ad un sito o una sua funzionalità si debba dimostrare alla macchina di essere umani mi affascina.

Si tratta di un fantastico ribaltamento del buon vecchio test di Turing dove le macchine dovevano dimostrare all’uomo di non essere macchine.

Sembra che ogni giorno siano risolti circa sessanta milioni di captcha e che ciascuno di essi consumi circa 10 secondi di tempo.

Dunque, in totale, circa 150.000 ore uomo al giorno sono dedicate ogni giorno in tutto il mondo a dimostrare alle macchine che siamo esseri umani.

Per questo l’idea di reCAPTCHA è geniale. Ovvero come fare in modo che questo lavoro non vada sprecato.

Poichè nel mondo esistono molti progetti di scansione ed archiviazione digitale di vecchi volumi che, a volte, gli OCR fanno fatica a riconoscere correttamente, perchè non approfittare dei captcha per instaurare una proficua collaborazione fra uomini e macchine (non so perchè ma questo mi ricorda Battlestar Galactica)?

Ora i più furbi di voi si staranno chiedendo come questo possa funzionare visto che il captcha si basa sull’idea che la macchina che propone il test conosca la soluzione corretta cosa che non è nel caso dell’OCR.

La strategia adottata da reCAPTCHA è piuttosto semplice e smart.

Ad ogni utente vengono proposte due parole in forma di immagine. Di una si conosce la soluzione e l’altra ignota. Se l’utente azzecca quella di cui il computer conosce la risposta allora la macchine prende per buona anche l’altra. Al tempo stesso la stessa immagine viene proposta anche ad altri utenti nel mondo in modo che l’accuratezza del lavoro sia assicurata.

Ho così apprezzato l’idea che ho già sostituito il mio vecchio sistema antispam con questo nuovo.

P.S. Inoltre ho anche affrontato l’annoso problema del messaggio di timeout che gli utenti di questo blog ricevono ogni volta che aggiungono un commento. Dopo aver provato senza nessun successo una serie di soluzioni raffinate (tipo disabilitare varie plugin, aumentare il tempo di timeout, etc) ho deciso di far trionfare l’intelligenza umana su quella della macchina.

Visto che tanto il commento dell’utente viene salvato correttamente ho deciso semplicemente di editare il messaggio che appare nel box di dialogo da “Il server ci sta mettendo una vita, prova più tardi” a “il server ci sta mettendo una vita ma il tuo messaggio è stato correttamente salvato nel database. Premi OK ed aggiorna la pagina per vederlo.”

Technorati tags: , ,

Io, Zak e il Dr. Fred Edison

Ci sono delle esperienze nella nostra vita quotidiana che rimangono particolarmente impresse nella nostra memoria. La maggior parte di queste esperienze riguardano cose (belle o brutte) o persone con cui abbiamo avuto a che fare. In alcuni altri casi queste esperienze avvengono grazie a lettura di un libro o un fumetto, guardando un film, una serie tv, un programma alla TV, ascoltando una canzone, oppure un videogioco.
Nel mio caso particolare i videogames, ed in particolare gli adventure game, hanno svolto in questo senso un ruolo importante. All’inizio, con lo ZX Spectrum di Clive Sinclair (io avevo il 48k+), erano solo testuali. Poi con il Commodore Amiga sono arrivati i pomeriggi passati a giocare a Maniac Mansion, Zak McKracken and the Alien Mindbenders ed i vari episodi di Indiana Jones (Indiana Jones and the Fate of Atlantis, Indiana Jones and the Infernal Machine). Anche se si tratta più che altro di esperienze di gioco solitario (al contratio degli interminabili tornei a Kick Off, Summer Games e Winter Games), nella soluzione di questi enigmi ho spesso chiesto aiuto ad amici che avevano finito il gioco prima di me (allora Internet non c’era…).
Quanto agli altri “prodotti mediali” citerei Goldrake (ahh la prima volta che ho sentito la parola cibernetica…), Jeeg, Dolce Remì (ammetto di aver pianto quando è morta la scimmietta), Lupin, Lady Oscar, l’Uomo tigre e Drive In per la TV (ma ricordo anche molti pomeriggi subito dopo pranzo a seguire Quando si Ama :-o).
Per la musica direi il rap dei RUN DMC e, forse di più, dei Public Enemy ed i cantautori italiani (tipo Francesco De Gregori per intenderci).
Fumetti: Topolino.
Ah dimenticavo ho 33 anni e sono nato a Bari.
Magari non tutte queste esperienze sono sullo stesso piano e magari alcune non hanno avuto particolare effetto sulla mia formazione (è semplice difficile giudicarlo). Certo sono quelle che, in qualche modo, mi sono tornate alla mente direttamente quando ho provato a rispondere alla domanda “Se tu pensi alla tua storia personale quali prodotti mediali (film, libri, fumetti, musica, videogiochi, programmi televisivi o radiofonici) ti hanno segnato di più?”
Con questo spero anche di aver contribuito a chiarire il senso della domanda che useremo come innesco per i focus group di sfondo del progetto “Media e Generazioni nella società italiana” e che ho proposto in un post di ieri che ha ricevuto già diversi commenti ed un paio di reazioni nei blog di Lara, Carlo e Pally.

Technorati tags: , , , , ,

aridatece er Turbo Tape

Oggi tutto quello che leggo mi sembra dedicato alla memoria…
Dal reportage dell’inviato di CNET al NASA’s Yuri’s Night World Space Party (in onore del cosmonauta russo Yuri Gagarin e del suo primo lancio spaziale del 1961), agli articoli tipo almanacco del giorno dopo di Wired fino al post memorabilia tecnologica di Roberta ed il relativo commento di RL.
Proprio leggendo queste cose, ad un certo punto mi è tornato alla mente uno scambio che ho letto ieri nella Skype Chat dell’OpenCamp di Roma che mi pare una straordinario esempio di questo desiderio di condividere esperienze generazionali e di come le tecnologie supportino questo tipo di memoria sulle tecnologie.
Poichè non sono sicuro di avere il diritto di copiare ed incollare il tutto ho pensato di linkare i nomi dei partecipanti con il rispettivo blog (o profili o pagine web personali).
[14/04/2007 18.02.22] Maxime scrive: anche io freqeuntavo le bbs (…)
[14/04/2007 18.02.34] Dario Salvelli scrive: io ero abbastanza piccino
[14/04/2007 18.02.47] Maxime scrive: avevo il c64 con un modem preistorico
[14/04/2007 18.02.57] Maxime scrive: bullettin board system
[14/04/2007 18.03.04] blaxwan scrive: bbs=bullettin board system
[14/04/2007 18.03.08] Paolo scrive: io con amiga mai provato purtroppo
(…)
[14/04/2007 18.03.11] Dario Salvelli scrive: Bullettin board systenm
[14/04/2007 18.03.24] Dario Salvelli scrive: se volete: http://it.wikipedia.org/wiki/Bulletin_board_system
(…)
[14/04/2007 18.03.27] Paolo scrive: anche perchè in zona di Lecco non è che ci fossero bbs acccessibilli in urbana 🙂
[14/04/2007 18.03.29] Stefano Epifani scrive: sogno o son desto?
[14/04/2007 18.03.30] blaxwan scrive: in sostanza erano i sistemi ai quali ti collegavi in dialup
[14/04/2007 18.03.39] blaxwan scrive: con zone dove chattare, scaricare files ed altro
[14/04/2007 18.03.44] Filippo Ronco scrive: ci si accedeva con c64 !
[14/04/2007 18.03.45] Maxime scrive: Una BBS (o Bulletin Board System) è un computer che utilizza un software per permettere a utenti esterni di connettersi ad esso attraverso la linea telefonica, dando la possibilità di utilizzare funzioni di messaggistica e file sharing centralizzato. Il sistema è stato sviluppato negli anni ’70 e ha costituito il fulcro delle prime comunicazioni telematiche amatoriali, dando vita alla telematica di base.
Dal lato della BBS è anche stato utilizzato negli anni ’90, in alternativa ai modem, il protocollo a commutazione di pacchetto X.25 e relativo dispositivo di connessione in grado di multiplexare più connessioni logiche su un unica connessione fisica.ù
(…)
[14/04/2007 18.04.04] Dario Salvelli scrive: in pratica quello che stiamo facendo ora
[14/04/2007 18.04.08] blaxwan scrive: e sapere che sono già storia e che c’è chi ci fa le ricerche mi fa sentire vecchio….
(…)
[14/04/2007 18.04.39] Dario Salvelli scrive: io ricordo solo l’MSX..
[14/04/2007 18.04.50] Vittorio Pasteris scrive: http://www.spaghettihacker.it
[14/04/2007 18.04.50] Maxime scrive: ai tempi frequentavo un po’ la scema C64 e Amiga
(…)
[14/04/2007 18.04.57] Maxime scrive: la sceNa
(…)
[14/04/2007 18.05.07] Maxime scrive: (ho copiato da wikipedia, non sono parole mie)
[14/04/2007 18.05.11] Dario Salvelli scrive: eheh cristian
(…)
[14/04/2007 18.05.45] Filippo Ronco scrive: eh eh maxime, io ho vissuto con c64 e amiga
[14/04/2007 18.06.28] Maxime scrive: anche io
[14/04/2007 18.06.38] kikko.a scrive: io rivoglio un computer che quando accendi l’interruttore è immediatamente pronto..ma oggi nenache i cellulari sono più così
[14/04/2007 18.06.44] blaxwan scrive: press play on tape:O)
[14/04/2007 18.06.47] Maxime scrive: ho partecipato anche a diversi “party”
[14/04/2007 18.07.02] Maxime scrive: ero nei Ram Jam
[14/04/2007 18.07.04] Dario Salvelli scrive: magari il prossimo camp lo si fa sul vintage
[14/04/2007 18.07.09] Filippo Ronco scrive: ma ti ricordi cosa facevano girare su 64K ?
[14/04/2007 18.07.11] blaxwan scrive: aridatece er Turbo Tape! :O)
Ed in realtà sono sicuro che un camp sul vintage tecnologico (o sulla memoria non solo RAM o ROM delle cose tecnologiche) sarebbe un grande successo e sarebbe anche interessante per comprendere l’emergere della generazione del computer casalingo.
P.S. Mi piacerebbe molto fare una diretta con ustream e una skype chat per conversazionidalbasso. Per la seconda non c’è problema, per la prima abbiamo le tecnologie necessarie ma si cercano volontari per la conduzione, riprese, etc.
Tipo ci vorrebbe Robin Good 🙂
UPDATE: Ho aggiunto qualche altro omissis alla trascrizione seguendo un suggerimento che ho ricevuto via email da uno dei protagonisti della conversazione. Chi scopre a cosa corrispondono i nuovi omissis non vince nulla dunque non lasciate commenti a riguardo 😉

Technorati tags: , , , , ,

YouTube e (anzi forse è) la faccia di Internet

Carino, anche se forse eccessivamente buonista, questo video postato da uno degli studenti del corso di Digital Ethnography del Prof Wesch nell’ambito dello YouTube Project. Il tema sono i video blog.

P.S. Perchè quando vedo questo tipo di lavori fatti dagli studenti mi rimane sempre il dubbio che la presentazione nasconda un certo vuoto di contenuti?

Corporate Blogging il caso dell'UWiC Lab

Segnalo che Giuseppe ha pubblicato sotto licenza creative commons la sua tesi sui corporate blogs. Si tratta di un lavoro molto innovativo e piuttosto interessante specialmente per chi desiderasse una introduzione in italiano ai temi dell’uso del blog per la comunicazione delle istituzioni e delle imprese. Per alcuni mesi l’autore ha gestito il blog del wireless-campus di Urbino scoprendo sulla sua stessa pelle la difficile arte del camminare sul filo che divide il pubblico dal privato.

Floria1405 dice che non ne so di blog

Commentando questo pezzo scritto anni fa per il portale di Indire (si tratta di una sintesi di un materiale didattico completo di riferimenti bibliografici che mi avevano chiesto di produrre con tema la cultura di rete rivolto ai docenti in formazione). Nel post si afferma essenzialmente che in quell’articolo avrei usato un linguaggio troppo difficile perchè non sarei padrone dell’argomento ma la cosa che più mi interessa è una parte che riguarda il farsi media

Ma la cosa che più mi ha colpito è questa: io, in quanto autrice di blog, ambirei a farmi media. Anzi, più precisamente, mass media. Uh uh, che libidine: sono un’aspirante televisione e non lo sapevo.  Peccato che non si prenda in considerazione l’ipotesi speculare, ovvero quanto la logica comunicativa dei media tradizionali possa essere influenzata da un modo diverso di proporre contenuti, dal basso. E peccato che non si consideri il fatto che ad esempio la sottoscritta, con la sua media non eccelsa di accessi, non possa pretendere altro ruolo se non quello di testimone. Io, qui, non faccio comunicazione (o meglio, faccio comunicazione a scuola, quando spiego, proponendo e filtrando nozioni e informazioni). Io, qui, testimonio un’esperienza. La mia. Che, in quanto strettamente individuale e non riducibile sic et simpliciter ad una semplificazione e generalizzazione statistiche, non è presa in considerazione altrove. Insomma: siccome i media non mi rappresentano (non mi rappresentano come donna, come madre di famiglia, come intellettuale, come insegnante) io utilizzo questo strumento (il blog) per rivendicare un’ identità altrimenti negata e sminuita. Non so se questo significhi ambire a farsi media. Di certo vuol dire contrapporsi ai media tradizionali come Davide a Golia.

In realtà la tendenza al Farsi Media non è un’ambizione ma un processo che si inneseca quando qualcuno usa un mezzo di comunicazione di massa dalla parte del produttore dei contenuti. Ovvero produce dei contenuti senza poter sapere con precisione chi ne fruirà. Questa è una caratteristica propria delle conversazioni online ma non solo. Funziona così per chi scrive libri, per i giornalisti e per tutte quelle categorie che, appunto, “conversano con le masse”.
Ora uno degli aspetti interessanti del Farsi Media è che, per la prima volta nella storia, uno strato ampio della popolazione mondiale, ha accesso ai mezzi di comunicazione di massa. E’ difficile prevedere le conseguenze di questo accesso di massa ai mezzi di comunicazione di massa ma è possibile sicuramente immaginare ipotetici effetti sul piano del sociale, su quello individuale e su quello relazionale (per chi non conoscesse questa terminologia suggerisco la lettura di i media mondo). Il pezzo che ho scritto per Indire si riferiva alle possibili conseguenze sul piano individuale. Ovvero a cosa può comportare, nel lungo periodo, questo processo rispetto alla costruzione dell’identità dell’individuo in relazione alle tecnologie.
L’ipotesi è che l’esperienza del Farsi Media possa ben esemplificare la natura autoreferenziale del processo comunicativo poichè l’autore del blog conversa con l’immagine che si è auto-costruito del suo pubblico. Fare pratica di questa forma di riflessività non è banale e può far emergere una consapevolezza del rapporto fra identità propria ed ambiente. Per dirla con Hofstadter, ci aiuta a capire che siamo degli strani anelli. Questa capacità (anche detta metacognizione) è considerata da alcune prospettive pedagogiche fra gli skills essenziali alla base dei processi di apprendimento.
Detto questo, preciso che quello che a me più interessa non sono tanto gli aspetti individuali quanto quelli sociali.
Ovvero come cambierà in seguito al Farsi Media il rapporto fra cittadini e istituzioni? Come cambierà il rapporto fra aziende e consumatori? Come co-evolveranno i media mainstream e i media non mainstream?
Proprio per questo a me interessano le conversazioni dal basso 🙂

Technorati tags: , , ,

Twitter: il telegrafo di Narciso

Tutto si può dire di Nicholas Carr ma non che sia un genio nel costruire questo tipo di frasi ad effetto come quella del titolo o come queste

Twitter unbundles the blog, fragments the fragment. It broadcasts the text message, turns SMS into a mass medium.

The broadcasting of the spectacle of the self has become a full-time job. Au revoir, Jean Baudrillard, your work here is done.

The great paradox of “social networking” is that it uses narcissism as the glue for “community.” Being online means being alone, and being in an online community means being alone together.

Twitter esiste da tempo e l’idea che ne è alla base, per quanto piuttosto originale, non mi ha mai convito. Sono fra quelli che non aggiorna mai la frase di messenger e Twitter mi ricorda un pò questa pratica.
Il fatto che questo strumento non mi interessi personalmente non significa però che non sia utile rifletterci sopra. Di solito tuttavia è impossibile parlare sensatamente di una cosa senza averla provata.
Dunque, mentre mi faccio un’idea personale di Twitter, consiglio di leggere sul tema:

  1. Dot dash di Nicholas Carr;
  2. Tweet Tweet (some thoughts on Twitter) di Danah Boyd;
  3. Twitter: Don’t leave home without it (A Primer) di Kevin Lim;

Technorati tags: , ,

Etnografia digitale

Dopo l’incredibile successo del video The Machine is Us/Ing Us rilasciato in versione definitiva l’8 Marzo (consiglio di vedere questa nuova versione anche a chi ha già visto la seconda bozza del 31 gennaio), il Prof. Wesch della Kansas State University ha lanciato un nuovo progetto chiamato semplicemente YouTube Ethnography Project.
Lo scopo è riflettere sulle potenzialità e limiti dell’approccio etnografico applicato a YouTube ed è presentato in questo video.

Ogni studente è responsabile di un sotto-progetto:

Anche se i temi di ricerca degli studenti non mi sembrano nulla di particolarmente straordinario, l’idea complessiva è un fanstatico esempio di quelle nuove forme di ricerca e di didattica che lo spazio del web rende possibili.
Da tenere d’occhio.

Technorati tags: , ,