Avevo parlato in passato di Yahoo! Trips Planner che integra le logiche del web 2.0 nella pianificazione e condivisione dei viaggi. Oggi sono però venuto a conoscenza di altri due siti simili Triporama e TripHub. La scoperta capita quanto mai a proposito almeno per due ragioni. La prima è relativa ad un progetto di ricerca che avevamo presentato tempo fa e che ci è stato finanziato. Scopo del progetto è creare un manuale per la promozione turistica di un territorio attraverso Internet (fra l’altro chi fosse interessato al tema turismo, marketing e tecnologie dovrebbe dare uno sguardo alla terza edizione del Master in Comunicazione Turistica e Organizzazione degli Eventi [Multimediale] – ci sono 15 posti gratuiti grazie al finanziamento della regione Marche).
Il secondo motivo riguarda invece un trip che vorrei organizzare con gli amici e colleghi che hanno commentato il post sul laboratorio di web 2.0 e che vorrei coinvolgere in un week end di riflessione e divertimento nelle Langhe da svolgersi nel mese di Settembre/Ottobre. Il posto dove stare, una specie di agriturimo immerso nei vigneti dove sono stato una volta, l’ho in mente (ma non mi ricordo bene il nome e sto cercando di risalirci tramite amici). L’obiettivo pratico potrebbe essere quello di scambiarsi qualche informazione sui progetti che ognuno ha in corso relativamente al web 2.0 per verificare i margini di collaborazione per il prossimo anno accademico. Per definire le date e tutti gli altri dettagli ho aperto un progetto di trip su TripHub ed ho invitato le persone che so hanno commentato il post ed altri amici e colleghi che potrebbero essere interessati. Se è passata più di una settimana da questo post e non avete ricevuto ancora un invito lasciate un commento di seguito e provvederò personalmente ad invitarvi di nuovo.
P.S. A proposito di best practices sulla promozione turistica attraverso Internet di veda questo esempio.
P.P.S. A proposito di worst practices si vedia italia.it e la nuova rutilante iniziativa turistiprotagonisti di cui ho appreso via manteblog.
Categoria: Social Media
Timeline 2.0
Sembra che l’ultima tendenza in fatto di web 2.0 siano le timeline. Ho provato Dandelife e mi sembra veramente ben fatto. Mi è piaciuta sopratutto l’idea di importare i contenuti da mappare sulla timeline da un blog, un archivio fotografico o video. Essendo queste informazioni già datate si prestano particolarmente bene ad essere mappate nel tempo. Conto invece in futuro di utilizzare il motore di Timeline realizzato nell’ambito del progetto SIMILE per realizzare una versione online delle timeline presenti nel mio libro. Mi piacerebbe tuttavia fare in modo che sia possibile aggiungere altre informazioni in futuro e che i dati fossero disponibili in una sorta di formato wiki aggiornabile da una comunità di utenti.
Flickr Tag Fight
Attraverso il blog di Romeo vengo a conoscenza di questo nuovo serivizio basato sulle API di Flickr che compara al volo due tag un pò sul modello di Google Fight. Ovviemente la prima cosa che ho fatto è comparare usa e europe.
PeopleAggregator
L’idea che c’è dietro People Aggregator non è affatto male. Si tratta essenzialmente di una specie di portale al tempo del web 2.0 dove ad essere aggregati non sono più i soli contenuti ma veri e propri servizi. Per intenderci people aggregator è essenzialmente un servizio di social networks. Dal proprio profilo è tuttavia possibile accedere ad un vasto range di servizi web (Blogs, Flickr, del.icio.us, etc.) di cui People Aggregator diventa una sorta di interfaccia. Dunque un unico sito dal quale gestire i diversi aspetti della propria identità in rete senza dover tenere a mente decine di nomi utente e password diversi. L’idea dunque è buona e se ne sente effettivamente l’esigenza. La realizzazione, invece, lascia a mio avviso un pò a desiderare. Non che non funzioni ma sopratutto le funzionalità avanzate mi sembrano tutt’altro che alla portata dell’utente comune. Quello che manca, a mio avviso, è una interfaccia utente meglio studiata che punti ad offrire all’utilizzatore una esperienza unitaria nascondendo, per quanto possibile, il passaggio da un servizio all’altro.
Flock (un browser basato sul motore di firefox), riesce in questo molto bene e l’ultima release appare sufficentemente stabile da poter essere utilizzata come browser predefinito.
Sull'amoralità del web 2.0
Come al solito Nicholas Carr (quello di Does it matter?) ha la capacità di trovare titoli straordinariamente accattivanti che di solito lasciano intendere una posizione dell’autore che nel contenuto del post viene sostanzialmente smentita o fortemente depotenziata.
Dopo una serie di argomentazioni a mio avviso tutt’altro che forti Carr conclude così:
Like it or not, Web 2.0, like Web 1.0, is amoral. It’s a set of
technologies – a machine, not a Machine – that alters the forms and
economics of production and consumption. It doesn’t care whether its
consequences are good or bad. It doesn’t care whether it brings us to a
higher consciousness or a lower one. It doesn’t care whether it
burnishes our culture or dulls it. It doesn’t care whether it leads us
into a golden age or a dark one. So let’s can the millenialist rhetoric
and see the thing for what it is, not what we wish it would be.
Ora dire che un computer come un sasso o come le tecnologie del Web 2.0 non siano morali è una considerazione piuttosto banale. Si tratta dell’ennesima versione del vecchio adagio di McLuhan secondo cui le tecnologie non sono nè buone, nè cattive, nè neutre.
Questa forma di “neutralità etica” delle tecnologie supporta la forma di morale tipica delle società differenziate per funzioni. Non una morale, ma tante morali che dipendono dal punto vista dal quale si osserva.
Ora si potrebbe obiettare che una morale è una o non è. Dunque che le società differenziate per fuzioni siano prive di morale. In realtà nella definizione stessa di morale non esiste nessun riferimento al fatto che debba essere unica. O meglio esiste un riferimento del tutto implicito all’unicità della morale per un osservatore in un certo momento. Se non assumesse questa forma stabile ed univoca essa sarebbe del tutto inutilizzabile. Dunque la morale è una… per ciascun osservatore.
Ed è in questa specifica forma di supporto alla doppia natura della morale contemporanea (necessariamente una ma molteplice) che la tecnologia si configura come un’alleato strategico della forma di società differenziata per funzioni.
In questo senso il web 2.0 è una straordinaria piattaforma per lo sviluppo di questa forma di moralità cibern-etica.
Studiare il web 2.0 ad Urbino
Nonostante la mia segnalazione il bando per laboratorio di web 2.0 non ha avuto domande… oltre a quella presentata da me. Ho preparato il programma per il vademecum che è già disponibile online. Le lezioni si svolgeranno nel mese di maggio 2007.
Il laboratorio sarà organizzato per temi e sarà svolto in stretta collaborazione con Sociologia dei new media. L’assunto di base è che al tempo del web 2.0 (o del farsi media) si rendano evidenti alcune contraddizioni nel funzionamento delle distinzioni tradizionali della sociologia (pubblico/privato, rischio/fiducia, libertà/controllo, attenzione/audience). L’idea è quella di esplorare ciascuna di queste distinzioni utilizzando come fonte i dati le stesse applicazioni del web 2.0.
Che ne dite?
Update on Eyes on Flickr
Velocissimo aggiornamento. Abbiamo scoperto un limite di Flikr nel restituire le immagini a partire da una ricerca. Nello specifico pur mostrando il conteggio delle immagini totale Flickr non retituisce le immagini e le informazioni oltre il record 4100. La ricerca per il tag europe dovrebbe restituire 511.193 foto. Ora poichè la pagina di risposte di Flickr mostra 25 foto per pagina dovremmo avere oltre 20.000 pagine disponibili.
Per vedere le pagine dei risultati successive alla prima è sufficiente aggiungere il parametro page=x dove x è il numero della pagina. Dunque in teoria:
http://www.flickr.com/search/?q=europe&m=tags&page=15000
dovrebbe funzionare come
http://www.flickr.com/search/?q=europe&m=tags&page=3
ed invece no….
Nello specifico l’ultima pagina correttamente restituita è la 167 (167*25=4175) .. dalla 168 in poi il buio…
Forse da qualche parte su Flickr questo limite è scritto ma io non ne ero a conosceza.
In ogni caso abbiamo aggirato l’ostacolo facendo richieste al sistema che restuicano meno di 4000 record. L’idea è quella di iterrogare flickr per tag e per giorno della pubblicazione della foto.
Il risultato… ancora una volta in progress lo trovate a:
Eyes on Flickr
Era da diverso tempo che ci stavamo lavorano ma finalmente abbiamo qualcosa di concreto da presentare.
Si tratta più che altro di una proof of concept.
Flickr, come molti altri servizi web basati sul contenuto generato dagli utenti, è caratterizzata da una natura sociale profonda. Le immagini caricate e le etichette utilizzate per descriverle sono una vera e propria miniera per la ricerca sociologica sulla semantica della comunicazione.
L’occasione ci si è presentata di recente. Un paio di interventi a convegni di natura molto diversa uno sull’europa, l’altro di visual sociology. Quale migliore occasione per provare a costruire uno strumento e testare una metodologia per visualizzare l’intorno semantico di una etichetta al tempo stesso carica di significati ed alquanto indefinita come “europa”?
Come spesso accade dalla teoria alla pratica il passaggio non è stato indolore. Per prima cosa abbiamo dovuto svilppare un’applicazione per scaricare i dati che ci interessavano da Flickr. Nello specifico abbiamo optato per una command line application scritta in C# che interroga le API di Flickr (via Flickr.Net) salva i dati in quattro tabelle di un database mysql. Due per il tag “europe” e due per il tag “usa” (per rendere le cose più interessanti abbiamo deciso per una ricerca comparata). Una solo per l’identificativo univoco dell’immagine ed un singolo tag (ideale per creare una tagcloud) e l’altro con id immagine, titolo, descrizione, numero di commenti, provenienza dell’utente e url dell’immagine.
Una volta scaricati i dati (si fa per dire perchè l’applicazione li sta ancora scaricando) siamo passati alla visualizzazione ed abbiamo optato per una tagcloud. Flickr offre già una tagloud del sistema ma non una tagcloud specifica per osservare l’intorno semantico di un tag (ci sono i related tag ma non è questo che volevamo). Dopo ho dovuto imparare qualche rudimento di php visto che l’unico esempio che ho trovato di come si fa una tagcloud era scritto in questo linguaggio…
Per darvi un’idea della mole di dati con cui stiamo avendo a che fare vi basti sapere che, al momento in cui scrivo, ci sono 503.152 fotografie su Flickr taggate “europe” e 444.735 taggate “usa”. Quando leggerete voi, visto il tasso di crescita di circa 1.000 fotografie nuove al giorno che ho potuto apprezzare, saranno parecchie di più (europe, usa).
Allo stato attuale delle cose è possibile visualizzare le tagclouds relative ai dati che stiamo acquisendo (fra parentesi la frequenza di ciascun tag):
- Europe TagCloud (alltags, top100, top200);
- USA TagCloud (alltags, top100, top200);
- Unitedstates TagCloud (alltags, top100, top200)*.
* Abbiamo deciso che era interessante anche vedere le eventuali differenze fra usa e unitedstates.
Per sapere su quante immagini si sta lavorando al momento è possibile consultare queste pagine di servizio: europe, usa, unitedstates.
Per la lettura sociologica (ed un paper che abbiamo quasi finito di scrivere) dei dati bisognerà aspettare lunedì quando io e Luca presenteremo questa ricerca durante un panel del convegno di Eyes on City di Urbino.
Tesi sul citizen journalism
L’ho scoperto da una rete di link a questo blog (ma si potrà???). Uno studente di Scienze della Comunicazione a Urbino, Alberto Berlini, sta facendo una tesi di laurea sul Citizen Journalism con una significativa parte dedicata al web 2.0. Il relatore è il presidente del corso di laurea, alcune parti del work in progress sono in inglese (e questo mi porta a supporre che anche altre parti sono adattamenti di contenuti disponibili in rete in lingua inglese), il progetto del lavoro mi sembra completo ed aggiornato ma forse più orientato sulle diverse tecnologie che sulla impatto sociale delle tecnologie stesse (è comunuqe sempre difficile scindere questi aspetti quando si parla di Web 2.0).
Laboratorio di Web 2.0
4 CFU, 32 ore di attività didattica, € 0. Questi sono i dati principali con cui si presenta il primo corso universitario sul Web 2.0. Il presidente, sprezzante del pericolo di essere citato in giudizio da Tim O’Reilly, lo ha inserito nel piano di studi di Scienze della Comunicazione al secondo anno come modulo obbligatorio per tutti gli studenti.
Il posto di prof. per questo insegnamento è vacante, lo stipendio non è un granchè… ma se c’è qualcuno che crede di avere le competenze ed è interessato all’incarico può contattare la responsabile dell’Ufficio II – Professori Ordinari e Associati. Serve un cv, una lista delle pubblicazioni ed una dei titoli. La domanda va fatta entro e non oltre il 27 di giugno.