Oggi ho ricevuto un paio di email da Elisabetta e Maria Chiara (conosciute a York) che mi hanno invitato a scrivere qualche riga (ma massimo 200 parole) sulle mie presunte abilità etiche nel gestire l’identità in rete.
Per abilità etiche loro intendono
such abilities refer to the adoption of a code that governs the expectations of social behaviour within the network society. The possibility of assuming multiple context-dependent and also anonymous identities, calls for the definition of proper solutions for the management of digital identities, the reputation management, the implementation of technological security in communication as well as in the management of contents and relations.
Allora ci provo…
(le 200 parole iniziano dalla prossima riga, quelle di prima non contano!)
La prima cosa che mi viene in mente è che cerco di comportarmi in rete come faccio fuori. L’abilità uno consiste dunque nel comprendere che la rete non è uno spazio dove costruire nuove identità, ma piuttosto uno spazio dove sperimentare ed articolare la propria identità.
Ciascuno di noi può infatti avere sempre e solo una identità: la propria. Le esperienze che possiamo fare in rete fingendoci dell’altro sesso, più giovani o più vecchi, più belli o più brutti retroagiranno sempre sulla nostra identità auto-percepita.
Se da una parte abbiamo questa unitarietà strutturale, dall’altra abbiamo un’ineliminabile molteplicità. Ogni persona con cui entriamo in contatto può farsi un’idea della nostra identità. In questo senso dobbiamo rassegnarci all’evidenza che la nostra identità sarà sempre necessariamente multipla.
Dunque l’abilità numero due è “sappi di essere uno ed accetta di essere molti”.
Infine la terza abilità riguarda specificamente lo spazio di rete. Le tracce che consentono agli altri di farsi un’idea della nostra identità (e quelle che consentono a noi di osservare gli altri) diventano permanenti, replicabili, ricercabili ed esposte ad un pubblico indistinto (Danah Boyd). Bisogna essere consapevoli dell’azione di queste quattro proprietà per poter gestire al meglio la propria reputazione in rete.
(fine delle 200 parole)
Mi rendo conto che 200 parole non sono sufficienti per parlare di un tema così straordinariamente affascinante. Vorrà dire che mi rifarò durante la cena corredata da buon vino che mi è stata promessa 😉
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