Noia mortale.
Quella che provo leggendo per l’ennesima volta e sempre da parte della stessa persona insinuazioni sulla storia dei Nabaztag dati in premio ai vincitori del Festival dei Blog.
In sede di analisi, però, io non ignoro che Conti è uno di quegli ahimé strettissimi colli di bottiglia attraverso cui la blogosfera in questa fase si racconta all’esterno; che è l’amico di tutti, onnipresente a tutte le merendecamp; che insegna web2.0 nelle università; che scrive di blog e internet sui giornali; che passa metà dei suoi post a raccontare la sua vita da vincente nella blograce (perennemente in viaggio, pieno di impegni: e giù descrizioni di cocktail, ristoranti, colazioni e camere d’albergo ); che dichiara al tg3 nazionale che i blogger possono arrivare a guadagnare un milione di euro l’anno; che fa parte dei comitati scientifici di premi per blogger organizzati dalle università (premi che poi fatalmente, su decisione degli stessi comitati, si pubblicizzano con campagne buzz e virali – spontanee, per carità, del tutto disinteressate – a favore di un certo gadget tecnologico): ecco, che un personaggio così visibile e innervato nella blogosfera dichiari che d’ora in poi una delle sue attività sarà aiutare un’agenzia di buzz marketing a trovare clienti e, si presume, ad assoldare i blogger per fare campagne pubblicitarie artificialmente virali, io lo vivo con un pizzico di sincera preoccupazione.
Luca Conti se vorrà risponderà nel merito di ciò che lo riguarda
Io invece colgo l’occasione per raccontare qualche dietro le quinte di Conversazioni dal Basso 2 alias il Festival dei Blog.
Che il Nabaztag mi piacesse era fuori di dubbio fin da quando una domenica pomeriggio di settembre acquistai per la modica cifra di sedici euro via Pixmania due paia di orecchie di ricambio per il coniglio robot in questione convinto di aver acquistato due conigli completi di tutto. Correva l’anno 2006 e di Festival dei Blog e credo anche del workshop seminariale Conversazioni dal Basso (tenutosi ad aprile 2007 a Pesaro) ci fosse traccia solo in qualche recondito angolo della mente mia o di qualche mio collega del LaRiCA.
Dopo quell’incauto acquisto gli oggetti (pur dotati di calamite che li rendevano utili per molteplici scopi) finirono per mesi in un cassetto della scrivania di Luca fino a quando circa un anno dopo non mi sono deciso ad acquistare un set completo di coniglio + orecchie. In realtà era mesi che cercavo solo una buona scusa per comprare questo oggetto e la buona scusa, anzi ottima, è venuta dal trio (anzi quartetto per la precisione) genovese al quale avevo nel frattempo chiesto una collaborazione per lo sviluppo degli enigmi e della storia del Treasure Hunt Wireless Game.
Federico ha raccontato bene la cosa in questo post.
I conigli, mi sembra, sono stati parecchio apprezzati. E a questo proposito, avrei due cosette da dire. Prima dell’inizio del festival c’è stata qualche polemica per il premio scelto. In pratica, qualcuno diceva, la manifestazione sarebbe stata un grosso marchettone per la ditta produttrice di Nabaztag.
Avendo lavorato allo sviluppo della caccia al tesoro posso garantire che invece tutto è nato per puro caso: in pratica, una sera, ci siamo trovati a casa di RedPill con i due gonzi, per fare un po’ di brainstorming sul gioco. Mentre pensavamo a come strutturare la storia, il coniglio pronuncia una delle sue frasi inquietanti.
E Mescaline propone di farlo diventare parte della caccia. Un coniglio informatore. Ottima idea, pensiamo.
Ecco, è nato tutto da lì, altro che marchettone.
Quando Mescaline mi ha raccontato l’idea in Skype non ha fatto in tempo a finire la frase che avevo già ordinato il mio coniglio. Come si poteva usare il coniglio come informatore senza averne uno? Non mi sarebbe mai capitata una scusa migliore…
(to be continued)