Al book shop dell'MiT

Dopo aver speso ore a girare per una libreria di dimensioni non enormi  (una normale Feltrinelli da noi è molto più grande) ma che conteneva la densità di libri interessanti su totale libri più alta che avessi mai visto, ho fatto due acquisti:

Libro che avrei comprato ma che avevo già ordinato su Amazon:

Libri che hanno comprato Luca e GBA (o che avremmo voluto comprare):

Una settimana in Kendall Square

Dal 25 al 30 aprile sono stato ospite di albergo molto carino, il Kendall Hotel di Cambridge MA, che vorrei consigliare a tutti sopratutto se avete in programma una visita all’MIT di Boston. L’albergo è ricavato da una vecchia stazione dei pompieri ed è arredato con quel gusto finto antico di cui gli americani sono maestri. C’è il wifi gratis (anzi c’è una rete wireless per piano) che non sempre ha funzionato a dovere, una connessione via cavo ad alta velocità in stanza con cavo (quante volte capita di avere il plug ma non avere con sè un cavo di rete?) e se proprio tutto questo non funziona si può provare a prendere la rete wireless dell’MIT che circonda il Kendall Hotel.

La rete wireless dell’MIT richiede una semplicissima procedura di registrazione che chiunque può fare scegliendo fra i diversi profili utente disponibili. Uno dei profili è proprio visitor (un altro è riservato a chi è lì per seguire una conferenza) che consente di creare un accesso per massimo 14gg e per non più di tre volte all’anno. La procedura di autenticazione richiede la compilazione di un modulo con nome, cognome, email ed il nome di una persona o dipartimento cui si intende far visita. Suppondo che il modulo metta in relazione il mac address della macchina con i dati inseriri nella form poichè non è necessario fare altro per essere autorizzati e riconosciuti per tutto il tempo scelto dopo dieci minuti delle registrazione.

Purtroppo la legge estremamente restrittiva che abbiamo in Italia impedirebbe di fare una cosa del genere perchè non c’è sicurezza che i dati inseriti dall’utente corrispondano al vero (è dunque necessario che chi offre accesso a Internet conserivi una copia del documento di identità della persona cui viene fornito accesso). Questa legge limita molto a mio avviso lo sviluppo di reti wireless in Italia a tutto vantaggio degli operatori di telefonia mobile che possono permettersi di mantenere alti i costi di connessione dati dalle loro reti cellulari.
Del resto forse bisognerebbe trarre esempio dal MIT, dove storicamente sono state sviluppate molte delle tecnologie del controllo (anche militare) e che al tempo stesso è nota per la controcultura hacker che lì si è sviluppata probabilmente proprio in reazione a questo clima di controllo.

Se loro hanno scelto la semplicità sulla sicurezza ci sarà pure qualche motivo.

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Sull'indifferenza della differenza

  1. Prendere una teoria che descrive come funzionano i sistemi sociali in quanto reti di comunicazioni emergenti rispetto agli individui;
  2. Usarla per leggere un fenomeno sociale;
  3. Aggiungerci un pizzico di marxismo sostituendo alla parola società, quella sistema capitalistico;
  4. Rileggere il fenomeno;
  5. Rimettere la parola società dove avevate messo sistema capitalistico;
  6. Complimenti avete ottenuto un esempio di come il sistema sociale (alias sistema capitalistico) sfrutti gli individui per riprodursi.

Peccato che il ragionamento nasconda un errore.

Una teoria che descrive i sistemi sociali, per definizione, non è in grado di descrivere gli individui. Se lo fa offre il punto di vista dei sistemi sociali (network di comunicazioni interconnesse) sugli individui. Per definizione gli individui sono, dal punto di vista dei sistemi sociali, poco più che fornitori di contenuti da processare allo scopo di sopravvivere. Dunque i sistemi sociali non si interessano di cosa venga processato ma del processo in sè.

Ora uno può decidere che questa teoria non va bene e che in realtà si tratta di una aberrazione oppure decidere di accettarla con le conseguenze che comporta.

Se sceglie la seconda strada deve essere consapevole che come ogni teoria, anche questa mostra un lato della realtà, quello che per definizione può mostrare.

Una delle cose che questa teoria non può mostrare è la differenza della differenze. Ovvero per definizione i sistemi sociali non hanno preferenze (e come potrebbero averle essendo delle semplici reti di comunicazioni interconnesse) in relazione ai contenuti che devono essere processati o agli individui che forniscono questi contenuti.

In questo senso affermare che “il sistema si disinteressa della qualità dei contenuti” equivale a descrivere una semplice tautologia: A = A.

Ora questa semplice constatazione assume un carattere diverso se, ad un certo punto, decidiamo di leggere in chiave marxista i risultati che otteniamo dal nostro osservare usando la teoria dei sistemi sociali: “il sistema (capitalistico) si auto-riproduce basandosi sullo sfruttamento degli individui”

Il problema è che non sono affatto convinto che questo si possa fare senza violare le regole che si è deciso di accettare quando si è accettato di usare la teoria e le sue conseguenze.

In altri termini, la realtà filtrata dalla teoria dei sistemi sociali alla quale si applica una lettura di stampo marxista è stata ottenuta usando uno strumento che per definizione concentra la sua attenzione sulla riproduzione delle reti di comunicazione e non sugli individui (per i quali li contenuto non è affatto indifferente).

Ovviamente anche una violazione delle regole è consentita a patto di accettare il fatto che così facendo si sta commettendo, nei termini della teoria di riferimento che si è liberamente deciso di scegliere, un errore.

Mi chiedo dunque fino a che punto sia profiquo leggere una tautologia come una differenza. Certo ci può aiutare ad ottenere continue conferme della nostra visione del mondo e forse a creare certezze anche in chi ci circonda, ma personalmente non è questo che cerco.

Spero con questo di aver chiarito i miei dubbi su quella che ho definito impostazione ideologica del post di Giulia (ma in realtà anche di molte cose che leggo sul blog di Roberta).

Ammettiamolo, il principe di Casador si era sbagliato 😉

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Io, Zak e il Dr. Fred Edison

Ci sono delle esperienze nella nostra vita quotidiana che rimangono particolarmente impresse nella nostra memoria. La maggior parte di queste esperienze riguardano cose (belle o brutte) o persone con cui abbiamo avuto a che fare. In alcuni altri casi queste esperienze avvengono grazie a lettura di un libro o un fumetto, guardando un film, una serie tv, un programma alla TV, ascoltando una canzone, oppure un videogioco.
Nel mio caso particolare i videogames, ed in particolare gli adventure game, hanno svolto in questo senso un ruolo importante. All’inizio, con lo ZX Spectrum di Clive Sinclair (io avevo il 48k+), erano solo testuali. Poi con il Commodore Amiga sono arrivati i pomeriggi passati a giocare a Maniac Mansion, Zak McKracken and the Alien Mindbenders ed i vari episodi di Indiana Jones (Indiana Jones and the Fate of Atlantis, Indiana Jones and the Infernal Machine). Anche se si tratta più che altro di esperienze di gioco solitario (al contratio degli interminabili tornei a Kick Off, Summer Games e Winter Games), nella soluzione di questi enigmi ho spesso chiesto aiuto ad amici che avevano finito il gioco prima di me (allora Internet non c’era…).
Quanto agli altri “prodotti mediali” citerei Goldrake (ahh la prima volta che ho sentito la parola cibernetica…), Jeeg, Dolce Remì (ammetto di aver pianto quando è morta la scimmietta), Lupin, Lady Oscar, l’Uomo tigre e Drive In per la TV (ma ricordo anche molti pomeriggi subito dopo pranzo a seguire Quando si Ama :-o).
Per la musica direi il rap dei RUN DMC e, forse di più, dei Public Enemy ed i cantautori italiani (tipo Francesco De Gregori per intenderci).
Fumetti: Topolino.
Ah dimenticavo ho 33 anni e sono nato a Bari.
Magari non tutte queste esperienze sono sullo stesso piano e magari alcune non hanno avuto particolare effetto sulla mia formazione (è semplice difficile giudicarlo). Certo sono quelle che, in qualche modo, mi sono tornate alla mente direttamente quando ho provato a rispondere alla domanda “Se tu pensi alla tua storia personale quali prodotti mediali (film, libri, fumetti, musica, videogiochi, programmi televisivi o radiofonici) ti hanno segnato di più?”
Con questo spero anche di aver contribuito a chiarire il senso della domanda che useremo come innesco per i focus group di sfondo del progetto “Media e Generazioni nella società italiana” e che ho proposto in un post di ieri che ha ricevuto già diversi commenti ed un paio di reazioni nei blog di Lara, Carlo e Pally.

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Resoconto in italiano Mit5

Dopo il esoconto di Henry Jenkins segnalo anche quello pubblicato oggi da Bernardo Parrella su Apogeonline.

Nessun resoconto può essere completo quando si parla di una conferenza così articolata come quella che si è svolta la scorsa settimana a Boston, ma Bernardo fa un ottimo lavoro specie in relazione alle sessioni plenarie e ai meme principali che hanno ispirato la conferenza e di cui si sentiva discutere più spesso nei corridoi. 

Conto di dare la mia versione dei fatti a domani.

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Generazioni e consumo dei media

Il primo step della nostra unità di ricerca sul progetto media e generazioni parte da una domanda semplice a cui vorremmo rispondessero più persone possibili. Per questo motivo, in aggiunta ai più tradizionali focus group, vorremmo sperimentare un canale più informale come quello dei blog.  
Il target è Italia da 14 a 40 anni.
La domanda è
“Se tu pensi alla tua storia personale quali prodotti mediali (film, libri, fumetti, musica, videogiochi, programmi televisivi o radiofonici) ti hanno segnato di più?”
Rispondete nei commenti o scrivendo un post nei vostri blog (specificando la vostra età ed il luogo di provenienza e se scrivete nel vostro blog il link del post).
UPDATE Se rilanciate il mame meme sui vostri blog usate e fate usare, please, i tag generazioni media e mame meme sui post.
UPDATE 2 Da più parti mi fanno notare con gentilezza ma con fermezza che non si scrive mame ma meme. Il MAME è invece un fantastico emulatore di arcade game (quelli delle sale giochi) che nel contesto del post non è del tutto fuori posto 😀

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