Senso comune e nuove tecnologie

Un paio di giorni (ed in particolare una intensa mattinata) a parlare del rapporto fra senso comune e nuove tecnologie hanno lasciato nella mia mente un paio di certezze:

  • Il concetto di senso comune (come tanti altri nelle scienze sociali) non è ben definito (su questo si veda il volume Il senso comune di Ambrogio Santambrogio) e per questo motivo piuttosto inutilizzabile come fondamento sul quale costruira altra conoscenza;
  • Quando si affianca questo concetto indefinito alle prospettive incerte delle nuove tecnologie una cosa appare chiara. Come ha detto Daniel A. Freedman nel campo della filosofia della scienza (un grazie a Luca per avermi segnalato questa citazione): “… technology tends to overwhelm common sense” (e questo indipendentemente da cosa il common sense sia di volta in volta). Se ci si pensa il fatto che le tecnologie siano nuove (ovvero orientate al futuro) pone queste in diretto contrasto con il presente (ovvero al senso comune). Ovvero o le tecnologie non sono nuove o sono in contrasto con il senso comune 🙂

Ed in effetti questo è quello che emerso (almeno in base alla mia personale ricostruzione dei fatti), anche se su oggetti e con tagli molto diversi, nel panel sulle nuove tecnologie cui ho preso parte ieri a Perugia (programma completo dell’evento organizzato dall’AIS).

Davide Bennato ha presentato i risultati di una imponente ricerca (con interviste telefoniche su un campione rappresentativo di utenti Internet in Italia integrate da una websurvey) sull’utente del file sharing da cui emergono molti dati interessanti che contribuiscono a sfatare una serie di luoghi comuni sul profilo e sulle motivazioni di chi scarica file legalmente o illegalmente attraverso le reti peer-to-peer.

Davide Borrelli, prendendo spunto dall’articolo We the Web di Kevin Kelly pubblicato ad agosto del 2005 su Wired, ha evidenziato alcuni aspetti dell’impatto sociale del web 2.0 sopratutto in relazione alla distinzione fra tassonomie e folksonomie. Interessante su questo una domanda di Alberto Marinelli (moderatore insieme a GBA della sessione) sul rapporto fra folksonomie e web semantico come due forme contrapposte di costruzione del senso comune in rete. Qualcosa su questo avevo scritto in passato su questo blog.

Barbara Scifo ha descritto limiti e possibilità dell’utilizzo della media and technology domestication applicata ai new media. I new media decostruiscono la distinzione pubblico/privato e di conseguenza rendono problematico l’utilizzo di una serie di framework metodologici e teorici di costruiti proprio in base a questa distinzione. Barbara, che ha scritto di recente molto sugli usi sociali, sopratutto fra i giovani, della telefonia mobile (qui una sua intervista pubblicata su apogeoonline e qui un articolo in inglese), ritiene possa dire ancora molto se non altro come tool per comprendere le fasi di adozione di una certa tecnologia.

Luigi Spedicato ha parlato del rapporto fra arte e design delle interfaccie dei siti web citando una vasta letteratura ed in particolare Walter Benjamin a supporto delle sue riflessioni.

Last but no least, Laura Corradi ha affrontato il difficile rapporto fra scienza e tecnologia descrivendo il caso delle tecnologie per la riproduzione artificiale.

Quanto consuma un avatar?

Come spesso accade Nicholas Carr ha una riflessione stimolante sul suo blog.

Secondo i suoi calcoli (basati sul rapporto fra server e numero medio di giocatori connessi) ogni avatar di Second Life consuma in media 1,752 kWh all’anno ovvero qualcosa di meno della media di un essere umano (2,436 kWh), più di un essere umano medio che vive in un paese in via di sviluppo (1,015 kWh) e circa lo stesso di un abitate del Brasile (1,884 kWh).

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Messaggio personale

  • ho il weekend libero
  • viva la pasta con la ricotta!!! 🙂
  • God Bless Me …
  • le promesse sono fatte per non essere mantenute
  • Uof… cerco coccole.. 🙂
  • Sono veramente radioattivo?
  • “Bisogna avere una buona ragione per alzarsi al mattino”, J. Wayne
  • C’E’!!!!!!!!!!!
  • Welcome to Darwin! /MacMini-IstSoc:~root#
  • Mi piacciono gli uomini che hanno un futuro e le donne che hanno un passato
  • http://blogs.devleap.com/romeopruno
  • un altro mondo è possibile
  • Qui conta ogni maledizione dei vogatori nelle galere
  • “ça va?”
  • Sommo Sacerdote di Athena… Alberi di Natale Unitevi nel Barocco… EwwiwalaC_lacompagniadelRovo_DemoneMagnAnimaPiccionBuster
  • Uomo Stufa
  • 25-29 novembre Londra sto arrivando…
  • stand by… waiting for somthing… but what?!
  • Teatro magico, ingresso libero a tutti, soltanto per pazzi
  • ideas make the world great! (ps:thx avi!;-)..)
  • http://thecheshirecat.splinder.com
  • se non esistessero i funghi riuscireste ad immaginarmi?
  • cavolo voglio fare la criminologa!

Questi sono i messaggi personali che hanno tutti i miei contatti di messenger alla data di pubblicazione di questo post. Credo che questa forma di espressività, per quanto delirante, sia interessante… Ognuno può leggerci quello che vuole e pensare che sia indirizzato a sè, costruirci intorno una realtà, magari rispondere nel suo messaggio personale… Sono messaggi nella bottiglia e riserva di temi per la comunicazione…

E voi? Che messaggi hanno i vostri contatti?

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Il mercato delle pecore

Avete presente il Mechanical Turk di Amazon?

No? ok allora leggete questo vecchio post prima di continuare qui.

Qualcuno ha pensato bene di utilizzare in modo creativo il lavoro distribuito della rete offrendo due cent per disegnare una pecora. Sono arrivate 10.000 pecore esposte ed in vendita (a 20 dollari l’una) sul sito di Aaron Koblin che ha anche scritto una tesi (download gratuito in formato word) su questa esperienza.

Alcuni dati:

  • Media di pecore ricevute per ora: 11;
  • Periodo di raccolta: 40 giorni;
  • Pecore non accettate: 662;
  • Salario orario medio: $ 0,69/ora;
  • Tempo medio impiegato per disegnare la pecora: 105 secondi;
  • IP unici: 7599.

(via O’Reilly Radar)

Sempre sul tema del così detto human computation, se avete un pò di tempo libero, vale veramente la pena guardare questo speech dove Luis von Ahn (assistant professor in the Computer Science Department at Carnegie Mellon University) racconta in modo divertente come si possono utilizzare efficacemente le specifiche capacità umane all’interno di un software.

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Derrick 2.0

Sono disponibili le slide dell’intervento allo IAB Forum 2006 di Derrick DeKerckhove del 9 novembre (supervisore scientifico di SmartLab) dal titolo “La trasformazione dei linguaggi, dei mezzi e dei consumatori”.
(…)

(Source: La trasformazione dei linguaggi, dei mezzi e dei consumatori
Originally published on Fri, 01 Dec 2006 21:31:35 GMT by Staff

Anche se di non facile comprensione estratte dal contesto, sono interessanti le slide pubblicate sul sito dello IAB Forum e segnalate dallo Smart Lab sopratutto per chi ha una certa dimistichezza con il pensiero ed il modo di lavorare di DeKerckhove.

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Chi comanda nei mondi virtuali?

Interessante la cronaca di CNET dell’ormai tradizionale convegno State of Play/Terra Nova Symposium organizzato dalla New York Law School.

Fra i temi trattati durante l’evento:

  • la tassabilità dei guadagni ottenuti in questi mondi virtuali;
  • come e se i gestori possono evitare le frodi fra giocatori;
  • l’acquisto e la vendita di oggetti e denaro del mondo virtuale in cambio di soldi reali;
  • la distinzione fra governance interna (giocatori<->gestore) ed esterna (il fatto che i mondi virtuali sono soggetti alle leggi dello stato);
  • la risposta alla governance di questi ambienti potrebbe essere trovata guardando a come le leggi dello stato governano lo sport e come esso si autogoverni;
  • il fatto che spesso i gestori non intendono introdurre tecniche di governance più restrittive perchè temono l’impatto che ciò potrebbe avere sul gioco;
  • e che dunque i giocatori se desiderano una forme di governance reale dovranno auto-regolarsi.

“The rules players develop do stop each other from bad acts,” said Fairfield, “and that’s all the governance we probably need.”

Votare senza carta è sicuro?

Mentre il DVD di Deaglio mi ha deluso (se non lo avete ancora comprato fatevelo prestare o scaricatelo da Internet), la polemica sul voto elettronico in US, dove il National Institute of Standard and Technology (NIST) ha pubblicato ieri – come riporta CNET – una bozza di report che evidenzia perchè il voto elettronico senza carta (che è cosa diversa dall’esperienza italiana) non sia affatto sicuro, rimane alta ed  affrontata in modo decisamente molto più sensato che in Italia.