Continua la conversazione fra Clay Shirky, Henry Jenkins e Beth Coleman su Second Life.
Personalmente credo che Clay abbia ragione. Non credo che affermare che Second Life è sopravvalutato e che è e resterà un fenomeno di nicchia (pur se su scala globale) posso in alcun modo smentire l’importanza del fenomeno delle culture partecipative.
Mi piace inoltre la distinzione fra schlemiel e schuyster. I primi sono quelli che sono stati presi in giro dai numeri imprecisi diffusi da Linden Lab e dall’uso improprio del termine popolazione. I secondi sono quelli che, pur consapevoli delle reali dimensioni del fenomeno, sfruttano la popolarità di Second Life a scopi biecamente auto-promozionali innescando e promuovendo quel meccanismo di auto-sollecitazione che caratterizza spesso i discorsi sulle tecnologie.
Si annoverano in questa ultima categoria tutte le varie aperture di sedi di organizzazioni all’interno dell’ambiente creato da Linden Labs.
Non credo invece che la categoria Mondi Virtuali perchè penso invece che molti interessanti paralleli possano nascere dal confronto fra, ad esempio, Second Life e World of Warcraft. Penso inoltre che, in fondo, l’obiezione citata da Jenkins circa il fatto che questa categoria è così ampia da poter includere anche i giochi multiplayer online sia da accogliere.
Credo che in tutti i casi si tratta essenzialmente di ambienti fatti di comunicazione che vincolano (in modi diversi) i comportamenti degli utenti. La cosa che a me interessa di più è che negli spazi di libertà lasciati da questi vincoli strutturali emergano strutture di aspettative reciproche fra gli utenti che tendono a strutturarsi in ulteriori vincoli sociali.
