Paper sul corporate blogging

Interessante articolo che usa Microsoft come caso di studi sui blog aziendali. 

Efimova, L. & Grudin, J. (2007). Crossing boundaries: A case study of employee blogging. Proceedings of the Fortieth Hawaii International Conference on System Sciences (HICSS-40). Los Alamitos: IEEE Press.

Source: Paper on the Microsoft study is online
Originally published on Thu, 23 Nov 2006 12:55:44 GMT by mathemagenic@gmail.com

Il social ed i sociologi

Una interessante riflessione di Romeo sulla SEA Social Enterprise Architecture mi tira in ballo…

Attenzione, mi preme ricordarvi che tra un’anno o due quasi tutto rispetterà i design patterns del Web 2.0 o come lo volete chiamare quindi ce ne sarà di traffico sulla porta 80, che ne dite? Ma non è tutto, non sarà soltanto un problema di comunicazione, sarà un problema anche di gestione del dato, cosa pensate accadrà quando una azienda enterprise chiederà qualcosa di più per poter gestire con efficienza il proprio knowledge che a questo punto sarà completamente a disposizione dell’organizzazione? Questi sono due problemi fondamentali, da una parte abbiamo un problema prettamente “tecnologico” dall’altra uno quasi “sociale”. Se da una parte mi aspetto qualche ingegnere che tiri fuori dal cappello un nuovo protocollo di comunicazione a livello di applicazione, dall’altra non posso affidare tutto ai sociologi (perdonami Fabio), quindi vorrei approfittare e dire la mia anche su questo punto!

Questo mi fa fatto tornare in mente un paio di post che ho scritto in passato:

In questi post non c’è una soluzione al problema del sovraffollamento della porta 80 (non da tutti gli esperti di informatica vissuto come tale a giudicare da quest’ultimo commento 🙂 ) di cui paradossalmente comprendo il lato tecnico più di quello sociale.

C’è invece un discorso che, parafrasando Romeo, suona un pò così:

Se da una parte mi aspetto qualche ingegnere sociologo che tiri fuori dal cappello un nuovo protocollo di comunicazione a livello di applicazione una nuova (e precisa) definizione di sociale, dall’altra non posso affidare tutto ai sociologi (perdonami Fabio) agli scienziati del computer (perdonami Romeo), quindi vorrei approfittare e dire la mia anche su questo punto!

Dai Social Software al Social Knowledge

Mi è arrivata per email la notizia di questo seminario-tavola rotonda organizzato dal “Settore Tecnologie Educative” del Dipartimento di Scienze dell’Educazione e la Facoltà di Scienze della Formazione di Padova.

L’incontro si terrà a Padova Lunedì 27 novembre alle ore 15.00, presso l’Aula Nievo del Palazzo del Bo in via  VIII febbraio. Interverranno Luciano Galliani, Corrado Petrucco e Massimo Martini, General Manager di Yahoo! Italia.

Se qualcuno è in zona la cosa sembra interessante.

Eyes on Europe: il paper

Avevo promesso mesi fa che avrei reso pubblico su questo blog l’articolo che descrive nel dettaglio la metodologia ed i risultati ottenuti con la ricerca Eyes on Europe.

A grandi linee il progetto di ricerca l’ho descritto già in passato (qui e qui e ci sono anche un paio di post in inglese che ne discutono sul blog di Luca: qui e qui).

L’articolo, pur completo, è ancora in draft perchè ci piacerebbe ricevere qualche ulteriore suggerimento e contributo dai lettori del blog prima di proporlo per la pubblicazione.

Inoltre non abbiamo ancora individuato una rivista cui proporre l’articolo quindi indicazioni e suggerimenti in questo senso sono molto ben accetti.

Scarica Eyes on Europe

Peer review per le masse

Non sono sicuro che possa funzionare davvero ma il concetto dietro questo Helium è piuttosto interessante perchè generalizza l’idea della peer review.

In pratica si tratta di un sito che contiene guide scritte dagli utenti per gli utenti in piena logica di user generated content. L’unica sostanziale differenza è che chi desidera pubblicare una guida è chiamato ad esprimere un giudizio comparativo scegliendo fra due articoli proposti quello secondo lui più utile.

Technorati tags:

Wireless Lan per l'e-health

Recentemente abbiamo intervistato due medici che nelle scorse settimane hanno usato un tablet pc con connessione wireless per visualizzare le radiografie nel reparto di ortopedia dell’ospedale di Urbino. Si tratta di una delle fasi conclusive di un progetto di ricerca LaRiCA inziato un anno e mezzo fa e volto a studiare l’impatto delle reti senza filo sull’organizzazione e sulla comunicazione in un reparto ospedaliero.

In questo anno e mezzo abbiamo imparato molte cose. Di queste si parla diffusamente nel report di ricerca del progetto e, in un prossimo futuro, in una pubblicazione che stiamo curando con i miei colleghi. Molte altre cose invece le avevo già imparate curando altri progetti che riguardavano l’informatizzazione di organizzazioni esistenti.

Usare i computer e le reti al posto di carta e penna non può avvenire senza modificare in profondità le logiche organizzative di base. La maggior parte delle resistenze in questi casi viene dal non voler abbandonare posizioni di vantaggio quotidiano guadagnate nel tempo presso l’organizzazione. Le ICT con il loro criterio di autenticazione/autorizzazione supportano alla perfezione un modello organizzativo teoricamente perfetto dove ogni individuo ha compiti precisi e responsabilità connesse. Ma le realtà organizzative che ho visto io con i miei occhi non rispettano quasi mai questi criteri minimi di buona efficenza.

Quando si opera all’interno di organizzazioni come queste capita di vedere nascere al cospetto delle tecnologie della comunicazione una forma di straordinaria creatività volta a mantenere, nonostante e contro le tecnologie stesse, i requisiti di inefficenza pre-esistenti. Si cerca di piegare le soluzioni informatizzate in forme per le quali non sono state pensate e spesso, grazie all’innata superiorità dell’uomo sulla macchina, vi si riesce. Si va dal post-it giallo con la password attaccata sul monitor alla condivisione di uno stesso account per tutto un gruppo di lavoro, dallo scambiarsi nome utente e password personali al lasciare il computer loggato nel proprio profilo utente. Queste tattiche di resistenza andrebbero veramente studiate in profondità. Purtroppo questa straordinaria capacità di adattamento genera l’antipatico effetto collaterale di cancellare spesso tutti o quasi tutti i vantaggi che l’uso della tecnologia stessa avrebbe potuto comportare.

La soluzione tecnologica che abbiamo adottato è particolarmente semplice dal punto di vista tecnologico e sfrutta il fatto che in reparto era già in uso da tempo un servizio di radiografie via web server. Con il tablet pc ed il wifi in reparto è possibile portarsi le radiografie in giro (come si faceva un tempo con le lastre stampate), mostrarle al paziente durante il giro visita, zoommare e prendere appunti, usarle in sala operatoria e sala gessi.

In questo video (montato quasi per gioco e senza alcuna pretesa), le cui riprese sono state girate poco prima delle interviste che non posso invece per ovvie ragioni di rispetto della privacy condividere qui, è possibile farsi un’idea del funzionamento della cosa:

School of the Future

Un titolo roboante per presentare l’omonima iniziativa frutto dell’accordo fra Microsoft ed il distretto scolastico di Philadelphia.

Il 7 settembre, a tre anni dall’inizio del progetto, ha infatti aperto i battenti questa nuova scuola progettata per essere innovativa tanto dal punto di vista dell’architettura e delle tecnologie utilizzate quanto da quello dei processi di apprendimento.

Cercando di andare oltre l’ovvia patina auto-promozionale dell’iniziativa ho trovato alcuni materiali veramente interessanti come questa presentazione (ppt 1714 kb) dell’iniziativa che illustra nel dettaglio il processo decisionale, le fasi del progetto, l’analisi costi benefici e molto altro.

In generale tutta l’iniziativa andrebbe osservata, al di là della sua specificità, come un buon esempio pratico di come implementare tecnologie in una realtà scolastica.

Ovviamente, dal punto di vista della ricerca, si tratta inoltre di una straordinaria opportunità per indagare l’impatto di un ambiente ad alta disponibilità tecnologica sui processi di apprendimento.

e-books

Dal New York Times un eccellente articolo di Kevin Kelly sul futuro dell’editoria e non solo.

The contours of the electronic economy are still emerging, but while they do, the wealth derived from the old business model is being spent to try to protect that old model, through legislation and enforcement. Laws based on the mass-produced copy artifact are being taken to the extreme, while desperate measures to outlaw new technologies in the marketplace “for our protection” are introduced in misguided righteousness. (This is to be expected. The fact is, entire industries and the fortunes of those working in them are threatened with demise. Newspapers and magazines, Hollywood, record labels, broadcasters and many hard-working and wonderful creative people in those fields have to change the model of how they earn money. Not all will make it.)