La scienza del web

Mentre in Italia si discute sul futuro delle scienze della comunicazione, Tim Berners-Lee lancia l’idea della Web Science come punto di incontro fra fisica, biologia, computer science, psicologia e sociologia. Traduco per chi non legge in inglese i primi due paragrafi dell’articolo pubblicato qualche mese fa su Science.

Da quando è nato il World Wide Web ha cambiato il modo in cui gli scienziati comunicano, collaborano ed insegnano. Esiste tuttavia una crescente consapevolezza fra molti ricercatori che una chiara agenda per la ricerca finalizzata a comprendere il presente, l’evoluzione e le potenzialità del Web sia necessaria. Se vogliamo modellare il Web; se desideriamo i principi architetturali che ne hanno consentito la crescita; e se desideriamo essere sicuri che questi supportino i valori sociali di base quali la fiducia, la privacy, il rispetto per i confini sociali, allora dobbiamo definire questa agenda di ricerca che abbia il Web come focus primario di attenzione.

Quando ragioniamo di un’agenda per la scienza del Web, usiamo il termine “scienza” in due modi. Le scienze fisiche e biologiche analizzano il mondo naturale e cercano di trovare leggi microscopiche che estrapolate su un livello macro possono generare il comportamento osservato. La computer science, al contrario, anche se in parte analitica è essenzialmente sintetica: si occupa della costruzione di nuovi linguaggi e algoritmi volti a produrre nuovi comportamenti desiderati. La scienza del Web è la combinazione di questi due caratteristiche. Il web è uno spazio ingegnerizzato creato attraverso linguaggi e protocolli formalmente specificati. Tuttavia, poiché sono le persone a creare le pagine Web ed i collegamenti ipertestuali fra loro, la loro interazione genera trame emergenti su scala macroscopica. Queste interazioni umane sono, a loro volta, governate da leggi e convenzioni sociali. La scienza del Web deve dunque essere inerentemente interdisciplinare; il suo obiettivo è da un lato di comprendere la crescita del Web e dall’altro di creare approcci che consentano l’emergere di nuove trame potenti ed in grado di portare un maggiore beneficio.

Lezione del giorno: una chiara definizione è la premessa per lo sviluppo di qualsiasi disciplina.

Technorati tags:

System One – The Next Society

Interessante e raffinata riflessione di Dirk Baeker sulla Next Society (ovvero l’impatto sulla struttura della società del passaggio dal media di diffusione stampa al computer/internet).

Da leggere inoltre il post successivo intitolato Sociological Theory che contiene una fantastica definizione di doppia contingenza che avrei dovuto avere sotto mano quando ho risposto qualche giorno fa ad uno studente che mi chiedeva per posta elettronica di chiarirgli meglio il concetto.

Ecco da ora in poi in questi casi di emergenza userò questa definizione:

*ego* waiting for *alter*, while *alter* waiting for *ego* to make a first move, both of them being free to select this or that action

MySpace: un media, uno spazio o un… media-mondo?

Dotta discussione su cosa sia MySpace. Inizia da questa intervista pubblicata sull’MIT Tech Talk (pagina 3 e poi 6), continua in questo post e si conclude per ora sul blog di Danah Boyd. La nuova forma di spazio supportata dalle tecnologie di rete, dove vicino e lontano si conta in termini di nodi della rete da percorrere e non in metri, è certamente uno dei temi più affascinanti proposti dalle nuove tecnologie alla scienze sociali. Si tratta di uno snodo cruciale per capire la cultura in rete e come sempre più spesso accade le distinzioni (come ad esempio pubblico/privato alla Habermas) e le definizioni della tradizione sociologica faticano a descrivere il fenomeno fino a sembrare strutturalmente inadatte allo scopo.

Observing the observers with Google Trends

Come al solito dai Labs di Google è venuto fuori qualcosa di molto interessante. Più volte in questo blog ho cercato di mettere in evidenza l’importanza di osservare le osservazioni del web che, in quanto fatto di comunicazioni, è un pò come dire osservare le osservazioni di un sistema sociale. Nel caso del web il processo di osservazione parte da una distizione che ha origine con l’inserimento di una parola chiave in motore di ricerca. Questa operazione crea un discrimine fra le pagine osservate (quelle restituite dalla query) e quelle distinte (tutte le altre). Poichè le pagine restituite dalla query sono di solito moltissime va rilevata poi l’importanza del ranking che ordina i risultati evidenziando alcune possibilità (diciamo i primi dieci risultati) e relegando le altre in pagine remote che quasi nessun utente, stando alle statistiche, va a consultare. Dunque i motori di ricerca, come tutti i supporti ai processi di osservazione (tipo i nostri 5 sensi), tendono non tanto a cercare il web quanto a costruirne la realtà.
Ora tutti i processi di osservazione mediati dal computer hanno spesso la proprietà di esporsi essi stessi all’osservazione. Google Zeitgeist in questo senso è esemplare. Google Trends, come hanno detto durante la presentazione alla stampa, “is like giving you the keys to Zeitgeist”. Ovvero è possibile cercare nelle ricerche fatte dagli utenti su Google e vedere al tempo stesso le principali news connesse a queste ricerche. Si possono dunque fare ricerche con chiavi tipo Silvio Berlusconi e Romano Prodi per vedere il rapporto fra sistema dei media ed utilizzo delle chiavi di ricerca su Google. Quello che impressiona è qui la straordinaria aderenza fra il grafico delle news e quello delle ricerche. Quali considerazioni si possono fare sul rapporto fra Internet ed il sistema dei mass media?
Ma si possono anche comparare diverse ricerche usando la virgola: Habermas batte Luhmann, Inter e Milan se le giocano e lasciano indietro la Juve, il web 2.0 ha un trend di crescita straordinario che lo ha portato a raggiungere la buzz word e-commerce nell’ultimo periodo del 2006, Romano Prodi perde sempre contro Silvio Berlusconi tranne nell’ultimo scorcio del 2006.
Fantastica inoltre la suddivisione per città, regione e lingua dei risultati. Anche da questa analisi vengono spunti interessanti. 
Le possibilità sono infinite. Ve ne viene in mente qualcuna?

Social Computing Symposium 2006

Quest’anno me lo sono perso ma nel 2007 ci vado. Il programma è troppo ghiotto e le persone presenti fra le più interessanti del panorama internazionale.
I temi, vaghi ma non troppo, quest’anno erano:

  • Learning in and about Virtual Worlds (dove era presente un rappresentante della nostra gilda di ricercatori europei di wow);
  • Mobile/Pervasive Social Computing;
  • Interactions in Online “Spaces”.

Immagino che, come per l’anno precedente, sarà presto disponibile la registrazione dell’evento in webcast.

DVR e pubblicità

Purtroppo non se ne è parlato durante l’Insights ma sicuramente una delle più interessanti frontiere della pubblicità è quella costituita dai digital video recorder. Per intenderci si tratta dei videoregistratori dotati di hard-disk. Molto più comodi dei comuni videoregistratori perchè non richiedono cambi di cassette, sono facili da gestire e programmare. Negli USA si chiama Tivo, in Italia, per ora si chiama MySKy. Ovviamente una volta registrato il programma la maggior parte degli utenti (oltre il 50% secondo JupiterResearch) tende ad andare avanti veloce durante le pause pubblicitarie evitando di fatto di “pagare” il corrispettivo grazie al quale le TV commerciali si finanziano. Ora è interessante notare come queste aziende si stiano muovendo per correre ai ripari. Lo stanno facendo con strategie curiose e contraddittorie. Avevamo detto di Philips che ha brevettato un metodo per impedire il fast-forward durante i commercials. E’ invece di ieri la news che Tivo, in collaborazione con settanta agenzie di pubblicità, lancerà un servizio per guardare gli spot on demand.