Un commento sulle Laws of Form di Spencer Brown

Questo articolo è una traduzione. L’originale inglese è: A Comment on Spencer Brown’s Laws of Form (Originally published on Sun, 14 Jan 2007 16:57:24 GMT by Hanno Kaiser)

Le Laws of Form di George Spencer Brown sono spesso citate nel contesto di teorie che si occupano di processi auto-referenziali, autopoiesi e cibernetica di secondo ordine. Niklas Luhmann, in particolare, fa spesso riferimento a Spencer Brown  ed una estensivamente la sua terminologia: law of calling, law of crossing, re-entry, etc. Non ho mai ben compreso perchè si sia data tanta importanza a questi concetti forse perchè, essendo cresciuto con i computer, l’affermazione “paradossale” n= n + 1 non mi è mai sembrata tanto paradossale. Espressioni auto-referenziali di questa natura sono ovviamente parte di un loop. In altre parole per la mia generazione, usare il tempo, le interazioni, o l’operazionalizzazione come un modo per risolvere i paradossi di cui Luhmann ed i suoi seguaci erano così innamorati, viene del tutto semplice e naturale. Allo stesso modo il tono quasi-mistico con il quale molti dei seguaci di Spencer Brown parlando della creazione di “qualcosa a partire dallo spazio vuoto” attraverso una distinzione iniziale, non ha effetto su di me. Certo ci vuole “una differenza che generi una differenza” perchè un cerchio di colore bianco su un foglio bianco si confonde con lo sfondo. Mi sembra che la “law of calling”, la “law of crossing”, “condensation” e “cancellation” possono essere comprese molto semplicemente nei termini di un semplice robot (o una tartaruga nel logo) che si muova in un piano bianco. La tartaruga scansisce il colore del piano direttamete sotto di lei. Quando incontra un cambiamento (ad esempio perchè attraversa una linea disegnata sul piano) inverte il suo stato interno. Se lo stato interno della tartaruga inizia con 0 l’attraversamento di una linea comporta il passaggio a 1, se lo stato iniziale era 1 allora l’attraversamento lo cambia in 1. Ora immaginate un cerchio disegnato su un piano.

La tartaruga attraversa dall’esterno (l'”unmarked state”) verso l’interno (il “marked state”)  (0 → 1) e, dopo un pò, dall’interno verso l’esterno (1 → 0).

  

Il comportamento fondamentale della tartaruga quando entra o esce da una forma (0 → 1 → 0; or 1 → 0 → 1) non cambia indipendentemente da quanti cerchi che non si sovrappongono ci siano sul piano. Da qui la “form of condensation”, dove {}{} = {}.

Ma cosa accade se un cerchio è dentro un secondo cerchio? Il primo attraversamento inverte lo stato della tartaruga e lo stesso avviene per il secondo.

Di consequenza lo stato interno della tartaruga quando è dentro il secondo cerchio è identico a quando essa è fuori dal primo cerchio, il che risulta nella “form of cancellation”  {{}} = _.

La storia diventa in un certo senso più interessante quando ci si sposta dall’artimetica all’algebra dove A è una variabile che può assumere il valore {} and _ (mark and no mark). Quindi si possono costruire espressioni come:

(1) A = {{A}}.

Per A = {} l’espressione si legge {} = {{{}}} che applicando la form of condensation si risolve in {} = {}. Per A = _ l’espressione equivale a _ = {{}} che si risove in _ = _, E fin qui tutto bene ma cosa accade con questo:

(2) A = {A}.

Per A = {} l’espressione diventa {} = {{}} che applicando la forma della cancellazione di risolve in {} = _. Per A = _ l’espressione diventa invece _ = {}. In altri termini se A è un mark allora il valore della funzione è un non mark e se A non è un mark allora il valore della funzione è un mark. Se ne evince che A = {A} descrive un oscillatore.

Per Spencer Brown ed i suoi seguaci questo altro non è che la creazione del tempo attraverso la forma il che può essere giusto ma (almeno a me) sembre in qualche modo più grandioso di quanto l’opeazione stessa sia. Per chi desideri familiarizzare con le Laws of Form di Spencer Brown senza dover leggere l’originale (e non posso non comprendervi) consiglio Robertson, Some-thing from No-thing: G. Spencer-Brown’s Laws of Form, Cybernetics & Human Knowing, Vol.6, no.4, 1999, pp. 43–55.

Eterna Ghirlanda Brillante

Quando preparo il materiale per il corso di teoria dell’informazione mi diverto sempre e scopro cose nuove.

Le scoperte di oggi sono:

  1. Qualcuno ha avuto la splendida idea di pubblicare su Google Video l’intero documentario Das Netz sottotitolato in inglese. Das Netz è un pluripremiato fantadocumentario tedesco che partendo dalle tracce di Unabomber (si avete letto bene) ripercorre la storia della cibernetica;
  2. Qualcun’altro ha fatto un post nel suo blog che spiega le Laws of Form di Spencer Brown in un modo semplicemente geniale. Ho deciso di tradurre in italiano questo post perchè merita.

Ora qualcuno potrebbe legittimamente chiedersi cosa lega il signore della foto con il punto 1 e con il punto 2. Qualcuno potrebbe addirittura chiedersi cosa lega il punto 1 con il punto 2. La risposta a questi questiti la trovate in questo video di YouTube.

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L'etica al tempo della cibern-etica

La famiglia dei blog LaRiCA si allarga con l’ingresso di Giulia che ha deciso di aprire un blog sul rapporto fra etica e morale nella società contemporanea.

Il tema non è facile ma il progetto del blog, spiegato nel primo post, mi sembra promettente.

Se è vera l’ipotesi che la società moderna non possa più venire integrata con la morale e che non sappia più indicare agli uomini il posto che gli spetta, allora l’etica dovrà essere in grado di limitare il campo di applicazione della morale […] In questa situazione il compito più impellente dell’etica è probabilmente quello di metterci in guardia dalla morale. (Niklas Luhmann, Il paradigma perduto, Meltemi, Roma 2005, p. 57)

Semantica della società e web 2.0

Ho appena inviato la mia proposta di abstract per partecipare all’annuale convegno (TECHNOLOGY AND SOCIAL COMPLEXITY – Murcia, Spain, 18-23 June 2007 | qui la call ancora aperta fino al 20/02) della Research Committee 51 on Sociocybernetics dell’ISA.
Di seguito la proposal nella sua forma breve e disponibile per il download in pdf la versione estesa.
Ringrazio Chiara per le correzioni ed i suggerimenti.
Ulteriori commenti, indicazioni, insulti o richieste di maggiori informazioni sono ben accette.

Social semantics 2.0

During the last few years the Internet has been increasingly used by people as a read-write medium. Thanks to the dropped prices and skills necessary to afford and use technologies aimed to create digital contents, a large amount of people in the world is now able to produce persistent digital information. A large share of this information is today exposed to a mass audience on the Internet.
The aim of this paper is to present a vision and few examples of how this large amount of data might be used for sociological research.
From the theoretical point of view this kind of researches drawn on the concept of social semantics developed by Niklas Luhmann (Luhmann 1983). Social semantics, once crystallized in books is today also available in online conversations. The networks of interpersonal communications, when computer mediated, becomes observable and, as a consequence, social scientists have access to invaluable new data.
Today, the online data have four characteristics that tend to increase even more the sociological value of this conversations (Boyd 2004). As a matter of fact, the online network of communications is in fact persistent, searchable, replicable and addressed to an invisible audience. Due to these properties online conversations may be analyzed with standard content analysis qualitative or quantitative techniques.
The paper will present three examples of researches based upon the analysis of online conversations.

References

Boyd, D. (2004). Friendster and publicly articulated social networking. CHI ’04: CHI ’04 extended abstracts on Human factors in computing systems, ACM.
Luhmann, N. (1983). Struttura della società e semantica. Roma; Bari, Laterza.

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Buone domande, alcune risposte

Perchè nei mondi virtuali si riproducono le stesse logiche del mondo reale? Alla fine della relazione che ho fatto ieri su Amore, denaro, potere ed altre esperienze di seconda vita quotidiana il moderatore mi ha lanciato questo interrogativo…

già perchè?

(mentre scrivo inoltre mi accorgo che Roberta in un commento al precedente post rilancia esattamente la stessa domanda)

Dunque dopo averci pensato un pò credo di aver trovato un’ipotesi di risposta in questo post di Danah Boyd di cui traduco alcuni stralci.

Se si guarda alla crescita delle tecnologie sociali fra i giovani, si vede che non si tratta di un caso di divorzio dalla realtà per vivere nel digitale. MySpace ha più a che fare con le strutture sociali offline che con il mondo virtuale. Le persone modellano le loro reti sociali offline; il digitale completa (e complica) il fisico. In un ambiente dove tutti potrebbero socializzare con tutti, questo non avviene. Si socializza con le persone che accettiamo nello “spazio di carne”. Le tecnologie mobili sono un altro esempio di questo. Le persone non chiamano chiunque nel mondo (come fantasticato da qualcuno a proposito di Skype); Esse chiamano le persone con le quali sono più vicine. Le tecnologie mobili supportano le reti sociali pre-esistenti, non quelle puramente virtuali.

Questo è il grande scherzo connesso con l’esplosione dei media sociali. I ricercatori degli anni ’80 e ’90 hanno sostenuto che Internet avrebbe estinto i concetti di razza, classe, genere. Molti hanno ritenuto che la geografia ed il linguaggio non avrebbero più contato e che l’organizzazione sociale sarebbe stata basata su qualche funzione di più alto livello. Indovina cosa? Quando le masse hanno adottato i media sociali, essi hanno replicato le stesse strutture sociali presenti nei mondi offline. Provate a dare uno sguardo a come gli Indiani si stanno organizzando in caste su Orkut. Nulla viene cancellato perchè tutto è connesso ai corpi offline che sono pesantemente regolati su base quotidiana.

Mentre i network sociali e la telefonia mobile sono tecnologie per gli adulti, essi sono solo parte dell’infrastruttura sociale per i teenagers. Vi ricordate di quello che ha detto Alan Kay? “La tecnologia non è altro che ciò che non c’era quando si è nati”. Queste tecnologie non sono usate come un alternativa allo “spazio di carne”; sono adottate a completamento di esso.

Ecco quello che penso è che i mondi virtuali online abbiano il difetto di portare con sè la metafora della separazione che ci porta a farci domande come quella da cui sono partito.

In realtà, e questa era la mia prima slide di ieri, vita quotidiana/seconda vita quotidiana. Dove “/” rappresenta una distinzione che come tutte le distinzioni implica sempre l’esistenza (ed in un certo senso la dipendenza) dell’altro lato della forma.

Penso che questo spezzone della puntata di SouthPark dedicata a World of Warcraft chiarisca bene il punto di vista dei nativi.

Eyes on Europe: il paper

Avevo promesso mesi fa che avrei reso pubblico su questo blog l’articolo che descrive nel dettaglio la metodologia ed i risultati ottenuti con la ricerca Eyes on Europe.

A grandi linee il progetto di ricerca l’ho descritto già in passato (qui e qui e ci sono anche un paio di post in inglese che ne discutono sul blog di Luca: qui e qui).

L’articolo, pur completo, è ancora in draft perchè ci piacerebbe ricevere qualche ulteriore suggerimento e contributo dai lettori del blog prima di proporlo per la pubblicazione.

Inoltre non abbiamo ancora individuato una rivista cui proporre l’articolo quindi indicazioni e suggerimenti in questo senso sono molto ben accetti.

Scarica Eyes on Europe

La scienza del web

Mentre in Italia si discute sul futuro delle scienze della comunicazione, Tim Berners-Lee lancia l’idea della Web Science come punto di incontro fra fisica, biologia, computer science, psicologia e sociologia. Traduco per chi non legge in inglese i primi due paragrafi dell’articolo pubblicato qualche mese fa su Science.

Da quando è nato il World Wide Web ha cambiato il modo in cui gli scienziati comunicano, collaborano ed insegnano. Esiste tuttavia una crescente consapevolezza fra molti ricercatori che una chiara agenda per la ricerca finalizzata a comprendere il presente, l’evoluzione e le potenzialità del Web sia necessaria. Se vogliamo modellare il Web; se desideriamo i principi architetturali che ne hanno consentito la crescita; e se desideriamo essere sicuri che questi supportino i valori sociali di base quali la fiducia, la privacy, il rispetto per i confini sociali, allora dobbiamo definire questa agenda di ricerca che abbia il Web come focus primario di attenzione.

Quando ragioniamo di un’agenda per la scienza del Web, usiamo il termine “scienza” in due modi. Le scienze fisiche e biologiche analizzano il mondo naturale e cercano di trovare leggi microscopiche che estrapolate su un livello macro possono generare il comportamento osservato. La computer science, al contrario, anche se in parte analitica è essenzialmente sintetica: si occupa della costruzione di nuovi linguaggi e algoritmi volti a produrre nuovi comportamenti desiderati. La scienza del Web è la combinazione di questi due caratteristiche. Il web è uno spazio ingegnerizzato creato attraverso linguaggi e protocolli formalmente specificati. Tuttavia, poiché sono le persone a creare le pagine Web ed i collegamenti ipertestuali fra loro, la loro interazione genera trame emergenti su scala macroscopica. Queste interazioni umane sono, a loro volta, governate da leggi e convenzioni sociali. La scienza del Web deve dunque essere inerentemente interdisciplinare; il suo obiettivo è da un lato di comprendere la crescita del Web e dall’altro di creare approcci che consentano l’emergere di nuove trame potenti ed in grado di portare un maggiore beneficio.

Lezione del giorno: una chiara definizione è la premessa per lo sviluppo di qualsiasi disciplina.

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Sociocybernetic Search Engine

Ho appena finito di configurare Google Custom Search Engine per creare un motore di ricerca specializzato sulla cibernetica e teorie dei sistemi sociali.

Le risorse su cui viene effettuata la ricerca sono solo in inglese e l’elenco, al momento, è piuttosto parziale. Per il momento ho coinvolto con successo nel progetto Dirk Baeker, Loet Leydesdorff e Jesper Taekke. Se conoscete qualche risorsa interessante e volete contribuire allo sviluppo del progetto, segnalando link ed e rifinendo le ricerche con i tag siete i benvenuti.

Lasciatemi un commento ed io vi mando l’invito.  

Bug noti: Al momento, nonostante i miei ripetuti tentativi, non sono riuscito a farlo funzionare correttamente con Internet Explorer 7. Funziona invece con Firefox 2. Ignoro se funzioni o no con altri browser ma se qualcuno ha voglia di fare una prova e lasciare in un commento la sua esperienza mi fa un piacere.

System One – The Next Society

Interessante e raffinata riflessione di Dirk Baeker sulla Next Society (ovvero l’impatto sulla struttura della società del passaggio dal media di diffusione stampa al computer/internet).

Da leggere inoltre il post successivo intitolato Sociological Theory che contiene una fantastica definizione di doppia contingenza che avrei dovuto avere sotto mano quando ho risposto qualche giorno fa ad uno studente che mi chiedeva per posta elettronica di chiarirgli meglio il concetto.

Ecco da ora in poi in questi casi di emergenza userò questa definizione:

*ego* waiting for *alter*, while *alter* waiting for *ego* to make a first move, both of them being free to select this or that action