Caratteristiche delle conversazioni online

  1. Persistenza (Persistence);
  2. Cercabilità (Serchability);
  3. Replicabilità (Replicability);
  4. Pubblico sconosciuto (Invisible Audiences).

Fondamentale.

Le descrive brevissimamente Danah Boyd rispondendo ad una domanda nel corso del panel sulle Fan Cultures (coordinato da Henry Jenkins) tenutosi il 18 Novembre al Media Lab dell’MIT nell’ambito del convegno Futures of entertainment.

Se avete un paio d’ore di tempo (io l’ho sentito in macchina durante un viaggio) ascoltate  (o guardate) la registrazione (audio | video) disponibile sul sito.

Veramente molto interessante.

P.S. Stando a quanto detto nel panel e visto la frequenza con cui la cito devo essere un fan di Danah Boyd.

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Spazi generazionali e l'invasione de "gli altri"

Segnalo un paio di post interessanti sul blog di Danah Boyd.

Il primo riguarda la pratica di molti giovani di ricreare da zero i propri profili utente sui siti di Social Networking in caso di smarrimento della password. I dati qualitativi cui si fa riferimento in questo post sembrerebbero contraddire l’ipotesi della social network fatigue (ovvero una crescente disaffezione dei teenagers dai siti di social network dovuta alla necessità di dover aggiornare i propri profili utente in tutti in tutti i diversi servizi cui si è iscritti).

Il secondo è una analisi più articolata dei motivi alla base della social network fatigue.

In particolare questo secondo post mi sembra interessante sopratutto se lo collego a quanto ho letto in questi giorni sulla stampa locale marchigiana (stiamo facendo una ricerca sulla percezione della sicurezza) in relazione ai casi di video o fotogrammi trovati su Internet che mostravano ragazzine che si spogliano e cose analoghe.

L’ipotesi di Danah è che i siti di social networking siano essenzialmente strumenti di comunicazione che i teenagers utilizzano per mantenere ed accrescere le relazioni con i propri pari in uno spazio che, al meno inizialmente, viene percepito come lontano dagli sguardi indiscreti dei genitori e più in generale degli adulti.

Ovviamente uno spazio del genere è appetitoso per il marketing, per i predatori e per i genitori stessi ansiosi di controllare i propri figli.

Dunque l’effetto è che uno spazio percepito come esclusivo è tornato ad essere uno spazio simile a tanti altri e per questo meno interessante per i teenagers.

Ora a proposito di spazi esclusivi di certe generazioni a me vengono in mente gli articoli che ho letto su Il Resto del Carlino, Il Messaggero ed Il Corriedere Adriatico. Questi quotidiani sono dei MySpace per adulti (non nel senso che sono “a luci rosse”) e quando parlano della generazione @ (ovvero de “gli altri”) questa loro caratteristica generazionale diventa particolarmente evidente. Tutto diventa un unica poltiglia indistinta dove si mischiano storie di stupri e prostituzione con l’attitudine al farsi media delle giovani generazioni. Parlano esperti di ogni risma, si ricostruiscono i dettagli più scabrosi, commenti indignati di ogni genere, volano nei titoli in prima pagina parole come pornololite del web, gioventù bruciata, ragazzine hard, video choc, telefonini che scottano, porno fai da te…

L’unico riferimento al punti di viste de ” gli altri” è in trafiletto a pagina X.

Titolo? “Quei video spinti li abbiamo girati solo per gioco”.