Reuters apre un ufficio dentro Second Life

La news agency Reuters ha deciso di aprire un ufficio dentro il mondo virtuale di Second Life. Il giornalista Adam Pasick (Adam Reuters nel gioco) passerà ogni lunedì, mercoledì e venerdì un ora al giorno nel gioco per raccontare su questo sito dedicato quello che avviene dentro Second Life.

Questo pezzo di Wired racconta i dettagli dell’inziativa sottolineando alcuni dati sul mondo creato dai Linden Labs:

  • Second Life ha a oggi oltre 900.000 utenti;
  • I giocatori spendono in totale ogni giorno 350.000 dollari (13 milioni di dollari l’anno) in media nel gioco:
  • Oggi ci vogliono 273.1 L$ (Linden dollars, la moneta del gioco) per comprare un dollaro US.

Non McDonald ma CREAMaid

Leggo dai commenti inseriti sul blog da cui ho appreso la notizia (che fra l’altro nel frattempo mi ha linkato) che la campagna di viral marketing di cui ho parlato qualche post fa non è affatto organizzata da McDonald ma da una start up (http://www.creamaid.com/) che ha ideato questa nuova forma di viral marketing basata sui blog e propone l’esempio di McDonald (insieme ad altri tre) per dimostrare l’idea.

Ineffetti a leggere bene il sito che ho linkato la cosa è piuttosto chiara…

Miliardi e milioni

  1. Google compra YouTube per 1.65 miliardi di dollari (in azioni della società);
  2. La Libia compra 1,2 milioni di OLPC (il notebook da 100$), un server per ogni scuola del paese, un team di consulenti tecnici, connessione Internet via satellite ed altre infrastrutture per 250 milioni di dollari.

Non so a voi ma la proporzione ed il significato di queste cifre, a me, fanno impressione.

Technorati tags:

Dressed conversations?

Avete mai sentito qualcuno che parla bene di McDonald?

Io no fino a quando non ho visto questo post. Si tratta del risultato di una nuova forma di marketing via web per cui l’azienda paga 10$ a chi parla della propria esperienza in uno dei McDonald postando oltre alla descrizione una fotografia.

La segnalazione del proprio intervento avviene aggiungendo in calce al post un widget che, oltre a segnalare l’iniziativa contiene un estratto dei commenti inseriti dagli altri utenti. In pratica per il blogger che partecipa, oltre ai 10 dollari, c’è anche una forma di promozione in quanto il proprio post viene pubblicato periodicamente sui blog degli altri.

Ora l’idea è buona ma lo sarebbe ancora di più se, oltre alle esperienze positive, venissero pubblicate liberamente anche quelle negative. Credo tuttavia che la redazione faccia da filtro decidendo se pubblicare o no il post (che deve essere necessariamente in inglese) sulla base del tipo di commento.

Si tratta in pratica di un modo per “comprarsi” la reputazione che testiomonia il fatto che anche grandi aziende non direttamente connesse all’ICT inizino a riconoscere l’importanza di queste comunicazioni permanenti nel tempo che contano sempre più nel formarsi delle opinioni dei consumatori.

Dalle naked conversations alle dressed conversation?

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