Caratteristiche delle conversazioni online

  1. Persistenza (Persistence);
  2. Cercabilità (Serchability);
  3. Replicabilità (Replicability);
  4. Pubblico sconosciuto (Invisible Audiences).

Fondamentale.

Le descrive brevissimamente Danah Boyd rispondendo ad una domanda nel corso del panel sulle Fan Cultures (coordinato da Henry Jenkins) tenutosi il 18 Novembre al Media Lab dell’MIT nell’ambito del convegno Futures of entertainment.

Se avete un paio d’ore di tempo (io l’ho sentito in macchina durante un viaggio) ascoltate  (o guardate) la registrazione (audio | video) disponibile sul sito.

Veramente molto interessante.

P.S. Stando a quanto detto nel panel e visto la frequenza con cui la cito devo essere un fan di Danah Boyd.

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Senso comune e nuove tecnologie

Un paio di giorni (ed in particolare una intensa mattinata) a parlare del rapporto fra senso comune e nuove tecnologie hanno lasciato nella mia mente un paio di certezze:

  • Il concetto di senso comune (come tanti altri nelle scienze sociali) non è ben definito (su questo si veda il volume Il senso comune di Ambrogio Santambrogio) e per questo motivo piuttosto inutilizzabile come fondamento sul quale costruira altra conoscenza;
  • Quando si affianca questo concetto indefinito alle prospettive incerte delle nuove tecnologie una cosa appare chiara. Come ha detto Daniel A. Freedman nel campo della filosofia della scienza (un grazie a Luca per avermi segnalato questa citazione): “… technology tends to overwhelm common sense” (e questo indipendentemente da cosa il common sense sia di volta in volta). Se ci si pensa il fatto che le tecnologie siano nuove (ovvero orientate al futuro) pone queste in diretto contrasto con il presente (ovvero al senso comune). Ovvero o le tecnologie non sono nuove o sono in contrasto con il senso comune 🙂

Ed in effetti questo è quello che emerso (almeno in base alla mia personale ricostruzione dei fatti), anche se su oggetti e con tagli molto diversi, nel panel sulle nuove tecnologie cui ho preso parte ieri a Perugia (programma completo dell’evento organizzato dall’AIS).

Davide Bennato ha presentato i risultati di una imponente ricerca (con interviste telefoniche su un campione rappresentativo di utenti Internet in Italia integrate da una websurvey) sull’utente del file sharing da cui emergono molti dati interessanti che contribuiscono a sfatare una serie di luoghi comuni sul profilo e sulle motivazioni di chi scarica file legalmente o illegalmente attraverso le reti peer-to-peer.

Davide Borrelli, prendendo spunto dall’articolo We the Web di Kevin Kelly pubblicato ad agosto del 2005 su Wired, ha evidenziato alcuni aspetti dell’impatto sociale del web 2.0 sopratutto in relazione alla distinzione fra tassonomie e folksonomie. Interessante su questo una domanda di Alberto Marinelli (moderatore insieme a GBA della sessione) sul rapporto fra folksonomie e web semantico come due forme contrapposte di costruzione del senso comune in rete. Qualcosa su questo avevo scritto in passato su questo blog.

Barbara Scifo ha descritto limiti e possibilità dell’utilizzo della media and technology domestication applicata ai new media. I new media decostruiscono la distinzione pubblico/privato e di conseguenza rendono problematico l’utilizzo di una serie di framework metodologici e teorici di costruiti proprio in base a questa distinzione. Barbara, che ha scritto di recente molto sugli usi sociali, sopratutto fra i giovani, della telefonia mobile (qui una sua intervista pubblicata su apogeoonline e qui un articolo in inglese), ritiene possa dire ancora molto se non altro come tool per comprendere le fasi di adozione di una certa tecnologia.

Luigi Spedicato ha parlato del rapporto fra arte e design delle interfaccie dei siti web citando una vasta letteratura ed in particolare Walter Benjamin a supporto delle sue riflessioni.

Last but no least, Laura Corradi ha affrontato il difficile rapporto fra scienza e tecnologia descrivendo il caso delle tecnologie per la riproduzione artificiale.

Il mercato delle pecore

Avete presente il Mechanical Turk di Amazon?

No? ok allora leggete questo vecchio post prima di continuare qui.

Qualcuno ha pensato bene di utilizzare in modo creativo il lavoro distribuito della rete offrendo due cent per disegnare una pecora. Sono arrivate 10.000 pecore esposte ed in vendita (a 20 dollari l’una) sul sito di Aaron Koblin che ha anche scritto una tesi (download gratuito in formato word) su questa esperienza.

Alcuni dati:

  • Media di pecore ricevute per ora: 11;
  • Periodo di raccolta: 40 giorni;
  • Pecore non accettate: 662;
  • Salario orario medio: $ 0,69/ora;
  • Tempo medio impiegato per disegnare la pecora: 105 secondi;
  • IP unici: 7599.

(via O’Reilly Radar)

Sempre sul tema del così detto human computation, se avete un pò di tempo libero, vale veramente la pena guardare questo speech dove Luis von Ahn (assistant professor in the Computer Science Department at Carnegie Mellon University) racconta in modo divertente come si possono utilizzare efficacemente le specifiche capacità umane all’interno di un software.

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Real Time Rome debutta alla Biennale di Venezia

Dal 10 al 19 Novembre a Venezia sarà possibile ammirare fra le altre opere di arte contemporanea in esposizione anche il progetto Real Time Rome realizzato dal dell’MIT.  L’opera, a metà fra arte e ricerca urbana mostrerà in tempo reale su una mappa della città i dati relativi alle conversazioni telefoniche cellulari (grazie alla collaborazione con Telecom Italia), quelli relativi alla densità della popolazione e alla posizione dei trasporti urbani (bus e taxi). Lo scopo è quello di comprendere meglio le dinamiche urbane di una grande città come Roma.

Oltre ai dati in tempor reale sarà inoltre possibile osservare quanto avvenuto in particolari momenti storici come i festeggiamenti dopo la finale della coppa del mondo o la notte bianca di ieri sera.

Link to MIT Real Time Rome project to debut at Venice Biennale – MIT News Office