Quando la TV era un next-media

Piacevole il tributo pubblicato oggi da Wired per celebrare l’ottantesimo anniversario della prima dimostrazione pubblica di una trasmissione televisiva a lunga distanza.

La tesi è che, nonstante la sua veneranda età, la TV stia vivendo un momento di rinnovato splendore che avviene a cavallo di un passaggio che ne modificherà radicalmente la forma.

Nel frattempo:

  1. Non ci sono mai state tante TV (o schermi da quello del cellulare all’LCD da 42 pollici in salotto) diversi come oggi;
  2. L’utente medio in USA oggi ha accesso a 104 canali TV tradizionali;
  3. Il 12% usa un digital video recorder tipo TiVo ma solo il 2% dei programmi del prime-time sono visti “in differita”.

Come dice il titolo dell’articolo di Wired: TV è morta. Viva la TV!

Technorati tags: , , ,

Produzione e consumo dei contenuti mediali

Segnalo che mercoledì 4 aprile, Davide Bennato (dalle 12:00 alle 14:00 in aula B1) sarà ospite del corso di Sociologia dei New Media a Urbino. Davide ci parlerà fra l’altro della ricerca che ha condotto negli ultimi mesi sugli utenti dei sistemi di file sharing in Italia di cui avevo avuto modo di apprezzare i primi risultati in dicembre a Perugia.

Technorati tags: , , ,

MiT5

Finalmente anche il nostro (GBA, RL ed io) intervento Ownership in the Digital Age: A Sociological Approach appare nell’agenda provvisoria della quinta edizione di Media in Transition che quest’anno è dedicata alla creatività, la proprietà e la collaborazione al tempo del digitale.

Il programma completo è veramente massiccio e ricorda per dimensioni, con fino a 10 panel contemporanei, i convegni mondiali dell’ISA o dell’IIS.

Il panel al quale siamo stati assegnati si svolge nella mattinata di sabato ed è intitolato Copyright 2: Politics and Ethics. Non che il nostro intervento abbia a che fare con questo ma immagino che la creazione dei panel sulla sola base degli abstract e bios non deve essere stata affatto facile.

Più informazioni presto…

Technorati tags: , ,

Lab20 al MarCamp

Questo post è parte di un contenuto collaborativo. Potete leggere il resto dell’articolo nei blog di Chiara, Romeo e Luca.
Il bello di avere un blog è che, ad un certo punto, puoi scrivere un post come questo che chiarisce (a te stesso prima di tutto) un percorso che nella frammentazione dei micro-contenuti alle volte rischia di perdersi.
Questa storia parla del Lab20 ma inizia molto prima del Lab20 stesso.
Una delle prime tracce che ho trovato è in questo post (Google News, feed, semantica e analisi del contenuto – August 11, 2005 at 10:07 am) dove, a partire dall’attivazione dei feed da parte di Google News, accennavo alla possibilità di sviluppare ricerche sull’analisi del contenuto dei media mainstream basate sul consumo di questi flussi informativi. Non credo sia un caso che in questo post compaia per la prima volta un commento di un certo Romeo.
Dopo qualche tempo è capitata l’opportunità e poi l’incarico per insegnare Laboratorio di Web 2.0 nel corso di Scienze della Comunicazione a Urbino e l’idea di organizzare un fine settimana di riflessione nelle Langhe (Internet e la pianificazione collaborativa del viaggio – August 9, 2006 at 9:43 pm).
Organizzare il fine settimana usando gli strument del web 2.0 è stato divertente ma non quanto il fine settimana stesso (Destinazione Langhe – October 6, 2006 at 11:11 am). Ma poichè l’idea era di fare qualcosa di utile oltre che divertente, i nostri auto-convocati heroes hanno partorito una brillante idea con tanto di nome in codice: Lab20 (October 8, 2006 at 9:40 pm).
Da lì in poi basta seguire le traccie del tag Lab20 per raccogliere sempre più indizi:

  1. Windows Vista In Mac OSX (October 17, 2006 at 9:03 am);
  2. Unconventional Research System (October 31, 2006 at 9:12 am);
  3. Eyes on Europe: il paper (November 5, 2006 at 1:05 pm);
  4. Coming soon… (November 30, 2006 at 10:30 am);
  5. Visualizzazione dei sentimenti (February 4, 2007 at 1:59 pm);
  6. Semantica della società e web 2.0 (February 18, 2007 at 4:25 pm).

Infine c’è il post che state leggendo e quelli gemelli (Chiara, Romeo, Luca) pubblicati dagli altri membri del Lab20 e queste 8 slide che riassumono fra il serio ed il faceto questo percorso.

Al solito slideshare ha cambito i caratteri a suo piacimento. Per chi volesse vedere le slide in tutto il loro originale splendore è anche disponibile il file di powerpoint.
Per chi vuole sapere il resto della storia l’appuntamento è sabato 24 febbraio (dalle 10 alle 19) al BarCamp delle Marche (Villarey c/o Facoltà di Economia Giorgio Fuà – Univpm
Piazzale Martelli, 8 – 60121 Ancona).

Pubblico = reale?

Una volta ho letto in un manuale di Sociologia della Comunicazione che “un evento di cui non si abbia notizia è come se non fosse mai avvenuto”. Il riferimento, ovviamente, era ai mezzi di comunicazione di massa.

Ma oggi i mezzi di comunicazione di massa sono a disposizione delle masse e vecchi principi come questo assumono improvisamente significati meno banali del previsto.

(…)

I was going through some notes i took when interviewing bloggers and teens about the things that they did to try to erase relationships that once existed. They went through a series of public and private erasures. De-Friend on every site imaginable. Erase all blog entries and profile posts professing love. Change from “in a relationship” to single. Erase from address book and block on the buddy list. Erase all SMSes. Erase all emails. Erase all comments. Burn all letters. The goal of course is “out of sight, out of mind” but the problem with the entwined nature of technology is that it doesn’t work out this way. People stumble across their exes on others’ profiles, in their friends’ comments. They pine away, obsessively checking their ex’s blog/MySpace to see if there’s any sign of misery that will make them feel better because even if they know better than to track them down in person, they can’t resist the anonymous stalking online, even if it prolongs the hurt.

(…)

I can’t help but wonder about the “realness” constructed by networked publics. How does persistence of some performances screw with this? How does the intertwined nature of things not allow for forgetting? How do people respond by refusing to acknowledge aspects of themselves in networked publics? Why is it that some people desperately want to make real the most sordid “intimate” details?

Source: musing on making things real
Originally published on Mon, 19 Feb 2007 15:18:10 GMT by zephoria (zephoria-vacation@zephoria.org)

Technorati tags: , ,

Giuseppe O. Longo a Urbino

Lunedì 26 febbraio inizia il corso di Teoria dell’informazione (che cogestisco con Giovanni Boccia Artieri) ed abbiamo subito il piacere di ospitare per un’intera settimana (26, 27 e 28) una persona che è comunemente considerata uno dei più importanti divulgatori della teoria dell’informazione in Italia (qui in una foto di qualche anno fa presa in presito dal suo sito ufficiale).

Per chi non lo sapesse Giuseppe O. Longo è ordinario di Teoria dell’Informazione all’Università di Trieste, autore di numerosi saggi (imperdibile la trilogia il nuovo Golem, Homo Technologicus e il Simbionte), romanzi e traduzioni (fra cui Verso un’ecologia della mente di Gregory Bateson ed un capitolo del capolavoro di Douglas R. Hofstadter Godel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante).

Technorati tags: , , , , ,