Sono stato invitato a parlare di motori di ricerca oggi pomeriggio da Federico Venturini di netcompany. Ho colto l’occasione per fare il punto della situazione sul così detto Web 2.0 e le relazioni fra questo ed il web-marketing. Il risultato è questa presentazione fortemente ispirata dalle riflessioni di Tim O’Reilly fatta di poche slide e molti collegamenti ipertestuali.
Categoria: Next Media
Servizio di Podcasting da Yahoo!
L'ABCD del Farsi Media
Molto commons e poco creative
Da quando è stato pubblicato per la casa editrice Il Mulino il volume Introduzione alla comunicazione mediata dal computer di Antonio Roversi è uno dei più apprezzati ed adottati nei numerosi corsi universitari che mirano a far conoscere agli studenti i rudimenti dell magico mondo di Internet. Questo libro, uscito nel 2004, ha di fatto colmato un vuoto nella manualistica italiana trattando in modo accessibile di argomenti quali l’indentità in rete, le comunità virtuali, il digital divide, i blog e le reti civiche. Già le reti civiche…
Oggi pomeriggio parlando di questo libro con una mia collega (Roberta Bartoletti) del LaRiCA mi ha fatto notare alcune strabilianti somiglianze fra parti di questo capitolo ed un suo articolo pubblicato sulla rivista Sociologia della Comunicazione N. 30 anno XV nel lontano maggio 2001.
Credo che il confronto fra questi due lavori non lasci molto adito a dubbi ma poichè avrei piacere che il lettore traesse da solo le sue conclusioni ho preparato (con l’indispensabile collaborazione di LR) questo confronto fra le scansioni di queste pagine. A sinistra l’articolo della mia collega (pagine da 70 a 73) a destra il capitolo 6 sulle reti civiche del libro di Roversi (da pagina 190 a 193).
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Cosa dire?
Yahoo! ed il Web 2.0
L’idea del Web 2.0 (termine che personalmente non amo e al quale preferirei la dicitura social software) è ormai perseguita a diversi livelli da più di una Internet Company. Di tutte Yahoo! è tuttavia quella che sembra aver deciso di invesitire in modo più diretto ed evidente in questo fenomeno attraverso acquisizioni e lanci di nuovi servizi. Prima il serizio di social networks Yahoo! 360, poi l’acquisizione di Flickr! ed adesso quella di upcoming.org.
Si tratta di mosse interessanti che tendono a ricostruire l’immagine di Yahoo! come azienda innovativa ed insidiare il primato che in questo senso Google detiene saldamente da alcuni anni. Strategie diverse che hanno alla base una diversa visione su come di ricercano informazioni in modo efficiente sul web e non solo.
La logica del remix ed il copyright
Come spesso accade, il blog di Danah Boyd ha pubblicato negli scorsi giorni una interessante riflessione rispetto al dibattito sul copyright in relazione al riutilizzo nella comunicazione di temi trattati dai media. Il post vale una lettura completa anche perchè quello che segue non è un semplice sunto ma una mia personale riflessione sul tema. L’argomento di Danah è sostanzialmente questo: i contenuti dei mass media, e non da ora, tendono ad essere riutilizzati sempre più spesso nelle nostre conversazioni. Si parla di quello che è successo in una certa puntata di E.R o nel reality la Talpa. Ma non solo. A volte si tendono a riutilizzare frasi celebri usate nei film, nelle serie e nei programmi TV di culto. Si pensi ai tormentoni promossi da Mai Dire Domenica o Zelig oppure alla frasi celebri dei film dell’Abantantuono degli anni ’80. In questo senso i media si fanno cultura. In termini propri della teoria dei sistemi sociali potremmo dire che entrano a far parte della riserva dei temi della società. Vengono costantemente remixati nelle nostre conversazioni quotidiane. Con la disponibilità delle nuove tecnologie, questa capacità di remix – basata sulla possibilità di riproduzione e conservazione dei contenuti, si amplifica a livello quantitativo ed entra in gioco la questione del copyright. Usare la sigla di un telefilm come suoneria del proprio telefonino o creare in casa un vestito da iPod per il prossimo carnevale rappresentano esempi di questo remix che infrange tuttavia un copyright. In questo senso il copyright, in un mondo fatto di media (i media-mondo) ed i cui abitanti tendono ad esprimersi sempre più nelle forme proprie dei media (farsi-media), si pone e si porra in futuro ancora di più come un’ostacolo alla riproduzione della comunicazione. Per ora si tratta di mutazioni e non è dato sapere se si trasformeranno in selezioni ma vale probabilmente la pena iniziare a riflettere seriamente su questo tema da un punto di vista sociologico. Buon lavoro dunque a RL. 🙂
Dal MIT il notebook da 100$
Dalla comunicazione all'informazione e ritorno
Si preannuniciano tempi durissimi per i comuniucazionisti. L’onda lunga dei corsi di laurea in scienze della comunicazione sembra esaurirsi e lo stesso appeal della comunicazione, con la quale tutto si puó fare e senza la quale anche la migliore iniziativa é destinata al fallimento, sembra ormai appannato. La stessa gente che ha eletto il re dei comunicazionisti presidente del consiglio si straccia oggi le vesti per spiegare che senza un buon prodotto non c’é comunicazione che tenga. Ma quello in corso non é solo un cambiamento politico. Cambia anche la cultura di un paese che, a parte lo specifico caso dell’alta moda (dove non a caso eccelliamo), inizia a realizzare che con la sola comunicazione non si mangia. Eppure in questi anni ho conosciuto tanti comunicazionisti che con la comunicazione ci hanno mangiato e come… c’è tuttavia un problema di sostenibilità. Alla lunga il gioco, a livello della collettivitá, non regge.
Uno dei cavalli di battaglia di questi comunicazionisti é da anni il passaggio dall’informazione alla comunicazione. Questa distinzione é a tal punto entrata nella nostra societá da essersi stratificata nella semantica del diritto. Gli enti locali dovrebbero comunicare con i cittadini e non informare. Idem dicasi per le aziende al loro interno.
Forse é giunto tuttavia il momento di tornare alla buona vecchia cara informazione. Non la “trasmissione di informazione” dall’emittente al ricevente ma l’informazione. Quella fatta di differenze osservate. Per il cittadino, il dipendente, il consumatore, l’elettore sono proprio queste differenze percepite che contano. Certo si può comunicare una differenza ma dopo un pò la differenza comunicata deve essere percepita. L’effetto dell’annuncio si consuma ogni volta che viene utilizzato e non confermato. Ed assieme all’effetto dell’annuncio si consuma la fiducia.
W allora l’informazione ed abbasso la comunicazione.
Hype 2.0
Quando un progetto di cui non si sa quasi nulla (Radar Networks) inizia ad attirare i capitali degli investitori vuol dire che l’hype nei confronti di certe tecnologie (Web 2.0) sta raggiungendo l’apice.
Le mappe ed il resto del mondo
Molto si è detto negli ultimi tempi sui servizi di mappe di Google e Microsoft. La possibilità lasciata agli sviluppatori di mappare strati di informazione sulle mappe offerte da questi servizi ha dato già origine ad una significativa quantità di servizi basati sulle mappe (vedi esempi: taxi, photo-mapping, case in vendita, etc.) . In occasione dell’uragano Katrina e del recente Rita la mappatura di queste informazioni si è dimostrata inoltre estremamente utile per la stima dei danni e per il monitoraggio dell’evento.
Viene dunque spontaneo chiedersi perchè questi interessanti servizi di mappatura delle informazioni non siano sviluppati in Europa o in Italia. Il motivo è presto detto. Il dettaglio delle mappe offerte per gli Stati Uniti (e per la Gran Bretagna) è molto maggiore rispetto a quello fornito per il resto del mondo Europa compresa. Per il resto del mondo mancano le cartine stradali e le immagini dal satellite solo in pochi casi sono sufficentemetne dettagliate da consentire il massimo grado di zoom.
Potrebbe sembrare una cosa da poco ma cosa accadrebbe in caso di una calamità naturale che richiedesse l’impiego di queste mappe? E perchè, inoltre, dare un vantaggio così enorme agli sviluppatori d’oltreoceano che sicuramente se e quando le mappe Europee saranno disponibili potranno semplicemente estendere il loro servizio? In altre parole esiste un diritto ad avere un servizio di mappe?