ISIE second day


Seconda giornata parecchio interessante con finale a sorpresa di presentazione di tutti i poster in tre minuti nell’ambito della così detta poster madness che adesso sappiamo a cosa fa riferimento. Dopo la solita sontuosa colazione nella Great Hall oggi il tutto è iniziato alle 9:45. Dopo una breve introduzione di Richard Harper e Tom Rodden è salito sul palco come previsto Donald Norman. Il vecchietto è stato molto bravo nella esposizione ed ha raccontato in perfetto stile Norman tutta una serie di incidenti piccoli e grandi causati dal cattivo design degli oggetti. La tesi di fondo e che gli ambienti intelligenti non possono esistere perché non vi è una condizione essenziale che Norman chiama Common Ground. Un gruppo di artefatti possono avere un common ground così come un gruppo di persone ma un gruppo misto manca di questa caratteristica fondamentale. Interessante una delle domande (posta da Lucia Terrenghi – a smart girl) che ha messo in dubbio questa distinzione netta sottolineando come gli artefatti siano ormai da tempo immemorabile parte del Common Ground umano di cui Norman parla. Ho visto in guru vacillare un po’ anche se poi ha spiegato che lui parla di artefatti intelligenti e non sono di artefatti.

Lo speech di Don Norman (un tipo tranquillissimo che si è fermato tutto il giorno rispondendo alle domande di chiunque) è stato seguito da una sessione denominata Concepts in human computer interaction. Molto teorico ma degno di nota l’ultimo dei tre interventi svolto da Alex Taylor di Microsoft Research che ha era teso ad evidenziare l’importanza del contesto per l’idea di intelligenza. Quello che è più interessante è il modo in cui questo ricercatore ha dimostrato la sua tesi ovvero mostrando una serie di filmati tratti da una ricerca di sfondo di stampo molto etnografico che è consistita nell’installare telecamere multiple in alcune auto-vetture per riprendere cosa accade durante gli spostamenti della vita quotidiana. Molto ben fatto e soprattutto molto visual sociology.

Del secondo panel sulle smart homes, denominato Technological and social infrastructure for the home segnalo l’ultimo intervento sempre di un gruppo di ricercatori di Microsoft Research che hanno condotto anche essi una estesa ricerca etnografica per studiare i comportamenti all’interno di un nucleo famigliare con specifico riferimento alla comunicazione e al posizionamento degli oggetti. Ne sono venuti fuori due prototipi. Il primo è una specie di schermo con supporto della scrittura (dotato di connessione GSM) al quale è possibile inviare messaggi SMS e sul quale è possibile scrivere con la penna sia note che risposte ai messaggi. Il prototipo, a differenza della maggioranza di roba che si vede qui, è stato effettivamente sperimentato nella vita di un certo numero di famiglie. Molto interessante la possibilità di svolgere analisi di queste comunicazioni per comprendere meglio le dinamiche di comunicazione e costruzione dell’identità in un ambito familiare. Il secondo prototipo mostrato riguardava una sorta di bowl (una grossa scodella porta oggetti) dove era possibile posizionare tutta una serie di device tecnologici (come si fa di norma con una serie di oggetti casuali). La scodella mostrata è in grado di catturare i file (foto ed immagini) presenti in questi device (cellulari, macchine fotografiche, etc.) e mostrarli sulla scodella stessa (nella parte interna). Le foto possono inoltre essere manipolate come se se la superficie della scodella fosse un touch screen. Fra le poche cose viste che possono far affermare wow dal punto di vista tecnologico.

Poi c’è stata la poster madness dove il valoroso Luca ha difeso il nostro poster nel migliore dei modi possibili considerando il tempo a disposizione (3 minuti), l’audience non proprio avvezza a sentire parlare di ambiente dei sistemi sociali (e neanche di sistemi sociali) ed non ultimo il fatto di aver saputo 10 minuti prima le regole della cosa. Ho girato un piccolo video dell’evento. L’audio è penoso ed il video anche ma ve pubblico lo stesso per dimostrare che Luca si è guadagnato la pagnotta.

Ultimo speech della giornata è stato il giapponese Ryohei Nakatsu che ha parlato del ruolo dei robot in un ambiente intelligente. Lui è sembrato un po’ suonato ma l’intervento è stato a tratti esilarante (vedere robottini che fanno il tai-chi non è cosa da tutti i giorni).

UPDATE: Il filmato di Luca che presenta il nostro poster è adesso online a quattro metri da Donald Norman.

Play Create, Learn


Come i lettori più attenti di questo blog sapranno questa settimana io e Luca Rossi siamo a Cambridge UK per assistere e partecipare all’International Symposium on Intelligent Environments organizzato dal laboratorio di ricerca europeo di Microsoft. Il convegno inizia oggi ma ieri abbiamo assistito ad un evento chiamato Play For Learn decisamente interessante. Prima di entrare nei dettagli del contenuto di questa giornata racconto due cose su dove siamo e sull’organizzazione. La nostra ospitalità è stata organizzata presso l’Homerton College di Cambridge. Se riuscite ad immaginarvi il tipico college inglese (di quelli visti in Harry Potter piuttosto che nell’Attimo Fuggente) dovreste avere un’idea piuttosto precisa del tipo di luogo di cui sto parlando. Per gli altri ho girato un breve filmato. La mattina facciamo colazione presso la così detta Great Hall che non può essere descritta adeguatamente a parole (vedi filmato). Durante la giornata di ieri ci siamo trasferiti dall’Homerton College alla sede di Microsoft Research. Una serie di edifici di cui il principale si chiama William Gates Building. Suppongo che più o meno tutto in questa zona di Cambridge sia stato finanziato di zio Bill. Nell’atrio dell’edificio dove si è svolto il seminario ci sono dei quadri, diversi schermi al plasma, una reception ed un choisco dimostrativo di xbox 360 :-). Ovviamente accesso alla rete sicuro, badge, etc. L’orgaizzazione è stata francamente impeccabile. Credo che Marco Combetto e tutto lo staff di Microsoft Research stia facendo un ottimo e non facile lavoro.
Venendo al contenuto c’è da dire che raramente ho sentito nominare le parole sociologi e sociologia con tanta frequenza come oggi. La conferenza alla quale abbiamo assistito ieri era l’evento finale del programma omonimo durante il quale venivano presentati dai rispettivi gruppi di ricerca i principali risultati raggiunti dopo circa un anno di lavoro. Ogni gruppo aveva a disposizione un totale di 45 minuti comprensivi di dibattito. Durante il dibattito il progetto veniva realmente dissezionato ed analizzato nei minimi dettagli, venivano suggeriti miglioramenti possibili o prospettive di sviluppo per il futuro.
Il primo intervento cui abbiamo assistito ha riguardato un progetto denominato Messaging@Home. Ovvero un dispositivo basato su touch screen che possa supportare la comunicazione domestica sostitutendo o affiancando i metodo di comunicazione tradizionali come le scritte sul frigo o i post it lasciati per la casa. L’innovazione principale consisteva nella possibilità di inviare testi, immagini e brevi filmati a questa specie di lavagna attraverso i telefoni cellulari (via bluetooth, sms, mms). Interessante la parte di ricerca prettamente di stampo etnografico che ha preceduto la progettazione e lo sviluppo del sistema. Il prototipo dimostrato non è sembrato sulla di particolarmente avveniristico. Da non sottovalutare tuttavia la possibilità implicite nello strumento di visualizzare e registrare questo tipo di comunicazione domestiche rendendo possibile una successiva analisi del contenuto e della tipologia dei messaggi scambiati (ovvero una sorta di semantica del sistema sociale famiglia).
Il secondo intervento ha riguardato un progetto a metà fra la performance artistica e la ricerca sulle tecnologie. Il tutto è ben descritto nel sito del progetto e dunque mi limito a dire che i ricercatori del progetto ed alcuni collaboratori hanno girato per le strade di Cambridge con un chiosco e 4 postazioni portatili chiedendo alle persone incontrare di inserire nel database uno dei loro rimpianti. In cambio il sistema offre la possibilità di visualizzare e stampare i 5 rimpianti che più si avvicinano a quello immesso. Idea originale e carina. L’uso di tags invece di categorie descrittive rigide avrebbe consentito una possibilità di visualizzazione della tag clouds navigabile dei rimpianti. Come è stato fatto notare in una domanda mentre all’atto dell’inserimento del rimpianto viene chiesta l’intensità dello stesso questa informazione non viene restituita in fase di output. Sarebbe stato forse utile vedere caratterizzato con un certo colore l’intensità del rimpianto. Ovviamente potrebbe essere anche interessante analizzare questi messaggi e rendere possibile l’invio di messaggi via sms.
Il terzo progetto è stato particolarmente interessante e riguardava lo sviluppo di un videogame specifico per l’utilizzo da parte dei bambini sui sedili posteriori dell’auto durante lunghi viaggi. Anche questo progetto è molto ben descritto dal sito web e non mi dilungo dunque ulteriormente. Dal punto di vista dell’originalità dell’idea e della complessità di quanto visto funzionare si tratta decisamente di uno dei progetti che ha raggiunto i risultati più interessanti e che non mi sorprenderei di vedere un giorno in commercio.
Anche il quarto progetto presentato è stato particolarmente interessante. Il titolo era Affective Diary e riguardava lo sviluppo di un software che consenta di visualizzare la propria storia personale basata sulle registrazioni di un certo numero di device che portiamo con noi. In particolare alcuni di questi sensori erano realizzati ah hoc e misuravano tutta una serie di parametri corporei (il sudore, la temperatura esterna, etc.). Sulla base di questi parametri viene generata un’icona più o meno in piedi, più o meno rossa a seconda di questi parametri. Su questa timeline vengono inoltre mostrati gli sms ricevuti ed inviati ed eventualmente la presenza di device bluetooth nei dintorni. Il risultato è stato estremamente interessante ed esteticamente molto ben fatto. L’idea è che poi ciascun utente possa visualizzare e modificare queste immagini in modo da riflettere sui momenti di stress e di calma nella propria vita quotidiana. Da non sottovalutare inoltre la possibilità di condividere questi tracciati con altri (pensate ad una coppia che analizza la propria relazione sulla base di questi parametri “E certo che ti ho risposto male… guarda come ero rossa qui!”). Molto interessante.
Il quinto progetto, denominato e-coology riguarda un ambiente di augmented reality studiato appositamente per l’apprendimento dei principi dell’ecologia da parte dei bambini. La realizzazione tecnica è interessante (molto ben fatta tutta la parte di animazione dei modelli 3d) ma nel complesso il progetto non mi ha convinto molto. Necessità di apparecchiature costose e non mi sembra così immediata la possibilità di passare da un corso ad un altro senza andare in contro ad un lungo periodo di sviluppo.
Il sesto ed ultimo progetto è stato presentato da un gruppo italiano del politecnico di Milano. L’idea di base è quella di realizzare un dispositivo di navigazione in vasti repertori musicali con performance migliori rispetto a quelle degli attuali sistemi presenti nei diversi lettori MP3 in commercio. La metafora utilizzata è quella della manopola della radio. In pratica tutte le canzoni vengono mappate automaticamente sulla base di una serie di parametri calcolabili quantitativamente (come il tonal strenght o il tick) su uno spazio bidimensionale. L’utente con una trackball può esplorare questo spazio alla ricerca della canzone che preferisce ascoltare in quel momento. I ricercatori hanno anche svolto alcuni test comparativi a riguardo. I risultati, per quanto presentati come positivi, non credo siano stati eccezionali. Però anche questa idea è piuttosto smart.
Molto utile anche il summary finale realizzato dagli organizzatori. In particolare in una slide sono stati messi in evidenza i tratti comuni di questi progetti che sono:
1) Augmented/Mixed Reality
2) Self reflection, story telling, emotion, memory
3) Social oriented applications
4) Enabling people to communicate
5) Mobile Life support
Tutto estremamente interessante. Alla fine un piccolo rinfresco a base di vino o capirgna. Poi ieri sera buffet in un sala splendida dell’Homerton con pianista e camerieri in livrea. A un certo punto vedo un vecchietto… leggo il badge… Don Norman… E fra un pò si ricomincia proprio da lui.

Dalla macchina da scrivere alla tastiera video

Qualche tempo fa mi era capitato di riflettere sull’evoluzione della combinazione palmare/cellulare. La mia idea in proposito è che la tastiera come dispositivo di input esterno allo schermo scomparirà in qualsiasi oggetto di questo genere e sarà simulata a video. L’idea dell’Ultra-Mobile PC (è questo il nome ufficiale del dispositivo chiamato Origami) va in questa direzione. Quando si parla di una tastiera a video non si deve tuttavia immaginare una mera simulazione della tastiera tradizioale. Gli esperti di storia delle tecnologie citando spesso il caso dell’evoluzione dalla tastiera della macchina da scrivere a quella del computer. Il layout delle lettere, che nelle macchine da scrivere era obbligato dalla meccanica dell’oggetto, è rimasto invariato a dispetto del fatto che layout alternativi hanno mostrato una maggiore efficenza. Nelle tastiere dei computer non esistono le restrizioni meccaniche che hanno portato al layout QWERTY eppure abbiamo mantenuto lo stesso standard precendete.
Allo stesso modo mi sembra che ci si sia mossi, almeno in una fase iniziale, per le tastiere simulate a video. Avere l’intero set di tasti disposto in una certa maniera (si vedano i palmari, i tablet pc o le macchine per fare i biglietti alla stazione) non è di certo il modo più efficente per simulare una tastiera a video (ovvero SIP, Soft input panel). Con gli UMPC ho visto le prime alternative in questo senso.

La disposizione dei tasti negli angoli in basso è senz’altro inconsueta ma credo, anche avendo esperienza di un palmare come il jasjar dell’imate, che sarà molto utile sopratutto in condizioni di mobilità. Credo tuttavia che le tastiere video che useremo nei prossimi anni saranno ancora diverse. Che bisogno c’è di mostrare a video tutti i tasti quando ineffetti, sulla base della lingua scelta, sappiamo che solo alcune lettere possono seguire quelle già effettivamente scritte? Tasti grandi (facili da premere anche con le dita) e risparmio di spazio sullo schermo facendo apparire solo le lettere utili. Un ruolo fondamentale sarà poi svolto dall’autocompletamento in stile T9.
Dunque i device del futuro saranno senza tastiera

Super pubblico

Ancora una volta Danah Boyd ha pubblicato un contributo molto interessante. Questa volta il tema è il pubblico o meglio la sua versione contemporanea che Danah definisce “super pubblico”. Come la stessa autrice riferisce non si tratta di una definzione chiara ma piuttosto di un’idea in progress. Sicuramente il concetto di pubblico al tempo del FarsiMedia è qualcosa al tempo stesso più radicale e pervasivo che in passato. Sicuramente c’è uno svincolarsi ulteriore del legame locale. Il pubblico, e questo da Gutemberg in poi, non è più quello che condivide il nostro intorno spazio-temporale. O meglio non è solo quello. Il pubblico di oggi è tuttavia qualcosa di ancora diverso da quello indistinto tipico delle comunicazioni di massa.

Digital life has really screwed with the notion of public, removing traditional situationism (Goffman) that connects strangers. If the Kenyan farmer is connected to the Internet and reads English, he can be a part of Bloomberg’s public via the New York Times.

(…)

People’s notion of public radically changes when they have to account for the Kenyan farmer, their lurking boss, and the person who will access their speech months from now. People’s idea of a public is traditionally bounded by space, time and audience – the park is a public that people understand. And, yet, this is all being disrupted.

(…)

What does it mean to speak across time and space to an unknown audience? What happens when you cannot predict who will witness your act because they are not visible now, even though they may be tomorrow? How do people learn to deal with a public larger and more diverse than the one they learned to make sense of as teenagers? How are teenagers affected by growing up in an environment where they can assume super publics? I want to talk about what it means to speak for all time and space, to audiences you cannot conceptualize.
A reporter recently asked me why kids today have no shame. I told her it was her fault. Media is obsessed with revealing the backstage of people in the public eye – celebrities, politicians, etc. More recently, they’ve created a public eye to put people into – Survivor, Real World, etc. Open digital expression systems coupled with global networks took it one step farther by saying that anyone could operate as media and expose anyone else. What’s juicy is what people want to hide and thus, the media (all media) goes after this like hawks. Add the post-9/11 attitude that if you hide something, you are clearly a terrorist. Should it surprise anyone that teenagers have responded by exposing everything with pride? What better way to react to a super public where everyone is working as paparazzi? There’s nothing juicy about exposing what’s already exposed. Do it yourself and you have nothing to worry about. These are the kinds of things that are emerging as people face life in super publics.

Queste frasi mettono bene in evidenza un aspetto importante del FarsiMedia. L’accesso alla comunicazione verso un pubblico indistinto, una volta patrimonio di pochi, è oggi aperto a tutti. Come per i mezzi di comunicazione tradizionali (dai romanzi, ai film, alle soap operas, ai reality show) il contenuto di queste conversazioni riguardano molto spesso esperienze. L’esposizione costante a queste esperienze ci cambia costantemente (come avviene da sempre). Quello che oggi sembra diverso è la quantità e la frequenza di queste esperienze di esperienze ed il costante potenziale contatto con esperienze molto diverse da quelle proprie delle nostre reti sociali o da quelle proposte dai media di massa. Osservare le esperienze di un anziano essendo un giovane, di una mamma essendo un uomo, di uno studente essendo un professore, di un cinese essendo un europeo… il contatto con diversi punti di vista aiuta a relativizzare la propria prospettiva e forse, in quale modo, rende necessario affermarla. Non nel senso di imporla ma nel senso di proporla.
In fondo le esperienze ed i pensieri privati non sono utili alla società fatta di comunicazioni. Si tratta di materiale prezioso capace come pochi altri di attivare la comprensione e dunque nuove comunicazioni. Il sistema funziona meglio se tutto è pubblico.
Esiste dunque ancora uno spazio per il privato nell’epoca del “super pubblico”? Cosa ne sarà della privacy al tempo del FarsiMedia?
P.S. Le pubblicazioni di Danah Boyd possono essere scaricate gratuitamente online.

La Verità è l'invenzione di un bugiardo

Ed anche le conseguenti accuse di ribaltamento della Verità, le Menzogne, le Falsità e tutto il resto dello sciocchezzario ripetuto fino alla noia lunedì sera. A parte questa considerazione cibern-etica volevo mostrarvi questo grafico che più di mille parole racconta cosa è accaduto sul web il giorno dopo l’incontro.
Technorati Chart
Get your own chart!
Mi sembra interessante. Poi è ancora più interessante vedere i contenuti. Ci sarebbe materiale per una ricerca ma mi limito a riportare una nota di colore. La grafomania di Silvio ha infatti scatenato la fantasia dei blogger che hanno prodotto diverse ipotesi sul possibile contenuto degli scarabocchi che il nostro presidente ha redatto con le sue splendide penne per quasi tutta la trasmissione. Di seguito trovate due fra le ipotesi più accreditate.

Alcune certezze sulle radici del futuro


Anche se il titolo potrebbe far pensare a straordinarie scoperte scientifiche che spiegano finalmente l’origine del mondo e sopratutto dove stiamo andando nella co-evoluzione socio-tecnologica, in realtà si tratta solo di certezza che riguardano il volume che ho in pubblicazione. La prima certezza è la copertina che sarà questa (pdf). L’immagine l’ho trovata su Flickr! e l’autore (Philippe Pellissier) mi ha gentilmente concesso i diritti per l’utilizzo.
Per i più scettici ho anche trovato una pagina nel sito di FrancoAngeli dedicata al libro non proprio aggiornatissima ma che dovrebbe tuttavia essere via via modificata per riflettere i tempi di lavorazione e le date di uscita. L’ultima informazione che ho è che il volume dovrebbe essere in libreria per la fine di aprile/inizio di maggio.

La nuova interfaccia utente di Office 2007

Di solito le interfacce sono costruite con il preciso scopo di creare dei livelli di opacità fra l’utente ed il funzionamento del sistema che sta utilizzando. Questi livelli di opacità tendono a celare il vero funzionamento del sistema esponendo solo i comandi di cui l’utente ha veramente bisogno per portare a termine i propri compiti. La dialettica fra opacità e trasparenza è un classico delle riflessioni sul rapporto uomo/compter e chi fosse interessato trova nei lavori di Sherry Turkle e Donald Norman molti spunti di riflessione in questo senso.
Quello che appare interessante in questo documento che introduce la nuova interfaccia grafica di Office 2007 è proprio l’idea che sta alla base del nuovo design. Le ricerche sulla UI di Office degli ultimi hanni ha infatti dimostrato che la stragrande maggioranza degli utenti ignora totalmente gran parte delle funzionalità avanzate offerte da questi software. Da questo punto di vista la consistenza delle interfacce fra le diverse versioni, se da una parte ha consentito di passare senza necessità di nuova formazione da Office 95 a Office 2003, inizia a mostrare i suoi limiti. Il numero di funzionalità nel frattempo è cresciuto ma il sistema di menù e sotto-menù cela le opzioni più avanzate e potenzialmente utili sul piano della produttività in luogi troppo remoti per l’utente medio. Da qui l’idea (non poco rischiosa) di rivoluzionare il funzionamento dell’interfaccia di Office passando dal sistema dei menù a quello dei Command Tabs.
(fare clic per ingrandire)
Ad esempio Word avrà un certo numero di Command Tabs quali scrivere, inserire, page layout, lavorare con i riferimenti bibliografici, fare mailings e fare review di documenti (prevedo che la localizzazione in Italiano dei nomi di queste attività sarà dura…). Ogni Command Tab avrà un certo set di icone che dovrebbero aiutare l’utente a concentrarsi sul task in corso ed al tempo stesso rendere più evidenti le funzionalità avanzate connesse a quell’attività. Ineffetti se si pensa a quanto siano poco usate funzionalità che comportano un’enorme semplificazione del lavoro come la stampa unione e la collaborazione per review sui documenti non si può che condividere almeno l’analisi che ha portato a questa idea.
Maggiori informazioni e diversi screenshot di Word, Excel, Powerpoint, Outlook e Access in questo post di uno dei blog tenuti dagli sviluppatori di Office.